19 - VIVERE IL DOLORE -


- Capitolo diciannove -

Vivere il dolore



Sono seduta sulla sedia, le ginocchia rannicchiate e strette al petto. Osservo il mondo svegliarsi fuori dalla finestra.

Non sono riuscita a chiudere occhio. Gli eventi degli ultimi giorni mi hanno tormentata per tutta la notte. L'attacco di Sally, la morte di Major, io che pongo fine alla vita di Lucas, la mia transizione.

Sospiro, amareggiata dalla consapevolezza che la mia vita non sarà mai più come quella di prima. Volto la testa verso il mio letto. Ai suoi piedi, è posata la borraccia di metallo vuota.

Nonostante la mia buona volontà e la forza d'animo, non ho resistito al richiamo del sangue. Sono stata debole, ho ceduto alla parte malata e oscena di me. A ciò che più disprezzo. Mi osservo le mani, ora normali, come sono sempre state.

Eppure so che basterebbe un semplice comando del mio cervello per trasformarle in quelle di un mostro.

Come è potuto accadere tutto questo? Come posso io, Nevena Whiteoak, essere un vampiro?

Quel pensiero mi provoca un forte mal di testa, aggravato dalla mancanza di sonno.

La luce fioca del primo mattino illumina pian piano la mia stanza e il mio viso. I miei occhi non sono più così infastiditi da quel chiarore, anche se il buio non è mai stato così confortante come in queste ultime ore.

Dei passi leggeri sulle scale catturano la mia attenzione. So di non essere sola in casa e di avere la compagnia di una sola persona. Il mio udito, dopo la trasformazione, è molto più sviluppato. Per tutta la notte, ho percepito il palpitare dei cuori in casa, ma mi sono rifiutata di concentrarmi di più per sentire i loro discorsi.

Sono certa che avrei potuto farlo, ma non ho voluto. Avevo bisogno di starmene da sola, di contorcermi dal dolore in solitudine. Di soffrire in silenzio e abbandonata a me stessa, come è giusto che sia.

Eppure io questa notte non sono stata sola.

Il ricordo degli occhi di Aaron, delle sue mani forti e fredde che mi stringevano al suo corpo, il modo in cui mi guardava. Era come se vedesse per la prima volta una creazione a cui stava lavorando da molto tempo. E il risultato era meglio di quello che si aspettasse.

Non so come abbia fatto a raggiungermi, a percepirmi. Evidentemente, il nostro legame è più forte di quanto pensassi. Senza di lui, forse adesso non sarei qui. Probabilmente sarei morta, oppure impazzita, intenta a dilaniarmi le carni da sola, pur di non bere quel sangue umano.

Ed eccomi, più forte che mai. E non so se essergli grata per questo o odiarlo ancora di più.

I passi della persona che stava salendo le scale poco fa, raggiungono il corridoio e si fermano davanti alla mia porta.

« Entra » dico ancora prima di sentir bussare.

La maniglia si abbassa. Eris entra nella mia camera, in silenzio. Si richiude la porta alle spalle e rimane lì, in piedi, a osservarmi.

« Ti sei nutrita » afferma.

Sospiro, continuando a guardare fuori. Il canto degli uccelli è l'unico suono che riempie la strada. Le cime degli alberi ai lati della via, vengono mosse da un vento leggero. Il sole inizia timidamente a illuminare le altre case e i giardini, facendo brillare gli steli d'erba dei prati bagnati di rugiada.

Sembra tutto così calmo là fuori. Come se la città non fosse mai stata sfiorata dai brutali eventi delle ultime ore.

Sento Eris avvicinarsi. Con la coda dell'occhio la vedo chinarsi davanti a me, le mani calde che si posano dolcemente sulle mie.

« Dove sono gli altri? » chiedo.

Le sue dita si muovono delicate sulla mia pelle, disegnando cerchi invisibili.

« Chris ha dormito a casa di Donna, con Kathy. Non sa ancora nulla di cos'è successo.

Tua madre è in ospedale, mentre tuo padre è in centrale » sussurra lei « la polizia sta

cercando di gestire la stampa. Non si sono mai trovati di fronte a una situazione del genere ».

