Capitolo 34

Dominik

"Dimmi chi cazzo ti ha mandando!" Urlo a scuarciagola, stringo ancora più forte il collo dell'uomo davanti a me e lo vedo impallidire, segno che non riesce a respirare.

"I-io..." non lo lascio finire che, sempre tenendolo per la gola, gli faccio sbattere la schiena al muro in modo brutale.

"Dom, andiamo non-" scanso la mano di Mike che aveva poggiato sulla mia spalla.

"È stato Evan vero? Bene, siccome come sembra che il gatto ti abbia mangiato la lingua farò in modo di farti parlare" gli faccio un sorriso e l'uomo mi guarda terrorizzato.

Nessuno, ripeto, nessuno deve infiltrarsi come talpa nella mia organizzazione. Sopratutto perchè in meno di una settimana riesco a capire chi ha voglia di fottermi. Questo tipo l'ho trovato a copiare dati dal mio pc personale, e ora voglio sapere cosa stesse cercando.

Prendo l'uomo- di cui non mi ricordo il nome dato che non me ne frega nulla- e lo trascino fino a farlo sedere su una sedia. Faccio un cenno della testa e i miei uomini lo legano per bene alla sedia.

"Dominik..." mi volto verso Mike che fino ad ora era rimasto a guardarmi.

"Lo so che sei incazzato per Ally ma-" non lo lascio finire che mi avvento su di lui, lo prendo per il colletto e lo faccio avvicinare a un millimetri dal mio viso.
"Attento a ciò che dici Mike" ringhio a denti stretti.

"Cazzo! Lo sai anche tu che non potevamo fare altro! Se non ti avessi trascinato fuori ora saresti in una fottuta prigione e sapiamo entrambi che nemmeno il miglior avvocato del mondo avrebbe potuto tirartene fuori." Urla con il mio stesso tono di voce, lascio la presa e lo scanso. Ho il diritto di essere incazzato con lui ma non nego che abbia ragione. Insomma ci sono così tanti omicidi irrisolti per cui dovrei essere in prigione, ma come sempre la polizia non ha mai avuto abbastanza prove per incastrarmi.

Da quando sono stato portato via da lei, non faccio altro che pensare che se avessi avuto un minuto in più avrei potuto portarla via con me.

Quando Evan ha sparato e lei si è messa davanti a me non ci ho visto più. Evan me la deve pagare, per ciò che ha fatto a me ma sopratutto per ciò che ha fatto ad Ally.

Ho un amico che lavora come medico a New York, proprio nell'ospedale in cui è stata ricoverata Alissa, mi ha sempre tenuto costantemente aggiornato sulla sua salute. Mi ha detto che ha un'amnesia temporanea. È passata una settimana e ora non so nulla di come stia o altro. Non posso ancora mettere piede a New York, per il semplice fatto che la polizia mi sta cercando, cioè, sta cercando chi era in quel appartamento con Evan.

Un contatto all'FBI mi ha comunicato che l'irruzione quel giorno era per Evan. Quel figlio di puttana, appena lo trovo lo uccido.

Ci troviamo in un vecchio magazzino abbandonato a norde di Mosca, questo posto è sempre stato deserto e questo lo rende ottimo per 'ottenere' informazioni senza che nessuno lo venga a sapere.

Prendo la cassetta degli attrezzi nello scaffale più alto dell'armadio. Mike sta con le braccia incrociate, poggiato con la schiena al muro. Mi guarda con la mascella contratta, significa che non è d'accordo su quello che sto per fare ma, per quel che ne so io nemmeno lui è un santo.

Tiro qualche attrezzo fuori, sotto agli occhi del uomo legato alla sedia, che ora mi sta guardando con occhi spalancati. Tiro su le maniche della camicia e le arrotolo fino al gomito, sbottono qualche bottone e scricchiolo le nocche.

"Bene. Ora cominciamo." sussurro con un sorrisetto divertito.

"C-che...che h-hai intentizione d-di fare?" Chiede, tremando l'uomo. Cerca di liberarsi ma è inutile. Non può più scappare. Gli faccio un mezzo sorriso e prendo le pinze. Gli prendo l'indice della mano sinistra e la metto dentro la pinza "Allora, te lo chiedo un'ultima volta. È stato Evan a mandarti?"

Inghiotte a vuoto, impallidendo. Non risponde, tre, due, uno...
Premo le pinze sul suo dito e si sente qualcosa rompersi mentre l'uomo urla di dolore. Noi altri, a contrario, siamo calmo e rilassati. Beh, quasi tutti. Mike mi sta trucidando com lo sguardo, già, ma non è lui quello che deve subire una rottura in culo come Chloe.

