7 - ERIS -
- Capitolo sette -
Eris
Quando entro all'interno del negozio, sento un campanello suonare. Alzo la testa e vedo un filo che lega un campellino in ottone alla porta. Me la richiudo alle spalle e inizio a guardarmi intorno.
E' esattamente come mi immaginavo un posto simile. Il pavimento in legno è consumato e scricchiolante. Alti scaffali colmi di libri circondano le tre pareti del negozio. Alzo la testa per osservare il soffitto da cui pendono in alcuni punti modellini di animali e creature fantastiche come draghi, folletti e fate. In mezzo alla stanza vi sono alte teche di vetro contenenti vari oggetti e libri.
<< Salve >> chiamo, non avendo ancora visto nessuno. Mentre aspetto una risposta mi muovo un po' all'interno della stanza e fra le teche. Sono riempite con oggetti di vario tipo. Una è colma di boccette di vetro con all'interno erbe e liquidi dagli strani colori. In un angolo un teschio che spero vivamente non sia autentico, mi fissa con occhi vuoti. Un tavolo in vetro contiene una serie di pugnali in argento perfettamente lucidati e conservati. Mazzi di tarocchi si alternano a libri dai titoli più disparati. Faccio una smorfia quasi disgustata quando in uno degli scaffali vedo degli animali impagliati, nello specifico un corvo, una civetta e quello che sembra essere un furetto. In alcuni barattoli pieni di uno strano liquido che non saprei identificare, ci sono dei rettili perfettamente conservati. Mi guardo intorno, in attesa di un segno di vita del proprietario del negozio. Non sembra avermi sentita nessuno.
<< C'è nessuno? >> chiedo di nuovo, un po' più forte.
Mi avvicino al bancone di legno scuro e vi poggio sopra la mano, notando che è coperto da alcune dita di polvere. Mi pulisco la mano sui jeans con faccia disgustata e solo in quel momento mi accorgo di due occhi che mi fissano.
Sono gialli e appartengono ad un gatto dal pelo nero come la notte seduto su un cuscino di velluto viola in un angolo del bancone.
<< Hey >> lo saluto avvicinandomi piano. Il gatto non sembra né spaventato né infastidito dalla mia presenza.
<< Allora c'è qualcuno qui >> gli dico mentre mi avvicino. Il gatto mi guarda dritto negli occhi incuriosito e noto che al collo indossa un collare di velluto dello stesso colore del cuscino su cui è seduto con appesa una medaglietta d'argento. Guardo il nome incisovi sopra e sorrido.
<< Lucifer >> sussurro.
<< Miao! >> mi risponde il gatto. Sorrido spontaneamente e avvicino una mano al suo muso. Lucifer mi annusa la mano, ci pensa un secondo e poi vi appoggia la morbida testolina contro, lasciando che io lo coccoli. Le sue fusa riempiono il silenzio della stanza. I suoi occhi gialli si aprono e si specchiano nei miei. Sembra quasi leggermi dentro.
Mentre lo accarezzo, un flash nella mia mente mi colpisce in pieno.
"Ti piace il gatto? Si chiama Lucifer. A casa ne abbiamo uno vero come lui. Non vede l'ora di conoscerti"
Le parole della donna sconosciuta della mia seconda visione mi risuonano nel cervello, mentre Lucifer continua a strusciarsi sulla mia mano. L'immagine di una piccola me con in braccio un gatto nero di peluche, si stampa davanti ai miei occhi.
Guardo il gatto. Mi sta fissando con quei grandi occhi gialli. Sembrerei pazza se dicessi che pare aver capito anche lui quello a cui sto pensando. Un gatto praticamente identico al peluche di quando ero bambina e che ha lo stesso nome che gli aveva dato la donna misteriosa. Non può essere una coincidenza...
<< Porca vacca! >> sento esclamare. Il mio flusso di pensieri viene bruscamente interrotto da quelle parole. Mi volto verso il bancone e vedo un ragazzo. E' alto, con capelli biondi e ricci, completamente vestito di nero, con gli occhi spalancati e lo sguardo attonito.
<< Ciao >> lo saluto continuando a coccolare Lucifer << ho chiamato ma ho trovato solo lui >> dico al ragazzo indicando con l'altra mano il gatto.
