10. Un Compleanno speciale - (Parte 2)
"L'altezza è il tuo forte ma direi che il buio non è tuo alleato"
Sento Dylan avvicinarsi ma, quando mi tocca il braccio per farmi voltare, li spingo via allontanandomi.
Mi fissa scioccato.
"Miriam che è successo? Stai.. tremando?"
Mi guardo intorno spaesata, cercando con tutte le mie forze di reprimere l'attacco di panico in arrivo. Ma la stessa folla che prima aumentava il mio entusiasmo, ora mi soffoca e mi fa sentire sola.
È bastato così poco.. Quando finirà tutto questo?
"I-io ho.. Ho sentito che mi hai lasciato la mano e ti ho seguita. Pensavo che avessi avuto paura" continua Dylan, tenendosi a distanza. Il suo sguardo si contrae maggiormente per la preoccupazione.
Mi chiedo cosa pensi di me adesso. È la seconda volta che mi vede stare male e, in entrambi i casi, non gli ho dato alcuna spiegazione.
"Scusami io.. io pensavo di stringere la mano di Ian" mi giustifico scioccamente. Mi stringo tra le braccia, cercando di controllare la mia ansia.
"Non devi scusarti perché mi tenevi la mano"
Dylan si avvicina cautamente a me.
"Va tutto bene.. era solo una finzione. Non c'è motivo per avere paura"
Un motivo c'è. E mi perseguita ovunque io vada.
I ricordi continuano ad apparirmi davanti agli occhi, colpendomi come un fulmine e mi impediscono di parlare. Se lo facessi, probabilmente non riuscirei a fermare le lacrime.
In quel momento, vedo Ian uscire dal vagone con Giusy e Tyler. Mi rivolge un veloce sguardo ma sufficiente per capire il mio stato d'animo e, soprattutto, la causa. Tra noi è sempre stato così.
Corre verso di me, non prestando attenzione a niente altro, e mi accarezza delicatamente il braccio.
"Tranquilla, ci sono io. Ci siamo solo noi qui. Respira" mi sussurra dolcemente, spostando l'altra mano sulla mia guancia.
Ma lo sguardo interrogativo e preoccupato di Dylan, non allenta la mia pressione. Supplico Ian con lo sguardo di allontanarci e lui annuisce.
"Ragazzi portò Miriam a bere qualcosa" dice voltandosi verso il gruppo.
"Possiamo incontrarci tra poco al ristorante all'incrocio"
Vedo Giusy annuire, seguita da Tyler. So che ha capito la situazione: quando mi sono trasferita a Londra, gli attacchi di panico e le crisi di pianto erano molto frequenti. Con il tempo, e la fiducia verso i miei amici, avevo imparato a gestirli. Ma è bastata una sua chiamata per dare di nuovo inizio a tutto.
Comunque Dylan non acconsente.
"Miriam? Vuoi che venga con te? " mi chiede sporgendosi dalla spalla di Ian.
"Nono va tutto bene" rispondo con tutta la convinzione che riesco a racimolare. "Vi raggiungiamo tra poco"
Mezz'ora dopo, io e Ian raggiungiamo il ristorante a tema west vicino al chiosco, all'incrocio indicato in precedenza agli altri. Parlare liberamente con lui mi ha aiutata a calmarmi ma, allo stesso tempo, mi sono sentita in colpa per Dylan: lui voleva solo aiutarmi e io l'ho respinto senza dargli nemmeno una spiegazione.
Mi sarei aspettata di vederlo amareggiato nei miei confronti invece, quando entro nel ristorante con Ian e raggiungo il tavolo dove siede con Giusy e Tyler, mi rivolge un sorriso. Si alza per spostare la sedia dal tavolo e farmi sedere, come un vero gentiluomo.
"Stai meglio vero?" sussurra mentre gli passo accanto.
"Si anzi.. devo chiuderti scusa per come.."
"Non ricordi?" mi interrompe lui confondendomi.
"Ti avevo detto di non scusarti mai con me"
La stessa cosa che mi ha detto quando mi ha vista piangere per la prima volta.
Una semplice frase che racchiude così tanti significati.
Ha cercato di aiutarmi e, nonostante il mio comportamento, non ha preteso spiegazioni per il mio rifiuto. Anzi, ha trovato il modo per mostrarsi dolce, come è sempre, e comprensivo.
Gli sorrido grata e mi siedo al tavolo.
Ordiniamo tutti il menù turista senza nemmeno dare uno sguardo al menù e, mentre aspettiamo, Ian ci intrattiene facendo battute sul fisico alquanto scolpito del cameriere.
"Dico sul serio, guardatelo! Quei bicipiti potrebbero strappare la stoffa della camicia da un momento all'altro" dice fissando quel povero cameriere, ingnaro di avere uno stalker così accanito.
