CAPITOLO 10 - LE TRE PROVE MORTALI

C'erano tre sfide da superare, per ottenere l'anello dei ghiacci: le tre prove mortali.

La prima era una prova di resistenza, la seconda una prova di volontà e la terza era una prova di fermezza. L'armata oscura si diresse verso la montagna più alta di Hazcar, secondo i Sayt, era lì che veniva custodito l'anello, sul Monte Hazbern. Era un posto inospitale e desolato, nessuno era mai stato così fortunato da tornare dalla montagna, essa era posta al centro della Valle Ghiacciata e lì Vecron avrebbe dovuto affrontare le sue paure per trovare l'anello del ghiaccio e governare su Hazcar.

Più scalava la montagna più faceva freddo, finché arrivò ad un punto in cui la temperatura arrivò a -500°, nessun essere poteva sopravvivere a questo clima, improvvisamente vide una grotta e decise di entrarci. All'interno di questa grotta c'era un cespuglio, con delle bacche di colore verde scuro, Vecron si ricordò di ciò che suo padre, quando era piccolo, gli aveva raccontato. Queste bacche, potevano evitare che la temperatura corporea scendesse per alcune ore, anche con temperature rigide.

Mangiò un paio di bacche e continuò il suo viaggio fino ad una apertura nel monte, lì comprese di aver superato la prima prova mortale: la sfida di resistenza. All'interno vide un tunnel che si sviluppava in profondità, cominciò quindi a scendere finché all'improvviso la luce lasciò spazio al buio più totale. Vecron andò avanti finché non intravide una luce all'orizzonte e improvvisamente si trovò davanti a un bivio.

A sinistra in lontananza si trovava il suo vecchio villaggio con i suoi vecchia amici, sua madre e suo fratello che lo salutavano, a destra delle scale che probabilmente lo avrebbero portato alla prova successiva. Vecron con le lacrime agli occhi si stava dirigendo verso la sua gente ma improvvisamente si ricordò di come lo avevano trattato e rifiutato, si fece scuro in volto, si girò e salì le scale. Anche la seconda prova mortale era stata superata: la sfida di volontà.

Ora bisognava superare l'ultima prova mortale: la sfida di fermezza.

Vecron si ritrovò di fronte a un immenso lago, in mezzo ad esso galleggiavano enormi iceberg: era un fiordo. Di fronte a lui trovò un imbarcazione, era sgangherata ma poteva essere ancora usata per navigare. Decise di preparare l'imbarcazione, issò le vele e partì. Navigò senza sosta, finché ad un certo punto, il mare cominciò a incresparsi e in mezzo a mare si creò un maelstrom (in norvegese: vortice), si trattava un gorgo che si formò in mezzo al mare risucchiando a se tutto ciò che trova.

Vecron era angosciato dal pericoloso evento ma la sua preoccupazione aumentò, quando dal centro del maelstrom, uscì un enorme mostro marino, era difficile vederlo bene a causa della bufera ma i suoi occhi rossi era ben visibili dalla barca. Il mostro ricordava un'antica leggenda, la leggenda di Sedrha, un mostro marino che minacciò l'Intra-Mondo, miliardi di anni prima.

Vecron non riusciva a controllare la barca, la bufera era troppo forte, decise di utilizzare un antico sigillo oscuro: il Sigillo Etereo, che, con un bagliore di luce, indicò la via d'uscita, utilizzò tutte le sue forze per sfuggire dal maelstrom e allontanarsi, in lontananza vide una sponda dove poter attraccare.

Di fronte a lui c'erano delle scale, quando le salì, vide una anello adagiato su un altare, interamente di ghiaccio.

Myzfer e l'armata stavano aspettando ormai da qualche ora e la fiducia in Vecron stava sempre più vacillando, ad un certo punto il cielo si annuvolò e la temperatura si abbassò drasticamente.

In lontananza si intravedeva un uomo: era Vecron. Era diverso dall'uomo che era prima, ora aveva la pelle completamente congelata, i suoi occhi e i suoi capelli erano diventati bianchi e alla mano portava l'anello del ghiaccio. Era un anello di metallo, ricoperto di ghiaccio con scanalature a oblique. Myzfer, davanti a quella figura macabra, sorrise: era pronta ad iniziare la sua guerra. Si diressero al castello di Hazcar, per richiamare le tribù, il signore di Hazcar dovette salire sulla cima della torre del castello, lì c'era un faro. Non sapeva come farlo funzionare, poi appoggiò l'anello su di esso e a contatto con il fanale, lanciò un fascio di luce nel cielo. Tutti gli abitanti della valle lo videro.

"Non succede niente" disse spazientito Black.

"Abbi fede" disse Vecron.

"Stiamo sprecando tempo mia signora, non arriverà nessuno" confessò Black, Myzfer cominciò a spazientirsi "Quanto dobbiamo aspettare ancora?".

"Non molto" rispose Vecron, indicò l'orizzonte e in lontananza videro tutte le tribù che si erano dirette in città per rispondere al richiamo di Vecron, erano tutti al suo servizio e sarebbero stati un aiuto prezioso per l'armata delle tenebre. La guerra sarebbe cominciata molto presto.

All'interno della sala specchio, Myzfer usò il Sigillo di Richiamo, lo specchio diventò improvvisamente nero, poi l'oscurità si dissolse e comparve una figura.

"Com'è andata con l'intruso?" chiese l'ombra oscura.

"Procede tutto secondo il piano, ora Hazcar è nelle nostre mani, mio signore" disse Myzfer.

"Bene, ora è tempo di riprendere la guerra a lungo interrotta tra noi e gli abitanti dell'Intra-Mondo".

"Recupererò il Guanto delle Dimensioni e ti libererò mio signore, è una promessa".

"Sono sicuro che non mi deluderai". 

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