Capitolo IV: Scontro finale

Capitolo IV: Scontro finale

Ada stava boccheggiando: Lenore era inginocchiata sulla sua schiena e le rendeva il respiro difficile. Inoltre, la strega aveva ricominciato a nutrirsi dell'energia vitale di Ada. La vista della guerriera si velò, e le candele di fronte a lei si offuscarono. Si sentì sempre più debole. Ciò nonostante, continuò a divincolarsi il più violentemente possibile, tentando di spingere Lenore via dalla propria schiena. Guy! urlò nella sua mente, mancandole il fiato per emettere un reale grido. Ho bisogno d'aiuto! Per favore, vieni da me...

La sua vista cominciò ad oscurarsi, ma continuò ancora a combattere con tutte le sue forze, sebbene i suoi movimenti stessero diventando più deboli.

OOO

Guy corse alla porta. Si fermò un momento quando udì rumori provenire dall'interno, ma realizzando che erano rumori di lotta, con un violento calcio spalancò la porta e si catapultò dentro la stanza.

La scarsa luce ed i suoi occhi non ancora interamente a fuoco rendevano difficile vedere qualcosa, ma udì i gemiti soffocati di Ada e guardò in direzione di quel suono. Inorridito, vide Lenore che aveva forzato Ada a terra e la stava tenendo bloccata col proprio peso, standole inginocchiata sopra.

Ada sentì la porta sbattere contro il muro mentre qualcuno la spalancava violentemente ed il suo cuore balzò in alto per la speranza: era Guy che stava venendo in suo soccorso?

Guy non perse tempo e si precipitò in avanti verso Lenore; la spinse brutalmente, facendola volar via da Ada. La strega sbatté la testa sul duro pavimento e gridò di dolore.

Guy afferrò il polso di Ada, tirandola in piedi. L'attirò tra le braccia, tenendola stretta al petto. "Stai bene? Ti ha fatto male? Puoi camminare, mia dolce cara folletta?" le mormorò nei capelli, prima di posare un bacio sulla sommità del suo capo, sollevato di averla raggiunta in tempo.

Ada udì il suono più dolce: Guy che le domandava se stava bene. Si aggrappò alle sue spalle ed inspirò profondamente, guardando sospettosamente la figura distesa di Lenore: era incosciente ed impotente, per il momento.

"Sto abbastanza bene", disse sottovoce. "Grazie per essere venuto in mio aiuto. Tutta la mia abilità come guerriera si stava rivelando quasi inutile contro Lenore: è una potente strega e stava usando la sua magia contro di me. Voleva assorbire tutta la mia energia vitale per restare giovane e forte, e poi avrebbe fatto altrettanto con te, così sarebbe diventata la maga più potente di tutti... di tutti i mondi! Ha usato il plurale, Guy! Questo significa che esiste più di un solo mondo e che i nostri sospetti che non siamo nel nostro ma in un altro sono reali!" Ada ansimò di fronte all'enormità del concetto, ma si riprese in fretta. "Dovremmo legarle le mani. Ha usato quelle che richiamare la magia, non la sua voce, pertanto è probabile che debba muoverle per lanciare i suoi malefici."

Con ciò, Ada si scostò e cominciò a strappare strisce dall'orlo della sua gonna per usarle come corde. Guy le prese e legò saldamente i polsi della strega dietro la sua schiena.

Appena in tempo: pochi momenti dopo che Guy aveva stretto l'ultimo nodo, Lenore cominciò a riprendere conoscenza.

Emergendo dall'oblio, Lenore sentì delle mani che le afferravano i polsi e li legavano insieme, ma era ancora troppo stordita dal forte colpo alla testa per potersi opporre. Quando fu di nuovo completamente in sé, rise in faccia a Gisborne. "Non ce la farete mai a andarvene. Ho guardie tutt'attorno al mio castello. Vi fermeranno prima che possiate mettere piede fuori!"

Ada corse da Guy, che stava tenendo Lenore fermamente nella sua stretta, ed udì quello che lei gli aveva gridato. Le rise a sua volta in faccia. "Adesso sei nostro ostaggio, strega! Sarai il nostro salvacondotto fuori di qui, perché le tue guardie non oseranno fare una mossa contro di noi mentre minacciamo la tua incolumità!

Come dimostrazione, Guy estrasse il coltello che portava sempre nello stivale e lo puntò alla gola di Lenore.

Lenore sgranò gli occhi, sbigottita.

Rapidamente, Ada andò a prendere i suoi abiti e si cambiò. "Sono pronta", disse poi, guardando Guy.

