37. Di nuovo insieme

                     POV      OF    DYLAN               


"Te l'ho detto Daniel, mi sta raggiungendo adesso"

Non credo che sia stata una buona idea chiamarlo ora. Ho ignorato le sue chiamate e quelle di Giusy e Ian per tutta la durata del viaggio che da New York mi ha portato nella città dove si trova la donna che amo.

Ho agito d'impulso, essendo comunque sicuro che Cecilia sarebbe stata al sicuro con Daniel. Non avevo un piano. Non volevo soffocare Miriam o metterle fretta: volevo solo essere lì nel caso in cui avesse avuto bisogno di me.
Ho atteso la sua chiamata, struggendomi in silenzio.

"Fammi sapere come sta quando la vedi. Piuttosto... tu come stai fratello?"

"Starò bene quando sarò sicuro che anche lei sta bene"

Daniel ancora non sa il vero motivo per cui Miriam se ne è andata. Non avrei mai potuto tradire la sua fiducia quindi gli ho detto che c'era stato un cambio di programma improvviso siccome suo padre stava poco bene.
Non credo che mi abbia creduto data la fretta con cui sono partito anche io. Tuttavia, non mi ha fatto altre domande: mi conosce bene e so che aspetterà che io sia pronto a parlare.

Sussulto quando sento un colpo alla porta della mia stanza. Saranno passati pochi minuti da quando ho inviato un messaggio a Miriam per informarla sul numero della mia stanza d'albergo. Non pensavo arrivasse così presto.

"Devo andare. Ci sentiamo " rispondo a mio fratello, chiudendo immediatamente la chiamata e mi precipito verso la porta.

Due braccia minute mi avvolgono appena la apro e mi stringono forte prima che potessi avere il tempo di farlo io.

Le mani di Miriam si allacciano dietro al mio collo, la sua testa appoggiata sulla mia spalla.

"Mi sei mancato tanto" sussurra con la voce rotta, dandomi la conferma che ha pianto.

Ricambio l'abbraccio, stringendola forte e la sollevo quel poco che basta per portarla dentro la stanza. Cosi chiudo la porta dietro di noi con un calcio.

"Anche tu. Non immagini quanto"

Restiamo così per qualche istante. Non voglio altro in questo momento. So che non appena scioglierò questo abbraccio, tutto ciò che è successo negli ultimi giorni ci travolgerà di nuovo.

"Miriam mi dispiace... per quello che è successo a New York. Ti prego, perdonami "

È lei ad allontanarsi per prima. Mi prende la mano nella sua e mi accarezza il viso con l'altra.

"Non ho niente da perdonarti. Avevi ragione. Dylan tu sei stato la ragione per cui ho trovato il coraggio di dire la verità ai miei. Io... Non so cosa ho fatto per meritarti ma non sai quanto io sia grata di averti nella mia vita"

Lei è grata?
Non immagina nemmeno quanto io sia stato fortunato ad incontrarla, quel giorno in laboratorio.

La bacio dolcemente, cercando di trasmetterle tutto il mio amore in un gesto anziché con le parole.

Ma improvvisamente la vedo cedere davanti ai miei occhi.
Le sue gambe smettono di sostenerla e la lasciano quasi cadere a terra.
Riesco a prenderla giusto in tempo e lascio che si aggrappi a me.

"Miriam che hai?"
Non riesco a nascondere il panico nella mia voce.
Lei cerca di sorridere ma sembra troppo debole anche per fare un simile gesto. Dopo tutto quello che ha passato, non c'è da meravigliarsi che sia sfinita.

Passo un braccio sotto le sue gambe e la sollevo mentre lei si appoggia contro il mio petto.
La adagio lentamente sul letto aspettando con il cuore palpitante che si riprenda.

"Sto bene Dylan tranquillo. È stato solo un capogiro "

Mi accorgo che sta trattenendo le lacrime e so che lo fa per non farmi preoccupare. In realtà, questo mi fa solo arrabbiare.
Mi fa solo immaginare cosa ha dovuto passare in questi giorni, anche per colpa mia, senza di me.
Da sola.

"Adesso chiamo la reception. Mi faccio portare qualcosa da mangiare. E non provare a dirmi di no" le dico con un tono autoritario, sperando di strapparle un sorriso che, seppure poco convincente,non tarda ad arrivare.


Dopo la cena, durante la quale ho dovuto insistere più volte affinché mangiasse qualcosa di più, Miriam mi chiede di tutto: di Cecilia, Ian, Giusy e Daniel, dei regali di Natale.
Tutto per evitare il discorso.

"Miriam" la chiamo bloccandola e appoggio la mia mano sulla sua "dobbiamo parlarne. Ne abbiamo bisogno entrambi"

Annuisce, consapevole di questa verità e attendo silenziosamente che sia pronta.

