•17•

Il prof adorava insegnare. Gli era sempre piaciuta l'idea di poter essere in grado di inculcare nelle menti di chi lo ascoltasse concetti ed idee nuove, conoscenze che mai si sarebbero aspettati. Rimaneva sempre impressionato da come i cervelli dei giovani lavorassero e quali pensieri potessero nascere da esse... ma altre volte continuava a stupirsi della loro imbecillità...

《È suonata la campanella, ve ne siete accorti?》urlò, affacciandosi alla finestra, ad un gruppetto di ragazzi intenti a fumare nel cortile.
Quelli lo guardarono di sbieco, alcuni imprecarono anche, ma dopo qualche secondo si erano già dispersi.
Alzò gli occhi al cielo dirigendosi alla cattedra, mentre i suoi alunni ridacchiavano della scena appena terminata.

《Bene!》esclamò il prof, gettando di botto il libro sulla cattedra. A parte alcune bestemmie dall'ultima fila ed urletti dalle ragazze, l'ordine fu ristabilito. 《Dopo questa scenata da circo sia fuori sia dentro... chi si offre per parlarmi di Pirandello?》.
Un silenzio di tomba cadde immediatamente sulla classe.
《Non accalcatevi...》esclamò, aprendo il libro di colpo. 《Centotrentatré. Uno e tre fa quattro, e tre, sette. E il sette è... Michele!》.
《Non c'è prof!》. La voce di Linda si alzò dal fondo dell'aula. 《È ancora in ospedale》.
《Non lo dimettevano oggi?》. Linda alzò le spalle. Il prof alzò gli occhi al cielo.《Questi giovani d'oggi che per un'appendicite stanno a casa...》.
Le risate degli alunni lo fecero sorridere, ma una lieve stretta all'altezza dello stomaco lo infastidì... Prese un respiro profondo, tentando di scacciare quella sensazione, ma fu inutile, anzi, la cosa peggiorò.

《Per la vostra gioia, farò finta di dimenticarmi dell'interrogazione》. Varie urla di gioia riempirono l'aria. 《Per ora leggette le pagine relative ad Uno, nessuno, centomila e dopo ne parleremo insieme》.
Nel mentre si era alzato, dirigendosi leggermente barcollante verso la porta.
《Prof, sta bene?》domandò Azzurra, un po' preoccupata.
《Sto alla grande! Ho solo dimenticato di andare in segreteria a firmare alcuni moduli. Torno subito. Voi non fiatate!》. Detto ciò uscì.

Non si diresse però verso la segreteria. Non si allontanò neppure di molto dalla classe. Svoltò appena l'angolo e si appoggiò al muro ricoperto da scritte e disegi indecenti. Inspirò ed espirò, più e più volte, mentre cercava di scacciare le parole che Michele gli aveva detto ed il veleno con il quale erano state pronunciate. Avrebbe voluto spiegarsi meglio, ma alla fine non era riuscito a dire nulla... Cercò di non pensare al fatto che presto avrebbe lasciato tutto dietro di sé. Michele, i suoi alunni, il suo lavoro... ma ne valeva la pena?
Scosse la testa cercando di darsi un contegno. Sabato si era lasciato andare, ma non poteva permettersi di lasciarsi trasportare di nuovo.
Tra meno di ventiquattro ore sarebbe partito verso unq nuova vita e non sarebbero stati dei rimorsi di coscienza a fermarlo.

Tornò verso la classe, dalla quale proveniva un cicaleccio fastidioso.
Aprì la porta di colpo, interrompendo all'istante il brusio che si era creato. Tutti i ragazzi erano ancora seduti ai loro posti e leggevano sui loro libri, eppure c'era qualcosa che non gli tornava...
《Cosa sono quei sorrisetti beffardi?》mormorò il prof, puntando il dito contro i ragazzi. 《Che avete combinato?》.
《Perchè dovremmo per forza aver fatto qualcosa?!》esclamò Filippo, con un'espressione seria in viso.
《Perchè vi conosco da quattro anni, ecco perchè》esclamò il prof voltandosi verso la cattedra, e fu allora che lo vide.
Avevano ricoperto la cattedra con cibo e schifezze ed avevano scritto sulla lavagna: "Arrivederci prof! Ci mancherà", firmando tutto intorno.
Il prof non riusciva a crederci. Come avevano fatto a sapere della partenza? Lui non ne aveva fatto parola con nessun... si inturruppe mentalmente quando collegò i puntini.
《Michele...》sussurrò tra sé e sé. Poi sorrise, chinando leggermente la testa. Era decisamente tardi per non lasciarsi coinvolgere.
《Grazie ragazzi...》mormorò, passandosi una mano sugli occhi. 《E grazie per avermi fornito cibo per la dispensa per i prossimi tre mesi!》.
《In realtà sarebbe anche per noi...》fece osservare qualcuno.
《Ah sì? Peccato... ma prima ditemi cosa avete capito delle pagine che ho dato》.
Un unanime lamento si sollevò dai ragazzi ed il prof sorrise... gli sarebbero mancati, e non poteva farci proprio nulla.

