13. τιμωρία
Vendetta.
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«Padre degli dei, padre di tutti noi,
Sono consapevole che non scorre buon sangue tra noi, o meglio, tra te e mia madre Nyx*. Anche tu stesso non ti fidi della Notte.
Ed è più che lecito, il suo buio incute paura ai mortali, ai morti, agli immortali.
Non sono qui per parlarti di lei però, sono qui per parlarti di tuo fratello Ade. Ormai è sempre più certo di voler incontrare finalmente suo figlio, il semidio, nonostante tu abbia severamente vietato a tutti gli dei che avevano una relazione con i mortali di conoscerli. Lui disobbedirà, non che questo possa essere strano.
Non chiedermi il motivo, se compie quest'azione per andare contro le regole stabilite da te, o perché realmente tiene al proprio primogenito, però ogni notte, dopo che assegno un sogno a tutti i mortali devo impegnarmi su Hārry rassicurandolo con la voce del padre, lasciando che pian piano si ambienti negli Inferi e veda Macaria nei propri sogni. Va contro le mie volontà ma abitiamo negli inferi noi Oneironi, non posso disobbedire al re dell'Inferno. L'ho sentito discutere con Proserpina, e probabilmente vuole che suo figlio lo affianchi e governi con egli l'oscurità, sembra come se nel sogno lo stesse addestrando a ciò che gli aspetta.
Ci serve il tuo aiuto, Dio del Cielo. Io e i miei fratelli stiamo vedendo Hārry cadere a pezzi giorno dopo giorno, e il suo amante vivere su delle illusioni. Non possiamo lasciare che il figlio di un Dio importante come Ade non diventi un eroe ma una minaccia per il mondo mortale e immortale. Faccia qualcosa.»
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«Hārry?» lo richiamò Louīs, notando che i suoi occhi stessero diventando più scuri con il calare della luna. Probabilmente era la sua specialità di semidio, il suo super potere, pensò Louīs mentre il suo amante fissava il panorama della loro città piuttosto concentrato sui propri pensieri.
Neanche Louīs, la più grande distrazione del riccio, riusciva a distoglierlo dalle parole della sua mente.
Pian piano sentiva la forza entrargli nel sangue, la vista offuscarsi. Hārry probabilmente non riusciva neanche più a distinguere la realtà dal sogno, per colpa di Ade.
«Elena è stata chiamata agli inferi» sussurrò alzandosi meccanicamente, procedendo con azioni statiche e rigide mentre aveva solo un obiettivo da portare a termine: sacrificare la finta purezza di Elena per suo padre.
Perché Hārry voleva solo vedere suo padre per quell'attimo che gli era concesso. Non chiedeva nient'altro agli Dei se non quello e, dopo l'incarico ricevuto, aveva deciso di portare a termine il suo compito per godere del privilegio di un sorriso di Ade.
«Hārry, Eros mio, cosa stai dicendo?» scattò Louīs cercando di placare la sua forza ed ostacolare il suo cammino sbagliato, parandosi davanti a lui senza permettergli di compiere un altro passo.
«Torniamo ad ammirare l'alba, stavamo parlando di Socrate, ricordi? Tu pensavi avesse ragione, stavamo discutendo sulla sapienza umana. Hārry ascolta la mia voce.»
Le lacrime di Louīs, che lentamente scorrevano sulle sue morbide guance, avevano un colore diverso sotto gli occhi iniettati di nero di Hārry e risaltarono in mezzo al buio.
In un attimo la priorità del semidio fu l'amore per il suo amante e non una vendetta, i suoi occhi si sciolsero nella luce di quell'umanità che risiedeva nel corpo dell'immortale e ritornarono del suo bellissimo verde smeraldo.
Istintivamente strinse fra le sue braccia il ragazzo in lacrime, infilando la testa nell'incavo del suo collo nonostante fosse una posizione piuttosto scomoda dato che Hārry era notevolmente più alto di Louīs. E quell'abbraccio rappresentò tutta la paura del più piccolo e tutta la frustrazione del riccio, perché per quanto il semidio volesse incontrare suo padre, il suo amore era così forte da distoglierlo anche dal suo più grande sogno, rimpiazzandolo con la voglia di vivere la vita con Louīs.
«Grazie, grazie per avere la capacità di smuovere l'Olimpo pur di salvarmi da me stesso e dal mondo. E lascia perdere ciò di cui parla Platone, non farti condizionare dalle sue parole. Il nostro amore non è solo di intelletto, chiaro? Io amo il tuo corpo, la tua mente, il tuo cuore e la tua anima» le parole di Hārry toccarono il cuore del suo amato, ma urtarono anche a coloro che ascoltano tutto: gli Dei. Ed un Dio in particolare adesso stava progettando una vendetta, ben diversa da quella di disobbedire al proprio fratello: Ade. E pensava proprio il modo migliore per far del male a tutti. Chissà.
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«Per tutte le fiamme dell'oltretomba, è mai possibile che mio fratello ha quell'essere volatile come messaggero ed io devo aspettare i secoli solo per poter parlare con te, Fobetore?» sbraitò Ade seduto sul suo trono di scheletri mentre gesticolava nervoso e pieno di ira nel suo sangue immortale.
Anima nera, fatta di sbuffi di oscurità, che troneggiava e comandava il destino eterno delle anime dannate. Temuto da tutti e da tutto, le sue mani ossute avevano il potere di uccidere ogni essere vivente.
«Mio padrone, dica, mio padrone» esordì l'Oneiroe più piccolo, correndo ai piedi del sovrano dell'Inferno, baciandoli. Fobetore era la divinità degli incubi, del buio della notte. Fratello di Fantaso e Morfeo. Egli sguazzava negli Inferi trovando piacere nel nero che si impadroniva del posto, tutto era di ispirazione per dei nuovi incubi la notte. E nell'ultimo periodo era diventato piuttosto utile ad Ade per connettersi con suo figlio. Fobetore amava gestire gli scenari, oscurare la vista e donare il senso di smarrimento ai protagonisti dei suoi sogni, mentre Ade semplicemente parlava a suo figlio. Gli diceva che molto presto sarebbe arrivato giù nell'Oltretomba e avrebbe governato con lui, che avrebbe trovato la felicità.
Ma anche lo stesso Ade non ne era più convinto. Perché nella sua mente era tornata vivida l'immagine di Agape, madre di Hārry. O meglio, non era mai andata via.
Sentiva di amarla, di trovarla bellissima anche con alcuni segni della vecchiaia che scalfivano il suo dolce viso, era comunque una donna perfetta. E non aveva mai smesso di amarla.
E voleva, la notte, andare da lei, parlarci, sfiorare ancora quelle labbra che avevano la capacità di illuminare l'oscurità.
Ma non era possibile.
Doveva rimanere fedele alla sua immagine di cattivo e proseguire con i suoi piani, senza che l'amore potesse accecarlo. E così fece, rimase fedele ai suoi pensieri malvagi, ordinando il suo volere a Fobetore.
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*Nyx: divinità primordiale dell'Antica Grecia, incarnazione della notte.
Creazione: 20/04/2017 & Revisione: 13/11/2018
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