Annuisco.

« E scommetto che non sanno che io ero lì, vero? » dico, con un briciolo di tristezza nella voce.

Le mani di Eris stringono forti le mie.

« Nevena, non possiamo permettere che questo attacco venga fuori. La polizia non sa nemmeno di Lucas » mi risponde, gli occhi grandi e lucenti che cercano di captare una mia reazione.

Ma non riescono a carpire niente da me. Sono vuota, un corpo senza un'anima.

« E come hanno intenzione di spiegare ciò che è successo a Major? » la mia voce si incrina nel pronunciare quel nome. Ce l'ho ancora davanti agli occhi, un'immagine vivida e terrificante.

« L'attacco di un animale selvatico » risponde schietta lei.

« E davvero mio padre e i suoi colleghi pensano che i genitori di Major ci crederanno? Io l'ho visto il corpo dilaniato di loro figlio, l'ho avuto stretto a me fino a quando la vita

non ha abbandonato il suo corpo » le lacrime minacciano di uscire, ma io le trattengo.

Sono così arrabbiata. Dentro di me, ogni secondo che passa, aumenta una furia cieca. Una rabbia incandescente verso l'essere che ha ucciso il mio ragazzo. Non riesco ad accettare che Major, un'anima così pura e buona, sia stata strappata via da questo mondo per mano di un mostro.

E della sua morte, incolpo soprattutto me stessa. Perché è solo a causa mia, se è morto. Per una sete di vendetta nei miei confronti, perché sono la discendente diretta del vampiro più potente di tutti.

Mia, solo colpa mia.

« Nevena, ti assicuro che ci crederanno. Te lo prometto. Le mie sorelle e io ce ne siamo già occupate. I genitori di Major non vedranno quelle ferite orribili » mi risponde.

« Hai fatto un incantesimo? Come quello per nascondere la foto di Aaron nel libro? » le chiedo.

Annuisce piano.

« Non diminuirà il dolore della perdita, ma almeno non dovranno sopportare la vista dell'orrore che ha subito il figlio » la voce di Eris è morbida e calda, leggermente rotta da un dispiacere sincero che le fa tremare le labbra mentre sussurra quelle parole.

Il peso sul mio cuore si allenta di mezzo millimetro, sapendo che almeno i genitori del mio ragazzo non dovranno vederlo nelle condizioni in cui l'ho visto io l'ultima volta.

« Grazie » riesco soltanto a dire.

Eris accenna un sorriso dolce, i lunghi capelli neri sono raccolti in uno chignon scompigliato e alcune ciocche scure le ricadono sul viso, risaltando sulla pelle chiara.

« Jonathan dov'è? » domando dopo alcuni minuti di silenzio.

Eris sospira e mi guarda dritta negli occhi.

« E' a Boston, ha portato il corpo di Lucas alla mia congrega ».

Aggrotto la fronte, sorpresa e un po' confusa da quella risposta. Per quale motivo, Eris e le altre streghe, dovrebbero volere il corpo di un vampiro morto?

« Vorrei studiarlo » risponde prima che io possa porle la domanda « quando sei svenuta, Donna mi ha chiamata e sono accorsa lì con Jonathan e Michael. Quando ho visto Lucas, mi sono accorta immediatamente che era diverso. Un vampiro, certo, ma non solo » i suoi occhi si perdono nel vuoto, ricordando vividamente l'immagine pallida e maligna di quel volto mostruoso « era qualcos'altro ».

« Lucas ha parlato di torture » dico di getto, ricevendo in cambio un'occhiata interessata.

« Ti ha detto altro? ».

Scuoto la testa, cercando di ricordare la nostra conversazione prima dello scontro.

« Non molto, solo che ha patito grandi dolori per settimane. Credo che Aaron sottoponesse lui e altri creati a degli esperimenti. Ma poi li ha interrotti per cercare me ».

Eris non parla, ma i suoi occhi dicono tutto. Mi guardano, lucidi e addolorati per la situazione che ho dovuto vivere.

