Capitolo 33

Se fosse legale strappare gli occhi dalle orbite della gente lo avrei fatto.

Siamo alla terza ora e abbiamo storia, non credo di riuscire a farcela. Da quando ho varcato il cancello della scuola, tutti non hanno fatto che guardarmi con sguardi tristi e dispiaciuti. Ma dico io, non si può essere più falsi di così.
Prima di essere rapita ero come un fantasma che vagava per la scuola.
E ora, come se non bastasse, pure i professori mi guardano dispiaciuti, che rottura.

Per fortuna l'ora passa velocemente e insieme a Sissi mi dirigo in mensa. Appena entriamo tutti si girano a guardarci, roteo gli occhi al cielo e sbuffo.

"Sembri davvero incazzata" dice Sissi dopo esserci sedute a un tavolo.

"Già. Questa pasta fa schifo, sembrano dei vermi" continuo a rigirare la pasta con la forchetta, decido di lasciarla e mangiarmi solo una mela.

"Che c'è che non va?" Chiede preoccupata, alzo lo sguardo verso di lei. È sembre stata così bella, la pelle del suo viso è senza impurità e la invidio. I suoi occhi sono di un verde cristallino, mi ricordano quello di Mike...Mike? Chi è?

Prendo il volto della mia migliore amica tra le mani e avvicino il viso al suo continuando a guardarla negli occhi, e lei ne rimasta sopresa.

"A-Ally, che hai?"

"Mmh, cazzo" impreco "I tuoi occhi mi ricordanso qualcuno"

"Ma di che stai parlando?" Domanda ancora stupita.

"Sto cercando di ricordare quello che mi è successo" sbuffo, mi metto le mani nel capelli e chiudo gli occhi.

"Forse non dovresti sforzarti. Fai con calma" mi rassicura, mi poggia una mano sulla mia spalla e mi sorride.

"Ciao ragazze!" Afferma una voce dietro le nostre schiene, ci voltiamo contemporaneamente.

"Che vuoi, Jack?" Domandiamo all'unisono io e Sissi, il ragazzo ci guarda con un sorrisetto divertito in volto. Strizzo gli occhi verso di lui, Jack è il più popolare della scuola e non ci ha mai rivolto la parola. E ora che vuole da noi?

"Alisha-" inizia "È Alissa" lo riprende la mia migliore amica fulminandolo con lo sguardo.

"Si, scusa. Alissa, tutti abbiamo saputo cosa ti è successo e...ecco volevamo dirti che ci dispiace tanto." Continua ma ancora non capisco dove vuole arrivare.

"Arriva al punto." Dico, cercando di stare calma. Si mi hanno rapita ma dio, non penso sia la fine del mondo. Insomma, sono tornata a casa sana e salva no? Più o meno sana.

"Abbiamo organizzato una festa a casa mia, siete invitate" risponde, facendo spallucce. Finisco di mangiare la mela e gliela tiro in testa, sono scazzata più che mai e un tipo di cui non mi frega niente mi invita ad una festa?

Tutti mi guardano a occhi spalancati per il mio gesto, roteo gli occhi al cielo e mi alzo dirigendomi alla prossima lezione.

Tic, tac, tic, tac. E anche l'ultima ora è finita, aver perso quattro mesi di lezioni non è affatto una bella cosa, anzi è stressante e come se non bastasse sta iniziando a farmi male il punto in cui mi hanno sparato, ma poi chi è stato? E perchè?

"Ally!" Mi chiama la mia amica, mi giro verso di lei e l'aspetto all'uscita.

"Ehi, respira" si piega in due e poggia le mani sulle ginocchia prendendo grandi respiri.

"Ti accompagno a casa" afferma senza fiato.

"No sta tranquilla" mi fulmina con lo sguardo "La mia non era una domanda. Ti accompagno, punto e basta."

Le faccio un sorrisso e l'abbraccio, lei ricambia e a braccetto andiamo  a casa mia.

"Così i miei occhi ti hanno ricordato qualcuno?" Chiede dopo un bel po' di silenzio, annuisco.

"Si, un certo Mike. Ma non ricordo altro" abbasso lo sguardo.

Arriviamo a casa mia e la saluto con un forte abbraccio.
Entro in casa e vado dritta in camera, per fortuna nessuno è qui.

Una persona molto importante per te

Questa frase non fa altro che rimbombarmi nella testa, ancora e ancora. Ma non so davvero a chi si riferisca.

E per non parlare della scorsa nottata che è stata uno schifo. Ero persa, non riuscivo a dormire perchè ero scomoda. Non perchè il materasso è vecchio o chissà che altro ma per il semplice fatto che era tutto così strano.

In ogni minuto, ora e giorno sento perennemente la mancanza di qualcosa. Il mio cuore sembra vuoto senza questa cosa, è come se non fossi più me stessa, come se prima di ora dipendessi da quella cosa. E la devo ricordare e per poi trovarla perchè non mi sento affatto bene senza essa.