"Ops. Facciamo così, cambiamo domanda. Che cosa stavi cercando nel mio pc?" Chiedo portando le pinze sul dito medio. Altri tre secondi, bene, un altro dito andato. Questa volta l'uomo grida più forte e cerca aiuto, illuso.

*****

Sono passate quasi due ore e il tipo ormai potrà dire addio alle mani. Però ammiro il fatto che sia durato così tanto, solo che ora mi sono davvero stancato.

"N-non t-ti dirò mai n-nulla" dice senza fiato. Gli sorrido divertito mentre mi guarda spaesato. Questa volta giocherò davvero male. Nessuno resiste ad una scarica elettrica molto potente.

"Oh e invece lo farai" ghigno, mi dirigo davanti all'armadio e prendo la cassetta con dentro le pinze elettriche.
Ritorno dal tipo seduto sulla sedia, che questa volta sembra davvero terrificato.

Gliene attacco due sulle cosce e due le metto sul quadro elettrico. Aziono i voltaggi e una scarica va dritta sul uomo che urla dal dolore che sta provando.

"Allora hai intenzione di parlare o no?" Chiedo con la pazienza al limite ormai. Non risponde e alzo il voltaggio, pronto a farlo partire ma il tipo mi ferma.
"Aspetta." Fa dei grandi respiri per prendere fiato "aspetta cazzo! Evan, mi ha mandato lui. Voleva che copiassi tutti i dati presente sul computer perchè voleva avere accesso ai tuoi container, ai nomi dei tuo commercialisti e dati molto importanti riguardo la produzione di droga." Spiega velocemente per poi tornare a prendere fiato.

Capisco, quell'idiota ha seriamente cercato di fottermi l'impero? Appena lo trovo lo uccido.

"Dov'è adesso?" Domando più incazzato che mai.

"N-non lo so. Mi ha detto di copiare tutti i dati e mandarglieli ad un indirizzo IP ben preciso." Sussurra.

Lo costringo a farmi dare l'indirizzo e metto i miei uomini a localizzare quel pc.

"Capo che ne facciamo di lui?" Chiede Kozlov. Gli faccio segno con la mano di darmi la pistola, tolgo la sicura la punto sulla fronte del uomo, che cerca disperatamente di liberarsi mentre mi supplica. Sparo, si sente solo il rimbombare del suono della pistola. Riporgo la pistola a Kozlov e me ne vado.

Alissa

È passata un'altra settimana da quando ho chiamato Daniel. E proprio oggi, di martedì, mi aveva comunicato che sarebbe arrivato in aereoporto.
La settimana è passata molto velocemente per fortuna, febbraio ormai se n'è andato. Niente più neve per fortuna.

Da quando ho recuperato la memoria sto molto sulle mie, Sissi lo ha notato ne sono certa. Dopotutto a lei non sfugge mai nulla, comunque sono contenta che non mi abbia fatto domande per il momento. Ma so che arriverà il momento in cui vorrà delle spiegazioni e io sarò pronta a dargliele.

Non ho paura di dire che sono innamorata di un boss della mafia, che ha quasi sui trent'anni e che è bello da fare invidia a chiunque. Non mi interessa che lavoro faccia, se uccide persone oppure se coltiva patate. Lo amo per com'è fatto caratterialmente, poi tutto il resto passa in secondo piano.

Suona la campanella che segna la fine della lezione di biologia e pure di tutta la giornata scolastica, almeno per oggi. Come al solito vado a casa accompagnata dalla mia migliore amica, parliamo del più e del meno, anche se lei continua a pregarmi di andare con lei ad una festa questo fine settimana.

Arriviamo davanti alla porta di casa e ci salutiamo con un forte abbraccio e un bacio, entro dentro e aspetto che lei se ne sia totalmente andata.
Mi dirigo in camera e mi cambio i vestiti. Metto un paio di jeans neri, una maglietta a maniche corte bianca e le vans. Metto la felpa e vado in garage. Prendo la macchina e parto in direzione dell'aereoporto.

Quando ho chiamato Daniel l'ho supplicato di venire qui senza farmi domande, perchè ho bisogno del suo aiuto. Ma immagino che appena ci vedremo avrà tanto da chiedermi.

Quasi tre hamburger e un'ora dopo, arrivo in aereoporto. Parcheggio la macchina, e di tutta fretta mi dirigo all'interno dell'edificio. Rimango in attesa del biondo cercandolo ovunque con gli occhi. Dopo un'altra buona mezz'ora che sto girando in tondo come un cane, vedo la sua chioma bionda e gli occhi poggiarsi su di me.
Mi fa un sorriso e alza la mano salutandomi, ricambio sorridendogli a mia volta e vado verso di lui.

"Ciaoo" lo saluto abbracciando. Ci stringiando per qualche secondo e poi gli faccio cenno di seguirmi fuori.

Andiamo nel parcheggio e gli faccio mettere la valigia sul bagliaio.