« Mi odiava » mormoro, fissando un punto imprecisato del pavimento « Aaron aveva promesso a lui e ai suoi simili una vita migliore e invece è stato trattato solo come una cavia. Un topo da laboratorio, destinato a una fine lenta e dolorosa. È per me che è venuto qui. Voleva uccidermi, farmi soffrire come ha sofferto lui ».

La mano calda di Eris mi sfiora la guancia, ridestandomi dai miei pensieri.

« Nevena, ti prego, non incolparti per quello che è successo ».

I miei occhi non riescono più a trattenere le lacrime. Mi rigano il viso, arrossandomelo e facendomi bruciare la pelle già irritata dal sale che l'ha impregnata per tutta la notte.

« Ma come faccio, Eris? » la voce mi muore in gola « guarda cos'è accaduto a causa mia, per quello che rappresento. Sally è stata ferita e poi trasformata, è diventata come il suo carnefice. E poi Major... » un singhiozzo mi fa sobbalzare il petto, impedendomi di respirare regolarmente « lui non c'è più, Eris. Non c'è più ».

Esplodo. Mi chiudo su me stessa, le mani si posano sul mio volto, oscurandomi la vista. Piango, lascio che il dolore mi investa ed esca fuori violentemente da me. Non ci provo nemmeno più a trattenermi, sono troppo stanca, troppo sconvolta.

Eris mi accarezza la schiena con la mano, infondendomi calore e supporto. Posa la sua testa sulla mia. Percepisco il calmo battito del suo cuore. Mi lascio cullare da quel suono, mentre le lacrime non smettono di uscire.


🩸🩸🩸


Il fumo dell'infuso caldo e speziato che ha preparato Eris per calmare i miei nervi, mi appanna la vista e mi riempie le narici di un profumo pungente e agrumato.

Sono seduta sul mio letto. Il silenzio regna sovrano nella stanza. Eris è al piano di sotto. La sento muovere piatti e bicchieri, aprire e chiudere cassetti. Forse anche lei, come me, si sente sopraffatta dagli eventi. Nonostante viva in questo mondo spaventoso e oscuro, sono sicura che nemmeno lei sia indenne alla violenza che certe situazioni possono portare.

Percepisco il suo dolore. Forse parte della sua sofferenza è causa della mia di sofferenza. So che per tutta la vita mi è stata accanto, mi ha osservata e tenuta al sicuro. Per lei sono come una di famiglia. La figlia della sua amica di gioventù. Una bambina in pericolo, l'unione di due specie che mai avrebbero dovuto incrociarsi.

Non mi sono mai chiesta quanto potesse essere stato difficile per lei vedermi crescere senza mai farsi notare, restando sempre in disparte, in attesa che i miei ricordi riaffiorassero pian piano da soli.

Sono certa che non sia semplice da affrontare questo cambiamento, nemmeno per lei. Però è qui e mi dà un gran sollievo saperla vicina a me.

La sento salire al piano di sopra, il cuore palpitare regolarmente nel suo petto. La porta della mia camera è aperta e, quando arriva in cima alle scale, si volta verso di me e mi sorride.

Anche lei ha in mano una tazza di infuso bollente. Entra e si siede sul letto accanto a me, sorridendomi dolce.

« Tuo padre e Jonathan saranno a casa tra poco » mi comunica lei, bevendo un sorso di tisana.

Annuisco e sospiro.

Ieri sono stata così dura con Jonathan.

« Dovrei chiedergli scusa per quello che ho detto » dico a Eris, guardando la tazza arancione stretta tra le mie mani.

« Non crucciarti troppo, Nev » sussurra piano, mentre si porta alle labbra la bevanda calda « lo sa che non eri tu a parlare ma la tua rabbia ».

« L'ho ferito però ».

So che le mie parole lo hanno fatto star male. Sentirsi dire da me, sua figlia, che mia madre era un mostro... come ho potuto cedere così facilmente all'odio che nutrivo verso me stessa in quel momento?

« Ti ha già perdonata » la mano di Eris stringe il mio ginocchio avvolto dalle coperte.

Accenno un sorriso timido e dispiaciuto.

« E' giusto che io gli faccia comunque le mie scuse ».

Eris annuisce, capendo perfettamente il mio discorso.

