CAPITOLO 1 - PREDESTINATO

Il quartiere newyorkese del Queens, si svegliava sotto un cielo limpido. Nella loro modesta villetta, Logan Davis e sua madre si apprestavano a fare colazione come tutte le mattine, accompagnati dai rumori della statale 678, era molto trafficata di prima mattina, le automobili sfrecciavano sull'asfalto decadente, in direzione di Manhattan oppure verso il confine dello stato di New York.

La villetta dei Davis, era piuttosto umile, aveva un prato anteriore che veniva annaffiato ogni mattina dagli irrigatori, sulle pareti esterne della casa si sviluppava della fitta edera. Era un'abitazione costruita su due piani e faceva parte di una schiera di villette che si estendeva per tutta la via. Logan aveva l'abitudine di svegliarsi presto per prepararsi con tranquillità, lo specchio rifletteva la sua immagine di ragazzo smilzo dagli gli occhi chiari. Era piuttosto introverso, spesso faceva fatica a legare con i suoi coetanei ma la sua insicurezza non gli aveva mai impedito di farsi degli amici. Era anche piuttosto sportivo, faceva spesso dei giri in Mountain Bike e partecipava a competizioni ciclistiche.

Quella mattina scese in cucina aspettandosi di trovare sua madre ma trovò solo la colazione poggiata sul tavolo, intorno solo silenzio. Inaspettatamente sentì un rumore provenire dalla soffitta, preoccupato salì velocemente le scale e trovò sua madre che rovistava tra gli scatoloni polverosi. Era una donna semplice e molto pratica, aveva gli stessi occhi azzurri di Logan, le lentiggini le ricoprivano il viso radioso. Si prendeva cura della casa e faceva un lavoro part-time nel Queens Center, un grande magazzino della zona, nel tempo libero organizzava raccolte di beneficienza nella chiesa del quartiere.

"Mamma, perché sei salita in soffitta?" chiese Logan incuriosito.

"Buongiorno Logan, sto cercando dei vecchi vestiti da donare in beneficenza" rispose la madre "questa mattina devo portarli in chiesa per il mercatino settimanale".

"Sono in anticipo, ti aiuto a cercarli" disse il ragazzo.

Cominciarono a cercare tra gli scatoloni polverosi per alcuni minuti, dopo averne aperti vari, Logan ne trovò uno, con all'interno le vecchie cose di suo padre, Jacob Davis. Suo padre era morto in circostanze misteriose prima della sua nascita, per questo Logan non lo aveva mai conosciuto. Era stato vittima di un incidente mentre tornava a casa dal Centro di ricerca Thomas J. Watson, dove si trovava la sera della tragedia. Era un ricercatore scientifico, che studiava nuovi farmaci sperimentali e spesso collaborava con aziende no-profit. L'attenzione di Logan fu attirata da un piccolo quaderno nero, con all'interno degli strani simboli. Era rilegato in pelle e gli emblemi, all'interno, sembravano piuttosto antichi. Si era fatto tardi, scese nella sua camera per prendere lo zaino e buttò distrattamente il quaderno sulla sua scrivania.

Logan aveva due migliori amici: Michael Reeves Jr, era un ragazzo piuttosto robusto, sul suo viso squadrato spiccavano due occhi verdi. Era il migliore amico di Logan fin dalle elementari, le loro madri si conoscevano da sempre, la sua famiglia era molto ricca, possedeva infatti diverse case in tutti gli Stati Uniti. Poi c'era Chloe Barnes, lei era una ragazza sportiva, portava sempre i capelli legati e spesso un berretto da baseball, conobbe i due ragazzi alle scuole medie e da lì rimasero sempre amici. Entrambi aspettavano Logan al campo da baseball della scuola, era ad appena due isolati da casa sua. Oggi c'era una nuova ragazza insieme a loro, poco dopo apprese che il suo nome era Sarah Parker. Aveva l'aspetto di una ragazza semplice, aveva un viso pulito e luminoso, una camicetta bianca e dei jeans le davano un aria più matura della sua età.