Alla fine le due ore, tra scene mute, qualche chiacchiera su Pirandello e tanto, tanto cibo, passarono molto in fretta, ed il prof si ritrovò, appena prima del suono della campanella, stritolato in un abbraccio letale.
《Ci mancherà prof!》.
《Ma non poteva andarsene a fine anno? Ora chissà chi ci mandano!》.
《Non si dimentichi di noi, mi raccomando!》.
E il prof sorrideva, anche se lasciare quei ragazzi che aveva visto crescere stava diventando più difficile del previsto.
Quando la campanella suonò, tutti cominciarono a dirigersi fuori dalla scuola insieme a lui. Lo mollarono solo quando lui si diresse alla sua macchina.
Avviandosi, cercò le chiavi dell'auto, che sembravano essere sparite nel marasma dello zaino.
《Eccole》mormorò, quando finalmente riconobbe il luccichio familiare sul fondo della cartella.
《Quindi domani si parte, eh?》.

La voce lo fece bloccare di colpo. Alzò lentamente lo sguardo, convito di essersi immaginato quelle parole che ancora aleggiavano nell'aria.
Invece Michele era lì, appoggiato al cofano dell'auto, e sorrideva. Anche il prof non potè evitare di sorridere a sua volta, ma si avvicinò lentamente al ragazzo, temendo che qualunque movimento improvviso sarebbe stato fatale.

《Già...》mormorò, riportando gli occhi sulle chiavi che aveva in mano. 《Vedo che ti hanno davvero dimesso oggi... potevi fare un salto a lezione》.
《Sì, ma sa com'è! La convalescenza...》. Il prof sorrise di nuovo.
《Giusto...》.
《Piuttosto, è andata bene la festa, vero?》. Il prof annuì. 《Per fortuna! Temevo che avrebbero fatto un casino senza di me!》.
《Sono stati molto efficienti... se foste così anche nelle verifiche avreste tutti dieci!》.
Michele annuì, infilandosi le mani nelle tasche del giubbino. Colpì un sassolino con la punta della scarpa, che finì per rotolare per qualche metro. Quando quello si fermò, parlò.
《Mi dispiace per quello che ho detto... o meglio, mi spiace per come l'ho detto, per aver scaricato la mia rabbia su di lei. Continuo a crederci in quelle cose, anche se non rimpiango quello che è stato, perchè è stato... davvero bello》. Un sorriso comparve sul volto del prof, che annuì.
《Molto...》.
《Però》continuò Michele. 《Lei non può continuare ad essere ciò che non è. Se quello che mi ha detto in ospedale è vero, se le poche ore passate con me sono davvero state la cosa più vera che ha vissuto da un po' di tempo a questa parte, non crede che dovrebbe rivedere le sue priorità?》.

Quelle parole lasciarono il prof di stucco, e non era una cosa che gli capitava tutti i giorni.
《È solo la mia idea... però ci pensi prima di partire... credo che sia importante per lei quanto per chi le sta accanto》.
Poi Michele si staccò dall'auto, si avvicinò al prof e lo abbracciò. Non fu come far combaciare due pezzi di un puzzle, ma il prof si sentì comunque a suo agio tra le braccia di Michele e fu felice di poterlo vedere un'ultima volta.
《Ci pensi, d'accordo?》.
Il prof annuì. 《Ci penserò》.
A quel punto, Michele si staccò.
《Bene. Allora arrivederci prof. Spero di rivederla presto!》.
《Ciao Michele》salutò il prof, agitando appena la mano aperta.

Rimase ad osservare Michele scomparire oltre il cancello e, quando anche l'ultimo ciuffo biondo del ragazzo sparì, entrò in macchina. Infilò le chiavi nel quadro di accensione ma poi si bloccò.
Le parole di Michele gli stavano risuonando in testa, senza dargli pace.
"Non crede che dovrebbe rivedere le sue priorità?".
Le sue priorità...
Prese il cellulare e cercò nella rubrica un numero che avrebbe dovuto far sparire da molto tempo. Bastarono due squilli perchè rispondesse.
《Lisa? Dobbiamo parlare... è proprio del viaggio che dobbiamo discutere... non posso più partire》.
La sua priorità massima erano i suoi studenti, e lo sarebbero sempre stati.

Michele si sentì stranamente a suo agio nell'odore asettico che aleggiava nell'ospedale, mentre camminava tra gli unici corridoi che conosceva. Teneva le mani in tasca e non era sicuro di quello che stava per fare, ma d'altronde, o la va o la spacca, giusto?
Aprì la porta della stanza 203 e sul letto accanto alla finestra notò Mattia, intento a leggere un fumetto. Il ragazzo alzò lo sguardo su di lui e quando lo riconobbe gli sorrise.
《Ehi!》.
Michele sorrise a sua volta.
《Ciao》. E chiuse la porta alle sue spalle.

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Spazio autrice🌻
Grazie mille a tutti voi lettori che siete arrivati fin qua!
Come già anticipato, questo sarà l'ultimo capitolo della storia e devo dire che un po' mi spiace terminarla...
So che questo finale aperto lascia spazio a molte possibilità... magari ad un sequel? Chissà!
Approfitto per ringraziare del 1k e passa di visualizzazioni! Grazie mille💕
Alla prossima,
Anne🌻

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