Ἥφαιστος
Efesto.
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Non rispondeva delle sue azioni ormai già da giorni. La sua mente era bel che controllata da suo padre, lui cercava di liberarsi invano e più si dimenava più faceva male.
Ormai Hārry aveva del tutto perso le speranze. Si guardava intorno e non riusciva a vedere una luce diversa dal fuoco ardente dell'inferno. Urla, pianti, bestemmie. Un labirinto da cui non potevi uscire neanche facendo un patto con Ade in persona. Nessuno ci usciva, se non lo stesso Dio che comandava.
E solo quando suo padre dormiva riprendeva possesso della sua ragione, ma il tempo era materialmente poco per poter organizzare un piano e poter scappare da lì. Ci aveva pensato tante volte ma mai aveva portato a termine nulla, se non una passeggiata negli Inferi a contatto con le anime in pena che piangevano il suo nome in misero aiuto.
Nessuno lo pronunciava bene come Louīs.
Ecco. Louīs, il suo fidanzato, colui che aveva la capacità di strappargli un sorriso ogni volta che i loro sguardi si intrecciavano, l'impavido e intelligentissimo ragazzo dagli occhi blu che aveva conquistato.
Da una parte non aspettava altro. Sapeva che Louīs l'avrebbe in qualche modo salvato e portato alla normalità. Dall'altra, aveva ormai perso le speranze.
Come faceva un mortale a salvarlo dagli Inferi?
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«Per tutte le pergamene di Zeus» borbottò Hermes correndo -o volando?- per tutto il cortile principale dell'Olimpo, nella speranza di cercare il Dio del ferro, Efesto. Portava richieste direttamente da Zeus.
In quel periodo Hermes aveva molto da fare, eppure nulla riusciva a distoglierlo completamente dalla promessa fatta dal suo amato Morfeo, il quale gli aveva giurato che sarebbe tornato sul Monte per trasferirsi.
Da una parte non vedeva l'ora di passare le ore con lui allo scoperto, sguazzando tra la folla di dei mano nella mano con il bel Dio del Sogno.
L'altra parte non vedeva l'ora di sotterrarsi per l'ansia.
Una volta giunto sull'Olimpo cosa faranno?
Ufficializzeranno la cosa?
Se lui si innamorasse di un Dio più bello?
Se Zeus volesse averlo per sé?
Tanti erano i dubbi del piccolo messaggero degli Dei ma in quel momento avrebbe dovuto continuare il suo lavoro senza pensieri esterni.
Efesto, da Dio dell'Olimpo qual'era, aveva anche la fama d'essere un gran bell'uomo, con vizi e virtù come tutti i potenti immortali della Grecia. Un uomo particolarmente affascinante nonostante il suo lavoro fosse sporco e lo rendesse rozzo.
Hermes varcò la soglia della piattaforma dedicata ad Efesto e sorrise in imbarazzo, chiudendo dietro la sua schiena la porta che lo accoglieva in officina.
Efesto indossava solo un grembiule in vita, che lasciava poco all'immaginazione, mentre continuava a forgiare nuove e potenti arme per i guerrieri che avrebbero successo tutta la stirpe di Achille. Era così che i grandi eroi greci venivano ricordati: per il sangue inflitto dalle spade di Efesto.
«È permesso?» esitò ancora Hermes, guardando dritto verso gli occhi chini sul lavoro di Efesto, prima di notare che il suo sguardo di fuoco era su di lui. Diventò completamente rosso in volto, mentre si alzava lentamente in volo con i piedini alati che svolazzavano impazziti.
«Hermes, caro amico! Dimmi tutto! Vuoi anche tu un'arma, ti sei convertito finalmente alla guerra?» ridacchiò possente il Dio, prima di abbandonare il suo lavoro e pulire le sue mani con uno straccio trovato a caso.
Hermes scrutava ogni tanto i suoi movimenti, guardandolo attentamente, prima di scuotere la testa e ritornare al suo obiettivo: il compito che avrebbe svolto Efesto.
«Mi manda Zeus» E bastò questa frase per lasciare che il rozzo Dio scattasse sull'attenti, con la schiena dritta e le orecchie pronte ad eseguire l'ordine come un cane. «Dovrai realizzare una spada potente, più importante di tutte le altre realizzate per gli eroi precedenti. La impugnerà Louīs per salvare il figlio di Ade dal Dio degli Inferi.»
«Ma Hermes, Louīs è un rammollito! Non ha neanche un muscolo sviluppato, anzi, forse ha anche un po' di ciccia!» mimò giustificandosi Efesto, toccandosi i suoi addominali cercando di fargli sembrare flaccidi -no, non ci era riuscito- mentre piagnucolava per evitare quel compito che non aveva voglia di svolgere.
Nessuno sa ancora perché Louīs veniva considerato dagli Dei dell'Olimpo un eroe. Non aveva la forma fisica di Achille, il coraggio di Ercole, l'astuzia di Ulisse. Non sembrava neanche bello. Era basso, magrolino, con un accenno di barba della pubertà maschile, capelli sempre disordinati. Nulla di lui sembrava un qualcosa adatto per un dio.
Ma Zeus confidava in lui, ormai era divenuto il suo stesso pupillo. Sarebbe diventato forte grazie alla sua ironia e alla capacità di imbrogliare la gente. Era spinto dall'amore, un fuoco sempre ardente dentro il cuore di un peccatore che mai e poi mai potrà essere ostacolato. E, spinto dalla passione, dalla voglia di riavere tra le proprie braccia il suo amato, riuscirà a combattere contro i titani, se dovesse.
Ce l'avrebbe fatta.
«Non permetterti di dire ciò di Louīs! Anzi, lui è qualcosa di più grande di tutti i tuoi pupilli messi insieme! Ed ora sbrigati, Zeus non ama attendere» ordinò coraggioso il piccolo Hermes, alzandosi in volo e camminando deciso in aria, aprendo la porta della bottega e richiudendola deciso, sbattendola.
Nessuno può permettersi di parlare così di Louīs, lui ha fegato, ed è innamorato. E questo lo spingerà a rendere il mondo un posto migliore, me lo sento. Ed un giorno lo ringrazierò personalmente per aver portato il mio Morfeo con me qui all'Olimpo.
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Altro capitolo di passaggio, lo so, ma sono tutti indispensabili.
Non so davvero quanti capitoli possa avere questa storia, so solo che stiamo quasi raggiungendo il termine, perciò stay tuned!
Ah, ho un piccolo avviso: sto revisionando la mia vecchia storia Larry, c'erano un sacco di modifiche da apportare e credo che sarà qualcosa di totalmente diverso, una volta finito, perciò consiglierei tutti di passare, una volta pubblicata!
Vi ringrazio ancora per tutte le visualizzazioni, stelline, commenti, sono veramente orgogliosa di ciò che stiamo raggiungendo insieme!
-Ilay
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