11 - PRESENTIMENTI -

- Capitolo undici -

Presentimenti

Sono seduta in auto davanti a scuola. Non so come, ma sono riuscita a convincere mio padre a farmi guidare per andare a lezione oggi. Non gli ho detto nulla della visione di ieri, non volevo rovinarmi i piani.

Il riscaldamento è al massimo e di questo sono grata, perché nonostante sia solo il 7 Ottobre, fuori l'aria è gelida e sferzante. Manca mezz'ora all'inizio delle lezioni. Sono uscita prima di casa perché volevo starmene sola in un ambiente più tranquillo a riflettere. Sulle ginocchia ho aperto il libro sui vampiri che mi ha dato ieri Eris.

E' tutta la notte che ci penso. Ho fatto fatica ad addormentarmi. Ogni volta che provavo a chiudere gli occhi e a rilassarmi, il volto di quell'uomo misterioso faceva capolino nella mia testa, impedendomi di dormire. Avrei tanto voluto iniziare la lettura di questo libro ieri sera, ma non ero abbastanza concentrata e la presenza di Jonathan mi aveva scombussolata.

Ho bisogno di saperne di più, ne sento la necessità. Sfoglio il libro ed è così denso di informazioni che non so da dove cominciare. Neanche a farlo apposta, voltando la pagina, mi cade l'occhio di nuovo su quel nome.

Aaron.

E' lui l'uomo del mistero. Quello di cui ho avuto così tanto timore ma dal quale mi sono anche sentita attratta e compresa. Voglio conoscerlo meglio, sapere qual è la sua storia. E, soprattutto, scoprire il motivo per cui è così presente nei miei sogni e ricordi. Inoltre, non posso fare a meno di pensare, che la nostra comune eterocromia non sia una semplice coincidenza.

Mi metto a leggere le prime pagine del capitolo a lui dedicato.

I vampiri sono il frutto di una creazione magica.

Più nello specifico, il primo vampiro mai creato, nacque dagli straordinari poteri di Iside, la Madre di tutte le streghe, la più antica e potente che sia mai esistita.

Iside era una donna solitaria, diffidente nei confronti degli umani. Era una strega nomade, non aveva una fissa dimora. Durante uno dei suoi viaggi, stanziò per un lungo periodo nel deserto di quella terra che oggi conosciamo con il nome di Israele.

In questo luogo, fu creato il primo vampiro.

Il padrone delle tenebre così come lo conosciamo oggi, in principio era un umano. Si chiamava Aaron, ed era un umile pastore. Il suo era un villaggio povero, spesso messo in difficoltà da malattie e carestie. Un giorno, nella sua terra arrivarono degli uomini stranieri, che presero il controllo del villaggio e iniziarono a schiavizzare il suo popolo. Aaron, che era sempre stato un uomo dal carattere deciso e non manipolabile, non riusciva a vivere quella nuova realtà. Si ribellò, ma venne catturato e condannato a morire nel deserto.

Dopo giorni di stenti e allo stremo delle sue forze, venne salvato da Iside, che da tempo abitava quei luoghi. Lei lo accudì, nutrendolo e curandolo dalle ferite e dalle ustioni, offrendogli ospitalità in un'oasi da lei creata grazie ai suoi doni.

Iside sapeva cosa voleva dire essere soli al mondo. Era stata abbandonata dai genitori molto tempo prima, quando i suoi poteri avevano iniziato a scatenarsi.

La dimora da lei creata era invisibile ai mortali ed era un luogo magico: un vasto insieme di alberi provenienti dai vari paesi in cui aveva soggiornato nel corso degli anni, sorgeva in quella terra; la sua casa era una semplice capanna ma robusta e accogliente; diversi animali le facevano compagnia in quella solitudine, alcuni dei quali venivano dall'altra parte del mondo. Quel luogo era il suo posto sicuro e ora lo stava per condividere con un mortale.

Aaron migliorò e tornò in forze grazie alla magia della sua salvatrice. Col passare del tempo, lui e la strega si innamorarono e passarono un lungo periodo di pace in solitudine. Nonostante questo però, Aaron ogni notte veniva colto da incubi e sognava di vendicarsi, uccidendo gli uomini che avevano reso schiavo il suo popolo e liberarlo. Iside conosceva i sentimenti e lo stato d'animo del suo amato e per dimostrargli il suo amore, fece un incantesimo.

