9- Un Compleanno speciale (Parte 1)
Mi giro lentamente verso il basso, appigliandomi più saldamente a un masso sporgente dalla roccia. Ho sempre amato l'altezza ma non ho mai avuto modo di vivere un'esperienza del genere.
Credo che Dylan volesse mettermi alla prova: non credeva che avrei accettato.
Lo vedo sotto di me, sulla parete rocciosa, mentre cerca disperatamente di guadagnare terreno per raggiungermi.
"Non posso crederci.. sei troppo veloce e forte per essere così esile" mi dice e, nella furia di ribattere, commetto un grave errore. Mi sporgo ulteriormente e perdo il mio appiglio, scivolando rovinosamente verso il basso.
Dylan afferra prontamente la mia corda di sicurezza e mi blocca contro la parete, alla sua stessa altezza.
La paura per la mia caduta lascia il posto a un sorriso compiaciuto e soddisfatto.
"Te l'avevo detto" mi dice mentre mi stringe la vita con una mano, pavoneggiandosi per il suo salvataggio.
"Lo sai che è stata colpa tua, vero? Mi hai distratto" gli rispondo amareggiata.
"Puoi pensarla così se ti fa sentire meglio. Ma devo ammettere che questa nuova situazione non mi dispiace affatto..."
Sorride dolcemente e i suoi occhi si illuminano mentre si avvicina sempre di più...
"Sveglia dormigliona o passerò alle cuscinate e all'acqua fredda"
Una mano calda mi scuote rovinando il mio sogno.
Apro gli occhi lentamente con l'amaro in bocca per questo risveglio: il giorno del mio compleanno non poteva avere un inizio peggiore.
Mi adeguo lentamente alla luce e vedo Giusy seduta sul mio letto, con un pacchetto regalo in mano.
"Giusy ma che ore sono?"
Mi sollevo sui gomiti sforzandomi di tenere gli occhi aperti: impresa non facile siccome il mio cervello è impegnato a reprimere gli impulsi omicidi verso la mia migliore amica.
"Quasi le 7 ma devi prepararti subito perché c'è una sorpresa per te" mi dice con un entusiasmo che contaggerebbe chiunque. Tranne me e specialmente a quest'ora.
"Ah questo è per te... Buon compleanno tesoro"
Mi porge un pacchetto blu contornato da un nastro rosso. La scelta dei colori non è casuale: sono i miei preferiti. Giusy è sempre così scrupolosa e attenta anche al più piccolo dettaglio.
Lo scarto in pochissimi secondi e resto letteralmente a bocca aperta.
"Due biglietti per il Thorpe Park? Giusy... ma è il parco divertimenti a Chertsey?"
"Proprio quello tesoro..questi due biglietti sono per noi due e festeggeremo lì il tuo compleanno" mi dice agitando le mani freneticamente e sbattendo i piedi a terra. Sembra una bambina che ha appena ricevuto il più bello dei regali per natale. In realtà, il regalo più bello lo ha appena fatto a me.
"Giusy ma è fantastico .. Non potevi farmi regalo migliore" mi lancio verso di lei e la attiro verso di me per abbracciarla. Ho sempre voluto passare una giornata in quel parco ma con il lavoro e i vari impegni non ne ho mai avuto l'occasione.
"Perfetto allora preparati. Tra poco arrivano gli altri"
"Aspetta.. gli altri chi?"
Giusy non fa in tempo a rispondermi perché il campanello all'ingresso di casa nostra suona.
"Troppo tardi.. vestiti " mi dice e scompare dalla mia stanza in un lampo.
Mi alzo velocemente dal letto e mi avvicino alla porta della mia camera per poter sentire.
"Ciao ragazzi.. siete in anticipo. Meglio così, non vedo l'ora di partire"
"E noi siamo pronti amore"
Questa è la voce di Tyler.