Il cavaliere nerovestito annuì. Tenendo Lenore davanti a sé, il pugnale sempre fermamente puntato contro il suo collo, Guy uscì dalla stanza. Fuori, incontrarono William – piuttosto malmesso dopo lo scontro con Gisborne – e Gwen, ma quando videro che stava minacciando la vita della loro padrone, rapidamente si ritirarono e corsero via.

Guy cominciò a salire le scale verso il pianterreno della magione, con Ada subito dietro di lui.

Quando furono ad appena pochi gradini dalla loro meta, alcune guardie in armatura completa apparvero sulla soglia, allertate da Gwen.

"State indietro o la vostra padrona muore!" urlò Ada.

Vedendo le facce ferocemente determinate di entrambi, le guardie si ritirarono immediatamente ed il terzetto raggiunse la porta, ponendo piede nell'atrio. Attraverso le alte finestre, si accorsero che fuori la bufera non stava più infuriando e che il sole stava ora splendendo attraverso le nuvole fluttuanti. Sollevati, i due amanti si scambiarono un'occhiata: la loro fuga sarebbe stata molto più facile.

Guy continuava a tenere Lenore in una stretta ferrea, la lama posata contro la sua pelle, senza traccia di tolleranza o ritegno. Era altamente concentrato e ben consapevole che non poteva permettersi un singolo passo falso. Ada era appena dietro di lui e, per proteggerla, era disposto a sacrificare la propria vita, se necessario. Strinse Lenore ancora più forte e la tenne come uno scudo tra se stesso ed i suoi seguaci mentre li fulminava con lo sguardo. "Portate le nostre armi, e due cavalli. Ora! Non provate a fare scherzi o lei pagherà con la vita", ordinò in tono autoritario.

Quando i servitori non si mossero, fissando invece Lenore come in attesa, Gisborne spinse la prigioniera in avanti, facendola quasi cadere. "Non mi piacere ripetermi e non sono noto per la mia pazienza", ringhiò prima di sporgersi verso Lenore, girandola così da averla faccia a faccia, le labbra a pochi centimetri dal suo orecchio. "Dì loro di obbedire, se ci tieni alla tua vita", le sibilò. Per provare che faceva sul serio, spinse la punta del pugnale un po' di più nella sua carne, facendo comparire una goccia di sangue. Soddisfatto, la sentì sobbalzare. Poi, si raddrizzò e guardò nuovamente i servi, in attesa.

Lenore comprese che tutto era vano e cedette. "Eseguite", ordinò infine, stringendo i denti.

Pochi minuti dopo, Guy e Ada ricevettero le loro spade e fecero a turno per fissarle alla cintura, in modo da non lasciare Lenore senza sorveglianza. Frattanto, due cavalli furono portati all'ingresso. Ada segnalò a Guy di montare su uno dei destrieri mentre lei teneva Lenore in una presa spietata, la lama della spada contro la gola della fattucchiera. Poi, Guy sollevò Lenore di fronte a sé, tornando a puntarle il pugnale al collo.

Ada balzò sull'altro cavallo e si diressero verso il ponte levatoio, che stava venendo frettolosamente abbassato mentre si avvicinavano.

Non appena lo ebbero attraversato, Ada e Guy spronarono le loro cavalcature in un rapido trotto, procedendo direttamente verso il margine della foresta. Mentre vi si avvicinavano, Lenore cominciò a dimenarsi furiosamente nella presa di Guy, improvvisamente terrorizzata.

"No no no no!" strillò. "Lasciatemi andare, per favore, lasciatemi andare! Non potete portarmi fuori dalla mia terra. Devo stare nella mia terra! Lasciatemi andare lasciatemi andare lasciatemi andare!" urlò selvaggiamente mentre si appressavano sempre di più al confine.

Ada girò la testa, osservando Lenore comportarsi come una pazza, strillando che non poteva lasciare la sua terra. "Che assurdità!", esclamò. "Che male può mai farti, strega? Smettila di frignare come una bambina! Ti lasceremo andare appena saremo al sicuro, pertanto piantala!"

Invece di calmarsi, Lenore si dibatté ancora più forte, contorcendosi nel tentativo di liberarsi dalla ferrea presa di Sir Guy e gridando più forte che poteva. Era divenuta isterica, poiché sapeva quale fato l'attendeva una volta che avessero raggiunto il confine. Mentre la parole di Ada raggiungevano i suoi orecchi, Lenore ululò: "Voi non capite! Morirò se lascerò la mia terra!"

