3 - SEGRETI -
- Capitolo tre -
Segreti
Saluto Major mentre se ne va via lasciandomi davanti a casa. Entro, chiudendomi la porta alle spalle. Mi ci appoggio con la schiena e la testa, chiudo gli occhi e sospiro. E' stata un giornata intensa, mi sento molto stanca, esausta quasi. Non tanto per aver nuotato, ma per tutte le cose strane che sono successe in un solo giorno. Non riesco a capire, mi sento confusa, frastornata, è come se tutte quelle sensazioni fossero nascoste in qualche parte profonda della mia mente e fossero uscite tutte insieme.
Scuoto la testa e cerco di ritornare alla realtà. Mi tolgo la giacca e lascio zaino e borsone accanto alla scarpiera e vado verso la cucina. Mia madre e mio padre stanno preparando la cena.
Sorrido nel vederli. I miei genitori mi sono sempre sembrati una di quelle coppie da film, quelle belle e genuine che si conoscono al liceo, si mettono insieme a sedici anni e da lì non si lasciano più. In realtà è stato un po' diverso da come me lo immagino. Si sono conosciuti al college. Mia madre era una studentessa di medicina al secondo anno, mio padre una matricola della facoltà di economia anche se non gli interessava un granchè lo studio. Mamma mi ha sempre detto che papà era il tipico ragazzo da confraternita, sempre pronto a fare festa e quasi mai pronto in tempo per gli esami. Come si siano trovati, con due caratteri e attitudini alla vita universitaria così diverse, non me lo hanno mai saputo dire nemmeno loro. Semplicemente una sera si sono incontrati ad una festa, cosa assai rara perchè mia madre non era una festaiola, preferiva andare al cinema o a cena fuori con le amiche. Ma quella sera le sue compagne di stanza l'hanno trascinata a forza a quella festa ed è stato lì che i miei genitori si sono incontrati e innamorati. Mio padre mi ha sempre detto che non appena ha visto quella ragazza seduta insieme ad altre due amiche sul divano del salotto della sua confraternita, si è innamorato di lei all'istante. "Non so dirti cosa fosse di lei che mi ha colpito. I capelli ricci e rossi lasciati scivolare sulle spalle, gli occhi verdi acceso o il sorriso ampio che rivolgeva alle sue amiche. Sapevo solo che era la creatura più bella che avessi mai visto e volevo a tutti i costi uscire con lei", mi aveva raccontato una sera di tanti anni fa mentre ero nel mio lettino e gli chiedevo di raccontarmi di come avesse conosciuto la mamma. E da lì è iniziato tutto. Si sono fidanzati e sposati non appena mamma ha finito l'università. Papà non ha mai terminato gli studi, aveva capito che non era il suo. Così dopo il matrimonio ha iniziato l'accademia per diventare poliziotto e ora è un agente della polizia di Chelsea. Non che succeda mai nulla di particolare qui, ma è bravo nel suo lavoro.
Mia madre si volta e non appena posa gli occhi su di me, il suo sorriso si fa serio e la sua espressione serena diventa preoccupata mentre mi si avvicina e mi posa una mano sulla fronte dove un evidente livido viola si sta formando.
<< Nevena che cosa è successo? >> mi domanda posandomi le dita sulla botta che ho preso in piscina. Sussulto un attimo quando le sue dita sfiorano la mia pelle gonfia e dolorante. Si ritrae e va verso il freezer per prendermi del ghiaccio.
Mi avvicino all'isola della cucina e mi siedo su uno sgabello alto guardando mio padre che sta tagliando delle carote a julienne mentre aggrotta la fronte, incuriosito anche lui dal mio nuovo bernoccolo.
Mamma mi passa del ghiaccio avvolto in un panno da cucina. La ringrazio e me lo appoggio sulla fronte. Il sollievo è istantaneo.
<< Allora? >> insiste lei.
<< Sono andata a sbattere contro il muretto della vasca in piscina >> taglio corto. E' già abbastanza imbarazzante così, non mi va di raccontare i dettagli di quello stupido incidente.
