Un'altra occasione
Il resto della giornata lavorativa non procede nel migliore dei modi.
In fondo non poteva essere diversamente.
Siccome non ero abbastanza concentrata per effettuare i prelievi o analizzarli, sono scesa in magazzino per riordinare l'archivio.
È un lavoro che nessuno vuole fare ma a me piace. In qualche modo, riesce a rilassarmi.
Ian e Giusy mi hanno mandato un messaggio per chiedermi di Dylan. Ho risposto velocemente che non era andata bene ma non avevo voglia di parlarne.
Ciò che ho provato in questi giorni non è nulla in confronto al peso che mi opprime adesso.
Sono stata una sciocca. Ho sottovalutato l'importanza che Dylan avesse per me e come si sarebbe sentito dopo il mio allontanamento.
È grazie a lui se sono riuscita a credere di nuovo nell'amore.
Magari dovrei semplicemente essere sincera con me stessa.
La luce automatica del magazzino si spegne improvvisamente.
Cerco il telefono al buio e, accendendo il display, noto che sono le 20.00 e l'orario dell'ultimo turno è appena giunto al termine.
Avvio la funzione della torcia e torno al piano superiore diretta verso l'ufficio di Dylan.
Corro lungo il corridoio sperando di trovarlo ancora lì.
Volto l'angolo e mi scontro con lui, che stava appena uscendo dal suo ufficio.
"Miriam accidenti.. dove vai così di fretta?"
"Da te" gli dico raccogliendo le chiavi che gli erano cadute.
Le riprende ma non dice nulla.
Troppe emozioni mi sconvolgono la mente in questo momento. Magari per lui è lo stesso.
"Puoi dedicarmi un po' di tempo?"
Alza lo sguardo su di me. Gli occhi sono ancora percorsi da quel velo di tristezza.
"Ci siamo già detto tutto Miriam e non credo che..."
"No invece" gli dico interrompendolo "se conto ancora qualcosa, vieni con me "
Le sue labbra si incespicano in un leggero sorriso. Si È trattato solo di un secondo ma giurerei di averlo visto.
"Va bene allora"
Sorrido per questa piccola vittoria mentre usciamo insieme verso il parcheggio.
Dopo 10 minuti percorsi in auto, arriviamo a destinazione.
Accosto l'auto davanti al vialetto e scendiamo.
Ormai è sera quindi la vista da qui è ancora più bella.
"Perché mi hai portato qui?" Mi chiede Dylan, sporgendosi leggermente dal muretto per vedere le luci sottostanti.
Centinaia di strade si intrecciano sotto i nostri occhi.
Luci di lampioni e fari di auto illuminano questa serata, terminando in una catena di Monti scuri all'orizzonte che si confondono con il cielo stellato.
"Vengo sempre qui quando ho bisogno di staccare da tutto"
Lo affianco davanti al muretto, cercando le parole giuste per cominciare. Ma lui mi precede.
"Sai potevi semplicemente dirmi che non volevi più vedermi, che avevi creduto a Daniel e che..."
"No aspetta" lo blocco subito
"Non ho mai creduto a Daniel. So che tu non potresti mai tradire tuo fratello" gli dico tutto d'un fiato, temendo che lui possa interrompermi.
Tuttavia le mie parole lo stupiscono.
"Cosa? Ma allora perché mi hai ignorato per giorni?"
Ian aveva ragione. Era questo il suo timore.
Dopo la nostra lite non me la sento di mentirgli ancora. Tuttavia, dirgli tutta la verità potrebbe metterlo in pericolo.
"Dylan ci sono .. cose del mio passato che io non sono ancora pronta a condividere. E in questi giorni..."
Mi blocco cercando con tutte le mie forze di scacciare il pensiero di Clark.
"So che è difficile ma devi fidarti di me.. Non mi sono allontanata per quello che mi ha detto Daniel. Te lo giuro "
Il suo volto finalmente si rilassa.
Ma poi, torna quasi subito dubbioso.
"Miriam io.. posso capire che per te può essere difficile confidarti. Ma ti darò tutto il tempo che vuoi. Non vado da nessuna parte"
E questo era tutto ciò che avevo bisogno di sentire.
Gli prendo le mani e lo attiro a me, stringendolo forte e azzero quella poca distanza che ancora ci divideva.
Nascondo la testa sulla sua spalla, respirando il suo profumo.