"Voi piccioncini appiccicosi siete ingestibili a quest'ora del mattino. E comunque, mia cara Giusy, io mi sono reso più utile del tuo fidanzato-peluche: ho portato cornetti al cioccolato per tutti" dice Ian con una certa fierezza. Sento la risata di Giusy e apro la porta per uscire dalla camera. Il pigiama non è un problema davanti ai miei amici ma poi sento la sua voce.
"Buongiorno Giusy.. Miriam è sveglia?"
Dylan.
"Sisi è sveglia.. si sta preparando"
Chiudo la porta a chiave e mi spoglio velocemente, in preda all'agitazione. Tiro fuori dell'armadio un paio di Jeans chiari e una maglia blu.
Li indosso in pochi secondi e infilo i miei stivaletti neri. Inizialmente avevo optato per le converse ma sono troppo basse e, tra i ragazzi, mi sentirei una nana. Almeno gli stivali mi danno qualche centimetro in più. Mi guardo allo specchio: non ho tempo per acconciarmi i capelli così mi limito a spazzolarli velocemente e li lascio sciolti. Non c'è tempo nemmeno per il trucco ma non è un problema. Se mi truccassi ora, probabilmente combinerei solo guai per la fretta. Così esco dalla stanza.
"Ecco la festeggiata nonché migliore amica nonché luce dei miei occhi"
Ian mi corre incontro stringendomi forte e mi stampa un lungo bacio sulla guancia. Mi scontro con la freddezza del suo giubbotto di pelle: anche se il clima è tutt'altro che caldo, Ian non rinuncia mai al suo stile.
"Auguri tesoro" dice mentre mi rimette a terra.
"Grazie Ian, luce della mia vita"
Vedo Tyler avvicinarsi mentre sposta Ian con un colpo sulla spalla.
"Meno irruenza amico mio. L'hai stretta così forte che avresti potuto romperla"
Ian sembra per un attimo disorientato da quel commento e gli scoppio a ridere letteralmente in faccia. Tyler, soddisfatto di averlo lasciato senza parole, sorride e mi abbraccia.
"Auguri Miriam"
A quel punto noto Dylan, appoggiato alla parete del mobile scuro del soggiorno, impegnato a osservare la scena davanti a sé.
"Grazie Tyler"
Dylan mi raggiunge, divertito dal battibecco che inizia subito tra i due.
"Tanti auguri Miriam.. spero che ti piaccia la giornata che ti abbiamo organizzato"
I suoi occhi brillano mentre mi guarda. Ma, a differenza di Tyler e Ian, non mi abbraccia.
"Grazie Dylan. Devo ammettere che sono molto emozionata per questa giornata"
È più bello del solito stamattina.
Porta una maglia bianca al di sotto di un giubbotto di jeans, il quale si intona con i pantaloni scuri. I suoi capelli sono più mossi e alcune ciocche gli cadono soffici sulle fronte. Reprimo l'impulso di toccarle.
"Spero che non trovi strana la mia presenza qui. Mi faceva piacere e quindi ho pensato..."
"Nono assolutamente" lo interrompo subito, forse con troppa veemenza. "Sono felice che tu sia qui"
"Allora ragazzi andiamo.. Non vorrei fare tardi" esordisce Giusy prendendo la borsa, presumo con gli spuntini e i cornetti, dal tavolo.
"Credo che questo sia il primo viaggio in assoluto che facciamo tutti insieme. Perché non ci abbiamo pensato prima? " chied Giusy voltandosi verso i sedili posteriori, dove divido lo spazio tra Ian e Dylan.
Tyler, alla guida dell'auto, tiene una mano sulla sua gamba. Sono quei piccoli gesti che lei ha sempre amato.
"Il lavoro e tutto il resto credo. Non c'è mai tempo per fare qualcosa finché non la fai davvero" le rispondo e sento il braccio di Ian che mi circonda le spalle. Mi rilasso all'istante e mi abbandono sullo schienale del sedile: non mi ero accorta di essere così rigida.
"Come sempre hai ragione. E comunque promettimi di non fare la spericolata. So che ami l'altezza ma io non sono dello stesso avviso" mi rimprovera Ian alla mia sinistra.