Una notte di luna piena, fece bere il suo sangue all'uomo e compì un rito che andava contro ogni legge della natura. Dopo essersi nutrito del sangue dell'amata, Aaron venne pugnalato al cuore da un pugnale ricavato da un albero che cresceva nell'oasi ideata da Iside.

Morì ma poi risorse. Non era più un umano, ma una creatura letale, creata dalla strega in modo tale da essere più forte di qualsiasi uomo e animale mai conosciuto fino a quel momento. L'incantesimo di Iside fece sì che lui diventasse forte, veloce, invincibile e, soprattutto, immortale. Con il rito, parte dei suoi poteri passarono ad Aaron, che ora era in grado di mutare il suo aspetto, controllare la mente dei mortali, ammaliarli e visitare i loro sogni. Ma la natura doveva mantenere un equilibrio e per questo, all'incantesimo di Iside seguirono delle conseguenze.

Quella stessa notte Aaron tornò al villaggio, uccidendo gli invasori che avevano schiavizzato la sua gente. La violenza con cui pose fine alle loro vite fu mostruosa. Li dissanguò e bevve il loro sangue. Era questo uno dei molti prezzi da pagare per la nuova vita che aveva ricevuto. Per sopravvivere, avrebbe dovuto nutrirsi dell'essenza vitale degli uomini.

Aaron però non provava disprezzo verso la sua nuova natura. Ne era invece sempre più attratto e la brama di sangue aumentava ogni giorno di più. Così, chiese ad Iside di donargli sempre più potere. La strega, che era accecata d'amore per lui, lo accontentò. Gli diede il dono di generare eredi che fossero come lui, ma solamente raggiunta la maggiore età questi diventavano degli immortali. Il sangue che lei gli aveva donato e che ora gli scorreva nelle vene, aveva il potere di guarire ferite, ma aveva anche la capacità di rendere il mortale che lo beveva, un vampiro. Bastava che un umano ingerisse il suo sangue in punto di morte per diventare un immortale.

Questo dono però sbalzò ancora di più l'equilibrio del mondo e le conseguenze per Iside e il suo amato, furono terribili.

Il suono di qualcuno che bussa sul finestrino dell'auto interrompe bruscamente la mia lettura. Sobbalzo, colta alla sprovvista. Sospiro di sollievo quando al finestrino dal lato del passeggero vedo Major che mi sorride gentile. Gli apro la portiera e lo faccio entrare.

Lui si siede e ringrazia, sfregandosi le mani una contro l'altra per scaldarsele.

<< Buongiorno >> mi dice.

<< Buongiorno a te >> rispondo sorridendogli.

Il suo sguardo cade sul libro che tengo in mano. Istintivamente lo chiudo di scatto. Noto sul suo volto un'espressione confusa.

<< Cosa leggi? >> mi domanda sporgendosi per leggere il titolo del libro. Io lo giro e recupero da dietro il sedile lo zaino per rimetterlo a posto.

<< Nulla di importante >> gli rispondo schietta.

Lui scuote la testa e mi prende il libro dalle mani.

<< Ehi! >> gli faccio un po' indispettita.

Lo sfoglia e scuote la testa mentre scopre il suo contenuto. Ecco, adesso mi prenderà per pazza.

<< Non sapevo ti piacessero i vampiri, Nevena. Come mai hai questo libro? E poi dove lo hai preso? >> mi chiede lui, rigirandosi l'oggetto fra le mani.

Sospiro. Non riesco a mentirgli, non del tutto. In fondo, è il mio ragazzo. Mi conosce da quando ho tredici anni e mi ha vista in ogni situazione possibile, anche quelle più imbarazzanti. E non mi ha mai giudicata. Forse è un bene per me parlarne con lui. Almeno in parte.

<< Ieri a Boston. L'ho preso in un negozio di occultismo >> gli dico.

Lui sorride un po' sorpreso e mi guarda. Annuisco, sapendo bene cosa sta pensando. Non mi sono mai interessata di argomenti del genere. Quindi cosa ci facevo in un posto simile?

<< Sai che ti ho detto che ero a Boston per la ricerca di storia? Ecco, non ho trovato nulla sulla mia famiglia a parte un blog in cui si parla di una leggenda legata ai Whiteoak secondo cui sono cacciatori di vampiri >> rispondo diretta.

Non ho intenzione di dirgli altro, di rivelargli che quelle storie non sono fantasia ma realtà. La mia vita è già abbastanza complicata così, non c'è bisogno di rovinare anche quella di Major. E poi non sono sicura ci crederebbe. Anzi, probabilmente no.