Sento le sue dita tra i miei capelli che avanzano verso la mia schiena, per poi stringermi ancora più forte.
In questo momento, realizzo quanto sono stata sciocca.
Perché non conta la distanza che metterò tra di noi.
Non contano le volte in cui fingerò che tutto vada bene.
Dylan ormai fa parte di me.
È importante per me. Quindi devo essere forte. Devo farlo per me stessa e per lui.
E devo accettare che questo mi rende anche vulnerabile.
"Mi sei mancata"
"Anche tu mi sei mancato Dylan"
Poco dopo ci sediamo sulla panchina di fronte a questo splendido panorama.
C'è una domanda che ancora mi consuma e non l'ho fatta prima per non farlo rattristire.
Ma non posso più rimandare.
"Dylan.. chi ti ha fatto quel livido?"
Lo sfioro nuovamente con più attenzione in quel punto del viso.
Lo vedo incubirsi ma dopo pochi attimi mi risponde.
"Dopo quella sera in cui Daniel ti ha parlato, sono venuto da te per chiarire. Non hai voluto parlarmi e quando sono tornato a casa... diciamo che Daniel ha iniziato a provocarmi"
Quando finalmente alza lo sguardo i suoi occhi si mostrano arrossati e tristi.
"Mi ha rinfacciato la storia di Elena. Mi ha colpito e.. io ho fatto lo stesso. Pensavo che Cecilia stesse dormendo ma quando ho alzato lo sguardo.. l'ho vista osservare la scena dalle scale"
"O mio dio Dylan..."
"Lo so. Quella sera ho portato Cecilia da Jenny, la madre di una bambina che frequenta la scuola con lei. Ovviamente sto andando da lei tutti i giorni appena ho del tempo libero ma prima di riportarla a casa, devo sistemare le cose"
Dopo questa confessione, mi sento anche peggio.
Dylan ha passato l'inferno in questi giorni e io non ero con lui a sostenerlo.
"Ho conosciuto Elena quando abitavo ancora a Birmingham. Era la migliore amica di mia sorella.."
"Dylan non devi raccontarmi.."
"Invece devo" mi interrompe " non voglio che ci siano segreti o dubbi"
Si contorce nervosamente le mani e posso solo immaginare lo sforzo che sta facendo per raccontarmi quella parte del suo passato.
Quel passato che ha rovinato per sempre il rapporto con suo fratello.
"Uscivamo sempre in comitiva: io, Annika, Elena e mio fratello, insieme ad altri ragazzi del quartiere.
Durante una sera in discoteca, restammo da soli al tavolo"
Fa una pausa sorridendo tra sè e sè
"Accidenti.. sembra passata un'eternità "
Un breve lasso di gelosia mi attraversa ma decido prontamente di ignorarlo.
Mi limito a toccargli la spalla per fargli sapere che sono lì con lui. Per dargli il coraggio per superare questo momento che sta rivivendo nella sua mente.
"Quando rimanemmo soli, mi disse che io gli ero sempre piaciuto. E per me era lo stesso, anche se non mi ero fatto ancora avanti prima di quella sera.
Però mi chiese di mantenere segreta la nostra relazione perché nel gruppo c'era una persona innamorata di lei e non voleva che stesse male"
Sgrano gli occhi quando inizio a capire come si è evoluta la situazione.
Dylan se ne accorge e annuisce
"Esatto.. Era Daniel. Ma non avevo capito che mio fratello si fosse innamorato di lei. Non si confidava mai con me. Anche allora, non avevamo quel tipo di rapporto"
"Comunque per farla breve, quando Daniel lo seppe non volle più parlarmi. Lasciai Elena immediatamente. Mi aveva mentito lasciando che il rapporto con mio fratello si lacerasse "
La sua confessione mi ha lasciato senza parole.
Come è possibile che al mondo esistano persone del genere?
Anche io sono stata allontanata da mio fratello e non per mia volontà.
Clark lo ha messo contro di me: gli ha detto che avevo inventato gli episodi sulle sue violenze perché ero instabile, troppo gelosa e ossessionata dalle sue colleghe.
James gli ha creduto e, anche se ho cercato di spiegargli, non ha mai cambiato idea.
"Dylan guardami.. Non devi incolparti. Tu non centri nulla"
Scuote la testa contrariato.
"Dovevo capire che mio fratello si era innamorato"
Mi avvicino di più a lui, spostandomi sulla panchina.