Mio papà sogghigna e mamma lo fulmina con lo sguardo mentre si mette le mani sui fianchi nella sua tipica posa contrariata.
<< Ma non l'hai vista la parete? >>mi domanda lei con un tono di voce incredulo.
Faccio spallucce, rubando una carotina che gentilmente papà mi passa continuando il suo minuzioso lavoro.
<< Mi sono distratta >> rispondo.
Mia mamma sgrana gli occhi e scuote la testa.
<< Certo che distrarsi mentre nuoti sott'acqua richiede un grande impegno, Nevena. Lo sai che potevi farti male? >>
<< Sì lo so, mi dispiace. Non l'ho fatto apposta >> mi scuso.
Mio padre mette le carote in una ciotola già pronta accanto a lui e alza lo sguardo per guardarmi.
<< E' chiaro che non l'hai fatto apposta. A cosa stavi pensando di così interessante? >> mi chiede.
Sospiro. Non vorrei rivelargli cosa ho visto, cosa mi è sembrato di ricordare mentre nuotavo. Di sicuro mi prenderebbero per pazza e mi rispedirebbero dalla psicologa per capire cosa mi succede. E io di raccontare di nuovo i fatti miei ad una estranea non ci penso minimamente. Ma non posso nemmeno inventare una bugia abbastanza grande per spiegare l'accaduto. Così rispondo semplicemente: << Un sogno ad occhi aperti >>.
Mio padre mi guarda, serio. Gli occhi verdi mi scrutano il viso, cercando di cogliere qualcosa, qualunque cosa possa suggerigli a cosa io stia pensando.
<< C'entra col tuo sogno di questa notte? Quello di cui non hai fatto in tempo a parlarmi questa mattina? >> mi chiede lui. Mia madre a quelle parole si volta verso di lui, poi guarda me. Gli occhi ancora sgranati.
<< Cosa hai sognato stanotte, Nev? >> mi domanda lei, cercando di rimanere composta.
<< Era solo uno strano sogno, nulla di importante o di cui dobbiate preoccuparvi >> rispondo, cercando di chiudere l'argomento.
Mia madre scuote la testa e prende i piatti da portare in tavola per la cena.
<< Se ti distrae così tanto da farti fare certe cavolate >> dice indicando la mia fronte << allora forse dovremmo preoccuparci >>.
Sospiro e capisco che la loro caparbietà mi perseguiterà per tutta la sera se non gliene parlo. Almeno in parte.
<< Ho semplicemente sognato una quercia in fiamme e un uomo che non ho riconosciuto che in lontananza mi fissava >> la chiudo lì, sperando sia sufficiente a calmare le sue ansie.
Silenzio. Nessuno dei due dice una parola. Alzo lo sguardo su di loro.
Mia madre mi fissa, l'espressione vuota in viso. Le mani serrate sui piatti azzurri che stringe forte nelle mani. Se ne va in sala da pranzo senza dire una parola.
Sposto lo sguardo su mio padre. Anche lui mi sta guardando ma non sembra così sconvolto come lei. Continua a preparare il cibo da portare in tavola mentre continua a guardarmi.
<< E cosa faceva quest'uomo misterioso? >> mi domanda mio padre, spostandosi verso il frigorifero e tirando fuori della carne da cuocere sulla piastra. Accende il fornello e si mette a cucinare in silenzio, aspettando una mia risposta.
<< Nulla, mi guardava e basta. Non riuscivo a vedere bene il suo viso, era scuro, come se qualcosa lo nascondesse. Però ho visto i suoi occhi >>.
A quelle ultime parole, mio padre si ferma. Noto la sua schiena irrigidirsi per un istante. Poi torna a cucinare, come se nulla fosse.
<< E com'erano? >> chiede.
<< Uguali ai miei, identici. >> rispondo guardandolo, cercando di cogliere il minimo segno di disagio nella sua postura.
Lui fa un cenno di assenso con la voce e continua a preparare la carne senza dire nient'altro. Mia madre è ancora di là, la sento apparecchiare il tavolo.
<< Comunque, era solo uno strano sogno >> chiudo, cercando di porre fine alla discussione e sperando che tutta quell'aria di mistero ed ansia se ne vadano improvvisamente esattamente come sono arrivate.
