Documentari e realtà

O miei fedeli bipedi, credo che poche cose al mondo siano tanto belle quanto la consapevolezza della vostra paziente presenza.
Sinora abbiamo analizzato delle descrizioni già confezionate dai Maestri, delle immagini create dalla mano dell'uomo, e delle ambientazioni organizzate nei minimi dettagli. Adesso però basta con l'ordine.

Oggi prenderemo in esame solo due elementi: una scena da un documentario (valgono anche i reality show, o quei programmi in cui si visitano i ristoranti o le case altrui) e uno scatto fatto dal nostro ditino - in gita, in vacanza, dalla finestra della cucina, in corridoio a scuola, fuori dalla biblioteca...

Dovremo evitare di allungare troppo queste descrizioni. Per questo propongo di usare solo 50 (dai facciamo 70) parole per dare l'idea dello spazio. E se due immagini non sembrano abbastanza, aggiungiamo pure il selfie di qualche celebrità, o l'arena di un teatro affollato, o quel che ci pare. Mica vi darò il voto alla fine, insomma. Anche perché sarebbero tutti 10 senza scampo, eheh.


Il documentario: 


Inoltriamoci con gioia immensa nella vecchia casa di una disperata quanto ricca sfondata coppia di americani con svariati figli. Si vergognano così tanto del casino che regna dentro il loro salotto che questo frame è stato mostrato per sole poche frazioni di secondo.
Comunque il conteggio (64 parole) inizia da qui.


Ci accoglie una piccola stanza luminosa. Tre divani kaki sono riuniti attorno ad un tavolino dello stesso legno della libreria che occupa la parete est (color legno anch'essa, e decorata da quadri bianchi con cornici marroni). Sul pavimento, di fianco al tappeto, sono sparsi i giocattoli dei bambini - unici elementi, insieme alle due piante, che portano del colore nel locale altrimenti eccessivamente spento. 

(cosa avevamo detto del beige?!)


La foto:

Il massiccio legno di cui la scala a chiocciola è fatta non lascerebbe immaginare lo scricchiolio che, invece, fa. I visi dei quattro ritratti che la circondano, però, distraggono chi sale con i loro sorrisi ammalianti, e sembrano invitare a considerare la scala stessa un'opera d'arte. La parete bianca è illuminata da una finestra all'inglese, e decorata (quadri a parte) da una greca floreale e da un elegante lampadario rosato. 

(70 parole)


*

La fotografia scattata da noi ha questa importanza: che conosciamo anche l'ambiente non "compreso" nell'inquadratura. Quindi necessariamente ci sarà una minuscola presenza di "tre dimensioni" in quest'ultimo passaggio.
In altre parole, il bello inizia qui (e non parlo di Rupert Graves, per una volta).

Au revoir!

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