Una persona molto importante per te

Mamma, per caso stavi parlando del uomo che ti ha messa incinta e poi ti ha lasciata? Di quel uomo che io dovrei chiamare padre?

Prendo un cuscino e me lo metto in faccia e lancio un urlo di frustrazione che viene soffocato. Mi alzo di scatto come una molla e cerco in tutta la stanza quella cassetta rossa.
Apro l'armadio e poi apro l'ultimo cassetto infondo. Cerco tra i vari vestiti la cassetta ma non la trovo. Eppure l'avevo lasciata quì, dove cavoli è finita?

Uno strano rumore mi fa sussultare dallo spavento, cazzo no. Le luci sono appena andate via. Se non sbaglio il quadro elettrico deve essere in cantina. Mi dirigo in cucina facendo piano a non rompermi qualche osso scendendo le scale, prendo una torcia e vado in cantina.

Okay, fa paura, mooolta paura cazzo.  Sembra una di quelle scene dei film horror, accendo la torcia e la punto un po' ovunque. Cazzo, perchè diavolo mi sto immaginando un clown che mi aspetta? Oddio.

Sento i battiti del mio cuore accelare. Un rumore, mi spavento, punto la torcia contro la finestra e noto che sono solo dei rami che sbattono contro il vetro. Dopo un po' riesco a trovare il quadro elettrico, lo apro e osservo attentamente. Di solito ci sono delle piccole leve o pulsanti che ti fanno riaccendere tutto.
Trovo il pulsante e poi avvicino la mano per schiacciarlo ma una specie di suoneria mi fa saltare in aria dallo spavento.

Credo che il mio cuore si sia appena fermato. Prendo il cellulare e vedo il nome di Sissi sullo schermo, impreco a bassa voce.

"Pronto?" Dico con ancora il cuore a mille per la paura.

"Ally, stai bene? CHE SUCCEDE?" urla dall'altro capo.

"Mi hai spaventata cazzo." Grido in risposta.

"Oh, perchè?" Chiede curiosa, roteo gli occhi al cielo, questa ragazza mi farà andare al manicomio.

"Si sono spente le luci di casa" dico premendo il pulsante e tutte le luci si riaccendono.

"Beh normale, sta arrivando una tempesta. Come se non fosse bastata la neve fino ad ora." Rido e lei continua "Comunque che ne dici di andare alla festa di Jack?"

Qualcosa mi diceva che me lo avrebbe chiesto "Scusa ma non mi va."

"Eddai, ci divertiremo" insist, lo so perchè vuole andarci, solo per farmi rilassare.

"Davvero non mi va. Tu vai con i ragazzi, tranquilla." La sento sbuffare "Va bene. Però chiamami se hai bisogno di me, okay?"

"Si, passa una bella serata" faccio un sorriso anche se so che non può vedermi e riattacco.

Mi volto per ritornare al piao di sopra ma inciampo in qualcosa, impreco sonoramente. Oggi non ne va bene una giusta. Punto la torcia sulal cosa che mi ha fatto cadere e lì noto proprio la cassetta rossa che stavo cercando, però come ci è finita qua sotto? L'ho sempr tenuta in camera, è davvero strano.

Comunque sia, prendo la cassetta e ritorno in camera, chiudo la porta, vado verso il letto e mi ci siedo sopra a gambe incrociate. Noto che ha il lucchetto, mi rialzo e vado sul mobile vicino alla testa del letto, tiro fuori del tutto il cassetto e prendo la chiave da sotto. Ho sempre nascosto la chiave perchè odio quando qualcuno guarda i miei ricordi, per me sono molto preziosi e li custodisco gelosamente.

Apro la cassetta e mi metto a frugare un po' ovunque. Ci sono molte lettere d'amore, mia madre ama alla follia mia padre e si scambiavano sempre delle lettere. Per loro era come un gioco, però lei si divertiva molto e lo potevo capire dal sorriso che aveva quando mi raccontava queste cose.

Ci sono molte foto di mia madre da piccola, con qualche amica, con i nonni e poi la trovo.

"Sii!" Esulto, l'unica foto con mio padre prima che io nascessi. Mia madre indossa un vestito verde chiaro con un grande sorriso sul viso, si vede pure la pancia e sopra ad essa è appoggiata la mano dell'uomo che lei ha amato tanto ma che lui ha abbandonato.

Lui ha gli occhi blu, come l'oceano più profondo, i capelli scuri spettinati accompagnati da una leggera barba, devo dire che era un bel uomo. Chissà come sarebbe stata la mia vita se lui fosse stato presente. Forse la mamma sarebbe ancora viva se lui fosse stato qui, ma così non è stato. Inconsapevolmente una lacrima mi scende sulla guancia.

Sposto lo sguardo e noto un oggetto che dopo la morde di mia madre non ho più preso in mano per la paura di scoppiare a piangere. Lo prendo in mano, è un piccolo scrignetto di legno scuro, lo apro e da lì esce una piccola ballerina che inizia a volteggiare. Viene accompagnata da una dolce melodia, triste ma piena d'amore allo stesso tempo. Ricordo ancoa quando mia madre mi suonava questa melodia al pianoforte per farmi addormentare.