"Hey non è colpa mia se tu hai paura delle montagne russe alla tua età"
Ian incurva le labbra e si passa la mano libera tra i capelli biondi.
"Prendimi pure in giro ma ti dimostrerò che la mia paura è del tutto fondata tesoro. E poi quale età? Io sono nel fiore dei miei anni" aggiunge con poca modestia.
Mi giro per osservare Dylan, accorgendomi del suo silenzio, e lo vedo con lo sguardo assente, triste.
Non riesco più a trovare nessuna vivacità nei suoi occhi.
"Dylan.. stai bene?"
Gli scuoto leggermente il braccio per poter attirare la sua attenzione. Sbatte gli occhi come stesse scacciando qualche pensiero per tornare alla realtà.
"Si.. si va tutto bene"
Le sue labbra si incurvano in un leggero sorriso ma non è molto convincente. Tuttavia, anche se ci fosse qualcosa a preoccuparlo, non sarebbero questioni che mi riguardano. Inoltre non vorrei sembrare insistente. Per cui decido di non insistere e non chiedere altro.
"Ragazzi manca ancora un'ora di viaggio .. che ne dite di fermarci al prossimo auto grill?" propone Tyler, chiaramente stanco di guidare. In effetti farei volentieri qualche passo anche io per muovere un po' le gambe.
"Assolutamente amico. Accosta appena ne vedi uno" concorda Ian che si guarda intorno alla ricerca di un cartello con la scritta Punto Ristoro.
Finalmente dopo 10 minuti la fortuna ci sorride e ci fermiamo davanti ad un autogrill.
Tyler scende immediatamente dall'auto e ne approfitta per fumare. Giusy si ferma con lui nella piazzola accanto al parcheggio mentre io seguo Dylan e Ian all'interno del bar.
Mi accorgo solo adesso di aver dimenticato la mia giacca ma fortunatamente la giornata è abbastanza soleggiata. I raggi di sole mi riscaldano all'istante.
Quando entriamo nel bar, l'odore di caffè mi avvolge. Guardo i ragazzi indicando con un cenno il bancone per comunicare la mia intenzione di prendere qualcosa di caldo.
"Non mi va tesoro. Meglio una birra o qualcos'altro. Vado al reparto frigo" dice Ian indicando il fondo del locale. "Dylan, vuoi venire con me?"
Dylan scuote la testa "No Ian va pure. Io vi aspetto fuori"
Si allontana subito dopo con lo stesso sguardo incubito che aveva in macchina.
Ian alza le spalle, stranito anche lui da quel comportamento, e scompare dietro agli scaffali. Così resto sola e inizio a girovagare in quel posto chiedendomi dove abbia sbagliato. Anche se lo conosco da poco tempo, sono sicura che tanta indifferenza non è da lui.
Il dubbio mi attanaglia così decido di uscire subito dal bar per parlargli.
Ed eccolo lì, girato di spalle mentre guarda le macchine che sfrecciano veloci sull'autostrada.
Lo raggiungo subito formulando nella mia mente un possibile modo per cominciare un discorso.
"Dylan"
Si volta verso di me. I suoi capelli si muovono in un'improvvisa folata di vento mentre un sorriso si fa finalmente largo sul suo volto.
"Pensavo di doverti aspettare più a lungo" mi dice sorpreso.
Ma nonostante il suo sorriso, i suoi occhi continuano ad essere tristi e spenti.
"Dylan ascolta, non prendermi per un'impicciona però.. non mi sembri sereno. C'è qualcosa che non va?"
Lui abbassa lo sguardo e annuisce debolmente.
"Si ma tranquilla, non è nulla di grave.. voglio solo che tu ti goda questo giorno"
Sapevo di aver ragione. Non so come ma lo sapevo. Forse c'entra suo fratello o magari il lavoro. E se il direttore lo avesse chiamato per dirgli che non ha superato il periodo di prova?
