30. Dichiarazioni
------------- MIRIAM POV ---------------
Non credo di essermi mai sentita così persa. Così impotente.
Non so da quanto tempo Ian sia entrato in casa. Mi sembra stia passando un'eternità.
Quando è arrivato, è corso da me per abbracciarmi, per darmi un sostegno ma l'ho respinto.
L'ho pregato di entrare subito in casa per assicurarsi che Dylan stesse bene e così ha fatto.
Quando vedo Clark uscire da casa mia, in un primo istinto di rabbia i miei passi si muovono verso di lui.
Scende le scale inconsapevole della mia presenza a pochi metri dalle sue spalle.
Mi blocco immediatamente con il respiro che mi si blocca in gola quando noto le sue mani sporche di sangue.
Inizio a tremare temendo il peggio e, appena Clark si allontana abbastanza, mi precipito in casa urlando il nome di Dylan.
Appena entro, noto la sua figura immobile, contro la finestra della cucina. Ian è dietro di lui.
Si girano entrambi quando mi sentono gridare, con il terrore sul volto.
In pochi secondi percorro correndo quei pochi metri che mi separano da Dylan e mi rifugio tra le sue braccia.
"Mi dispiace. Mi dispiace tanto Dylan " dico liberando le lacrime che mi opprimevano da stamattina.
In un primo momento, Dylan non ricambia il mio abbraccio. Le sue braccia restano tese lungo il suo corpo. Le sue mani sono strette in pugni ed inizio a pensare che non sia stata una buona idea.
Ma dopo qualche attimo si lascia andare. Le sue braccia mi avvolgono, stringendomi forte. Appoggio il mio viso sul suo petto e sento il suo cuore battere all'impazzata.
"Dobbiamo parlare" mi dice Dylan sciogliendo quel contatto, con lo sguardo fisso a terra.
Ian allunga una mano verso di me, accarezzandomi il viso e mi sorride.
"Vi lascio soli.. Per te va bene?"
Annuisco senza esitazioni.
"Comunque se non ve la sentite di partire possiamo rimandare" dice prima di uscire.
Avevo completamente dimenticato della partenza. Tuttavia, non ho mai avuto così tanta voglia di lasciare Londra.
"Ci vediamo dopo Ian" rispondo sforzandomi di sorridere.
Il mio migliore amico annuisce e se ne va, chiudendo la porta alle sue spalle.
Mi giro verso Dylan e, in quel momento, noto che sta premendo una mano contro l'addome.
"Dylan stai male? Cos'hai?"
Senza attendere una risposta, gli alzo la maglietta quel poco che basta per notare un enorme livido coprire il basso ventre.
Ma Dylan si affretta ad abbassarsi la maglia.
"Sto bene. Devi stare tranquilla. Di sicuro Clark è messo peggio"
No.
Questo non doveva accadere.
"Mi dispiace.. è stata tutta colpa mia" sussurro tra le lacrime.
"Miriam guardami"
Non riesco a sollevare lo sguardo verso di lui.
Ma Dylan mi solleva il mento costringendomi a farlo.
"Non è stata colpa tua. Tu non hai niente a che fare con lui" mi dice guardandomi intensamente negli occhi.
La bontà che leggo nei suoi occhi mi fa crollare. Non sono sicura di meritare una persona così buona e pura al mio fianco.
Mi accascio a terra, contro la parete della cucina e Dylan si siede accanto a me.
Restiamo in silenzio per un po'.
Ognuno ascolta il dolore dell'altro fino a quando non decido di interromperlo.
"Ho conosciuto Clark durante l'ultimo anno delle superiori. Sembrava diverso rispetto agli altri. Era gentile con me e mi riempiva di attenzioni"
Ripercorrere la storia dall'inizio mi provoca uno strana sensazione. È come se stessi raccontando la storia di una ragazza che non conosco più.
"Ci siamo messi insieme e lui è entrato nella mia famiglia. E io nella sua. Quando ci siamo diplomati, abbiamo deciso di frequentare l'università insieme e siamo andati a convivere per dividere le spese"
Mi blocco per qualche secondo, cercando dentro di me la forza per continuare a parlare.
"Sembrava la relazione perfetta. Ma quando Clark decise di lasciare l'università, ho avuto il primo segno della sua vera natura. Voleva che la abbandonassi anche io perché non poteva controllarmi"
"Che cosa ?"
Il tono di Dylan è incredulo. E Non sono nemmeno a metà della storia.
"Disse che si fidava di me ma non degli altri ragazzi. Comunque non lo feci. Si arrabbiò ma poi se ne fece una ragione. Voglio dire... Si infuriava con me se restavo a studiare con i miei amici all'università ma poi finiva lì.
Dopo la laurea, trovai lavoro in un centro diagnostico vicino casa. Clark non voleva. Diceva che dovevo restare a casa perché c'era già lui che lavorava"
Dylan si agita vicino a me. Sta facendo di tutto per non esplodere.