Il suo corpo stave indebolendosi per i tentativi di liberarsi e per l'isteria. Gemette e stridette. "Dovete lasciarmi qui! Andatevene e non tornate più ma lasciatemi qui!"

Sempre più spazientito, Guy strattonò Lenore per riportarla in una posizione seduta.

Il cavallo, visibilmente affaticato dal peso di due persone e nervoso a causa delle urla di Lenore, si impennò e balzò in avanti, rendendo difficoltoso mantenere il controllo.

Finalmente, il cavaliere tirò Lenore al fianco e le ringhiò all'orecchio. "Smettila di agitarti e dimostra un comportamento adeguato al tuo rango. Cosa penseranno di te i tuoi seguaci mentre di comporti come una lavandaia isterica? Cavalcheremo fino al limitare della foresta, e se non saremo molestati dalla tua gente fino ad allora, potrai tornare da loro incolume."

Le permise di sedersi diritta mentre si riposizionava sulla sella, ma non prima di darle un altro schiaffo verbale. "Credimi, prima mi libererò di te, meglio è."

Sconfitta, la strega cominciò a piangere e singhiozzare, ma non parlò più, come se avesse esaurito tutte le sue forze e si fosse rassegnata al proprio fato.

Alzando gli occhi al cielo al comportamento isterico di Lenore, Ada la ignorò e continuò a guidare a fianco di Guy verso il bordo della foresta davanti a loro. Non appena i cavalli posero piede tra gli alti alberi, la strega emise un grido acutissimo e si accasciò tra le braccia di Guy. Poi, accadde qualcosa di incredibile: con sgomento di Ada e Guy, Lenore iniziò ad invecchiare a velocità incredibile, prima trasformandosi in una donna di mezza età, poi in una vecchia megera con i capelli bianchi che si assottigliavano e cadevano a ciocche, e oltre, in una mummia, la pelle come vecchia pergamena che si arricciava sopra ad un teschio che ghignava orribilmente.

Ada emise un grido, sconvolta, e Guy, inorridito, lasciò andare il cadavere, che cadde al suolo in un mucchio di ossa, e poi si dissolse in fine cenere sotto i loro occhi sconcertati.

Gisborne rivolse ad Ada uno sguardo incredulo, ma prima che potesse dire alcunché, i cavalli cominciarono a nitrire nervosamente, attirando l'attenzione dei loro cavalieri.

Stupefatti e presi di sorpresa, i due amanti furono nuovamente testimoni d'incredibile stregoneria, perché la sorte che era toccata a Lenore stava toccando ora anche gli animali. In pochi secondi, avvizzirono e caddero in polvere, i loro cavalieri che cadevano pesantemente al suolo.

Attoniti, si tirarono faticosamente in piedi.

"Questo è un incubo!" esclamò Guy, correndo al fianco della sua dama. "Stai bene, Ada?" le chiese, la preoccupazione evidente nella sua voce.

Stordita, gli occhi sgranati e sconvolta, Ada fissò Guy per qualche istante. Infine, riuscì a riprendersi ed annuì. "Sto bene. Tu?"

Anche Guy annuì. "Andiamocene di qui più velocemente che possiamo. Dio sa cos'altro succederà."

Ada non ebbe la possibilità di rispondere: un suono quasi assordante giunse da dietro di loro. Girandosi di scatto, assisterono ad un'altra spaventosa stregoneria: la bella magione che era stata la dimora di Lenore stava crollando, collassando come un castello di sabbia. Chiunque fosse ancora dentro – se non era già morto dopo la dipartita della loro padrona – era adesso sepolto sotto tonnellate di detriti.

Esterrefatti, Guy e Ada si guardarono l'un l'altra.

"È finita", mormorò la guerriera. "Qui tutto è – era – legato alla magia di Lenore e, dopo il suo decesso, ha subito la completa dissoluzione."

Ciecamente, barcollò in avanti e gettò le braccia attorno a Guy, cercando conforto: erano vivi, ed erano insieme, e la malvagia strega non poteva più far loro del male.

Il cavaliere tenne Ada strettamente abbracciata e lei posò la testa sulla sua spalla. Era bello trovare sostegno e conforto l'uno nell'altra in modo da non perdere la testa.

Gisborne era ammutolito. Tutto quello che era accaduto, era stato un'illusione, stregoneria creata dal potere di Lenore, e adesso tutto era svanito come se nulla fosse accaduto, ma non era così. Guy e Ada lo avevano sperimentato, visto tutto e non l'avrebbero dimenticato.