<< Sul serio? >> mi domanda semplicemente lui, mentre si rigira il libro tra le mani.

Annuisco.

Lui copia il mio gesto e mi ridà il libro. Lo ringrazio in silenzio mentre lo ripongo nello zaino, dove penso rimarrà per il resto della giornata. Non credo sia una buona idea leggerlo a scuola. Non che io possa essere presa in giro, in fondo potrei semplicemente essere una appassionata del sovrannaturale. Ma preferisco evitare.

Sento una mano di Major allungarsi e prendere la mia. Alzo lo sguardo verso di lui che mi sorride e mi fa cenno di andargli in braccio. Sorrido e scavalco il cambio prima di mettermi seduta sulle sue gambe. Lui mi cinge la vita con un braccio mentre mi posa l'altra mano sulla coscia.

Lo guardo negli occhi e mi rendo conto di quanto sia stata stupida a pensare che mi avrebbe giudicata. Insomma, lui è Major. E' il ragazzo più buono e gentile che io abbia mai conosciuto, come potrebbe ridermi in faccia e credermi una pazza?

La sua mano si sposta sul mio viso e mi accarezza la guancia.

<< Nevena, è una storia davvero particolare. Sono sicuro che il professore sarà entusiasta di ascoltare qualcosa di diverso >> mi sussurra lui.

<< Non credi sia ridicola? >> gli chiedo, le dita che gli sfiorano il colletto del maglione che spunta da sotto il suo giaccone aperto.

Lui scuote la testa sorridendomi e stringendomi più forte.

<< Sono solo delle leggende, nulla di cui tu debba preoccuparti. Vedila così, almeno i tuoi antenati hanno una storia più misteriosa e affascinante rispetto a quelli che possedevano piantagioni di cotone >>.

La sua risposta mi fa ridere di gusto e in un attimo la mia preoccupazione se ne va.

I suoi occhi si illuminano mentre mi guarda.

A volte penso di non meritarmi una persona come lui. Non so nemmeno come sia stato possibile che arrivassimo a questo punto della nostra relazione.

Ci siamo conosciuti alle medie ma non parlavamo molto. Lui era molto timido ed io ero fin troppo curiosa ed espansiva. Quando è cominciato il liceo, avevamo molti corsi in comune e un giorno nell'ora di matematica, Major si è seduto accanto a me. Aveva i capelli rasati, portava l'apparecchio ai denti e si vestiva quasi sempre di blu, il suo colore preferito.

"Ciao, io sono Major" si era presentato.

Sapevo benissimo qual era il suo nome, come sapevo che a pranzo prendeva sempre il latte ma non lo finiva quasi mai, che il suo cane si chiamava Max e ogni giorno lo portava al parco vicino a casa mia, che il suo armadietto era al primo piano vicino all'aula di biologia e che il suo migliore amico delle medie si era trasferito a Boston e lui ora era solo.

Conoscevo molte cose di Major perché mi piaceva osservarlo. La verità è che mi ero presa una bella cotta per lui e non lo sapevo.

"Lo so, andavamo alle medie insieme. Io sono Nevena, ma puoi chiamarmi Nev", gli avevo risposto io.

Da quel giorno ci siamo seduti vicini ad ogni lezione e siamo diventati migliori amici. E' andata avanti così per quasi un anno, finché a Natale dell'anno successivo mi sono presentata a casa sua per dargli il suo regalo. E prima di andarmene l'ho baciato. Ci avevo pensato tutta la settimana se farlo o no, perché avevo paura che lui non mi vedesse come qualcosa di più di una semplice amica. Ma lui ha ricambiato ed ora eccoci qui.

<< Grazie >> gli sussurro.

Lui arriccia le sopracciglia, confuso dalle mie parole.

<< Grazie per esserci sempre e per non giudicarmi mai >> mi spiego meglio.

Sul volto di Major compare un sorriso e le sue dita si mettono a giocare coi miei capelli.

<< Sono sempre dalla tua parte, anche se si tratta di ricerche strane >> la sua espressione mi fa trattenere una risata.

La mano con cui mi sorregge si stringe di più sulla mia schiena.

<< Puoi parlarmi di ogni cosa, Nev. Non dimenticarlo mai, ok? >> mi rassicura.

Sento gli occhi riempirsi di lacrime, ma le trattengo. Questi giorni sono stati così tanto intensi e frastornanti che mi sono tenuta tutto dentro.