Il tizio mi si avvicina dall'altro lato del bancone, la bocca ancora spalancata e lo sguardo meravigliato.
<< Sei la prima persona, dopo la sua padrona, che gli piace. Di solito è uno stronzo con tutti >> mi spiega il ragazzo. Lucifer alza gli occhi su di lui, quasi come se avesse colto l'insulto e soffia al ragazzo. Poi ritorna a poltrire sul cuscino.
<< Ah. Ora capisco il nome, allora >> gli dico.
Lui mi sorride divertito e mi porge la mano. Io la stringo mentre lui si presenta.
<< Perdonami se sono spuntato solo adesso, ero di là a mettere in ordine alcuni scatoloni. Io sono Brice >> si scusa.
<< Nevena >> gli rispondo infilandomi le mani nelle tasche.
Lui si illumina in volto e fa un cenno con il dito indicandomi.
<< Nevena! Sei la ragazza che mi ha scritto questa mattina, allora. Hai un nome molto particolare, non credevo fosse vero >> sogghigna.
<< E' bulgaro >> gli rispondo alzando le spalle.
Lui annuisce, colpito penso dall'origine del mio nome. Non è la prima volta che qualcuno mi dice di avere un nome particolare. D'altronde è vero.
<< Ah capisco. Allora, Nevena, dimmi: cosa ti porta qui? >> Brice si appoggia coi gomiti sul bancone, il mento posato sulle mani e un'espressione da ebete dipinta in volto.
Aggrotto la fronte. Questo tipo è strano forte.
Raddrizzo la schiena e lo guardo dritto negli occhi, pronta a chiedergli delle informazioni. Non so nemmeno io come ho fatto a pensare che venire qui e fare domande su leggende fantastiche riguardanti la mia famiglia, sempre che non siano altri Whiteoak, anche se dubito, fosse una buona idea. O almeno un'idea intelligente e ragionevole. In ogni caso, ormai sono qui. Quindi meglio provare a percorrere ogni strada possibile.
<< Sì, ehm, io sono finita per caso sul tuo blog. In realtà, stavo facendo una ricerca, ma non ho trovato molto a parte le tue informazioni >> gli rispondo.
<< Che cosa ti ha interessato particolarmente? >> mi chiede lui avvicinando la mano a Lucifer, che però non gli risparmia un'unghiata a cui Brice riesce a sfuggire per un pelo.
<< La storia della famiglia Whiteoak >> gli dico.
Lui si raddrizza e inizia a scrocchiarsi il collo con aria elettrizzata.
<< Ah, adoro questo argomento! In generale tutto quello che c'entra con il sovrannaturale mi affascina, ma la storia dei Whiteoak... >> lui ruota gli occhi e sospira << la adoro. Cosa vorresti sapere in particolare? >>
Brice si volta, dandomi le spalle e inizia a cercare vecchi volumi sugli scaffali di legno dietro al bancone.
<< Tutto quello che sai, in realtà >> gli rispondo.
Lui inizia a perlustrare con lo sguardo la marea di libri che si trovano davanti a lui. Alcuni sembrano molto antichi, altri nuovi di zecca. Diversi volumi sono così impolverati da darmi l'idea di essere fermi in quella posizione in libreria da anni. Brice recupera un libro e poi si volta verso di me. Ha lo sguardo di chi sta per parlare della sua più grande passione, esattamente lo stesso che si stampa sul volto di mio fratello quando viene fuori l'argomento videogiochi.
<< So molte cose, ma non tante quanto vorrei. Quella famiglia è una tale incognita per me. Sanno nascondersi, i bastardi. E anche le loro tradizioni e le informazioni su di loro sono alquanto difficili da reperire >> le parole gli escono veloci dalle labbra una dietro l'altra. Torna a guardare il muro di libri davanti a sé, alla ricerca di qualunque cosa possa essergli utile.
<< Ho notato. Non ho trovato nulla in rete, a parte il tuo blog >> rispondo secca.
Lui ride amaramente e si volta di nuovo per rispondermi.
<< Cavolo devi esserti impegnata nella tua ricerca, il mio blog non è tra i primi risultati che vengono fuori, purtroppo >> mi risponde.
Sospiro. Ha ragione. E sono anche stata fortunata a trovarlo, stavo per mettere fine alle mie inutili e povere ricerche quando mi è capitato sott'occhio il suo articolo. Di certo non era quello che mi aspettavo di trovare.
