Capitolo II: Cloverfield Manor
Capitolo II: Cloverfield Manor
Una bella dama bruna, che era chiaramente a capo del gruppo, avanzò chinando la testa verso gli stranieri con un atteggiamento amichevole.
"Salute a voi, viaggiatori", disse in tono caloroso. "Benvenuti nella mia casa. Mi pare di intuire che abbiate vi siate persi. Forse gradirete entrare per rifocillarvi?"
Li guardò con un sorriso accattivante, sembrando felice di aver ospiti nella sua dimora. Smontò, sperando che ciò li avrebbe incoraggiati a camminare accanto a lei mentre entravano nella sua proprietà.
Ada si sentì sollevata alle cortesi parole della sconosciuta e ne ricambiò il sorriso. Si rilassò, mentre Gisborne invece raddrizzò la schiena all'inaspettata apparizione della dama sconosciuta e, sospettoso com'era, la sogguardò con occhi indagatori, accigliato. Avendo incontrato molti estranei durante la propria carriera come braccio destro dello Sceriffo di Nottingham, sapeva che le prime impressioni possono essere ingannevoli, e pertanto era insensibile alla cortesia e bellezza della sconosciuta.
"Saluti a voi, signora", Ada parlò in modo cortese, contraccambiando quello della dama non identificata. "Effettivamente avete ragione: abbiamo perso la strada. I nostri cavalli sono fuggiti, lasciandoci a piedi, e non sappiamo dove ci troviamo. Saremmo molto grati della vostra ospitalità. Io sono Lady Adeliza di Chetwood, e questo è Sir Guy di Gisborne. con chi abbiamo l'onore di parlare?"
Guy s'incupì alla pronta affabilità della sua compagna. Udendo il proprio nome, incrociò le braccia sul petto in un atteggiamento difensivo e chiese, sollevando leggermente un sopracciglio: "Ditemi, con chi abbiamo a che fare e dove siamo, esattamente? Ci stiamo dirigendo a Locksley, ma mi sembra che abbiamo sbagliato strada perché questo posto non mi è famigliare."
La fronte di Ada si increspò leggermente al tono non proprio leggermente sospettoso di Guy, ma capiva che, non sapendo nulla di questa dama e dei dintorni, essere diffidenti era solo prudente. Si sentì grata al suo cavaliere per averle rammentato che la cautela è sempre raccomandabile.
La dama senza nome sorrise ad entrambi. Poi, si girò per fronteggiare il cavaliere nerovestito che pareva molto sospettoso. Desiderando dissipare queste paure, si presentò. "Il mio nome è Lady Lenore e questa è la mia dimora, Cloverfield Manor. Siete i benvenuti e vi invito a essere miei ospiti per tutto il tempo che vi servirà."
Lenore incoraggiò Ada a prendere il braccio di Gisborne e prese l'altro, cominciando a camminare senza fretta verso la magione.
All'improvviso contatto fisico, molto famigliare, con la sconosciuta, Guy si irrigidì nuovamente e scambiò uno sguardo con Ada. Tuttavia, poiché lei sembrava allettata dal suggerimento e considerando il fatto che il crepuscolo stata già arrivando velocemente, infine annuì segnalando il proprio accordo, ma continuò a mantenere un occhio vigile sia sulla loro ospite, sia sulle sue guardie.
Lady Ada gli strinse il braccio e non gli sfuggì lo sguardo benevolo che lei gli diede; pertanto decise, contro la propria diffidenza, di adattarsi alla situazione presente, per quanto strana sembrasse.
Le guardie di Lenore li precedettero ed aprirono le porte della dimora. Mentre entravano nel cortile, arrivò uno stalliere, che s'inchinò alla dama, poi prese il suo cavallo e se ne andò, palesemente diretto alle scuderie.
"Stavo per fare una cena leggera", disse la Signora di Cloverfield, girandosi verso i suoi inaspettati ospiti. "Gradireste unirvi a me? O volete piuttosto rinfrescarvi, prima?"
Fece un gesto rivolta due servitori, un uomo e una donna, che si avvicinarono e si misero a fianco di Sir Guy e di Lady Adeliza, pronti ad aiutarli in qualsiasi modo desiderassero.