"Dylan non posso essere tranquilla se c'è qualcosa che ti turba. Potresti parlarmene e magari posso aiutarti"
Un lieve sorriso gli attraversa il volto e l'effetto nei suoi occhi mi cattura per diversi secondi. Forse mi sono esposta troppo.
"Sei davvero fantastica Miriam e sono stato fortunato ad averti incontrata" mi dice accarezzandomi la guancia, con un gesto veloce e naturale.
Resto senza parole, non so cosa dire. L'unica cosa che riesco a fare è guardarlo in silenzio mentre la consapevolezza di ciò che sta accadendo si insinua in me insieme a un'ondata di panico.
"Ah prima che arrivi Ian, vorrei darti questo"
Tira fuori una scatola lunga e stretta dalla tasca posteriore dei pantaloni.
"Ancora Buon compleanno"
Scarto velocemente la confezione rossa (non so se la scelta del colore sia stata una coincidenza) e apro la scatola.
"Wow Dylan.. è bellissima"
Estraggo la collana argentata con un ciondolo a forma di mappamondo racchiuso in un cerchio di piccoli diamanti.
"Ma mi avevi già fatto un regalo con l'acquisto del biglietto e le spese per il viaggio. Non dovevi..."
"Volevo che avessi qualcosa che ti ricordasse di me. Qualcosa di solo mio" mi risponde, compiaciuto per il successo della sua sorpresa.
Gli sorrido, emozionata da quel gesto mentre mi tocco i capelli imbarazzata.
"Mi piace tantissimo Dylan.. grazie davvero"
"Vuoi che ti aiuti a indossarla?"
Annuisco e gli cedo la collana. Mi giro prendendo i miei lunghi capelli scuri tra le mani e li lascio cadere sulla spalla.
Sento il suo respiro sul mio collo mentre mi allaccia la collana.
Una sensazione di calore si impadronisce del mio corpo.
Chiudo gli occhi per calmare la mia agitazione e, al tempo stesso, intrappolare quel momento nella mia mente.
Le sue mani raccolgono i miei capelli, facendoli ricadere lentamente all'indietro.
Sembra che ogni occasione, seppur banale, sia perfetta per stabilire un contatto tra di noi.
Lo sento sospirare dietro di me e, quando mi volto, la sensazione di averlo ancora più vicino si fa inaspettatamente troppo forte.
"Ragazzi eccovi.. ho comprato un Cd da paura per il viaggio"
Mi volto e mi accorgo di Ian che ci raggiunge correndo. Appena si accorge dell'espressione quasi infastidita di Dylan, mi rivolge un'occhiata interrogativa.
"Scusate, ho interrotto qualcosa?" chiede ad entrambi, facendo scorrere il suo sguardo da Dylan a me.
"Ehm.. no. No tranquillo Ian.. Anzi sai che ti dico? Credo che dovremmo andare. Tyler e Giusy ci staranno aspettando" intervengo, incespicando nelle mie stesse parole.
La situazione si sta facendo abbastanza imbarazzante.
Così mi avvio verso la macchina seguita da Dylan e Ian e ci rimettiamo subito in viaggio.
Quando arriviamo al parco, resto subito meravigliata dalla sua immensità. Ci saranno montagne russe alte 50 metri e l'idea di essere sospesa in movimento ad un'altezza così tanto vertiginosa mi elettrizza.
Ma la faccia pallida di Ian mentre osserva la giostra, mi chiarisce il suo desiderio, opposto al mio: tenere saldamente i piedi al suolo.
"Andate avanti voi. Io resto qui a sorvegliare la situazione con..." si guarda intorno in cerca di un supporto emotivo e lo trova in Dylan, che gli mette una mano sulla spalla facendosi avanti.
"Passo anche io. Divertitevi pure per me" continua lui sorridendo appena.
Senza darmi la possibilità di aggiungere altro, Giusy mi prende per mano entusiasta e mi attira verso l'ingresso, con Tyler dietro di noi.
La situazione si ripete per le successive montagne russe al punto che, dopo un po', mi sento quasi a disagio.
