Capitolo 41


La giornata sta giungendo al termine e io non ho ancora trovato segni di vita in questo bosco.
Com'è possibile costruire una villa nel bel mezzo del nulla? Ma perchè poi?

Non ci capisco più niente. So solo che sto iniziando ad avere fame e il mio stomaco non fa altro che lamentarsi da, ormai, dieci minuti.

Avrò pur guardato decine e decine di programmi di sopravvivenza ma non credo di essere capace a cacciare. Mi limiterò soltanto a seguire il nord ancora per un po', dato che ormai il cielo sta iniziando a diventare blu e da quel che ho letto la prima cosa che si inizia a vedere mentre sorge la luna è il pianeta Venere.

Alzo lo sguardo al cielo cercando il pianeta ma putroppo l'enormità degli alberi da cui sono circondata non mi lascia granchè da osservare.

Il mio stomaco fa altri lamenti mentre dopo un'altra mezz'ora che cammino decido di fermarmi a riposare. Per fortuna il terreno è asciuto e non ha piovuto, così posso creare un piccolo fuoco per riscaldarmi.

Prendo dei rami intorno a me e pulisco un punto preciso del terreno. Faccio un cumulo di rametti e foglie e con l'accendino che ho in tasca creo il fuoco.

Metto le mani davanti alla fonte di calore e posso dire di scaldarmi per davvero. Osservo l'accendino che ho in mano, vi è raffigurato un teschio abbastanza macabro ad essere onesta. Me lo aveva dato Daniel qualche giorno prima che fossi rapita.

Quando i miei zii sono tornati a casa non mi sarei aspettata un gesto così avventato da parte loro.
Il secondo motivo per cui sono qui ha un nome, di cui non ho mai saputo il cognome e francamente non me ne potrebbe fregar di meno.

Però per sapere il suo nome dobbiamo fare un passo indietro a quando i miei zii sono tornati a casa.

4 Aprile, ore 15

Sono spapparanzata sul divano a fare zapping con telecomando cercando qualcosa di interessante da guardare quando sento il campanello suonare.

Mi alzo svogliatamente e vado ad aprire. Mi ritrovo i miei zii davanti e gli sorrido. Loro, al contrario, mi guardando senza emozioni.

Beh, una cosa è sicura, da loro non riceverò gli auguri di compleanno anche se in ritardo.

Comunque è strano, sono più cupi del solito come se fosse passato un treno sopra ad entrambi.

"Così hai compiuto diciott'anni eh Alissa?" Domanda mio zio retorico. Sento un pizzico di acidità dal suo tono ma non ci bado tanto. Annuisco mettendo le mani sulle tasche posteriori dei jeans e mi dondolo sui miei stessi piedi.

Dal giorno in cui gli zii sono tornati tutto procede bene. Almeno a scuola è così, sono riuscita a recuperare tutte le materie dal giorno in cui sono stata rapita. I miei voti sono alti, insomma ho una buona media. Però ho ancora questo dilemma del 'cosa voglio fare da grande?'

Non riesco a vedermi nel ruolo di medico, avvocato, pittricre, scrittrice, ecc...
Ho provato a immaginarmi qualsiasi tipo di lavoro per me, ma non mi ci vedo nel futuro.
Anche Sissi ha cercato di aiutarmi a scegliere un futuro college da frequentare però non ne sono poi così entusiasta.

A casa, invece, i miei zii sembrano aver aumentato la loro ostilità nei miei confronti. Certo, ora potrei benissimo andarmene di casa quando voglio, anche perchè loro non sono più tutelati a mantenermi però, come già detto, questa casa era ed è di mia madre e io non la lascerò mai.

Mentre sto camminando per strada per tornare a casa mi squilla il telefono. Lo prendo, guardo lo schermo e mi sta chiamando un numero mai visto prima.

"Pronto?" Accetto la chiamata un po' titubante.

"Salve, parlo con la signorina Alissa Blade?"chiede la voce dall'altro capo.

"Sì, ma chi parla?"

"Sono l'avvocato Mitchell, nonchè esecutore testamentario. Le vorrei parlare del testamento che sua madre ha lasciato dopo..." lascia la frase a metà, e forse è meglio così.

"Quale testamento?" Domando corrugando la fronte.

"Ecco, parlando di questo. Le dispiacerebbe passare per il mio uffico?"

Annuisco all'uomo. Mi da la via e appena arrivo a casa prendo la macchina e mi dirigo da lui.