"È la frase più romantica che abbia mai sentito Ian. Scrivigliela su un tovagliolo insieme al tuo numero" lo punzecchia Dylan facendo scoppiare a ridere Giusy e Tyler. L'avvenimento di poco fa sembra essere ormai un lontano ricordo di fronte a questa nuova serenità.
Tuttavia il suono del mio telefono la interrompe. Controllo il display e mi precipito fuori, per evitare di perdere la chiamata.
"Pronto mamma?"
"Ciao piccola mia .. tantissimi auguri. Ci manchi tanto"
La voce di mia madre contribuisce a ripristinare il mio buon umore e mi riporta a casa, tra le sue braccia rassicuranti che mi stringevano quando ero ancora una bambina.
"Grazie mamma. Mi mancate tanto anche voi"
"Allora quando vieni a trovarci ? Tuo padre non vede l'ora di riabbracciarti" continua entusiasta e speranzosa di una mia risposta positiva.
Tornare a York...
Se fosse per i miei genitori, prenderei un volo anche adesso. Ma il rischio di incontrare Clark è troppo alto.
E, specialmente dopo la sua chiamata a sorpresa, non voglio correre questo rischio.
"Non lo so mamma, devo organizzarmi con il lavoro.. ora scusa ma devo andare. Sono fuori con degli amici"
"Certo tesoro.. divertiti. Ci sentiremo con più calma. Ti mando un bacio"
Chiudo la chiamata, sollevata dal fatto che non mi abbia chiesto di Clark o di mio fratello.
Del primo non mi importa più nulla ma James mi manca tantissimo. Ho provato più volte a spiegargli come sono andate realmente le cose tra me e Clark ma non me ne ha mai dato realmente la possibilità.
Quel bastardo, oltre ad avermi rovinato la vita, è riuscito a mettermi contro il mio stesso fratello.
Se possibile, lo odio ancora di più per questo.
"Miriam?"
Una voce mi distrae dai miei pensieri e mi accorgo di essere rimasta immobile davanti alla porta del ristorante per non so quanto tempo.
Mi volto e vedo Dylan che mi raggiunge, con un sorriso vittorioso sulla faccia.
"Che succede?" gli domando incuriosita.
"Mi ha appena chiamato il direttore. A quanto pare, da domani saremo colleghi" mi dice entusiasta.
Sembra che ancora non riesca a crederci.
"Oddio Dylan è fantastico.. congratulazioni"
Lo abbraccio senza pensarci troppo e sento le sue mani calorose stringersi dietro la mia schiena.
"Già, è una notizia fantastica e devo ringraziare solo te"
Sciolgo lentamente l'abbraccio e lo guardo perplessa.
"Perché dici così?"
Dylan sorride, come se gli avessi dato la conferma che aspettava.
"Ian mi ha appena confessato che l'idea di farmi sapere del posto di lavoro non è stata sua, ma tua"
Resto senza parole, imbarazzata al massimo livello. Ora sembra che io abbia voluto nascondermi dietro Ian ma non era questa la mia intenzione.
Piccolo appunto mentale: uccidere il mio ex migliore amico appena questa giornata sarà finita.
Dylan si accorge del mio imbarazzo così mi dice un'ultima cosa prima di rientrare nel ristorante.
"Non mi sbagliavo su di te. Sei la ragazza fantastica che pensavo tu fossi appena ti ho conosciuta" e se ne va, lasciandomi ancora una volta senza parole.
Sono appena le 22.00 quando ritorniamo a Londra.
Questo è stato, senza ombra di dubbio, il più bel compleanno della mia vita: non tanto per il posto in cui l'ho passato ma perché le persone che amo di più erano con me. E ho la certezza che nessuno potrà rubare o contaminare questi ricordi: resteranno per sempre con me, qualsiasi cosa accada.
"Eccovi a destinazione fanciulle. Sane e salve"
Tyler accosta davanti casa. Saluto i miei amici e scendo dall'auto insieme a Giusy. Tutto ciò che mi occorre per chiudere questa giornata nel migliore dei modi, sono una doccia calda, un bel pigiama e magari una tazza di cioccolata sul divano insieme alla mia migliore amica.
"So cosa stai pensando"
Giusy mi sorpassa e corre verso la porta per inserire la chiave nella serratura.
"Ma la doccia la faccio prima io"
"È ancora il mio compleanno. Potresti darmi la precedenza stasera" la rimprovero raggiungendola ma, appena arrivo davanti alla porta, resto senza respiro, travolta da una sensazione di panico.
Un pacco giace ai miei piedi con un biglietto infilato sotto il fiocco rosso.
Sulla busta leggo chiaramente il nome di Clark, scritto con un sottile pennarello nero.
Resto pietrificata davanti all'ingresso con gli occhi fissi sul pacco regalo.
Giusy lo prende ed estrae il biglietto, leggendolo ad alta voce.
"Il tuo 23esimo compleanno. Avrei voluto esserci. Ci rifaremo presto amore mio"
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