Gli poso una mano sulla guancia e lo bacio. Non credo ci sia risposta migliore per ciò che mi ha appena detto.

Lui mi avvicina di più a sé e ricambia il bacio con passione. Vorrei che la mia vita fosse sempre così. Senza ansie e paure. Solo tanta pace e amore come adesso. Major è il mio piccolo angolo di paradiso e sono così grata di essere anche io il suo.

Ci baciamo finché entrambi siamo senza fiato.

La sua fronte è appoggiata alla mia e le sue mani mi accarezzano il viso, asciugandomi una lacrima solitaria che mi riga la guancia.

<< Ti amo >> mi sussurra a fior di labbra.

<< Ti amo tanto anche io >> gli rispondo.

Lui mi sorride e rimaniamo abbracciati così in silenzio finché non arriva il momento di entrare a scuola.



Major ed io stiamo camminando mano nella mano nel corridoio del secondo piano, verso l'aula di fisica dove fra poco lui avrà lezione. Non frequentiamo molti corsi insieme quest'anno, ma spesso ci accompagniamo a vicenda nelle rispettive classi.

Mentre ci avviciniamo all'aula, dall'altra parte del corridoio spuntano Sally e il ragazzo biondo con cui stava parlando ieri sera alla fermata dell'autobus e vengono verso di noi.

Lo osservo, cercando di capire se l'ho mai visto nei corridoi.

E' molto alto e incredibilmente magro. La sua pelle è pallida, così chiara da sembrare quasi trasparente. Le vene bluastre sono in rilievo sulle sue braccia lunghe e fini. Porta i capelli molto corti e biondi, quasi platino. Non saprei dire se sia il suo colore naturale oppure no. Gli occhi sono di un azzurro chiarissimo, sembrano perfino bianchi. Le labbra pallide sono distese in un sorriso rivolto alla mia amica che sta parlando convulsamente di qualcosa che molto probabilmente l'appassiona.

Quando sono a pochi passi da noi, si fermano e il ragazzo mi trafigge con lo sguardo. Non so dire con esattezza cosa mi succede in quel momento, ma sento una strana sensazione alla bocca dello stomaco ed istintivamente sposto il peso sulle gambe e stringo forte la mano di Major nella mia.

La mia presa dev'essere davvero forte, perché subito lui me la scrolla e mi guarda confuso. Io gliela lascio scusandomi e in quel momento mi accorgo di aver spostato i piedi in posizione di guardia. Cosa mi è preso?

<< Ciao ragazzi, come state? >> ci saluta Sally, distogliendomi dai miei pensieri.

Le sorrido e mi rimetto composta. Il mio sguardo passa in un secondo dalla mia amica al suo accompagnatore. Sul viso ha un'espressione sorniona, oserei dire divertita. Mi rendo conto che la sua presenza mi mette a disagio, soprattutto il suo sguardo di ghiaccio che mi squadra freneticamente tutta la figura.

<< Ciao Sally. Chi è il tuo amico? >> le domando schietta.

Lei mi sorride raggiante e posa una mano sulla spalla magra del ragazzo in piedi accanto a lei. Lui la guarda e le rivolge uno sguardo angelico che onestamente non fa altro che darmi ancora di più sui nervi.

<< Lui è Lucas, è del terzo anno. Si è appena trasferito qui da New York >> mi risponde lei allegra.

Ricambio il sorriso e poi fisso intensamente Lucas. Osservandolo più attentamente, noto che il suo aspetto non è dei migliori. La pelle del viso sembra sottile e tirata, due cerchi neri gli circondano gli occhi. Le labbra sono secche e spellate dai morsi dei suoi denti. Delle vene bluastre si fanno strada sotto il suo colorito cadaverico.

Lui ricambia il mio sguardo mantenendo però un ampio sorriso. Mi porge la mano e io gliela stringo decisa.

Mi sorprendo nel sentire una stretta vigorosa. La sua corporatura magra e slanciata, non dà l'idea di qualcuno di forte. Eppure devo trattenermi dal contorcermi quando le sue dita stringono forti le mie.

<< Piacere di conoscerti >> mi sussurra.

Il suo tono di voce è molto basso e profondo e quasi stona con la sua figura. Il suo sguardo si sposta sul mio ragazzo e gli sorride.

Mi ricordo che Major mi aveva parlato di lui la sera prima. Si erano visti agli allenamenti di pallavolo. Che sia entrato a far parte della squadra? Non mi stupirei, vista la sua statura.