"Mia madre mi ha creduta e non riusciva a trattenere le lacrime e non a incolparsi per non essersene accorta"

"E tuo padre?"

"Ha troppa fiducia in Clark per crederlo capace di un comportamento del genere" mi risponde con un tale disprezzo da farmi percepire tutta la sua delusione verso di lui.

Le sue parole mi gettano nello sconforto. Mai avrei pensato che suo padre potesse davvero reagire così. Credevo ingenuamente che, sapendo la verità, avrebbe aiutato sua figlia.

Miriam tiene lo sguardo basso con gli occhi spalancati dediti a rivivere il rifiuto di suo padre.

Sento che sto per esplodere dalla rabbia e ho paura che non riuscirei a contenere le parole contro quell'uomo.

Per cui, mi limito ad abbracciarla permettendole di lasciarsi andare. Comincia a piangere senza essere capace di fermarsi. Non ci prova nemmeno. È stata forte per tanto tempo e ora è semplicemente stanca di esserlo.
 E io sono stanco di vederla così.

"Miriam mi dispiace. Ma pensa che ora puoi ricominciare daccapo. Sei stata coraggiosa a fare quello che hai fatto e, anche se ora è difficile crederlo, le cose andranno meglio d'ora in poi"

Si allontana da me e si rimette seduta sul letto con le gambe incrociate, asciugandosi le lacrime.

Poi cerca le mie mani e mi guarda per qualche istante prima di parlare.
"Credi che riusciremo a superare tutto questo?"

"Io credo in noi. Mi basta questo. Supereremo tutto insieme. Non dovrai affrontare più nulla da sola "

La vedo sorridere. Non aggiunge altro. I suoi occhi fissi su di me, intensi e smarriti, mi chiedono silenziosamente di azzerare quella distanza tra noi.

Mi chino su di lei. Le mie mani continuano a stringere le sue mentre la mia bocca resta sospesa sulla sua per un lungo istante di esitazione prima del bacio.

Comincia dolcemente, con un lieve sfiorarsi delle labbra ma diventa subito un qualcosa di più intenso.

Le mie mani si insinuano sotto la sua maglietta stringendole i fianchi mentre le sue viaggiano tra i miei capelli.

Il bisogno di averla per me è troppo forte e mi fa paura. Ho paura di ciò che è legato a quello che sto facendo.

"Miriam io non voglio..." interrompo il bacio,sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio "Non voglio che tu ti senta pressata"

La sento tremare e vedo una lotta prendere forma nei suoi occhi, così come una crescente paura nascere dentro di lei.

"No.. va tutto bene. Sto bene" sussurra debolmente e spero con tutto me stesso che sia la verità.

"Mi sei mancato" mormora contro la mia bocca prima di baciarmi. Allungo una mano verso la sua nuca e la attiro a me, facendo aderire i nostri corpi.

Mi sento esplodere dalla potenza di questo contatto. Comincio a sbottonarle la camicia mentre le sue mani afferrano l'orlo della mia felpa.

Abbandono il suo corpo per quei pochi secondi che occorrono affinché lei me la possa sfilare dalla testa poi ritorno sulle sue labbra.

Le sue mani sfiorano la mia schiena nuda mentre mi sostengo sui gomiti per non gravarla con il mio peso.
Il mio cuore mi esplode nel petto e faccio quasi fatica a respirare.
So che sta succedendo lo stesso anche a lei e questo mi manda in estasi.

"Miriam.. puoi fermarmi. Se stiamo andando troppo oltre e non sei pronta, puoi fermarmi"

L'ultima cosa che voglio è ferirla. Voglio che sia mia, ma solo se è pronta ad esserlo.

"Lo sai che riesco solo ad amarti di più per questa tua dolcezza ?" Mi dice con un sorriso che spazza via qualsiasi incertezza.

Mi afferra la nuca e mi spinge contro di lei, dandomi un bacio urgente e appassionato.
Slaccio gli ultimi bottoni della sua camicia e un particolare attira la mia attenzione.

"La porti ancora?" dico toccando la collana che le avevo regalato il giorno del suo compleanno.

Lei sorride, intrecciando le sue dita alle mie che stringono il ciondolo della collana.

"Non la tolgo mai. Come vedi, tu sei con me anche quando non ci sei"

Ecco il potere che ha su di me. Riesce a farmi andare in estasi con la sua semplicità, la sua dolcezza, il suo animo puro.

Miriam è tutto ciò che ho sempre desiderato dalla vita e che non credevo potesse esistere. Ora so che è lei la mia vita. Supereremo tutte le difficoltà, insieme. Loro non possono nulla contro il nostro amore.

Miriam non ha idea di quanto abbia fatto per me. Magari un giorno, gliene parlerò.

Ora, che la tengo stretta tra le mie braccia, non  riesco a pensare ad altro se non alla straordinaria notte che adesso ci appartiene.

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