35. Di Nuovo In Viaggio
POV OF Miriam.
Sapevo a cosa sarei andata incontro se avessi deciso di compiere questo passo. Ed è per questo che ho sempre cercato di autoconvincermi di non averne bisogno.
Mi sono sempre detta che i miei genitori non dovevano sapere la verità su Clark. Ho sempre creduto che fosse la cosa giusta: perchè caricarli di un peso così grande dopotutto? Cosa avrebbero mai potuto fare?
Avevo promesso a mia madre di passare il capodanno a York. Tuttavia, dopo la lite con Dylan, ho deciso di andare subito dalla mia famiglia. È stata una scelta così improvvisa che non so ancora cosa mi abbia spinto a prenderla. Durante il viaggio in aereo, ho avuto modo di pensare intensamente agli ultimi avvenimenti. In particolare,alle parole di Dylan.
Posso dire che la mia intenzione è dire loro tutta la verità: il vero motivo per cui mi sono trasferita a Londra.
Dylan ha ragione: nei giorni passati a New York, ero un'altra persona. O meglio, ero io. Ero me stessa e lo sono stata in un modo in cui non pensavo fosse più possibile.
Clark mi ha privato della voglia di vivere per troppo tempo. Forse sono stata io a permetterglielo. Avrei dovuto reagire prima. Forse avrei potuto fare qualcosa.
"Signorina siamo arrivati. È questo l'indirizzo giusto?" mi chiede il tassista risvegliandomi dai miei pensieri.
Volto lo sguardo oltre il finestrino e finalmente la rivedo: casa mia.
"Si la ringrazio"
Pago la corsa al tassista ed esco dall'auto trascinando la mia unica valigia.
Mia madre ha sempre adorato il natale. Diceva che era la festa che permette alla famiglia di riunirsi, andando oltre i dissapori che ognuno può serbare. Ora, più delle altre volte, spero che avesse ragione.
Percorro il breve vialetto che separa in due parti il giardino, decorato da luci spente a causa dell'ora mattutina.
Busso velocemente alla porta, temendo che il coraggio possa venirmi meno improvvisamente.
Quando la porta si apre, non riesco a trattenere la commozione e stringo forte a me mia madre.
"Miriam o mio dio.. tesoro sei qui" sussurra accarezzandomi i capelli come quando ero piccola. Mi sono sempre sentita al sicuro tra le sue braccia. Questa cosa non cambierà mai.
"Già.. Volevo farti una sorpresa" dico sciogliendo l'abbraccio e sfiorandole la guancia. Mia madre è sempre stata molto sensibile e, sebbene non me lo abbia mai fatto pesare, so che il mio trasferimento a Londra l'ha delusa.
"E ci sei riuscita amore mio. Tuo padre sarà felicissimo di vederti. Dovrebbe essere qui a momenti"
È anche più bella di come lo era quando l'ho lasciata. Ho sempre ammirato la forza e la tenacia di mia madre. Il mio sogno da bambina era di diventare come lei. E ce la sto mettendo tutta per riuscirci.
Quando entriamo in casa, l'atmosfera natalizia mi avvolge completamente.
"Vedo che hai mantenuto le stesse decorazioni da quando ero piccola.. Dovresti cambiare un po'" le dico facendole notare un peluche di babbo natale lacerato sul fianco.
Scuote la testa con decisione facendo ondeggiare di proposito i suoi lunghi capelli ramati con qualche sfumatura bianca.
"Assolutamente no. Mi ricordano troppo della tua infanzia e di quella di James. Non potrei buttarle mai" mi risponde toccando le decorazioni natalizie come se fossero delle reliquie preziose.
James.
Non ho idea di cosa dovrei fare con lui. Non mi ha più cercata da quando sono partita per Londra come io non ho più cercato lui. Ero troppo delusa dal suo comportamento.
Chi mette l'amicizia prima dell'amore verso una sorella?
Comunque, anche se lui avrebbe potuto fare la differenza, non gliene faccio una colpa. È pur sempre mio fratello e non smetterò mai di amarlo.