"Mamma, vorrei fossi qui" dico in un sussurro con il cuore in gola per via delle lacrime.
Mentre ascolto la musica che si è sparsa in tutta la stanza, cerco un indizio sul nome di mio padre. Nulla, non riesco a trovarlo, peccato io non conosca nessuno che mi possa aiutare. Mi metto una felpa, chiudo la a chiave la camera dopo aver messo tutto a posto, prendo le chiavi di casa e vado al parco. Ora come ora vorrei restare sola senza nemmeno i pensieri.

A passo veloce arrivo a Central Park, percorro una strada e poi mi addentro al mio nascondiglio. La tempesta sembra stia tardando, meglio così almeno posso riposarmi un attimo. Mi siedo a terra e poggio la schiena contro un troco, chiudo gli occhi e inizio a rilassarmi.

Un'immagine sfuocata di un bacio si fa spazio nella mia testa, poi un'altro bacio ma questo in una stanza, e così via. Ricordo tutti questi baci ma chi me li ha dati? Il suo nome è sulla punta della mia lingua ma non mi esce. L'immagine di un uomo alto e muscoloso si piazza come pensiero fisso, ma il suo volto non riesco a ricordarlo.

Uffa, nemmeno qui mi posso rilassare. Sento il mio stomaco brontolare così decido di uscire da lì, anche perchè ormai ci sono degli enormi nuvoloni grigi in cielo. Corro verso l'uscita del parco e mi dirigo al Mc Donald's a cui sono solita andare con Sissi. Ordino un semplice hamburger e una coca.

Mangio tutto per strada, mi fermo un attimo e mi volto. Che strano, mi sentivo seguita, faccio spallucce e mi incammino verso il cimitero. Poi mi rifermo, mi volto verso la strada e riesco a ricordare un'altra cosa. Ricordo di essere in macchina con due uomini, ma chi? Diavolo sarebbe tutto così semplice se ricordassi tutto.

Vado alla fioreria per prendere il solito mazzo di fiori e il commesso mi fa un sorriso triste.

"Ally...i-io ho saputo cosa ti è successo. Mi dispiace così tanto." Afferma l'uomo, i suoi capelli sono un mix tra bianco e grigio, è sempre stato come un nonno per me, è un uomo dal cuore d'oro.

"Sto bene" scuoto la testa "Possi i soliti fiori?" Dico. Fa solo un cenno con la testa e poco dopo ritorna con i fiori.

"Cara tranquilla, questi te li ricordo. Salutami tua mamma." Mi fa un altro sorriso che ricambio e poi lo saluto.
Arrivo al cancello del cimitero e prendo un grande respiro, metto un piede davanti all'altro e arrivo davanti alla tomba di mia madre.

Mi siedo al suo fianco e poggio i fiori a terra.
"Ciao mamma" inizio " Come vanno le cose lassù? Sicuramente meglio di qui. Mi manchi tantissimo, dicevi sempre che dovevo essere forte per tutto ma ora è come se stessi perdendo tutti i pezzi per strada e no credo qualcuno gli raccoglierebbe" poggio la testa sulla sua lapide e chiudo gli occhi.

Apro gli occhi e alzo leggermente lo sguardo, apro la bocca e dalle mia labbra esce una parola che non avrei mai immaginato: "Dominik"

Dominik? Dominik Petronovic? Mi alzo di scatto in piedi. Oh mio dio, sì. Dom, l'uomo che amo.
Lo sparo, Evan, le teste di cuoio, Mike. Tutto, ricordo tutto. Inizio a piangere come una fontana, mi abbasso e abbraccio la lapide di mia madre.

"Grazie mamma, grazie per avermi fatto ricordare tutto. Ti amo e mi manchi tanto. Ora scusami ma devo ritornare da Dominik. Sarai sempre il mio punto di riferimento." Le do un ultimo bacio e inizio a correre uscendo dal cimitero.

Mentre sto correndo sbatto con alcuni passanti ma li ignoro e corro con tutto il fiato che ho nei polmoni per tornare a casa. Intanto inizia a diluviare ma non me ne potrebbe fregare di meno. Quando sono arrivata a New York con Dominik ho memorizzato il numero di emergenza per chiamare Daniel.

Lo digito sperando sia giusto. Sento il telefono squillare ma nessuno risponde, richiamo ma nulla. Sono quasi arrivata a casa e sono senza fiato. I vestiti sono appicicati al corpo, i  capelli sono zuppi e sono tutti attaccati al viso.

Decido di provare un'ultima volta. Uno, due, tre squilli al quarto sento il la voce qualcuno dall'altra parte. Sono senza fiato e mi fermo a respirare.

"Pronto?" Sento una voce maschile dall'altra parte.

"Daniel? Sono Alissa" dico quasi senza fiato.

"Ally? Stai bene?" La sua voce pare molto preoccupata e allarmata.

"Si, si...sto bene. Ti va di venire a New York? Ho bisogno del tuo aiuto."

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