36. Momento della verita

                               POV OF MIRIAM            

"Non sai quanto io sia felice di vederti Miriam " mi dice Callie mentre mi stringe forte a sè.

Ieri, dopo l'incontro con i miei, ho deciso di chiamarla: avevo una voglia matta di vedere la mia migliore amica. L'unica che mi sia stata accanto nei miei momenti più buii.

"Anche io Callie.. mi sei mancata tanto"

In questo momento, vicino alla persona che mi ha accompagnato in questa mia lotta dal principio, mi sento come se fossi alla fine di un incubo.

In realtà, la mia guerra non è ancora cominciata.
Ci dirigiamo nel parco vicino casa sua come eravamo solite fare quando abitavo a York e ci sediamo sulla nostra panchina.

"Come vedi, il nostro posto non è cambiato di una sola virgola" dice Callie ammirando il nostro piccolo angolo appartato che racchiude la panchina verde tra due querce e cespugli ora spogli a causa dell'inverno.

"Già..  è bello sapere che alcune cose non cambiano"

La mano di Callie si poggia sulla mia, facendomi voltare.

"Voglio sapere tutto Miriam.. te la senti di parlarne?"

Annuisco e riporto la mente al giorno prima, quando ho rincontrato mio padre.

"È stato strano Callie.. rivedere mio padre. Lo sai, ho sempre avuto un rapporto speciale con mia madre ma lui..  ho sempre avuto timore del suo giudizio"

"Margaret è speciale. Tuo padre non mi è mai piaciuto e lo sai.. ha sempre preteso troppo dai suoi figli. Stai pensando che dirgli la verità su Clark non sia una buona idea adesso?"

"Assolutamente no. Voglio togliermi questo peso e dirgli la verità è un passo che devo compiere adesso"

"Hai deciso già quando lo farai?"

"Ieri non ho avuto il coraggio. Era natale e non volevo rovinare quella giornata. Inoltre avevo appena rincontrato i miei. In ogni caso, lo farò stasera"

Callie mi volge uno sguardo pieno di significati non detti.
Non riesco a credere che sto per farlo davvero. In realtà non so nemmeno cosa dovrei aspettarmi da questo.

"Stai facendo la cosa giusta Miriam. Vedrai che dopo starai meglio"

Annuisco senza dire nulla, sperando che questo mi renda più serena e mi permetta di andare avanti con la mia vita.

"A proposito.. come va con Dylan?" Mi chiede Callie abbozzando un sorrisetto compiaciuto.

Mi basta sentire il suo nome per dimenticare i miei pensieri oscuri e sorridere.

"È davvero speciale Callie. È entrato nella mia vita in punta di piedi e, senza che potessi accorgermene, è diventato parte di me"

"Sai, quando me ne parlavi a telefono,  avevo capito che c'e qualcosa di forte che ti lega a lui. Ma ora che ti vedo mentre ne parli, ne ho la conferma: hai gli occhi che sorridono" mi dice Callie, commossa.

"Hai ragione..  Grazie a lui, ho conosciuto il significato della parola amore"

Restiamo a parlare per ore e a malapena ci accorgiamo del buio che scende sulla città.

Quando torno a casa, trovo mia madre in cucina. Mio padre è seduto con le mani incrociate sul tavolo, impaziente.

"Avevi detto di volerci parlare. Ti stiamo aspettando da un bel po' " mi dice indicando l'orologio alla parete che segna le 21.00 passate.

Ieri ho detto loro di non uscire la sera dopo perché avevo qualcosa di importante da discutere.

"Hai ragione papà scusami. Ho incontrato Callie e non mi sono accorta dell'ora"

Mio padre non si scompone. Resta nella sua posizione rigida mentre mia madre si siede accanto a lui e gli lancia occhiate di rimprovero.

"Tranquilla tesoro..  cosa volevi dirci?" Mi chiede mia madre prendendomi la mano e invitandomi a sedermi accanto a lei.

La seguo e faccio un respiro profondo ma il mio cuore non accenna a rallentare i suoi battiti impazziti.

Mi sembra di esplodere.

"Io volevo parlarvi .. di una cosa. Si tratta di .. Non è facile per me"
Mi passo nervosamente una mano tra i capelli, consapevole di risultare magari drammatica ma non riesco a pensare lucidamente.

"Miriam tesoro mi sto preoccupando..  che succede?"
Mia madre mi tocca lentamente il braccio come se avesse paura di rompermi.

"Si tratta di Clark" dico tutto d'un fiato, scrutando i miei in attesa di una reazione: mia madre si acciglia mentre mio padre sembra finalmente prestarmi attenzione.

"Vuoi ritornare con lui?" Mi chiede mio padre con un entusiasmo che mi dà il voltastomaco.

"No" rispondo con fin troppa enfasi "Assolutamente no. Non tornerò mai insieme a lui"

"Si è trasferito a Londra per starti vicino. Cos'altro deve fare quel povero ragazzo?"

"Theodor basta" lo rimprovera mia madre mentre continua a stringermi la mano "Miriam continua..  ti ascoltiamo tesoro"

Continuare?
Come posso raccontare la parte più buia della mia vita a un uomo che non sa ascoltare? Che non capisce?

Stringo più forte la mano di mia madre, chiedendole tacitamente di darmi supporto.

"Non vi ho mai raccontato il motivo per cui ci siamo lasciati"

"Lo sappiamo il motivo" mi interrompe mio padre " Hai dato credito alle chiacchiere dei tuoi amici"

"Non erano chiacchiere papà " dico cercando di mantenere la calma ma sono quasi al limite. Non credo che potrò sopportare una parola di più.