"Bella macchina" osserva sbalordito l'auto. "E non sapevo che fossi in grado di guidare"

"Grazie, era di mia madre. Ricordo che mi aveva detto che gliela aveva regalata mio padre." Dico mentre apriamo entrambi lo sportello e saliamo dentro. Metto in moto e parto tenendo gli occhi ben fissi sulla strada.

"A proposito, perchè mi hai fatto venire? E poi dov'è Dominik?" Domanda corrugando le sopracciglia.
Picchietto sul volante mentre mi gratto la testa.

"È una storia lunga. Te la spiegherò più avanti. Comunque hai già una sistemazione?" Cerco di cambiare argomento, francamente non ne voglio parlare in macchina.

"Si. A Manhattan, starò nell'appartamento di un amico che per ora è in vacanza in Grecia o da quelle parti." Sorrido, con mamma sono stata nei balcani molte volte e mi sono sempre piaciuti. Credo che siamo pure state in Turchia, ma i ricordi sono molto ofuscati.

Daniel mi da l'indirizzo e lo porto al 128 distretto.
"Mmh" penso al cibo e ai ristorandi che ci sono nella Upper Manhattan.

"Che c'è?" Chiede Daniel guardandomi divertito.

"Qui vicino c'è un ristorante con pietanze afro-americane davvero ottime. E poi alla sera fanno pure musica suol ed è bellissimo."
Rispondo con occhi sognanti. In effetti mi mancava proprio la vita movimentata di New York.
Ho un lampo di genio "Daniel sei mai stato a New York?" Scuote la testa in segno di no "Perfetto. La tua prima cena sarà in quel ristorante e credimi, desidererai essere venuto prima." Affermo tutta raggiante.

Arriviamo sotto al condomio e parcheggio lì vicino. Scendiamo e ci dirigiamo verso l'ascensore, una volta arrivati dentro l'appartamento mi accomodo sul divano giardandomi intorno. È ben curato e devo dire che l'arredamento un po' all'antica ha il suo fascino e fa effetto.

"Il tuo amico è per caso un hippie?" Domando osservando che sulle pareti ci sono alcune coperte con fantasie floreali molto colorate. Anche le tende non sono da meno e onestamente, mi piace molto. "Mi piace questo appartamento" dico aprendo una finestra e sedendomi sul davanzale.

"Sono contento ti piaccia. Comunque Ally, torniamo alle cose serie. Perchè mi hai fatto venire?" Assume un espressione seria mentre incrocia le braccia al petto.

"Allora...da dove iniziare?" Domando più a me stessa mentre mi gratto la nuca. "Mh, beh sono venuta qui con Dom circa a inizio febbraio-non mi chiede perchè ma non lo so nemmeno io- poi non so come ma un tizio di nome Evan è apparso dal nulla, per non so cosa. E voleva sparare a Dom così mi sono messa in mezzo e la palottola ha colpito me" affermo, mi alzo leggermente la maglietta facendogli vedere dove ho la cicatrice.

"Ally mi dispiace molto..." viene verso di me e si appoggia al muro.

"In parole povere, ho rischiato di morire ma i medici mi hanno salvata, solo che fino a due settimane fa avevo un ammesia, ma per fortuna ora ricordo tutto." Guardo il ragazzo davanti a me con espressione triste.

"Okay ma, mi sfugge ancora il motivo per cui io sono qui"

"Per due motivi e so che ti sto chiedendo troppo ma, per me sei l'unico che può riuscire ad aiutarmi" lo supplico con gli occhi.

"Sentiamo" cede facendo spallucce.

"Allora, numero uno: vorrei sapere dove si trova Dominik adesso e se è al sicuro. Ovviamente te lo chiedo solo se puoi farlo-"

"Si, si. Posso tranquilla" mi interrompe facendomi un sorriso.

"E numero due: vorrei che mi aiutassi a trovare una persona." Faccio una pausa, chiudo gli occhi e prendo un grande respiro. Guardo il ragazzo davanti a me proprio negli occhi e mi mordo l'interno della guancia "La persona è mio padre."

"Mh, si può fare. Aspetta fammi mandare un messaggio ad un amico per sapere di Dominik. Riguardo tuo padre avrei bisogno del suo nome."
Dice seriamente interessato ad aiutarmi. Mi alzo e vado ad abbracciarlo, ne rimanre sorpreso ma poi ricambia l'abbraccio "Grazie Daniel"

"Per un'amica come te questo e altro" sussurra al mio orecchio.

"Comunque, di mio padre ho solo una foto. Non so come si chiami, mia madre non me lo ha mai detto." Mi stacco dall'abbraccio e vado in cucina a cercare un bicchiera d'acqua.

"A proposito cosa ti ha spinta a cercare proprio ora tuo padre?" Viene verso di me per prendersi pure lui dell'acqua.