Rimaniamo in silenzio per minuti interi, sorseggiando la tisana rilassante. La mia mente vaga, cerca di rendersi cosciente di ciò che è successo e di quello che succederà.

Cosa ne sarà di me, adesso che ho superato la transizione? Eris e la sua congrega saranno ancora in grado di proteggermi? Di mantenere il mio anonimato?

Non credo che sarà così semplice, soprattutto adesso. Devo abituarmi al mio nuovo corpo, imparare a gestirlo.

Questa notte, ho passato del tempo a osservarmi allo specchio. Mi sono stupita nel riconoscermi. All'apparenza, sembro sempre io, la Nevena che tutti conoscono. Capelli scuri e ondulati, pelle chiara e morbida, occhi eterocromi. Ma io li noto i piccoli cambiamenti. La mia chioma è più lucente e setosa, la pelle sembra quasi fatta di porcellana, le mie iridi sono più vispe, brillano di una luce che prima non possedevano.

E poi ci sono i canini e gli artigli, pronti a spuntare all'occorrenza.

Ciò che temo di più di questa mia condizione, è il non riuscire a controllare la sete.

Deglutisco, ricordando il gusto ferroso e forte del sangue che mi riempiva la bocca e la gola.

Non saprei che parole usare per descrivere la sensazione che ti provoca bere del sangue umano. E' qualcosa che va oltre a tutto ciò che ho provato finora. E' come un'estasi, un violento e ineguagliabile piacere che ti pervade l'intero corpo. Sentire l'essenza di un essere umano bagnarti la lingua, riempirti lo stomaco, è un'esperienza unica.

Serro la mascella, investita in pieno da quel ricordo. La gola torna a pizzicarmi in maniera fastidiosa ma lieve.

Mi agito un po' sul letto, provando a bloccare quel tremendo fastidio, sorseggiando ancora un po' la tisana.

Ma, ovviamente, non funziona.

Eris sembra accorgersene e mi sorride comprensiva.

« Senti il bisogno di nutrirti? » mi chiede, già conoscendo la risposta.

Scuoto la testa. Nonostante sappia che è inevitabile, la parte umana che è in me, continua a rifiutare l'idea di doversi saziare col sangue umano.

E' un conflitto senza via d'uscita, quello tra la Nevena cacciatrice e quella vampira. Da un lato, so che per sopravvivere devo assecondare la mia natura mostruosa, dall'altro preferirei tagliarmi la gola, piuttosto che cibarmi di un essere umano.

« Lo so che non è semplice da accettare, Nev. Ma devi farlo » Eris cerca di convincermi, prendendo la tazza, ormai vuota, dalle mie mani.

Fissa intensamente l'oggetto e in un secondo, l'odore di sangue riempie la stanza.

Inspiro quel profumo dolce a pieni polmoni. Non me ne rendo nemmeno conto, è come un istinto naturale, animale, oserei dire.

« Non voglio sapere di chi sia questo sangue » sussurro.

« Non è stato ucciso nessuno, non preoccuparti » mi risponde lei, porgendomi la tazza.

Deglutisco mentre la mia mano la afferra, tremando leggermente. So che non dovrei assecondare la mia sete, cedere a questa parte violenta di me. Ma questo odore... è così invitante.

Sento i canini spuntare dalle gengive e sfiorarmi le labbra.

E poi bevo. Lascio che il sangue mi bagni le labbra e mi avvolga nel suo sapore caldo e ferroso. Lo sento scorrermi dentro e riempirmi, ridandomi una vitalità e una forza che credevo di non possedere. Finisco di dissetarmi in men che non si dica ma ne vorrei ancora. Di più, sempre di più.

« Non posso esagerare con le dosi » risponde Eris. Sembra quasi che mi abbia letto nel pensiero, ma forse, la bramosia di sangue umano, è qualcosa che accomuna tutti i vampiri e lei questo lo sa bene.

« Scusami, cerco di trattenermi ma non ci riesco » le confido, posando il recipiente vuoto. In un secondo questo scompare, portando via con sé la scia ferrosa che permeava l'aria fino a pochi secondi fa.