"Tesoro mettiti comoda sul divano. Sarai stanca dopo il viaggio. Faccio velocemente una cioccolata calda e ti raggiungo così parliamo un po'" dice mia madre prima di scomparire nella cucina.
Faccio come mi ha detto e cerco di rilassarmi. Il mio pensiero però corre subito a Dylan. Le immagini della nostra lite si susseguono nella mia mente, provocandomi un forte senso di angoscia.
Chissà cosa starà facendo adesso.
Chissà come avrà reagito dopo aver scoperto della mia partenza.
Quando sono andata via, l'ho fatto d'impulso. Ero così arrabbiata che non avrei sopportato di stare in quella casa un minuto di più. Ho spento il cellulare e mi sono lasciata tutto alle spalle. Sono stata un'egoista ma ne avevo bisogno per riordinare troppi pensieri nella mia mente.
Ora so cosa devo fare. Devo solo trovare il coraggio per affrontarlo.
L'agitazione non mi permette di stare seduta. Così mi alzo e comincio a gironzolare per la stanza, ammirando le foto di famiglia. Tra queste ne noto una che mi lascia senza fiato: mio padre sorride tenendo un braccio attorno alla spalla di Clark che lo guarda divertito.
E da vari particolari, capisco che è una foto piuttosto recente.
"Si.. Tuo padre e Clark hanno mantenuto i contatti" dice mia madre entrando nella stanza quando mi sorprende a fissare quella foto.
Posa due tazze di cioccolata fumante con la panna sul tavolino e si siede, invitandomi a mettermi accanto a lei con il suo solito sorriso.
"Perché?"
È tutto ciò che riesco a chiedere sperando che la mia voce non tradisca il mio disgusto.
"Miriam ascoltami. Sai che tuo padre non ha mai accettato che tu e Clark vi lasciaste. Vi conoscete da quando eravate bambini e tuo padre si è affezionato. E quando l'hai lasciato e ti sei trasferita, ha voluto stargli vicino. Clark era distrutto"
Sentire queste parole, mi provoca un dolore che non credevo possibile. Mio padre, amico dell'uomo che mi ha picchiata per anni.
E la colpa è mia. È solo mia e non posso biasimare nessuno. Perché se avessi detto la verità, invece di cercare di proteggerli da essa, forse tutto questo non sarebbe successo.
"Mamma tra me e Clark non c'era amore. Non c'era nulla. Non c'era neanche rispetto... Io.. Ho dovuto farlo"
Mi blocco cercando di non piangere. Non voglio che mia madre mi veda debole. Mi chiedo cosa stia pensando, vedendo sua figlia in quello stato.
Mi prende la mano cercando i miei occhi ma so che non riuscirei a sostenere il suo sguardo adesso.
"Tesoro lo sai.. Quando vorrai parlare e dirci di più, io sono qua. Lo sai che sarò sempre dalla tua parte"
Riesco solo ad annuire, mentre dentro di me si propaga una sensazione di sollievo. Sebbene sapessi che mia madre mi avrebbe sempre appoggiata, sentirmelo dire mi fa sentire meno sola.
Tuttavia so che il problema non è lei. È mio padre. E James.
E so che i problemi non sono ancora iniziati.
Dopo aver bevuto la cioccolata insieme a mia madre, parlando delle ultime novità della mia città e della famiglia, decido di salire al piano di sopra per sistemare la valigia nella cabina armadio della mia stanza.
Non sono riuscita nemmeno a disfarla. L'ho semplicemente lasciata lì e mi sono buttata sul letto, approfittando di quel momento di privacy prima dell'arrivo di mio padre per accendere il telefono.
9 chiamate perse di Dylan, 7 di Ian e 4 di Giusy.
Oltre a un'infinità di messaggi.
Prima che possa leggerne uno, il telefono vibra di nuovo e rispondo immediatamente.
"Dylan.."
"O mio dio.. Miriam. Stai bene? Dove sei? Ero preoccupato da morire" mi chiede dall'altro lato del telefono in un modo così apprensivo e inquieto che mi fa sentire in colpa.