<< Sì, ho notato >> rispondo.
Lucifer si alza dal cuscino e si stiracchia per poi rimettersi a poltrire. Che bella vita la sua. Sicuramente con molte meno preoccupazioni.
<< Sei un'appassionata di occultismo? >> mi chiede Brice.
Ha puntato una fila di libri su uno scaffale in alto. Si muove lungo il retro del bancone e recupera una scaletta.
Sbuffo una risata che mi esce dal profondo del cuore. Figuriamoci se mi interesso di argomenti simili. Streghe, maghi, vampiri, lupi, fate dei boschi... no. Non è proprio il mio. Però non avevo altre piste da seguire se non questa. E anche se si trattasse di semplici leggende, beh, il mio elaborato almeno sarà un lavoro originale.
<< No, assolutamente. Non so nulla di... >> mi guardo intorno nel negozio e con le mani faccio dei gesti per indicare tutti gli strani oggetti al suo interno << questa roba >>.
<< Allora come mai hai cercato informazioni sui Whiteoak e hai deciso di venire qui? >> domanda lui. Sta esaminando una serie di pesanti e, a vedersi, molto vecchi tomi rivestiti in un materiale che sembra essere cuoio.
<< Una ricerca per un progetto di scuola >> rispondo alzando le spalle.
Lui aggrotta le sopracciglia con aria sorpresa e un po' confusa. Gli occhi sempre fissi sui libri da esaminare.
<< Da quando a scuola fanno fare ricerche sull'esoterismo e argomenti simili? >> mi chiede lui sorpreso.
<< Infatti non si fanno. E' per il corso di storia >> gli rispondo.
Lui posa il libro che stava esaminando. Evidentemente non era quello che cercava. Però prende quello accanto. E' uguale al primo, differisce solo lo spessore. Lo apre e sfoglia velocemente le pagine in cerca di informazioni.
<< Che tipo di ricerca? >> mi domanda lui.
<< Sulle origini della mia famiglia >> rispondo tranquillamente.
Il pesante libro che Brice tiene in mano, cade a terra, aprendosi e sollevando una nuvola di polvere. Brice si volta verso di me, il viso pallido e un'espressione sconvolta e attonita sul viso.
<< Come prego? >> mi chiede quasi sussurrando.
Io lo guardo con sguardo sorpreso e confuso. Cosa avrò detto di così strano?
<< Io sono di Chelsea e il comitato scolastico ci ha affidato il compito di svolgere due ricerche per l'anniversario della fondazione della città: una sulle sue origini e l'altra, più personale, sulle origini della nostra famiglia >> gli rivelo. Non so a cosa possano servirgli tali informazioni onestamente, ma la sua espressione mi dice che le mie parole lo hanno colpito come un fulmine a ciel sereno.
Lui scuote la testa, scende dalla scaletta, si china a recuperare il libro e lo posa sul bancone. Lo sguardo fisso sul pavimento. Poi lo alza su di me. Gli occhi gli brillano di un'euforia come se avesse appena ricevuto una notizia straordinaria.
D'istinto mi allontano di qualche passo da lui. Non perché mi faccia paura o altro, ma la sua espressione mi lascia turbata.
<< Come ti chiami? >> mi chiede. La sua voce è talmente bassa e strozzata che faccio quasi fatica sentirla.
Io scuoto la testa. Questa situazione è sempre più assurda.
<< Ehm... Nevena Whiteoak Felton >> gli rispondo concisa.
Lui strabuzza gli occhi e si porta le mani sulla bocca, come se dovesse fermare un urlo di sorpresa. La scintilla nei suoi occhi si fa sempre più brillante e quando mette giù le mani, sul suo viso è stampato il più grande sorriso di gioia e sorpresa che io abbia mai visto.
<< Tu sei una Whiteoak? >> mi domanda, cercando di contenere l'emozione.
<< Sì quello... quello è il mio cognome, sì >> rispondo guardandolo.
Sobbalzo quando lancia un urlo entusiasta. Ma questo tipo è completamente fuori!
<< Per la miseria! >> dice mettendosi le mani nei capelli << cazzo, non ci credo! Ma come è possibile che io non sappia nulla di te? >> le parole gli escono così rapide dalla bocca che non riesco a fermarlo.