<< Major! Che piacere rivederti! >> esclama Lucas.

Major gli sorride radioso e si battono il pugno per salutarsi.

Alzo lo sguardo sul mio ragazzo, incuriosita da quella espansività che normalmente non condivide con tutti. Soprattutto con chi ha appena conosciuto.

<< Non sapevo fossi fidanzato >> continua Lucas, la sua voce bassa è quasi un sussurro << e che la tua ragazza fosse amica di Sally >>.

Lo guardo e noto solo ora come Sally sia allegra e raggiante accanto a lui. Mi si rizzano i peli delle braccia. Non sono nessuno per giudicarla, è libera di prendersi una cotta per chiunque voglia. Ma questo ragazzo... c'è qualcosa in lui che mi mette in allarme.

Le mie convinzioni non fanno che confermarsi quando incontro il suo sguardo.

E' gelido, senza anima. Non so dire da dove venga questo mio istinto, ma sento che Lucas nasconde qualcosa. E Sally non deve finirci in mezzo.

<< Sì, siamo migliori amiche >> la voce di Sally mi scuote e mi ricorda di non dar troppo a vedere la mia poca simpatia nei confronti del suo nuovo amico.

<< E tu come hai conosciuto Sally? >> domando a Lucas.

Lui mi fissa e sulle sue labbra appare un sorriso divertito.

<< In segreteria. Sally era lì per chiedere alla preside un aiuto in piscina ed io per la lista delle attività extra curricolari >> risponde lui.

Ecco chi è il ragazzo che aiuta Sally. E' Lucas.

La questione mi puzza ancora di più, ma non è il momento per parlarne.

Sally lo guarda e mi si stringe il cuore quando vedo il luccichio nei suoi occhi. Questo ragazzo le piace, posso scommetterci qualsiasi cosa. Conosco Sally da tanto tempo e so riconoscere le sue emozioni. E adesso sono sicura che Lucas abbia fatto breccia nel suo cuore.

<< Sei di grande aiuto, Lucas. Grazie >> gli fa lei, posandogli una mano sul braccio.

Lui le sorride gentile e poi si volta verso di me. Ha tutt'altra espressione sul viso. Oserei dire di sfida. Non so cosa stia nascondendo, ma sono certa che il suo scopo non sia solo quello di avere dei crediti in più.

Il suono della campanella mi fa tornare alla realtà. Major mi stringe la mano e mi sorride.

<< Devo andare. Tu e Sally fareste meglio a muovervi, non avete algebra adesso? >> mi ricorda lui.

Sally ed io ci guardiamo e immediatamente siamo una accanto all'altra. La professoressa Newton non ama i ritardatari e di certo la mia amica ed io non vogliamo finire nella sua lista nera per l'ennesima volta quest'anno. Saluto Major con un bacio e poi mi volto verso Lucas.

I suoi occhi gelidi sono fissi su di me in un'espressione dura e intimidatoria. Mantengo il suo sguardo. Non mi faccio spaventare da lui, non mi interessa se ha l'aria di uno che potrebbe farmi a pezzi nel bagno della scuola senza battere ciglio. Gli faccio un cenno con la testa per congedarlo. Poi mi volto e prendo Sally sotto braccio.

Ci incamminiamo lungo il corridoio e alle mie spalle sento la voce di Lucas. E' bassa, sembra che stia sussurrando.

<< Ci si vede, Nevena >>.

Quelle parole suonano fin troppo familiari alle mie orecchie.

Mi volto di scatto.

Lui non c'è.



All'uscita da scuola, Sally ed io incontriamo Donna. E' insieme a sua sorella e a mio fratello Chris. Le sorridiamo e ci avviciniamo a lei.

<< Ciao Donna! >> la salutiamo.

Lei ricambia il saluto e ci abbraccia. Il mio sguardo cade su Kathy e mio fratello che stanno chiacchierando animatamente di un film che vogliono vedere al cinema.

<< Ciao ragazzi, è andata bene a scuola? >> gli domando.

Chris fa spallucce e guarda Kathy che invece mi sorride raggiante. E' la versione più piccola di Donna. Gli stessi capelli lunghi e biondi, lo stesso sorriso smagliante. Gli occhi sono l'unica cosa a parte l'età che le distingue. Quelli di Kathy sono di un marrone cioccolato caldo, Donna invece li ha di un verde acceso.