"Mia madre" lo vedo corrugare le sopraciglia non capendo "Quando mi sono svegliata all'ospedale- lo so, forse sembrerò pazza ma è così- ho visto mia madre e mi ha detto che una persona importante per me mi stava cercando e io dovevo fare lo stesso." Appena finisco la frase e mi giro verso Daniel che mi sta guardando con il bicchiere a mezz'aria.

"Ehm...non so perchè ma ti credo. Dico davvero. Hai con te la foto?" Annuisco e la tiro fuori dalla tasca posteriore dei jeans.
Fa una una foto alla fotografia con lo smartphone, prende il pc e carica la foto sul portatile.

"Dici che è legale se entro nel database dell'FBI?" Sgrando gli occhi alla sua affermazione e mi guarda divertito.

"P-puoi davvero farlo?" Chiedo stupita. Mi sorride e fa spallucce, vado a sedermi vicino a lui sul divano. Mi metto a gambe incrociate mentre osservo attentamente cosa sta digitando, anche se non ci capisco un gran che di queste cose.
Si gratta la testa, sembra leggermente infastidito.

"Trovato nulla?"

"No, nel database generale non c'è nulla" lo guardo come se avesse appena parlaro arabo. "Mi spiego meglio: magari tuo padre ha avuto problemi con la legge o cose del genere così ho cercato col riconoscimento facciale sul database dell'FBI, ma non c'è nulla." Lo ascolto attentamente per capire tutto "Però, c'è un altro database, che ha i profili di molti criminali, ma è inacessibile. Dovrei creare un virus in modo che mi possa dare il controllo dei server oppure trovare la password ma credo ci vorrebbe molto" parla così veloce che non ho capito nulla. Si gira verso di me e nota la mia faccia preoccupata "Tutto bene Ally?"

"Ho capito solo che non hai trovato come si chiama mio padre" dico ancora sorpresa, si mette a ridere scuotendo la testa.
Si sistema meglio sul divano e chiude gli occhi. Sento un suono, segno che gli è arrivato un messaggio, apre la schermata dello smartphone, poi lo chiude e lo mette in tasca.

"Il tuo dolce amato mafioso sta bene. È in Russia. Il mio amico mi ha detto che non può mettere piedi a New York dato che c'è un indagine aperta. Credo che verranno a farti delle domande sai?" Afferma retorico.

"Chi?" Currugo la fronte non capendo.

"La polizia. Per quello che ti è successo" indica con un dito il punto tra le costole in cui ni hanno sparato.

"Capisco. Che dici andiamo a cenare?"
Chiedo speranzosa. Apre la bocca per dire qualcosa ma il suo stomaco lo precede.
Scoppio a ridere, mi alzo e lo tiro per un braccio facendolo alzare.

Usciamo dall'appartamento chiudendo bene a chiave e andiamo in strada.

"Ehi, non prendiamo la macchina?" Domanda stando immobile.

"No, non ce n'è bisogno. Una passeggiata non fa male e poi finalmente il tempo sta migliorando" gli faccio un grande sorriso, mi dirgo verso di lui e lo prendo per il braccio e lo trascino con me fino al ristorante.

"

Oddio, ma questo posto è affolatissimo." Afferma stupito di tutta la gente che c'è qui.

"Mi sono permessa di prenotare un tavolo qualche giorno fa, per questo giorno"

"Sapevi che saremmo venuti qui?" Domanda allibito.

"No, assolutamente no. L'ho prenotato perchè mi mancavano le costolette di questo ristorante." Dico sognante con l'acquolina in bocca. Una signora sulla mezza età, che ormai conosco molto bene, ci accoglie con un caloroso abbraccio.

"Oh, ma ben tornata Alissa. Tutto bene?" Annuisco sorridendole. Ci fa accomodare al tavolo, si trova vicino alla enorme vetrata e devo dire che la vista è davvero bella.

"Vuoi io solito? Anche per il tuo amico?" Domanda facendomi l'occhiolino. Roteo gli occhi al cielo e prendiamo quello che io mangio di solito. Le costolette, le sue costolette sono le migliori della zona poi se mangiare con la sua speciale salsa di sembrerà di andare in paradiso.
Spiego a Daniel in modo dettagliato questo piatto.

Dopo un po' ci arrivano le costolette accompagnate dalla salsa e da Mac&cheese che è la fine del mondo.
La musica soul di sottofondo è magnifica e mi fa passare una serata felice, rilassata e tranquilla insime a Daniel.







Eccoci in un nuovo capitolo. Mi scuso già per gli eventuali errori😅.

Che ne pensate di Daniel?
Come mai non si riesce a trovare il padre di Ally?🌚

Fatemi sapere cosa pensate di questo capitolo❤

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