Prologo


Un'oscurità profonda avvolgeva il cielo quella notte. Nubi grigio scuro coprivano la pallida luce della luna. Il vento soffiava, quasi come se stesse sussurrando parole in una lingua sconosciuta, troppo antica e potente per essere compresa. Dalla foresta proveniva un forte odore di pini.

Lui era in piedi, sulla terrazza di marmo bianco intento ad osservare il buio attorno a sé. Riusciva a percepire quell'oscurità. Lo avvolgeva dolcemente, gli entrava sotto la pelle, nei muscoli, nelle ossa. La forza di quell'oscurità lo faceva sentire libero e vivo. La notte aveva lo straordinario potere di renderlo sereno, in pace con sé stesso e col mondo che lo circondava.

Riusciva a percepire l'elettricità dell'aria ancora prima che un tuono lontano gli rimbombasse nelle orecchie. Sentiva il canto degli uccelli notturni, il suono delle creature del bosco. Il rumore della notte, sua fedele compagna.

Appoggiò le mani pallide sul cornicione di marmo, percependone la freddezza. Chiuse gli occhi inspirando tutto quel potere.

Ma fu in quel momento che sentì qualcos'altro. Una nuova e sconosciuta sensazione. La percepiva lì, in un angolo remoto della sua mente. Avanzava lenta ma decisa, facendosi più viva ad ogni passo. Il lento battito del suo cuore accelerò, cogliendolo di sorpresa. Spalancò gli occhi, curvandosi in avanti, una mano si posò sul petto all'altezza del cuore. Le lunghe unghie si conficcarono nella carne poco in profondità, sangue rosso scuro gli bagnò la camicia di lino.

Molto lentamente, la sua vista si annebbiò e non vide più il cielo scuro e la foresta circondante la sua casa. Non sentì più il suono dei gufi, il battito d'ali dei pipistrelli, lo zampettare dei ragni sulle cortecce degli alberi.

In quel momento, davanti ai suoi occhi, si presentava una nuova scena: un vasto prato con al centro un'alta e robusta quercia. I fili d'erba erano alti, la brezza leggera faceva si che si muovessero come se stessero danzando. La luna splendeva in un cielo senza nuvole e ricoperto di stelle. La quercia dominava l'ambiente nella sua maestosità. Si riusciva quasi a percepire la sua forza, una forza molto antica, annidata nelle sue profonde radici, nel suo tronco e nelle sue foglie. Ma ecco che, da un punto lontano, si avvicinò una sorta di nebbia scura, più nera della notte. In essa, un uomo, fiancheggiato da un lupo e da altre creature notturne. Ai suoi piedi si muovevano scarafaggi e ragni, in cielo volavano uccelli rapaci e pipistrelli. Si avvicinò alla quercia pronunciando parole in una lingua antica e oscura. I suoi accompagnatori, come se stessero rispondendo ad un ordine, si avventarono sulla quercia. Sul suo tronco, sulle sue radici, sulla sua chioma. Lentamente, cominciarono a divorarla e a rubarle la forza. L'uomo si allontanò, il lupo accanto a lui lo seguiva passo dopo passo. Ma fu allora che, alle sue spalle, sentì provenire un forte calore. Si voltò e vide la quercia bruciare. Lingue di fuoco l'avvolgevano senza danneggiarla, le creature notturne che fino ad un attimo prima la stavano distruggendo, ora morivano inghiottite dalle fiamme. L'uomo guardava ammirato e terrorizzato la scena. Ma i suoi occhi furono catturati da un nuovo elemento. Tra le fiamme e il fumo che si facevano sempre più densi, scorse una figura di donna. Non riusciva a scorgerne bene i lineamenti e le forme del corpo. I suoi occhi cominciarono a bruciare e si avvicinò di qualche passo alla donna. E fu allora che li vide. Un dettaglio, tanto bello quanto preoccupante. Vide un paio di occhi, un paio di occhi di due colori diversi. Esattamente identici ai suoi.

Aaron si risvegliò da quell'improvviso stato di trance. Era chino sul cornicione di marmo, il sudore gli colava lungo la fronte, gli impregnava la schiena. Si accorse di avere ancora le unghie affondate nella carne. Levò via la mano, lasciando che piccoli rivoli scuri scivolassero sulla sua pelle macchiando il pavimento chiaro. Aaron sapeva che quella era una visione, una visione poco chiara e preoccupante che gli era stata mandata per avvisarlo di un evento futuro. Aaron sapeva che quell'uomo era lui, sapeva chi era quel lupo, sapeva cosa significava quella quercia. Ma ciò che più lo preoccupava era quella donna. Una donna che non era riuscito a riconoscere, di cui riusciva a percepire l'enorme forza vitale. Una donna che non conosceva ma che aveva un difetto fisico. Quegli occhi, uno castano scuro e l'altro ghiaccio, erano un dettaglio fin troppo familiare.

Aaron sapeva che doveva avere delle risposte. E sapeva chi poteva fornirgliele.

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