La mia gamba tocca la sua e le mie mani gli incorniciano il viso, costringendolo a guardarmi.
"Non è stata colpa tua ma di quella ragazza. Sistemarai le cose con tuo fratello, ne sono sicura. Ma non incolparti per qualcosa di cui non sei responsabile. Riesci sempre a fare la cosa giusta e questa volta non sarà diverso "
Dylan cerca di trattenere una sorriso soddisfatto e non ne capisco immediatamente il motivo.
Avrò detto qualcosa di sbagliato?
"Quella ragazza"
"Cosa?" gli chiedo perplessa facendo scivolare le mani sulle mie gambe.
"Elena. L'hai chiamata 'quella ragazza' . Sei forse gelosa?"
Il suo sorrisetto insinuatorio mi fa arrabbiare un po'.
Mi muovo a disagio sulla panchina, ridendo per l'imbarazzo.
Il mio atteggiamento lo fa sorridere compiaciuto.
Che rabbia.
"Ma dai.. Non dire stupidaggini"
Sento le guance in fiamme e sono sicura di essere arrossita.
Mi alzo dalla panchina e raggiungo il muretto, arricciando nervosamente i capelli tra le dita.
"Beh è un peccato" sento la sua voce sempre più vicina fino a che, dietro di me, mi sussurra all'orecchio "Pensavo di essere importante per te"
Poi mi affianca sul muretto come prima, con lo sguardo fisso sullo sfondo, in attesa di una mia reazione.
"E se ti dicessi che lo sei?"
"Non saprei se crederti ma sarebbe bello sentirtelo dire"
Continua a punzecchiarmi con quel suo sorrisetto provocante che mi manda fuori di testa.
Mi sposto dal muretto in modo da averlo di fronte.
"In poco tempo sei diventato una delle persone più importanti della mia vita. Quando stamattina abbiamo litigato e mi hai chiesto di andarmene, mi sono sentita morire dentro"
Il suo sguardo cambia. Il sorriso provocatorio sul suo volto scompare lasciando lo spazio ad un'espressione più seria.
"In questi giorni in cui non ci siamo visti, avrei voluto chiamarti tante volte ma ..."
Mi blocco cercando le parole giuste per continuare senza successo.
Dallo sguardo di Dylan so che ha intuito che mi riferisco a qualcosa del mio passato.
Mi ritornano in mente le parole di Ian
"Non lo ammetterai mai ma tra te e Dylan c'è qualcosa. Non sto dicendo che ti sei innamorata. Dico solo che lui è importante per te. E non lascerò che tu getti tutto al vento per la paura di uno psicopatico del cazzo"
E ha ragione. Non per niente è il mio migliore amico.
Dovrei seguire il suo consiglio. Pensare di meno e vivere di più.
"Mi è bastato rivederti stamattina, sentire la tua voce per stare di nuovo bene. Quindi si, Dylan. Tu sei importante per me"
Quando finisco di parlare, una sensazione di calore si irradia nel mio petto.
Mi accorgo di aver trattenuto il respiro e riprendere il controllo mi risulta difficile, sopratutto con gli occhi di Dylan che mi fissano in quel modo.
Non mi risponde. Mi guarda e sorride.
Avrò di nuovo parlato troppo?
Resto immobile cercando di controllare la mia agitazione.
Dopo quegli attimi che mi sono sembrati un'eternità, Dylan si avvicina a me fino a quando il suo corpo non aderisce al mio.
Mi cinge la vita con le braccia, attirandomi a sè.
"Anche tu sei importante per me Miriam... non immagini quanto"
Il suo volto si avvicina lentamente al mio.
I suoi occhi continuano a restare sui miei, provocandomi mille brividi.
Ogni volta.
Ogni volta mi fa sempre lo stesso effetto e non ne ho mai abbastanza.
Le sue labbra sfiorano delicatamente le mie.
"Mi sei mancata" sussurra dolcemente.
La forte sensazione che la sua vicinanza mi provoca mi fa girare la testa.
Mi aggrappo al muretto per restare in equilibrio.
Poi mi avvicino quel poco che basta per unirmi a lui.
Il nostro secondo bacio.
Mi era mancata la sensazione delle sue labbra contro le mie.
Il nostro primo bacio è stato esplosivo, passionale.
Questo bacio è diverso.
È come una promessa silenziosa: io ci sarò sempre per te.
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