Sempre sospettoso, com'era la sua natura, Gisborne si espresse: "Vorrei dare un'occhiata ai dintorni prima. È mio dovere proteggere la mia dama, pertanto capirete sicuramente i miei timori, a costo di sembrare scortese."
Il volto di Lenore non tradì alcun sentimento d'offesa; invece, annuì graziosamente e segnalò al servitore di accontentarlo, accompagnando il cavaliere in un'ispezione attorno alla magione.
Gisborne si rivolse ad Ada. "Mia signora, spero che mi perdonerete se vi lascio alle cure della nostra ospite per un momento. Vi assicuro che sarò nuovamente al vostro fianco tra breve."
Con queste parole, prese la mano di Ada nella propria e se la portò alle labbra; vi depose sul dorso un bacio leggero come una piuma, prima di lasciarla. Poi, seguì il servitore e si allontanò, determinato ad esplorare almeno il cortile e l'esterno di questa bella, ma misteriosa dimora.
Ada sentì subito la mancanza del contatto con Guy, ma sapeva che egli doveva andare in ricognizione, per assicurarsi che tutto andasse bene. Ad ogni modo, sarebbe tornato da lei molto presto.
Sorrise a Lady Lenore. "Vi siamo grati per la vostra ospitalità, signora. Perdonatemi, non ho mai sentito di questo luogo... È veramente bello, qui. Accetteremo volentieri la vostra offerta di rinfrescarci prima di cena."
Un rumore annunciò che stavano sollevando il ponte levatoio, chiudendo il passaggio dietro di loro. Una sensazione di disagio sorse nella mente di Ada, sebbene non ci fosse alcuna ragione apparente per causarla.
La loro ospite la condusse attraverso il cortile interno all'entrata della vera e propria magione.
Indovinando correttamente che entrambi i suoi ospiti si sentivano ancora a disagio, Lenore tentò ancora una volta di farli sentire più tranquilli. "Mi tengo appartata, di questi tempi", confidò ad Ada, "poiché mio padre è deceduto di recente e mi ha lasciato questa proprietà. Sono la sua unica erede. Mia madre è morta molto tempo fa e non ho fratelli né sorelle."
Il viso di Lenore si oscurò mentre il ricordo dei genitori la intristiva. Si asciugò perfino una lacrima. "Spero che troverete le vostre stanze di vostro gradimento", continuò, controllando la propria voce. "Ho notato che c'è un legame tra voi due che si condivide solamente come una coppia molto unita."
Lasciandosi la tristezza alle spalle, Lenore desiderava conquistare i propri ospiti mentre chiamava i suoi servitori affinché portassero la dama alle sue stanze.
OOO
Mentre raggiungeva nuovamente Ada, Gisborne camminava cauto per i corridoi, attraverso cui il servitore gli aveva detto che avrebbe trovato le stanze assegnate a lui e alla sua compagna, osservando attentamente ogni dettaglio.
Gli sovvenne che, a differenza che al castello di Nottingham, non sembravano esserci molte guardie stazionate qui oppure – e il pensiero lo fece sentire piuttosto a disagio – ce n'erano ma erano nascoste. Involontariamente, una domanda si affacciò alla sua mente: perché?
Quando raggiunse le loro stanze, si sentì grandemente sollevato nel trovare Ada sana e salva e apparentemente serena. Non riusciva a spiegarsi da dove provenisse la propria ansietà, ma decise di nascondere i suoi crescenti sospetti. Non voleva preoccupare Ada in alcun modo e, chissà, magari apprensioni non erano altro che la conseguenza della sua lunga associazione con lo Sceriffo di Nottingham e nascevano dall'essere troppo influenzato dal fatto che il suo signore e padrone non perdeva mai l'opportunità di ingannare o perfino tradire forestieri.
Entrò, salutando la sua dama, guardandosi attorno, sempre osservando, cercando eventuali trappole. Quando i suoi occhi incontrarono quelli di lei, catturato dal suo sorriso si fermò e la ricambiò.
"Abbiamo avuto un colpo di fortuna", gli disse Ada. "Questa Lady Lenore sembra molto amichevole, non è vero? Ma..." Il suo sorriso si spense. "Non riesco a fare a meno di sentirmi un po' sulle spine. E tu...?"