Testamento? Da quando mia madre ha scritto un testamento? E poi perchè questo avvocato appare soltanto ora?
Credo che non valga la pena farmi tutte queste domande adesso.

Appena arrivo sotto a un grandissimo edificio scendo dalla macchina e vado in cerca dell'avvocato Mitchell.
Quando lo trovo busso alla sua porta, mi comunica di entrare ed è ciò che faccio. Lo saluto con una stretta di mano e poi mi indicia di sedermi sulla poltrona di cuoio bordeaux davanti alla sua scrivania.

"Bene signorina Blade."

"Mi chiami pure Alissa" sorrido all'uomo davanti a me. Avrà all'incirca sui sessant'anni, i capelli bianchi si fanno notare e anche con qualche leggero segno di calvizia dell'uomo. Indossa degli occhiali da vista ed è vestito in giacca e cravatta.

"Come ti dicevo al telefono tua madre ha lasciato un testamento." Detto ciò tira fuori una cartella con all'interno un foglio.
"Sarah mi ha detto che avrei dovuto chiamarti solo al compimento dei tuoi diciotto anni, in caso le fosse successo qualcosa."

Annuisci in silenzio senza dire nulla, anche perchè non saprei proprio che dire!

"Vuoi che te lo legga io?" Chiede dolcemente.

"Sì, grazie." Stringo le mani in pugni tenendole sopra le ginocchia.

"Cara mia, se stai leggendo questa lettera significa che io non ci sono più. Sei sempre stata una bambina sveglia, furba e intelligente. Sei molto determinata e non ti lasci abbattere facilmente ma sopratutto sei bellissima. Piccola mia, ti voglio un mondo di bene, se non oltre! Spero tu sia felice e che il tuo diciottesimo compleanno sia stato allegro come spero. Ormai sei diventata una donna ed è con mio grande piacere che lascio tutti i miei beni a te, piccola mia. Ti voglio tanto bene, baci mamma."

A sentire queste parole le lacrime scivolano sulle mie guance senza avere fine. Cerco di riprendermi e mi asciugo le lacrime con le maniche della felpa che indosso. Mitchell mi guarda triste e in modo dolce.

"Quindi Alissa, ora tutto ciò che apparteneva a tua madre è tuo. Ti ha lasciato la casa, l'auto, una piccola baita fuori New York e..." fa una piccola pausa a di cui non ne capisco il motivo. "Ti lascia pure i soldi depositati in banca."

"Di quanto stiamo parlando?" Chiedo intimorita, in un certo senso.

"Di circa...un milione e mezzo." Alla sua risposta la mascella mi cade.
Un milione e mezzo, ma sul serio? Come faceva mia madre ad avere tutti questi soldi?

Mi riscuoto e torno in me, saluto l'avvocato ed esco dall'edificio. Salgo in macchina e ritorno a casa, ho davvero una gran fame e questa cosa dell'eredità mi ha messo ancora più appetito. Chissà come reagiranno Sissi e Daniel quando glielo dirò? Già immagino le loro facce.

Un sorriso mi spunta sulle labbra ed entro in casa. Mi dirigo in cucina e mi preparo un piatto di pasta alla svelta.
I miei zii tornano a un'ora di distanza da quando ho finito di mangiare.
Sto guardando la tv quando mi viene l'impulso di dover andare in bagno ma appena mi alzo per dirigermi sopra alzo le mani in aria e spalanco gli occhi.

"Z-zia Camille? Che significa?" Domando scioccata. La sorella di mia madre mi sta puntando una pistola alla tempia e mi guarda con disgusto.

"Oh, sta zitta! Non l'ho mai sopportata quella vocina così femminile. Mi hai costantemente urtato il sistema nervoso, fin da quando sei nata" afferma acida.

Non ho mai avuto chissà quale rapporto con mia zia, eppure queste parole mi hanno fatto male lo stesso.

"Perchè?" Riesco solo a sussurrare.

"Perchè?! Me lo chiedi anche? Tua madre è sempre stata una sciocca, troppo avventata. Farsi mettere incinta da un uomo come lui, che vergogna! Sopratutto perchè la nostra famiglia ha sempre avuto una buona reputazione e poi arrivi tu." Fa una faccia disgustata e a queste parole mi sale una rabbia mai provata prima.