Logan li raggiunse con la sua mountain bike e notò subito la nuova ragazza.

"Ehi amico, che si dice?" disse Mike abbracciando il migliore amico.

"Tutto bene".

"Ehi L" lo salutò Chloe con una stretta di mano stravagante che lui ricambiò con prodezza "ti presento Sarah, è nuova in città, si è trasferita da poco", i due si scambiarono un imbarazzante cenno e tutti proseguirono verso la scuola: la Franklin High School, il liceo più grande del Queens, si sviluppava per ben sei acri ed era molto vicino a casa di Logan.

La scuola aveva un fascino particolare, forse perché per Logan era l'ultimo anno o forse perché si respirava quella tipica aria frizzante tipica di New York. Passò vicino a Matt Tacker il capitano della squadra di Basket della scuola.

"Ehi Davies, di a Reeves di presentarsi carico stasera, dobbiamo sconfiggere quegli sbruffoni della Stanton" disse Tacker riferendosi a Logan che annuì mentre si dirigeva al suo armadietto. Sarah era lì e aveva assistito alla scena e i loro armadietti erano uno accanto all'altro.

"A quanto pare saremo vicini di armadietto" disse lei sorridendo.

"Si, infatti" rispose timidamente Logan.

"Giochi a Basket?" chiese poi lei alludendo alla conversazione con Tacker.

"No, loro mi hanno chiesto di Mike, lui è playmaker" rispose "io sono nella squadra di Decatlon"

"Fico, quanti trofei avete" disse scherzando Sarah.

"Abbastanza", "posso farti una domanda?".

"Certo" rispose lei.

"Perché sei venuta a vivere a New York?".

"Mi sono trasferita qui da Dallas, a causa del lavoro di mia madre" rispose lei "spero che qui le persone siano più solari di quelle di Dallas".

"A Dallas sono così noiosi?" chiese Logan.

"Non ne hai idea".

"Sono sicuro che ti troverai bene" la rassicurò Logan, lei gli sorrise e disse: "Ci vediamo dopo allora". Logan la vide andare via e si diresse verso la sua classe. Mentre stava raggiungendo l'aula Logan incontrò Michael.

"Stasera vieni alla partita?" chiese Mike riferendosi alla partita di basket contro la Staton.

"Puoi contarci, io e Chloe saremo in prima fila".

"A proposito, ti ho visto parlare con la nuova ragazza, com'è andata?" chiese poi l'amico.

"Bene ma non credo che io sia il suo tipo".

"Cosa?" disse Michael "hai poca fiducia in te stesso amico, dovresti provarci".

"Secondo te dovrei chiederle di uscire?" chiese Logan, l'amico fece cenno di sì con la testa.

I due si diressero entrambi nella classe di trigonometria, in attesa dell'ultima campanella che avrebbe segnato la fine della giornata scolastica. Durante la lezione, Logan si addormentò, il professor Carson lo notò.

"Signor Davis" lo chiamò il professore, lui si svegliò di soprassalto, contorniato dai suoi compagni che ridevano.

"Signor Davis, ha fatto tardi la scorsa notte?" chiese l'insegnante "magari per svegliarsi dovrebbe venire a risolvere l'equazione", il ragazzo si alzò e andò alla lavagna, riuscì a risolvere in fretta l'equazione, con grande sorpresa di tutta la classe.

"C'è altro professore?" chiese Logan soddisfatto.

"No, è tutto Davis" rispose il professore sorpreso "ma cerca di stare sveglio durante la mia lezione".

Logan tornò a sedersi al suo banco. Terminata la prima ora, Logan uscì dalla classe per andare nella classe di biologia ma fu fermato dal preside Archer.

"Buongiorno Davis, dovrebbe seguirmi nel mio ufficio" impose il dirigente, Logan lo seguì, pensando a cosa gli aspettava.