Gisborne si avvicinò lentamente alla sua dama, posando piano una mano sulle sue spalle, senza mai distogliere gli occhi dai suoi. "Non ti mentirò, mia folletta. Anch'io mi sento leggermente inquieto, ma voglio provare a pensare positivamente. Per troppo tempo ho ristretto la mia mente col sospetto e vorrei tentare di credere che siamo veramente... fortunati."
Poi, si chinò e sfiorò adagio le sue labbra con le proprie, ma prima che entrambi potessero lasciarsi trasportare dalla reciproca vicinanza, Ada lo spinse scherzosamente via, suggerendo che si rinfrescasse.
Il cavaliere non provò nemmeno a nascondere il proprio disappunto, rivolgendole un cipiglio; in risposta ricevette una risata, che lo fece sogghignare e non gli lasciò altra scelta che seguirla con gli occhi mentre si allontanava da lui, lanciandole un sorrisetto pieno di promesse.
L'appartamento che Lady Lenore aveva loro assegnato era piuttosto spazioso: un soggiorno tra due camere da letto, che avevano piccole nicchie con tavolini contenenti brocche di ceramica piene d'acqua, bacili, asciugamani e pezzuole. Entrambi si rinfrescarono nelle rispettive stanze e poi s'incontrarono nuovamente nel soggiorno, dove dopo solo alcuni istanti, un servitore si presentò invitandoli a seguirlo al tavolo della sua padrona, per condividere con lei la cena. Fecero così e il servitore li condusse alla sala da pranzo della signora della magione, dove la loro ospite li stava aspettando.
Lady Lenore era in piedi a metà del piccolo tavolo preparato nella grande sala. Voleva che la serata avesse un tocco intimo, pertanto aveva ordinato ai servitori di togliere il lungo tavolo che generalmente serviva per grandi feste di ospiti invitati.
"Prego, accomodatevi", disse, allargando le braccia a indicare le sedie su ciascun lato della propria.
Il tavolo era già preparato con un semplice pasto di anatra arrosto, pane, formaggio, frutta e caraffe di vino ed acqua. C'erano taglieri posti di fronte ad ogni sedia e calici per tre persone.
Lenore si sedette dopo che i suoi ospiti si furono accomodati. "Spero che gradiate il vino", sorrise loro. "Proviene dai miei vigneti, poiché mio padre produceva il proprio vino per la sua famiglia e i suoi ospiti."
Ada e Gisborne, seduti ciascuno per parte rispetto a Lady Lenore, apprezzarono molto il cibo. Tuttavia, si trattennero nel bere vino, sorseggiandone solamente una piccola quantità: avevano concordato di stare allerta – dopotutto, non conoscevano per nulla la loro ospite.
Scambiarono piacevolezze durante il loro gustoso pasto.
"I miei complimenti al cuoco", disse Ada, inghiottendo l'ultimo boccone di arrosto d'anatra, e la loro ospite annuì con un sorrise, compiaciuta.
Inghiottendo anche lei l'ultimo boccone, Lenore allontanò il proprio tagliere di legno. Rapidamente, arrivò una serva che cominciò a sparecchiare la tavola.
"Ho una biblioteca molto vasta", disse Lenore, "e sarei lieta se voleste approfittarne per leggere un po'. E dopo di questo, c'è una sorgente calda dove potreste rilassarvi e godere delle sue qualità curative."
Le sue offerte sorpresero sia Ada sia Guy.
"Grazie, signora", disse Ada. "Tuttavia, contiamo di tornare a casa il più presto possibile domattina. Ciò nonostante, saremmo lieti di tornare a visitarvi", aggiunse, non volendo che la loro ospite si offendesse. Scambiò uno sguardo con Guy. "Penso che faremmo meglio a ritirarci per la notte ora, poiché è stata una lunga giornata e domani lo sarà probabilmente altrettanto."
Il cavaliere aveva trascorso la maggior parte del tempo in silenzio, osservando attentamente ogni dettaglio sforzandosi al tempo stesso di non apparire inquieto; ora, annuì concordando con il suggerimento di Ada. Posò il proprio calice e poi mosse la sedia, preparandosi ad alzarsi dal tavolo.