<< Molto bene, ho preso una A in biologia! >> esclama lei felice.

Donna le sorride e le accarezza i capelli. E' molto unita a sua sorella. In realtà per lei è quasi una figlia. La mamma della mia amica è morta parecchi anni fa, quando Kathy aveva solo sei anni. Donna era una ragazzina eppure non si è persa d'animo ed è rimasta forte per suo padre e la sua sorellina. L'ha cresciuta lei ed ora è una ragazzina davvero intelligente e brillante. Donna dovrebbe andarne fiera.

Mio fratello sbuffa e capisco all'istante che il suo compito di biologia non è andato esattamente come quello della sua amica.

<< Tu che hai preso? >> gli chiedo.

<< Una C, come al solito. La professoressa mi odia >> si lamenta lui.

Sento Sally trattenere una risata al mio fianco.

<< Non preoccuparti, era scorbutica anche con me >> gli risponde.

Donna ed io ridiamo ricordandoci del primo anno. Sally era sempre presa di mira dalla Signora Schmidt all'epoca e per fortuna negli anni successivi non è più stata la nostra insegnante. La professoressa è una donna molto severa e un po' all'antica. Il suo forte accento tedesco, che non ha mai perso nonostante viva negli Stati Uniti da quarant'anni, è alquanto intimidatorio. Quindi non mi stupisce che Chris, col suo carattere esuberante e diretto, sia finito nel mirino di quella donna.

<< Comunque stai tranquillo, recuperiamo quel voto >> lo incoraggia Kathy.

Lui annuisce e poi si volta verso di me.

<< Stasera Kathy ed io volevamo andare al cinema a vedere il nuovo film di Jack Black. Possiamo? >> mi domanda mio fratello con quello sguardo da cucciolo che fa ogni volta che deve chiedermi qualcosa.

Lo so che lo ha chiesto a me perché ha paura della risposta di mamma. Pensa che se ci metto io una buona parola, gli darà il permesso.

<< Devo parlarne con mamma, per papà sai che non ci sono problemi >> gli rispondo.

<< Ti prego Nev, dille che pulirò la mia camera ogni giorno e che laverò i piatti ogni sera >> mi implora lui.

Sorrido e annuisco.

<< Però non ti prometto niente eh >> lo avviso. Non ho ancora il potere di far cambiare idea a mia madre. Con mio papà ci sto lavorando, ma con lei è un lavoro molto difficile.

<< Dì a tua madre che andremo anche noi >> mi dice Donna << mentre loro guardano il film, noi tre possiamo andare a cena al cinese accanto al cinema. Lo aveva proposto Sally ieri >>.

Sally batte le mani esultante.

<< Sì! Così stiamo tutte insieme! E' da tanto che non usciamo >> risponde Sally.

Effettivamente è un'ottima idea. Annuisco e accetto l'offerta delle mie amiche. Prendo il cellulare dalla mia tasca e guardo l'ora. Sono le due. Dobbiamo andare a casa.

<< Ok, allora ci aggiorniamo per stasera. Ora dobbiamo andare. Devo allenarmi con mio padre >> dico alle mie amiche.

Chris annuisce e saluta Kathy con un abbraccio. Poi fa lo stesso con Donna e Sally.

<< Io non mi alleno con papà e quel suo amico eh. Secondo me ti faranno nera, Nev >> mi risponde lui.

<< Quanta poca fiducia hai in me! >> ribatto.

Lui fa spallucce.

<< Scommetto dieci dollari che non resisti due riprese con Jonathan >> mi fa lui con aria sorniona.

Gli rispondo sorridendo e gli porgo la mano per accettare la scommessa.

<< Andata >> rispondo.

<< Jonathan? >> la voce di Donna mi fa voltare verso di lei.

Sul suo viso c'è la stessa espressione del giorno prima. Quella interessate e ansiosa che mi aveva rivolto quando avevo annunciato che sarei andata a Boston. Aggrotto le sopracciglia e la guardo confusa.

<< Sì, è un amico di mio padre >> le rispondo << è arrivato ieri >>.

Gli occhi di Donna si illuminano e sul suo volto appare uno strano sorriso preoccupato. Cosa le prende?

<< Oh, bene. Allora ci sentiamo per stasera. Buon allenamento! >> mi saluta.

Chris ed io ci voltiamo e andiamo verso la macchina.

Scuoto la testa e avvio l'auto, ancora confusa dalla strana reazione della mia amica.

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