Dopo un po', Guy allontanò Ada da sé. "Mia folletta, vieni, vediamo se riusciamo a trovare la via per ftornare alla grotta dov'è cominciato tutto. Vediamo se riusciamo a ritrovare i nostri cavalli, e se no, allora dovremo tornare a piedi a Locksley, ma non voglio attardarmi qui ancora un solo minuto in più."

Ada annuì. "Sì, è la cosa migliore da fare", disse. "Se questo è veramente un altro mondo, come sospettiamo, la grotta è l'unica via per ritornare nel mondo cui apparteniamo." Si ricompose nuovamente e fece un mezzo sorriso. "Sembra che quelle favole che deridevamo siano reali, dopotutto..."

Era ormai metà pomeriggio. La foresta stava cominciando ad asciugarsi dopo la pesante pioggia, ma il terreno era ancora fangoso. Con un'ultima occhiata verso la magione distrutto, Guy e Ada si incamminarono risolutamente, continuando a controllare i dintorni, tra alberi e cespugli, in cerca di eventuali segni di pericolo.

Mentre il sole si avvicinava al tramonto e le ombre cominciavano a formarsi sotto agli alberi, finalmente raggiunsero la grotta. Non sapendo che cosa fare o aspettarsi, entrarono nella piccola caverna e si sedettero a terra, in attesa che succedesse qualcosa. Tuttavia, con loro disappunto, nulla accadde per lungo tempo.

Ada rabbrividì e si accoccolò più vicina al suo cavaliere, che le avvolse un braccio attorno alle spalle per tenerla al caldo. Entrambi ripensarono a quant'era avvenuto e furono lieti di esserne usciti incolumi.

Venne la notte. Ada cadde addormentata tra le braccia di Guy, ed infine, anche lui sentì la stanchezza sopraffarlo.

Qualche tempo dopo – se minuti od ore, non sarebbero mai stati in grado di dire – un tremore li svegliò di soprassalto. Balzarono bruscamente in piedi e si precipitarono all'uscita della caverna per vedere cos'era successo, il cuore in gola.

Con gioiosa sorpresa, videro i loro cavalli legati nello stesso posto dove li avevano visti l'ultima volta, come se non fosse accaduto assolutamente niente.

Ada guardò incredula i cavalli che pascolavano pacificamente ed emise un grido di gioia. "Siamo tornati! Guy, ce l'abbiamo fatta!"

Saltò in braccio a Guy e lo baciò di slancio, fuori di sé dalla contentezza.

Guy ricambiò il bacio e poi non poté fare a meno di sorridere, tanto sollevato che si sentiva quasi stordito.

Ada notò qualcosa di strano: la notte era caduta quando si trovavano nella grotta, ma adesso il sole stava appena cominciando a tramontare... era la stessa ora del giorno quando il primo tremore li aveva portati oltre la soglia dell'altro mondo.

Corrugò la fronte. "Le storie dicono che, quando uno torna dal reame fatato, il tempo non è trascorso nel nostro mondo. Penso che sia vero. Guarda: è tardo pomeriggio, esattamente come quando abbiamo sentito il primo terremoto! Inoltre, non c'è traccia della bufera di ieri!"

Effettivamente, la foresta non stava grondando e le loro cavalcature non sembravano aver trascorso una piovosa notte all'aperto, e parevano invece star perfettamente bene e tranquilli.

"Hai ragione!" esclamò Guy, sbalordito.

"Meglio così", considerò Ada. "In questo modo, mio padre non si è preoccupato a causa della mia assenza, né lo Sceriffo avrà ragione di punirti per essere sparito..."

Il cavaliere annuì, dichiarandosi d'accordo, apprezzando la mente sempre pratica di Ada.

La guerriera si girò verso Guy. "Meglio se non parliamo della nostra avventura, mai", lo esortò. "Nessuno ci crederebbe, o più probabilmente, penserebbero che siamo impazziti..."

Gisborne assentì, completamente d'accordo: aveva ragione, nessuno sarebbe stato disposto ad accettare come reale quel che era loro successo ed avrebbe piuttosto presunto che si erano ubriacati, o che avessero assunto qualche strana sostanza, o che fossero diventati pazzi, o persino tutte e tre le cose.

Mano nella mano, si diressero ai loro cavalli e montarono. Dopo un ultimo bacio, si separarono per andare ciascuno a casa propria.

Questa era certamente la più folle e incredibile esperienza che sarebbe mai potuto capitare loro. Sarebbe per sempre rimasta un segreto, ma non l'avrebbero si sicuro mai dimenticata!

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