Mio padre si volta verso di me. Mi sorride, ma i suoi occhi sono spenti.
<< Sì, era solo un sogno >> non crede nemmeno lui alle sue parole.
Sospiro, cercando di capire cosa stia succedendo. Sono successe troppe cose, davvero troppe cose strane per non pensare che siano reali. Il sogno di stanotte, le foglie di quercia, il ricordo-visione che ho avuto in piscina e ora i miei che si comportano in modo strano. Come se sapessero cose di cui io non sono a conoscenza.
Faccio per parlare quando mia mamma esce dalla sala da pranzo e mi chiede di andare a chiamare mio fratello in camera sua. Annuisco e lascio il panno col ghiaccio che ormai si sta sciogliendo sul bancone e salgo di sopra.
A metà scala mi fermo, sentendo delle flebili voci provenire dal piano di sotto. Lentamente scendo qualche gradino, per origliare meglio ciò che mio padre e mia madre si stanno dicendo.
<< Non può essere, è troppo presto >> dice mia madre, l'ansia nella sua voce.
<< No, Susy, non è troppo presto. Manca meno di una settimana al suo compleanno. Lo sai che il tempo sta per scadere >> le risponde mio padre.
Il tempo sta per scadere? Ma di cosa stanno parlando...
<< Lo so ma non pensavo avvenisse così. Insomma fino a ieri era tutto normale e ora ha già sognato... >> la voce di mia madre si rompe.
Mio padre non le dice nulla, come se la stesse abbracciando per calmarla e rassicurarla.
<< Lo so che è difficile. Ma sapevamo che sarebbe successo >> le risponde poi.
<< Ma non così, non con questa velocità. Hai visto cosa le è successo, poteva capitarle in qualsiasi altro momento, magari mentre attraversava la strada o mentre era alla guida della sua auto. Se sono cominciati i sogni, chi ci dice che quella che ha avuto in piscina non sia stata una visione o altro? >>. Le parole di mia madre mi colpiscono dritta allo stomaco.
Dunque lo sanno, sanno che c'è qualcosa che non gli ho detto. O almeno lo sospettano. Anche se non sanno cosa ho visto, sospettano io abbia visto qualcosa.
<< Non possiamo chiederglielo così, non adesso. Manca ancora qualche giorno al diciottesimo compleanno di Nev. Dobbiamo prima pensare a come dirglielo, a come raccontarle tutto >> dice mio padre.
<< Devi anche avvisarlo... >> all'improvviso risponde mia mamma. Le mie orecchie si tendono, cercando di capire di chi parlino, ma la loro voce è troppo bassa, come se si fossero spostati in un'altra stanza.
Recepisco solo un: << Sì, lo chiamerò >> e poi più nulla.
Sono ancora più confusa di prima. Possibile che stia accadendo tutto questo a me? Non bastavano i sogni strani, visioni non ben identificate. Ora viene fuori che i miei sanno qualcosa e che non hanno intenzione di parlarmene fino a poco prima del mio compleanno.
La cosa non mi convince, devo sapere, voglio sapere. E sono abbastanza sicura che tutto questi centri con la mia famiglia biologica.
Ho bisogno di risposte.
Continuo a pensare a quella strana conversazione mentre salgo e vado a chiamare mio fratello per la cena.
SPAZIO AUTRICE:
Buongiorno e buon lunedì a tutti! Volevo innanzitutto ringraziare chiunque stia andando avanti con la lettura della mia storia, spero vi piaccia e vi appassioni. Questo capitolo è leggermente più breve rispetto agli altri ma ho pensato che fosse giusto chiuderlo in questo modo. Sono già abbastanza avanti con la stesura della storia e la sto revisionando man mano che proseguo nella sua pubblicazione. Stavo pensando di pubblicare due capitoli a settimana, ovviamente impegni permettendo.
Fatemi sapere cosa pensate della storia con un commento :) E se vi sta piacendo con una stellina e magari consigliandola ai vostri amici, il passaparola è ben accetto :)
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