"Ragazzi non va bene! Non potete restare sempre a guardarci mentre ci divertiamo. Scegliete una giostra su cui volete andare e stavolta saremo noi a seguirvi" propongo a Dylan e Ian, i quali si scambiano uno sguardo complice.
"In realtà, mentre eravate su quei mostri antigravitazionali, abbiamo visto il derren Brown’s Ghost Train. Sembra carino" risponde Ian e indica un vagone rosso alle sue spalle. Cerca di sembrare il più disinvolto e distratto possibile ma è molto chiaro, almeno a me, che non vede l'ora di salirci.
Giusy lo guarda preoccupata.
"Cosa diavolo sarebbe?"
"Credo sia una una giostra realizzata in realtà virtuale che ti porta ad affrontare un demone faccia a faccia" risponde Dylan con molta naturalezza ma Giusy spalanca maggiormente gli occhi, allarmata.
"Si in effetti sembra interessante" annuisce Tyler e prende la mano della sua ragazza con delicatezza. "Ci sarò io accanto a te, se avrai paura" aggiunge deridendola.
Giusy lo colpisce alla spalla e, per dimostrare la sua fermezza, raggiunge da sola il vagone. Dopo un attimo di smarrimento e sorpresa, la raggiungiamo tutti.
Nell'esatto momento in cui entriamo nel treno, mi pento della mia proposta. Dopo essere entrati in una sala pre-show poco illuminata e piuttosto ristretta, la fonte di luce viene spenta e la stanza cala nella più totale oscurità.
Si attiva immediatamente un audio che sussurra silenziosamente "shh", seguito dal suono di una porta che sbatte e un bambino che ride. Sento il respiro pesante dei miei compagni e la risata leggera di Ian, che deride la nostra paura. Non capisco come possa divertirsi così.
Si illumina leggermente, ai nostri piedi, un percorso che ci guida verso la piattaforma principale, dove un vecchio vagone ferroviario è sospeso sopra il pavimento da catene.
La carrozza è piuttosto moderna, simile alla metropolitana di Londra e questo, per un singolo attimo, mi fa sentire a casa.
Intorno a noi, disposti in semicerchio, ci sono uomini in uniforme che ci invitano a sederci e a indossare gli auricolari.
Giusy mi guarda con riluttanza: a quanto sembra, ha perso tutta la sua fermezza e non la biasimo.
Ian si siede per primo, al bordo della panca. Lo seguo immediatamente, stringendomi al suo fianco. Dylan fa lo stesso, sedendosi accanto a me, seguito da Giusy e Tyler.
La fioca illuminazione si spegne nuovamente, lasciandoci nel buio totale. Intanto, sento un forte stridio, come se il treno avesse iniziato a muoversi.
Stringo la mano di Ian alla mia destra, desiderosa di un contatto amichevole. Non ho mai avuto paura del buio ma, dopo Clark, è cambiato tutto.
Dopo Clark, ho il terrore del buio.
Ho il terrore di voltarmi nella notte, al ritorno dal lavoro, e trovarlo dietro di me.
E credo che Ian lo abbia capito, perché stringe più forte la mia mano, accarezzandomi il dorso con il pollice. Cerco di concentrarmi su quel contatto, così rassicurante.
Va tutto bene, lui non c'è e ora sei al sicuro.
I rumori del treno si fanno sempre più forti e coinvolgenti attraverso le cuffie. E di colpo, un demone si materializza davanti a noi. Il vagone si inclina, come se stesse cadendo in un dirupo, e delle fiamme si animano ai lati del demone.
Contro ogni mia volontà, il respiro mi viene meno: sento di nuovo il dolore dei suoi pugni, la forza del suo braccio, il peso delle sue parole.
Tolgo nervosamente le cuffie gettandole sulla panca e, dopo un paio di tentativi disperati nel buio, riesco a trovare l'uscita.
Il sole mi colpisce in pieno volto e mi dona un sollievo immediato. Ma il peso sul mio petto continua a opprimermi e mi impedisce di respirare.
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