"Non osare insultare mia madre! Non l'hai mai conosciuta come la conosco io, quindi non hai diritto di parlare di lei in questo modo!" Le urlo avvicinandomi a lei, mentre tiene ancora la pistola ben fissa sulla mia testa. Non mi farò intimidire, non voglio più avere paura.
Mi avvicino sempre di più finchè la porta di casa non si apre e rivela mio zio con un uomo alle sue spalle di cui non riesco a vedere il volto.

Appena capisco chi è l'uomo mi congelo sul posto. No, non lui. Tra tutti quanti non lui.

"Cosa..." sussurro ma le parole mi muoiono in gola. Non riesco più a parlare e nonostante il cuore cerchi uscirmi dal petto per l'agitazione tento di stare calma.

"Ci si rivede." Afferma con un volto più cupo della morte.

"Perchè? Che significa tutto questo? E cosa ci fa lui qui?!" Chiedo incazzata ma agitata al coltempo.

"Perchè tutto questo?" Domanda retorico mio zio con un ghigno che fa paura.

Ecco che le loro vere intenzioni sono state svelate. Ecco che hanno buttato giù quelle maschere in cui fingevano che io gli andassi a genio e ora hanno svelato i loro veri volti.

"Tutto questo perchè tua madre è stata una sciocca, non avrebbe dovuto tenerti. Avrebbe dovuto abortire ma invece ti ha tenuta...ridicolo e poi sei figlia di quell'essere, proverei vergogna se fossi in te. Tua madre non mi è mai piaciuta e beh, tu ne sei una piena dimostrazione. Tutto questo è successo per colpa tua. Le cose non dovevano andare così ma tua madre ci ha costretti a farlo e ora non c'è più soltanto per colpa tua."
Dice mio zio con tono impassibile.

Rimando ancora più sconvolta a queste parole e la gola inizia a bruciarmi per via delle lacrime che minacciano di uscire a breve.

"C-che vorresti dire? Aspetta! Voi, siete stati voi a causare quell'incidente non è così?!" Grido mentre qualche lacrima mi sta già rigando il viso.

"Sì. Abbiamo dovuto farlo, lei non ci ascoltava, così sciocca. Quei soldi ci servivano e..." continua mio zio ma lo interrompo:"Soldi?"

"Sul serio?! Avete ucciso mia madre per i soldi? Voi...voi siete pazzi!" Dico scuotendo la testa e con tutto il coraggio che ho cerco di muovermi e cercare di andrmene da lì, ma i miei occhi cadono su un braccio che mi blocca. Noto l'orologio che ha al polso, un rolex d'oro e io ricordo solo una persona che me porta uno così, Serghei.

"Ti trovo molto bene." Afferma con un ghigno in volto che trovo disgustoso.

"Lasciami passare" dico cercando di uscire ma mi prende per il braccio e la sua stretta si fa molto forte, quasi a rompermi il braccio e cerco di tenere quei gemito di dolore che sto provando.

"Non così in fretta Alissa." Mia zia avanza verso di me mettendo la pistola dietro la schiena. Si avvicina al mio viso e con la mano mi stringe le guance e si fa guardare dritta negli occhi. La odio, li odio entrambi. Non posso credere che loro, che dovevano essere la famiglia di mia mamma l'abbiano uccisa.

"Oh piccola Alissa non fare quell'espressione da finta dura. E ora dammi il codice." Ringhia a denti stretti.

"Quale codice?" Chiedo. Non capisco a cosa si riferisca.

"Quel fottuto codice che serve per il conto in banca cazzo. Possibile tu sia così stupida?!" Urla esasperata. Si allontana da me mettendosi le mani nei capelli.

"Non so di cosa tu stia parlando e anche se lo sapessi preferirei morire che darti il codice." Asserisco con sguardo duro. Lei si volta di scatto verso di me e poi di punto in bianco mi tira uno schiaffo. Cado a terra e sento la guancia iniziare a diventare bollente.

"Sai che c'è stupida ragazzina? Mi ha davvero rotto le palle, sono stanca dei tuoi capricci da principessina viziata. Troverò quel fottuto codice. E ora, Serghei puoi portarla via. Quando ci confermerai che l'hai venduta ti daremo la tua parte." Dice mia zia, o meglio, quella che lo era.

Serghei si piega davanti a me. Tira fuori un fazzoletto bianco e una piccola ampollina di vetro con un liquo dentro. Bagna il fazzoletto e me lo mette davanti alla bocca tappandola, cerco di liberarmi ma la presa sul mio braccio è molto forte e pochi secondi dopo i miei occhi si chiudono.