"Per farla breve, ha cominciato a farmi scenate in pubblico davanti ai miei amici ogni volta che facevo tardi. Era geloso dei miei colleghi. Era diventato un inferno"
Comincio a respirare a fatica, rivivendo il ricordo più brutto della mia vita. Quello che ha dato vita al mio inferno personale e l'ha reso reale.
La mano di Dylan si poggia sulla mia, stringendola forte.
"Miriam.. Se vuoi possiamo..."
"No" lo blocco prima che possa continuare "hai il diritto di sapere dopo quello che è successo"
Faccio un lungo respiro ma nulla ormai potrà calmarmi. Ho bisogno di dire la verità, una volta per tutte.
"Quando scoprii il suo tradimento lo affrontai e capii che era tutto vero. Preparai la valigia per andare via di casa.
Lì è stata la prima volta che lui..."
"La prima volta che ti ha picchiata " continua Dylan. La sua voce è carica di rabbia.
Annuisco senza ancora avere il coraggio di guardarlo.
"Da allora l'ha fatto altre volte. Ho iniziato a chiudermi in me stessa. Mentivo ai miei genitori sulla ragione per cui non andavo a trovarli. Non volevo che vedessero i lividi sul mio volto, sul mio corpo"
Dylan si alza e si porta la mani sul viso, disperato.
"E i tuoi non si sono mai resi conto di quello che stava succedendo?" dice quasi urlando.
Resto ferma al mio posto, portandomi le ginocchia al petto.
"No, loro.. Clark era bravo a mentire. E i miei lo adoravano. Ogni volta che ci vedevano insieme ci elogiavano come la coppia perfetta"
"Quindi non l'hai mai detto a nessuno?"
"Alla mia migliore amica Callie.. E a mio fratello"
Sentendo nominare mio fratello, il volto di Dylan si illumina. Si siede nuovamente a terra, mettendosi di fronte a me.
"Ti prego dimmi che almeno lui ti ha aiutata "
"Clark era il migliore amico di James. E ha creduto alle sue parole. James... Ha creduto che io avessi inventato le violenze perché ero stanca di Clark e ... non sapevo come lasciarlo senza farmi odiare dalla mia famiglia"
Il volto di Dylan si contorce in un'espressione di ira e di disgusto. Si alza di colpo sferrando un calcio contro il tavolo.
Un sedia cade a terra, liberando un sordo rumore nella stanza.
"Non ci posso vedere che tu abbia dovuto sopportare tutto questo e che nessuno ti abbia aiutata "
Mi alzo raggiungendo Dylan.
È di spalle, con le mani tra i capelli.
Mi metto di fronte a lui e stavolta, trovo il coraggio di guardarlo negli occhi.
"Non ti ho detto la seconda parte della storia" dico con decisione, catturando nuovamente la sua attenzione.
"Quando sono venuta a Londra, ho trovato un lavoro che amo e degli amici che mi hanno aiutata. Mi sono ripresa. Grazie a Ian, Giusy e Tyler ho cominciato a fidarmi di nuovo delle persone. Ma avevo deciso di lasciar perdere l'amore. Non volevo più innamorarmi. Non volevo più soffrire così"
Dylan annuisce con le lacrime agli occhi. Sta cercando di trattenerle ma una di esse sfugge al suo controllo, rigandogli il viso.
"Poi ho incontrato te" gli dico toccandogli il viso delicatamente.
Dylan chiude gli occhi a quel contatto, come se volesse catturarne l'essenza, e sorride.
"Pensavo di essere innamorata di Clark. Ma la realtà è che non sapevo nulla dell'amore fino a che tu non sei entrato nella mia vita"
Le mani di Dylan si posano sui miei fianchi e mi attirano lentamente a lui, accorciando la nostra distanza.
Resta in silenzio, aspettando che io finisca il mio discorso.
"Prima di conoscerti io non sapevo che il tocco di uomo potesse essere così delicato come il tuo.
Non sapevo che il cuore potesse battermi così forte ogni volta, ogni singola volta che ti avvicini.
E non avevo mai avuto questa paura, questo profondo terrore di perdere qualcuno"
Dylan mi sorride, sull'orlo della commozione. Dimentico tutto quello che è successo stamattina perché nulla ha più senso adesso.
"Dylan .. io ti amo"
Lui appoggia la sua fronte sulla mia. Sento le gambe cedere dalla forza devastante di questo semplice contatto. Le mie mani si appoggiano sul suo petto mentre respiro il suo dolce profumo.
"Ti amo anche io Miriam.. come non ho mai amato nessuna"
Le sue mani si spostano sul mio viso. Mi attira verso di lui serrando le nostre labbra in un dolce bacio.
Mi abbandono all'intensità di quel contatto, felice e libera come non lo sono mai stata.
Eccoci ❣❣
Questo capitolo è davvero molto importante per me. Spero davvero di averlo espresso al meglio e che vi sia piaciuto.
A presto con un nuovo capitolo ❤❤
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