"Ah tu dici che non sono chiacchiere. Allora hai mai visto quel ragazzo con un'altra? La risposta è no. Ma ti è bastato che qualche stupido ti dicesse che ti tradiva per lasciarlo. Tu non ti meriti..."

"Io non meritavo un ragazzo che mi ha picchiata per anni" urlo ormai fuori di me. Mi alzo di scatto e la sedia si rovescia sul pavimento, provocando un tonfo sordo nella stanza.

Mia madre si copre il viso con le mani dal terrore per ciò che ha sentito mentre mio padre mi guarda come se fossi una pazza.

"Ma cosa stai dicendo? Non è possibile"

"È possibile ed è così papà. Sono andata via da York perché non potevo più sopportare la sua presenza nella mia vita. Mi vietava di uscire sola con i miei amici, con i miei colleghi e, quando mi rifiutavo di fare quello che diceva o era di malumore, si sfogava su di me"

Mia madre si asciuga le lacrime e si alza. So che sta cercando di mostrarmi il supporto che silenziosamente mi ha promesso e mi sento male per averle dato questo dolore.

"Tesoro che hai dovuto sopportare? Come ho fatto a non accorgermene?" Dice abbracciandomi forte a sè.

"Non crederle Margaret.  Conosciamo Clark" dice mio padre senza nemmeno darmi la possibilità di rispondere " Non farebbe mai una cosa del genere"

Allontano mia madre e mi avvicino a lui, fronteggiandolo.

"Hai più fiducia in quell'uomo che in tua figlia?"

Non riesco a credere a come si è evoluta la situazione. Nemmeno nei miei peggiori incubi, avrei potuto immaginare una cosa del genere.

"Tu sei andata via mentre lui è rimasto con noi. Abbiamo visto il suo dolore per averti perso e ..."

"Rispondi alla domanda" sussurro scrutando la sua espressione e sperando di trovare un minimo di amore e comprensione verso di me.

Ma è tutto inutile. E io sono stanca di aspettare.
Esco di corsa dalla cucina ma vengo raggiunta da mia madre che mi afferra per un polso.

"Miriam aspetta ti prego..  parliamone tesoro. Abbiamo bisogno di parlarne. Ritorna in cucina" mi dice sull'orlo delle lacrime. Il suo sguardo mi supplica di perdonare mio padre per la sua totale insensibilità.

La abbraccio forte liberando le lacrime che fino a quel momento ero riuscita a confinare dentro di me.

"Ti voglio bene mamma e scusa per non averti detto prima la verità. Ma non ce la faccio a stare qui ... vado a dormire da Callie stasera" le sussurro all'orecchio.

Evito il suo sguardo ed esco di casa.

L'aria fredda della sera mi colpisce in pieno viso, facendomi rabbrividire.
Nella fretta, non ho nemmeno preso un cappotto o il portafoglio.

Ce l'ho fatta. Ho finalmente detto la verità ai miei genitori. Ma non mi sento meglio. Non mi sento libera come avevo pensato. Mi sento un'egoista per aver caricato mia madre di un peso tanto grande.
E un'illusa per aver pensato che mio padre potesse cancellare in un solo colpo l'affetto che ha sempre provato per Clark.

Estraggo il telefono dalla tasca posteriore dei jeans e compongo il numero dell'unica persona che vorrei avere accanto adesso.

"Amore mio.. come stai?" Mi risponde Dylan dopo pochi squilli.

Sorrido tra le lacrime, sentendo finalmente la sua voce.

"Miriam ci sei?"

"Si.. sono qui" dico con la voce rotta dal pianto.

"Amore che è successo?" mi chiede preoccupato.

"Ho detto ai miei.. il vero motivo per cui ho lasciato York"

Comincio a camminare nella speranza di riscaldarmi un po'. Qualche passante mi lancia qualche occhiata perplessa per il mio outifit leggero. Mi sembra paradossale soffermarmi su questo dettagli ora considerando ciò che ho appena affrontato.

"O mio dio .. e come stai? Come l'hanno presa?"

La mia mente si rifiuta di ripercorrere ciò che è appena successo.

"Dylan io.. Non ce la faccio più. Vorrei tanto essere lì con te adesso"

"Dimmi dove sei e ti raggiungo immediatamente"

Sorrido, pensando a quanto sono fortunata ad averlo nella mia vita. Sapere che potrò sempre contare su di lui ha un valore inestimabile per me.

"Beh ti ci vorrebbe comunque qualche ora di volo"

"Non arrabbiarti ma .. sono qui a York" mi dice dopo qualche attimo di silenzio.

"Aspetta cosa?"

"Si io.. volevo essere qui nel caso in cui avessi avuto bisogno di me"

Avete presente la sensazione che si prova quando si torna a casa dopo aver avuto una giornataccia?
Ecco cosa è Dylan per me: la mia casa, il rifugio perfetto quando non so dove andare.

"Dimmi dove sei e corro subito da te" gli dico

"Hotel Palace. Ma se non sei nelle vicinanze, ti raggiungo io"

"No sono vicina.. aspettami" dico prima di chiudere la chiamata e inizio a correre per la città per raggiungere Dylan.








Spazio autrice
Finalmente ce l'ho fatta ad aggiornare. Ormai siamo quasi alla fine 😉
Che ne pensate della storia? Vi sta piacendo? ❤




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