« E' normale che tu ne senta il bisogno ed è giusto che assecondi la tua sete. Però devi stare attenta, non devi lasciare che la tua parte sovrannaturale prevalga su quella di cacciatrice. Né il contrario » le mani di Eris si spostano in aria, una su un lato e una sull'altro, simulando il movimento di una bilancia, finendo poi una parallela all'altra.

« Devi sempre cercare di mantenere un equilibrio. Solo così riuscirai a rimanere te stessa e a sopravvivere senza impazzire ».

Annuisco, sapendo però quanto sarà difficile per me riuscire a far convivere le due parti di me. Vampira e Cacciatrice. Male e bene.

« Non credo sarà facile » ammetto quasi in un sussurro.

Eris sospira, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

« Lo so, ma questa notte ci sei riuscita. Non hai ceduto all'odio dei Whiteoak. Se lo avessi fatto, ora non saresti qui oppure saresti impazzita ».

La guardo fissa negli occhi. Quanto vorrei che fosse così. Non è stato merito mio se sono sopravvissuta questa notte, se non ho ceduto all'odio.

Devo tutto a colui che dovrei per primo detestare.

E in parte è così. Ma dall'altro, sono così affascinata da lui. L'anima nera che lo contraddistingue, mi attrae come tutte le cose oscure. So che dovrei stargli lontana, evitare ogni forma di contatto con la creatura che più di tutti dovrei temere. Eppure, non posso fare a meno di pensare a quanto vorrei possedere anche io quel potere, quella forza, quell'ardore che gli divampa nello sguardo.

« Non l'ho fatto da sola » la mia voce è appena percettibile, come se stessi rivelando un segreto e avessi paura di essere scoperta da qualcun altro che non sia Eris.

Sento il suo sguardo indagatore su di me e sono certa abbia capito, perché quando i miei occhi incontrano i suoi, questi sono sgranati, persi nel vuoto. Le spalle della strega sono rigide, le sue mani strette l'una nell'altra, serrate così forte da farle sbiancare le nocche.

« E' venuto a trovarti? » le parole escono come un sibilo dalle sue labbra.

Annuisco, sospirando. Ogni volta che salta fuori il nome di Aaron, reagisce come se stessi parlando del diavolo in persona. Come se avesse paura che io possa essere plagiata dal male che emana.

« E' stato diverso dalle altre volte. Ero sveglia. Non stavo dormendo o perdendo i sensi. Il dolore mi piegava in due, questo sì. E dal nulla me lo sono visto lì » indico il davanzale della finestra « a osservarmi ».

« Cosa ti ha detto? Ti ha parlato di Lucas? » incalza Eris.

Scuoto la testa.

« Non molto. Ho provato a carpirgli delle informazioni, ma non ho ottenuto molto. Però ha detto che non era più fedele a lui » a quelle parole, qualcosa negli occhi chiari di Eris si illumina « e che, se fosse stato ancora sotto il suo controllo, non avrebbe mai permesso che mi facesse del male » finisco.

Eris resta in silenzio, persa nei suoi pensieri. Studia la situazione, le parole di Aaron, ma senza rendermene partecipe.

Sospira, tormentandosi le mani.

« Non capisco... » mormora « cosa vuole da te? Perché si ostina a comunicare? » le sue sopracciglia si aggrottano, facendo sì che sulla fronte chiara si formino delle rughe profonde.

Scuoto la testa, incapace di darle una risposta. In fondo, io qui sono quella che ci capisce meno di tutti.

« Non lo so, però è stato solo merito suo se non mi sono lasciata andare e mi sono nutrita » rispondo sincera.

Gli occhi chiari di Eris mi fulminano, provocandomi uno strano senso di ansia.

« Nevena, non puoi fidarti di lui, è chiaro? » la sua è voce dura, seria. La domanda che mi pone non prevede alternative come risposte. Solo ciò che vuole sentirsi dire.

« Non mi fido di lui ».

Lei annuisce, ma il suo viso è teso. Non so quanto le mie parole l'abbiano convinta.