*****

Mi sveglio di scatto e mi guardo intorni spaesata. Tiro un sospiro di sollievo ben felice di ritrvarmi nel bosco. Per fortuna non sono ancora riusciti a trovarmi quei tipi.

Vedo il fuoco davanti a me che sta per spegnersi e così decido di alimentarlo ancora un po'. Sento la fame che ormai si è impossessata di me e pure il fatto di avere sete non mi aiuta.
Un vento gelido mi passa attraverso i vestiti e cerco di stringermi il più possibile vicino al fuoco, evitando di bruciarmi.

Guardo l'ora sul telefono e vedo che sono le sei di mattina. Dopo una buona mezz'ora che mi sono riscaldata spengo il fuoco e copro le ceneri con rami e tante foglie, per nascondere le mie tracce. Mi alzo e riprendo a camminare verso nord.

Mi stringo di più sulla felpa non molto pesante che ho adosso sperando di avere le forze per poter camminare. Fa freddo, sono stanca e ho fame. Cammino a passo di lumaca nel bosco, in cui si sentonto solo i miei passi he spezzano rami e fanno scricchiolare le foglie quando ci cammino sopra.

Alla fine i miei zii hanno buttato giù le maschere. Questa cosa mi ha delusa molto, mi andava bene il fatto che mi odiassero ma sapere che sono stati loro a organizziare l'omicidio di mia madre non lo accetto. E giuro che gliela farò pagare cara rinchiudendoli dietro le sbarre, fosse l'ultima cosa che faccio.

In uno dei giorni in cui ero rinchiusa in quella casa pronta a scoprire quale stupido vecchio mi avesse comprata avevo scoperto il codice che Camille mi aveva chiesto quel giorno. La risposta l'avevo avuta sotto il naso tutto il tempo. Quando ero rinchiusa in una delle camere della villa stavo guardando la collana di mia madre, che consiste in una croce semplice. La stavo ammirando quando mettendo l'unghia in modo strano, l'ho aperto. Già, aperto e dentro c'era questo foglietto con scritto le stesse inziali dell orologio, solo che in questo caso c'era anche una data. E lì ho capito, era il giorno in cui mia madre e mio padre si erano conosciuti per la prima volta.

Mia mamma deve aver amato così tanto quell'uomo e credo che continui a farlo nonostante lui non sia mai stato presente nella mia vita. Alla fine non ho scoperto chi sia mio padre, non ho rivisto Dominik, che mi manca da morire e darei qualsiasi cosa per poter essere tra le sue braccia in quesgo momento.

Quando credo di aver perso tutte le speranze ecco che intravendo quello che sembra l'asfalo. Con le forze che mi rimangono decido di velocizzare il passo, e quando esco dal bosco non posso fare a meno di sorridere.

Forse ho parlato troppo in fretta perchè vedo apparire un suv nero in questa strada che ho constatato essere deserta e abbandonata.
L'auto si ferma pochi metri di distanza da me. Dovrei scappare eppure non lo faccio. Qualcosa mi dice che dentro al veicolo non ci sono gli uomini della villa, per questo rimango a fissare l'auto nell'attesa che qualcuno scenda.

Poi si apre uno sportello, quello posteriore, da cui ne scende un uomo molto alto e bello per la sua età. Il suo volto accenna a un pizzico di barba scura come i capelli del medesimo colore. Gli occhi sono tra il marrone e il blu ma in questo momento non riesco a vederlo bene perchè non c'è ancora tutta quella luce.

L'uomo mi squadra da testa a piedi. Indossa una giacca in pelle nera, una camicia bianca sotto essa. Dei pantaloni neri e degli anifibi sempre neri.

Si avvicinia a me un po' esitante ma poi allarga le braccia, mi stringe forte a se mentre io spalanco gli occhi e rimango ferma nella mia posizione quasi come fossi congelata.

E con la testa tra i miei capelli mi dice qualcosa che non mi sarei mai aspettata:"Figlia mia, finalmente ci conosciamo."




Tatatatadaaaan.

Che ne pensate di questo capitolo?

Ve lo aspettavate questo da parte degli zii di Ally?

E secondo voi che tipo di uomo è il padre di Ally?

Vi ricordo di passare a leggere SCUSA SE TI AMO vi ringranzio ancora se lo farete😘

Al prossimo aggiornamento😘❤

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