"Dylan sto bene. Tranquillo" dico a bassa voce temendo che mia madre possa sentirmi.
"Miriam mi dispiace. Credimi mi dispiace. Io non volevo ferirti"
"Lo so.."
"No ti prego.. Lasciami finire io.. Io ho sbagliato a fare quello che ho fatto ma questi giorni a New York... Miriam sono stati fantastici. Eri così felice e spensierata che il pensiero di.. di vederti stare ancora male una volta ritornati a Londra mi devastava. Io volevo fare qualcosa. Dovevo fare qualcosa.. Non ho raccontato chi sei. Il mio amico non sa per chi ho chiesto la consulenza. Io.. volevo solo darti una speranza. Ti prego.. Perdonami se ti ho ferito"
" Dylan ti prego.. Ti prego di non scusarti. So che non volevi farmi del male"
"Non potrei mai farti del male. Io ti amo" mi risponde come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Sorriso, aggrappandomi a quel sentimento cosa se fosse la mia unica ancora di salvezza.
La mia sola forza per affrontare ciò che sta per accadere.
"Miriam io ti starò sempre accanto. E ti appoggerò, qualunque sia la tua scelta" aggiunge senza darmi il tempo di replicare.
Restiamo per un po' in silenzio, ad ascoltare il respiro dell'altro. Se gli dicessi delle mie intenzioni, se le esponessi ad alta voce, questo le renderebbe reali.
Non sono sicura di essere pronta ma so che è quello che mi serve.
"Miriam ti prego dimmi dove sei.. Ho bisogni di vederti per assicurarmi che stai bene"
"Sono a York. Ho deciso di dire tutta la verità alla mia famiglia" dico tutto d'un fiato.
Dylan annaspa qualche parola non sapendo cosa dire. So che non si aspettava questo gesto estremo e improssivo. In fondo, non ne abbiamo mai parlato e io non ci avevo mai realmente pensato fino alla scorsa notte.
"Hai ragione Dylan. Clark non deve restare impunito. I tipi come lui non meritano di camminare per strada in libertà per avere la possibilità di...
Ma non posso denunciarlo. Non prima di aver detto tutta la verità alla mia famiglia"
Sento Dylan sospirare dall'altro lato del telefono. Mi sembra di vederlo: seduto con la mano tra i capelli e le labbra arriciate nella sua espressione di frustrazione che lo rende solo più adorabile.
"Vorrei essere lì con te adesso" dice in un sussurro quasi impercettibile.
Chiudo gli occhi: allontano York dalla mia vista e mi immagino accanto a lui, stretta tra le sua braccia forti e sicure.
"Tu sei sempre con me Dylan" dico stringendo tra le dita la collana che mi regaló al mio compleanno.
"Devi promettermi una cosa Miriam. Promettimi che se avrai bisogno di me, se ti servirà un supporto, un aiuto per affrontare la tua famiglia, mi chiamerai. Prenderò il primo volo e sarò subito da te"
Sorriso pensando a quanto possa essere stato difficile per lui chiedermi questo.
"Strano, pensavo che mi avessi raggiunta subito" lo punzecchio sorridendo, sperando di sentire finalmente la sua dolce risata.
"È la sola cosa che vorrei fare adesso. Ma non commetterò più lo stesso errore. Voglio rispettare i tuoi spazi"
Ecco la forza di cui avevo bisogno. Dylan è la mia luce. Lo è stato dal primo momento in cui si è presentato nel mio laboratorio, anche se ancora non ne ero cosciente. Sono ritornata alla vita grazie a lui. Con il suo animo puro e sensibile, mi ha fatta innamorare e ora non riesco a pensare un futuro in cui lui non ci sia.
Quindi devo chiudere questo capitolo doloroso della mia vita. Devo farlo per me. Devo farlo per noi.
Quando sento il rumore di una porta chiudersi al piano di sotto, realizzo che mio padre è tornato.
"Te lo prometto Dylan. Ti amo" dico chiudendo la chiamata.
Mando velocemente un messaggio a Ian e Giusy avvisandoli che sto bene e mi preparo per rivedere finalmente mio padre.
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