Guardò Lady Lenore e piegò rispettosamente la testa. "Vi prego di accettare la mia gratitudine per la vostra notevole cortesia e ospitalità, ma sono d'accordo con la mia signora, Adeliza." Girò il viso per guardare oltre la dama, incontrando gli occhi di Ada prima di tornare a guardare la loro ospite. "È tardi e progettiamo di rientrare presto nei nostri possedimenti, domattina."
Con questo, si alzò e andò da Ada, allungando una mano per aiutarla ad alzarsi a sua volta.
Ada ringraziò Guy con un sorriso mentre si alzava. Poi fece un inchino a Lady Lenore e, la mano sul braccio di Guy, uscì dal salone assieme a lui. Si diressero alle stanze che erano state loro così generosamente offerte.
Quando entrarono, trovarono che i servitori avevano acceso le lampade a olio e le candele, e tirato le coperte di entrambi i letti.
Ada marciò subito verso la camera sulla sinistra; notando che Guy stava esitando nel mezzo del soggiorno, si fermò sulla soglia, si girò verso di lui e fece un sorrisetto, inarcando allusivamente un sopracciglio. "Intendi tenermi compagnia, o preferisci trascorrere la notte da solo nell'altra camera?"
Guy ricambiò il suo sorrisetto, come sempre divertito ed emozionato dalla sua sfacciata franchezza. Senza una parola, la raggiunse; lei fece un passo indietro per lasciarlo entrare e poi chiuse la porta dietro di loro.
OOO
Nelle prime ore del mattino, un tuono rombò mentre stavano serenamente dormendo l'una nelle braccia dell'altro. Si svegliarono di soprassalto e Guy saltò giù dal letto, correndo alla finestra; aprì le cortine mentre Ada lo affiancava per guardare fuori. Enormi lampi attraversavano il cielo notturno ed altri tuoni ruggivano con rumore assordante; appena pochi attimi dopo, una pesante pioggia cominciò a cadere, flagellando i vetri della finestra.
"Che razza di tempesta", borbottò Guy. "Speriamo che passi presto, così potremo andarcene, domattina."
"Sì, speriamo", convenne Ada.
Tornarono a letto, ma non riuscirono a riaddormentarsi, giacché il fragore dei tuoni li tenne svegli.
Quando giunse l'alba, la tempesta stava ancora infuriando. Guy e Ada si alzarono e si vestirono, poi scesero dabbasso, dirigendosi verso il salone in cerca della colazione. Lì, trovarono Lady Lenore che li attendeva, la tavola già pronta e carica di cibo e bevande.
La dama si alzò quando i suoi ospiti entrarono. "Buon giorno, Lady Adeliza, Sir Guy", li salutò affabilmente. "Temo che il tempo di qui abbia altri piani per voi, come potete vedere."
Girò attorno al tavolo per dare il benvenuto ai suoi ospiti e posò una mano su una spalla di ciascuno, sorridendo con simpatia. "Potreste essere obbligati a restare qui per un po', poiché le tempeste tendono a durare diversi giorni e qualche volta perfino un'intera settimana! Tuttavia, come vi ho menzionato ieri, ho una biblioteca davvero grande che sono sicura vi piacerà, e al piano interrato, nella parte più bassa della mia dimora, ci sono sorgenti calde che hanno molte qualità terapeutiche."
Gisborne ascoltò attentamente la spiegazione riguardante il tempo, solo vagamente interessato alle offerte che Lady Lenore stava proponendo come opportunità di rendere più gradevole il loro soggiorno.
Gli sembrava strano che lei sapesse che una bufera potesse durante così tanto. Mentre la loro ospite parlava delle cose che potevano fare per divertirsi mentre rimanevano nella sua casa, il cavaliere ponderò le parole il tempo di qui.
Lady Lenore aveva posto eccessiva enfasi riguardo alla posizione e improvvisamente Guy comprese cosa fosse stato a farlo sentire tanto preoccupato per tutto questo tempo: non erano dove pensavano di essere. Dovevano trovarsi altrove, invece, ma dove e quando o come avevano perso la strada?