"Mi dispiace di essermi addormentato nell'ora di trigonometria" si scusò Logan.

"Tranquillo Logan, non sei nei guai" chiarì il preside.

"Per quale ragione mi ha convocato allora?".

"Volevo informarti che la tua domanda per la borsa di studio all'MIT, è stata accetta" annunciò il preside Archer.

Logan aveva appena appreso che l'anno successivo sarebbe potuto andare all'MIT: il Massachusetts Istitute of Technology. Era una delle università più prestigiose d'America, aveva formato le menti più brillanti del ventunesimo secolo. Sarebbe riuscito a frequentare questa fantastica università grazie alla sua bravura in matematica. Aveva vinto molti decathlon accademici che alla fine gli valsero la borsa di studio. Non vedeva l'ora di raccontarlo a sua madre. Le ore successive passarono lentamente quando finalmente la campanella suonò. Logan raggiunse i suoi amici e insieme tornarono a casa. La stessa sera ci sarebbe stata la fatidica partita di basket tra la Franklin e la Stanton, Logan incontrò Chloe fuori dalla scuola pronti ad entrare e tifare per Mike.

"Sei pronto?" chiese Chloe .

"Direi di sì".

I due entrarono nella palestra mentre la partita era appena cominciata, cercarono posto e notarono che tra gli spalti c'era Sarah .

"Io mi siedo qui, tu dovresti sederti vicino a lei" disse indicando Sarah.

"Perché?".

"Ho visto come la guardi e poi Mike mi ha detto che avrei dovuto darti una spintarella" rivelò Chloe.

"Ha organizzato tutto lui, vero?" chiese Logan, lei annuì e Logan si andò a sedere vicino a Sarah.

"Ciao" la salutò Logan "come stiamo giocando?" chiese poi riferendosi alla squadra della sua scuola.

"Non male per ora" rispose, dopodiché alzò lo sguardo verso Chloe e disse: "Perché non siede con noi?".

"Ha detto che sta aspettando qualcuno" rivelò Logan cercando di trovare una buona scusa, i due rimasero in silenzio per un po' guardando quella fantastica partita fino alla fine del primo tempo.

Al fischio che decretò la fine del primo tempo Sarah prese un accendino dalla sua tasca.

"Esco un attimo, vieni con me?" propose Sarah.

Logan annui e i due uscirono nella parte superiore della scuola, su una balconata esterna che si affacciava sul cortile, dove stavano i distributori automatici. Sarah prese un pacchetto di sigarette dalla sua tasca e ne accese una.

"Non sapevo fumassi" disse Logan.

"Di solito non fumo ma questo è un periodo stressante".

"Già, per via del trasloco" disse il ragazzo.

"Non sapevo che a New York si vedessero le stelle" disse guardando il cielo.

"È il bello del Queens, a Manhattan non vedresti neanche una stella" disse sorridendo. Ad un certo punto Logan si girò, per guardare cosa ci fosse all'interno dei distributori, ma quando si voltò verso Sarah non vide più nessuno. Tutto d'un tratto era sparita. Cercò di rientrare attraverso la porta da cui erano usciti ma sembrava bloccata. Decise quindi di scendere nel campo da football, che fungeva da cortile per tutta la scuola, ma una volta lì, in mezzo al campo comparve un uomo. Era fermo e guardava Logan, aveva gli occhi freddi come la notte. Poco dopo una fitta nebbia nera, avvolse il campo e quando l'ombra si dissolse e apparve un uomo dall'aspetto bizzarro. Aveva dei vestiti singolari, quasi assurdi, i suoi malvagi occhi neri erano puntati su Logan. Sembrava di essere congelati nel tempo.

Quell'uomo dall'aria sinistra si stava avvicinando a Logan, quando ad un tratto comparve un altro uomo misterioso sugli spalti del campo.

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