Faccio per rispondere quando qualcuno entra nel negozio dalla stessa porta aperta da cui poco prima era spuntato Brice.
E' una donna, di circa cinquant'anni. Ha la pelle chiarissima e dell'eyeliner intorno agli occhi verde acceso. I capelli sono lunghi, lisci e scuri, divisi da una riga centrale che le allunga il viso. Il corpo è snello, ma il decolleté è pronunciato dalla scollatura a V del suo lungo abito nero.
<< Brice, cosa stai combinando... >> interrompe la frase non appena incrocia il mio sguardo.
Emetto un respiro strozzato. Non appena i miei occhi incontrano i suoi, nella mia mente passano rapidamente una serie di immagini una dopo l'altra di una donna identica a lei, ma in situazioni differenti: lei che mi sorride porgendomi un gatto nero di peluche, lei che legge un pesante e spesso libro nero che richiude non appena mi vede, lei che parla animatamente con una donna che mi somiglia in maniera incredibile, lei che mi poggia le mani sulle tempie sussurrando parole in una strana lingua, lei con in braccio Lucifer. Ed eccolo lì, il volto della donna che non riuscivo a distinguere nella mia seconda visione. I ricordi mi passano veloci davanti agli occhi uno dietro l'altro, sempre più nitidi. E' il suo viso quello che vedo. E' lei quella donna, sicuramente più giovane nei miei ricordi, ma è lei. Ne sono sicura.
Torno a respirare e di fronte ho di nuovo lei, ma nel presente.
La donna mi guarda e ho come la sensazione che sappia chi sono. Il suo sguardo sembra penetrarmi fin dentro le ossa, come se avesse visto anche lei ciò che la mia mente mi ha fatto ricordare.
<< Ciao, posso aiutarti? >> mi domanda.
Io non so bene cosa dire, non riesco a trovare le parole.
Così rispondo semplicemente: << Ci stava pensando Brice >>.
La donna mi sorride, lo stesso dolce sorriso che ha rivolto alla piccola me nella visione. Ma nel suo sguardo noto dell'altro, qualcosa di strano. Ho come la sensazione che lei mi conosca bene e che sappia molte cose di me. Cose che nemmeno io so di me stessa.
<< Perdonami, non mi sono presentata. Io sono Eris >> la sua voce è dolce e vellutata e più l'ascolto, più sono sicura di averla già sentita in passato.
Le porgo la mano e stringo la sua. La sua pelle è morbida e calda al tatto. Mi ritorna in mente la sensazione di quelle mani sulle mie tempie... Non può essere una coincidenza. Tutto questo è troppo strano. Ma sento che è reale. Che lei è reale, qui, presente di fronte a me. E lo era anche la lei di me bambina in quel ricordo lontano e in tutti quegli altri piccoli sprazzi di ricordi che la mia mente ha risvegliato non appena ho incrociato il suo sguardo.
<< Nevena >> le rispondo << ci conosciamo? >> la domanda mi esce spontanea, nemmeno rifletto prima di porgergliela.
Lei mi guarda, i grandi occhi verdi sgranati che si specchiano nei miei. Continua a mantenere lo sguardo fisso su di me, sul suo volto vedo passare una serie di emozioni che però non riesco a decifrare.
Lei fa un cenno con la testa, ma non mi risponde. Poi si volta verso Brice, il quale è rimasto per tutto il tempo immobile a fissarmi imbambolato.
<< Allora Brice, di cosa ha bisogno la nostra Nevena? >> gli domanda Eris.
Brice si volta verso di lei, sul volto un'espressione elettrizzata.
<< Lei è una Whiteoak! >> esclama Brice << e non sa nulla sulla sua famiglia! >> la sua voce è così acuta che quasi mi fa venire male alle orecchie per quanto urla quella frase.
Eris gli sorride e di nuovo sul suo viso noto quell'espressione di chi sa già tutto. Tuttavia, lei non dice nulla per farlo intendere. Alza semplicemente lo sguardo meravigliato e mi lancia un'occhiata.
<< Una Whiteoak. Erano anni che non ne vedevo uno. >> dice lei lentamente, avvicinandosi a Lucifer.
Il gatto la guarda pieno d'amore e non appena la donna inizia ad accarezzarlo, lui risponde al gesto con fusa profonde e piacevoli.