Sono consapevole che Aaron sia pericoloso, l'ho visto nelle mie visioni, ho percepito l'oscurità che lo permea ogni volta che gli sono stata vicina. Ma non posso non ammettere che senza di lui questa notte, non sarei sopravvissuta. Mi sarei lasciata prendere dalla rabbia, dall'autodistruzione.

Per quanto mi costi ammetterlo, gli devo la vita.

« Aaron è subdolo, Nevena » ricomincia Eris dopo un silenzio durato minuti « il fatto che ti abbia cercata e che non ti abbia uccisa, è losco. Nasconde qualcosa. Ha un piano. Per questo devi cercare di stare il più lontano possibile da lui » quelle parole vengono fuori dalle sue labbra in maniera brusca, sputate come se fossero del veleno.

« Perché dovrebbe volermi morta? Non posso essere una minaccia per lui... » rifletto ad alta voce.

Le iridi verdi di Eris mi scrutano, studiando ogni mio dettaglio e perdendosi in pensieri a cui io non ho accesso. La guardo anch'io e so che la verità che mi è stata promessa, non è ancora venuta fuori del tutto.

Sospiro, angosciata e stanca dai segreti che, di nuovo, non mi sono stati rivelati.

E' chiaro che la mia esistenza sia un problema. Io non dovrei essere al mondo. Una Whiteoak, una ragazza appartenente alla famiglia di cacciatori più antica della storia. E una vampira, nipote di Aaron, il più antico e potente di tutti. Il pericolo più grande che la mia famiglia umana ha affrontato e affronta da secoli. Il boss finale di un videogioco che sembra non finire mai, per usare una metafora che mio fratello Chris gradirebbe.

Il rischio che corro rivelando la mia parte immortale ai Whiteoak, la comprendo. Ma per Aaron... quale rischio corre mantenendomi in vita? Quale pericolo potrei rappresentare per il Signore della notte?

« Dobbiamo parlarti ancora di molte altre cose, Nevena. Ma non oggi. Devi riposare ».

Eris chiude il discorso, alzandosi e lasciandomi da sola nella stanza. Poco dopo, sento la porta dell'entrata di casa aprirsi e il pulsare di un paio di cuori stanchi.

Mio padre e Jonathan devono essere tornati.

Ma la mia mente non smette di mostrarmi il volto di Aaron, i suoi occhi così pieni di potere.

Mi ha detto che io e lui siamo uguali, che condividiamo lo stesso sangue, la stessa oscurità, la stessa bramosia di dominare il mondo.

Non riesco a non riflettere su quelle parole. E a quanto queste mi attraggano come una falena lo è dalla luce.


🩸🩸🩸


Spazio autrice

Buonasera, miei cari lettori. Mi scuso se questo capitolo è arrivato in ritardo di una settimana, ma era molto più lungo prima e ho pensato di tagliarlo visto che già così è abbastanza denso.

A differenza dei capitoli precedenti, questo è un capitolo decisamente più statico e riflessivo ma che secondo me era necessario. Nevena sta passando un momento davvero difficile e complicato. La sua vita è cambiata ed è crollata nel buio nel giro di una notte: la sua migliore amica è stata trasformata in un vampiro, il suo ragazzo è morto e lei ha subito la sua transizione. Nulla tornerà più come prima.

Nevena è sopraffatta dalle emozioni. Soffre, per Major, per Sally e per se stessa. Si odia per quello che è, ma allo stesso tempo non riesce a resistere ai suoi istinti di vampiro. Aaron per ora sembra l'unico a spingerla verso la via dell'immortalità, la tenta, la invita ad abbracciare la sua natura di vampira. Ma perché lo fa? Qual è il suo scopo? C'è qualcosa sotto? E perché la sua famiglia sembra non averle ancora rivelato tutta la verità?

Ci sono ancora molte domande che hanno bisogno di risposte e presto arriveranno. Ma prima Nev ha bisogno di metabolizzare, di capire chi è e chi sarà. E deve dire addio al suo passato.

Vi anticipo che il capitolo venti si intitolerà proprio "L'addio" e sarà un momento di svolta. Dopo, la storia di Nev prenderà una strada molto più intensa e diversa da come l'ha sempre vissuta.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che seguirete i prossimi con passione. A presto!

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