εὐφροσύνη - Epilogue
Felicità.
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Una spada. Quella lama forgiata da Efesto che brillava di luce propria e aveva voglia di combattere contro il mondo, aveva vissuto un'avventura, ma non ne era stata protagonista. Aveva sentito il sudore freddo sul manico stretto saldamente da Louīs mentre attendeva di sfidare Ade a duello, pensando che solo così potesse vincere la libertà del suo più grande amore. Aveva sfiorato le pareti degli Inferi e aveva sentito quanto potesse essere sporco e cattivo un mondo di anime eterne che vivono dopo la morte senza una felicità. Quella spada aveva anch'essa dei sentimenti, ma non poteva esternarli.
Aveva bisogno di trafiggere il cuore di una persona per potersi sentire completa, ma sapeva anche che non era la scelta più saggia ricorrere alla violenza.
Ma quel ragionamento lo fece colui che impugnava l'arma, quel ragazzo dagli occhi celesti come il cielo divino che non faceva altro che sperare in una soluzione ad un mondo di violenza, qualcosa per scappare via con la lama incolume e la coscienza pulita, con l'amore della sua vita stretto in una mano e la spada riposta sul suo fianco mentre tornavano a casa.
L'arma più letale furono delle labbra.
Quelle labbra soffici baciarono delle labbra fredde come il ghiaccio d'inverno, mentre una mano calda, umana, accarezzava una guancia tremolante e divina. Quel bacio poté rappresentare quanto l'amore riuscisse ad andare oltre i pregiudizi, oltre le pergamene scritte, oltre alle rappresentazioni dell'Olimpo. Agape, colei che portava il nome dello stesso Amore, baciò con passione il dio della Morte senza ripensamenti, come se fosse il loro primo bacio, racchiudendo ogni singolo sentimento che aveva provato dalla notte in cui la aveva abbandonata sino a quel momento. Quelle labbra si mossero assieme, nel buio, senza emettere un rumore se non un sospiro da una terza bocca: Hārry.
Il ragazzo dai capelli ricci sentì come se il suo intero corpo fosse liberato da un peso che gli impediva di respirare, si sentiva finalmente a galla, libero di poter assaporare la vita a pieni polmoni. E ciò che voleva fare per primo non era respirare ma tornare tra le braccia di Louīs. Quelle braccia che avrebbero solamente riscaldato i suoi pensieri congelati dall'Ade, il suo cuore freddo e puro, cristallino, di nuovo ardente di passione.
«Sii sincero, ti piace davvero tanto cantare di questa storia, vero?» sorrise Hermes mentre guardava l'alba posizionato fra le braccia di Morfeo, il quale non faceva altro che sorridere e raccontare ininterrottamente la stessa storia d'amore. Perché non si era mai vista una storia così, un guerriero che è pronto e determinato a battersi con il Dio degli Inferi per averla vinta e riavere la mano del suo amore più grande e che torna a casa senza gloria di guerra, perché lo stesso Dio è caduto fra le mani di Agape, l'amore vero.
«Tre tipi di amore l'uomo può avere la fortuna di incontrare. Eros è il primo, l'amore erotico, carnale, vivo e materiale. Quello che l'uomo brama di più, che non sa quanto possa essere acceso. Dunque dichiaro sbagliato dare il nome "Eros" a questa storia, mio Messaggero degli Dèi.»
«Vorresti chiamarlo Philos? Sai bene che è un amore fraterno, di certo i due neo divini non hanno bisogno di esso per andare avanti. Vuoi chiamarlo Agape? Quell'amore che i mortali provano verso di noi, quella sorta di venerazione e gratitudine che essi hanno per i divini? Credo che il nome Eros sia più che giusto.
Non sai quanto il Dio dell'Amore si sia impegnato per far sì che Louīs ed Hārry si toccassero di nuovo, anche solo per un abbraccio. Quanto ha bramato il momento di un loro bacio, quanto voleva sentire quel "ti amo" sussurrato all'anima. Per quanto possa essere infante il nostro Dio Eros, non fa altro che cercare del buono nella gente. E l'aveva trovato in entrambi, gli ha studiati per bene, ha capito quanto potessero completarsi l'un l'altro e ha scoccato le sue due migliori frecce in bene della felicità.
E poi, mio caro Dio dei Sogni, devi dire grazie a loro e alla loro storia d'amore se adesso sei qui a stringermi tra le tue possenti braccia sulla punta del monte Olimpo, senza più nasconderti dal mondo, degno di poter far parte della città degli Dei. Non sei più costretto a vivere nell'ombra e puoi fare ciò che sognavi: dare speranza alla gente». Hermes era molto maturato nell'ultimo periodo, aveva acquisito più sicurezza in sé, aveva guardato avanti ed Hārry lo aveva accolto fra le sue braccia per insegnargli quanto la vita eterna potesse essere bella con la persona che ami al tuo fianco.
Perché Louīs, con il suo atto di coraggio aveva stravolto il pensiero di Zeus, il quale come premio aveva pensato di lasciargli quella spada divina forgiata dagli arnesi di Efesto. Il Padre degli Dei dovette ricredersi quando Ade gli parlò di questa storia d'amore da un altro punto di vista, immedesimandosi nel figlio e chiedendo a suo fratello di rendere Louīs immortale così che la loro felicità fosse eterna. Ed Ade sarebbe dovuto esser grato a vita al piccolo mortale se aveva varcato i cancelli dell'Olimpo con la sua mano stretta in quella di Agape, portandola nel mondo del divino e dell'eternità con lui, così che potesse rendere meno scontroso anche il Dio più triste e tetro di tutti.
E non importa quale sia il tuo ruolo nel mondo, quale sia la tua scelta di vita o i tuoi ideali, avrai sempre diritto alla felicità.
Ed Ade ed Agape, Louīs ed Hārry, Hermes e Morfeo, tutti loro avevano diritto alla felicità. L'avevano trovata?
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