Non posso fare a meno di guardarla. Il suo viso ora che lo riconosco, è così familiare. E' come se lo avessi visto per tanto tempo, come se la conoscessi da anni ma avessi rimosso completamente il ricordo di lei dalla mia mente. Le sue mani si muovono delicate sul folto pelo nero di Lucifer che apre gli occhi e mi guarda. Di nuovo, il suo sguardo felino sembra capirmi e in risposta a ciò miagola rivolto a me. Mi avvicino e la sua attenzione dalla sua padrona, passa a me. Si lascia accarezzare, il corpo scosso da profonde fusa.
Sento lo sguardo di Eris su di me e quando sposto l'attenzione dal gatto a lei, vedo sul suo viso un'espressione dolce e quasi malinconica. Potrà anche non aver risposto alla mia domanda, ma sono sicura di conoscerla. E lo sa anche lei.
<< Piaci molto al mio Lucifer >> afferma lei, un sorriso gentile le increspa le labbra.
<< Strano >> si intromette Brice << è uno stronzo quel gatto >> sbuffa.
Il gatto in risposta mi si avvicina di più e si alza su due zampe, appoggiando quelle anteriori sul mio petto. Lo prendo come un invito, così lo faccio salire su di me e lui si lascia prendere in braccio. La sua testolina struscia contro il mio collo e poi rimane lì.
<< Non è stronzo, Brice >> gli risponde Eris << è solo molto selettivo. Sono animali meravigliosi e affascinanti i gatti. Sanno percepire e cogliere le emozioni umane meglio di chiunque altro. E poi sono fedeli compagni. Devi solo avere la fortuna di essere scelto >> continua lei avvicinandosi a Brice. Il suo sguardo cade sul libro che gli era caduto e che ora si trova sul bancone.
<< Quando ero piccola... >> le parole mi escono di nuovo spontanee dalle labbra senza che io possa controllarle. Eris alza lo sguardo su di me << quando ero piccola, avevo un peluche come lui. Era un gatto nero. E anche lui si chiamava Lucifer. Era il mio pupazzo preferito, non me ne separavo mai >> e quello che dico non è una bugia. Ma una consapevolezza. E' come se sapessi che quel peluche era il mio conforto, la mia coperta di Linus.
Eris mi sorride dolce ma nel suo sguardo noto una lieve tristezza. Scuote la testa e ritorna al libro davanti a lei.
<< Allora Nevena >> comincia lei << cosa ti ha portata da me? >> le sue parole sono scelte con cura, come se io non fossi lì in un luogo a caso. Come se mi fossi trovata lì per un motivo preciso. Come se avessi saputo che avrei trovato lei, la donna della visione.
Poso Lucifer sul bancone e lui torna a dormire sul cuscino. Guardo Brice ed Eris, in attesa di sentire cosa voglio conoscere riguardo la storia della mia famiglia.
<< Devo fare una ricerca sulla mia famiglia per un progetto scolastico. Il fatto è che non so nulla di loro e l'unica cosa che ho trovato online è stata la sua... storiella >> dico indicando Brice.
La sua faccia è indignata per aver definito il suo articolo una "storiella".
<< Storiella?! Ehi, guarda che queste non sono storielle. Sono tutte cose vere. Anche se tu non ci credi. Il che è alquanto esilarante, visto che la tua famiglia è una pura creazione magica! >> esclama con vigore Brice.
Eris alza gli occhi al cielo sospirando. Trattengo appena una risata. Immagino che avere a che fare con Brice non sia semplice. Soprattutto se si esalta così tanto per certi argomenti.
<< Brice... ogni cosa a suo tempo. E abbassa i toni, se non ti dispiace >> lo rimprovera lei.
Gli occhi di Eris poi si spostano sui miei e mi sorridono dolci e comprensivi.
<< Scusalo, ci tiene molto a questi argomenti >> mi dice lei << ti va una tazza di tè? Nel mentre potrai consultare dei libri e farmi tutte le domande che desideri >> mi propone, alzando una parte del bancone e invitandomi ad andare con lei nel retrobottega.
Io esito un attimo, ma tutta questa surreale situazione è troppo attraente per me che non posso evitarla.
Così annuisco e passo dall'altra parte del banco, seguendo una Eris sorridente e, mi pare, anche più serena.
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