Gisborne non pensava di conoscere la foresta bene come conosceva Nottingham, ma dubitava che si sarebbe perso anche in pessime condizioni di tempo, dirigendosi a Locksley. Inoltre, non avendo mai visto Cloverfield in tutti gli anni che aveva trascorso qui, prima da ragazzo e poi, dopo un intervallo di diversi anni, da uomo adesso, era qualcosa che non riusciva a spiegarsi.
C'era qualcosa di strano, di molto strano, qui; e non era d'aiuto che avesse impressione che Lady Lenore sembrasse esageratamente ansiosa di farli sentire entrambi a loro agio in questo posto.
La loro ospite si mosse, prendendo loro il braccio come aveva fatto appena si erano incontrati, e li guidò verso il tavolo, invitando entrambi a prendere posto.
Sedendosi a sua volta, sorrise. "C'è ancora qualcosa che potreste gradire", disse. "Ho due servitori, un uomo e una donna, molto bravi nell'arte del massaggio. Forse vi farebbe piacere approfittare di questa amenità. So che qualche volta, in un giorno come questo, le mie ossa dolgono e non c'è niente come un bagno nelle sorgenti calde e un massaggio a seguire che mi possa aiutare."
Con un gran sorriso, Lenore sollevò un bricco con coperchio e versò una fragrante tisana d'erbe per ciascuno dei suoi ospiti, apparentemente inconsapevole degli occhi di Gisborne che studiavano ogni sua mossa.
Ada aveva scambiato uno sguardo preoccupato con Guy quando Lenore aveva detto loro che la burrasca poteva durare diversi giorni. Non era contenta di essere confinata qui così a lungo; tuttavia, sarebbe stato pericoloso vagare per la foresta e cercare di trovare la via del ritorno in queste pessime condizioni meteorologiche, poiché non aveva mai smesso di diluviare e i fulmini erano spaventosi; ed era ben risaputo che gli alberi alti sono spesso colpiti da essi. Pertanto, dovevano fare buon viso a cattiva sorta; la quale non sembrava particolarmente cattiva, giacché la loro ospite sembrava davvero molto amichevole e cortese. Stava loro liberamente offrendo non soltanto la propria ospitalità, ma anche modi di intrattenersi, evidentemente desiderosa di metterli il più possibile a loro agio. Forse era proprio questo ciò che insospettiva Ada: Lenore sembrava in qualche modo... troppo: troppo ansiosa di compiacerli, troppo amichevole. Qualcosa non quadrava, sebbene Ada non riuscisse a comprendere di preciso che cosa fosse.
E poi, c'era questa strana sensazione che non si trovavano nel posto giusto. Come se lei e Guy fossero passati da un mondo all'altro, esattamente come la leggenda diceva potesse succedere nella Grotta delle Fate. Se questo era vero, allora chi era Lenore? Una fata? O qualcosa di più... sinistro?
Quando Lady Lenore finì di parlare delle piacevolezze che poteva offrire loro per passare il tempo finché la tempesta non fosse terminata, Ada rispose. "Vi ringrazio nuovamente per la vostra generosa ospitalità, signora. Se non fosse stato per voi, ora saremmo veramente messi molto male là fuori, forse saremmo perfino in pericolo. Dopo colazione, approfitteremo volentieri della biblioteca e poi potremmo anche provare le sorgenti calde e il massaggio."
Fecero una generosa colazione, chiacchierando di cose di poco conto. Quando terminarono il pasto mattutino, Lenore si alzò e si scusò, poiché doveva prendersi cura di alcune incombenze.
Guy si alzò a sua volta in segno di rispetto; quando la loro ospite se ne fu andata, guardò Ada interrogativamente.
"Propongo di dare un'occhiata a quella biblioteca", la guerriera disse piano, per le sue orecchie solamente. "Sento che c'è qualcosa di sbagliato nell'atteggiamento di Lenore e là, magari, forse potremmo apprendere qualcosa su di lei e su questo posto misterioso."
Guy annuì, concordando. Terminarono il loro infuso e poi si diressero verso la biblioteca, chiedendosi quali scoperte li aspettavano...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top