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-Hai notato qualcuno che ti è sembrato importante?-
-Solo il capo della spedizione del bosco-
-È un uomo spaventoso, non riuscirei mai a guadagnare la sua fiducia-
-Già, preferirei non essere mai notata da quello lì-
Entro la stessa giornata, il nostro piano si diffuse a macchia d'olio per il resto del piano. Tutti erano d'accordo con noi, tutti volevano la libertà. Avevamo già trovato dieci maratoneti esperti. Due ragazze del nostro piano furono marchiate. Il piano era cominciato. Il passo successivo era coinvolgere gli altri due piani in cui erano smistati i ragazzi.
La mia caviglia era migliorata di molto nella notte, perciò potevo camminare liberamente. Due giorni dopo fui convocata nuovamente dal gruppo di spedizione dei boschi. Ancora una volta la mia sorveglianza fu affidata al ragazzo spaventoso. Stavolta però non entrammo nei boschi, ma mi fecero domande guardando una cartina. Non conoscevo molto i dintorni oltre il bosco, perciò non fui d'aiuto. E questo li fece arrabbiare
-È inutile-
-Vuole farmi credere che conosce solo i boschetti attorno casa?-
-Sta sicuramente mentendo, ammazziamola-
Uno dei soldati mi gettò a terra, mentre gli altri sfoderarono le loro spade. Il loro capo non sembrava intenzionato a fermarli, perciò sobbalzai indietro
-No, davvero, non conosco il resto del regno! Non ho mai viaggiato!-
Per qualche assurdo motivo posai i miei occhi su quelli del soldato pauroso. Non aveva ancora sguainato la sua lama, ma mi osservava con l'apatia tipica dei menefreghisti. Tornai a guardare i soldati che ormai incombevano su di me. Il filo delle loro lame era vicinissimo alla mia gola. Come ultimo gesto di difesa e codardia, mi raggomitolai su me stessa, a riccio.
-Aspettate-
Una voce si fece spazio tra i ringhi dei soldati
-È davvero un bene ucciderla? Potrebbe non conoscere ciò che c'è dopo il bosco, ma forse sa altro. È l'unica risorsa che abbiamo per orientarci tra gli alberi. Che ne pensa, tenente?-
Avevo riconosciuto subito quella voce, per questo non potevo crederci. Dalla prima volta che udii quel tono calmo e seccato molto vicino al mio orecchio, riuscivo a riconoscerla.
Il soldato spaventoso mi stava salvando la vita, anche se non per intenzioni personali. Il capo dei soldati, che a quanto pare era un tenente, riflettè per alcuni secondi
-Hai ragione, ragazzo. Forse potrebbe ancora esserci di qualche utilità. Tra l'altro, ricordate il nostro obiettivo. Abbiamo bisogno di tenere in vita più prigionieri possibile. Riportatela al suo piano-
Prese la mappa dal tavolo e si incamminò, seguito da tre soldati
-Tsk, io non cambio la mia idea sul fatto che stia mentendo-
-Qualunque sia la tua idea, gli ordini del tenente non cambiano- rispose il ragazzo
-Già, beh, forse ha ragione. Potrebbe esserci di qualche utilità- uno dei soldati mi si avvicinò con uno sgradevole sorriso -È molto carina, potrei marchiarla-
Trasalii. Non volevo che mi marchiassero, non dei tizi del genere. Eppure, non avevo molte possibilità di scelta, tutti erano come lui. E io avevo bisogno di quel marchio... noi ne avevamo bisogno
-Ehi chi ha detto che non voglia essere io a marchiarla?- disse un altro
-Tu sei sposato, o sbaglio?-
-Sì beh, mi merito un po' di divertimento dopo tutta questa invasione, no?-
-Sceglitene un'altra. Ho deciso che questa qui sarà mia-
Era sconvolgente il fatto che parlassero di me come se fossi un oggetto, una bambola con cui giocare. Avevo voglia di gridare in faccia ad ognuno di loro, ma non ne ebbi il tempo e il coraggio
-Andate a discutere da un'altra parte, io nel frattempo la porto al suo piano-
Il soldato terrificante mi sollevò da un braccio e mi spinse a camminare.
-Ehi ehi aspetta- il soldato dal sorriso maniaco gli mise una mano sulla spalla, fermandolo -Cosa mi dice che non sarai tu a divertirti per primo? Lasciala a me, ci penso io a lei-
Il ragazzo gli rispose senza voltarsi
-Togli quella lurida mano dalla mia spalla-
Lo guardai girarsi.
Fu la scena più spaventosa a cui ebbi mai assistito. Gli occhi del ragazzo erano assetati di sangue, il suo volto duro e nero di rabbia. La sua mano si strinse più forte al mio braccio, provocandomi un intenso dolore. Il soldato indietreggiò
-Non osare mai più toccarmi- scandì lentamente le parole.
Quello portò la mano sulla spada al suo fianco, d'istinto.
-Non hai sentito le parole del tenente? Devo portarla io al suo piano. E io obbedisco sempre agli ordini. E poi, non l'hai ancora marchiata, perciò né tu né io abbiamo il permesso di toccarla. Ti è chiaro? Se non hai niente da obiettare, torna nella tua sudicia stanza-
Dopo avergli lanciato un'ultima occhiata assassina, si voltò e mi tirò avanti, continuando a stringere il mio braccio come in una morsa
-S-solo perché sei il figlio del Generale non hai il diritto di comandare gli altri del tuo stesso grado!- gridò ancora il soldato.
Il ragazzo si voltò nuovamente, stavolta senza rispondere. Allentò la presa su di me e si diresse lentamente verso il soldato che intanto sobbalzò indietro. L'altro soldato si mise in mezzo
-Okay, stop, basta! Sai com'è, è un idiota! Non sforzarti ad ammazzarlo, è uno spreco di tempo. Sbaglio o hai un compito da svolgere? Noi... noi torniamo alle nostre stanze-
Corse via tirandosi il soldato con sé, non prima di avermi lanciato uno sguardo di pura rabbia.
Sussultai, ma non fui più terrorizzata di quando il ragazzo posò di nuovo lo sguardo su di me. Quando cominciò ad avanzare, io indietreggiai.
-Non osare tentare di fuggire-
Mi bloccai sul posto.
Avevo paura che mi facesse del male, ma probabilmente me ne avrebbe fatto ancora di più se fossi fuggita. Strinsi gli occhi e calai la testa, aspettandomi una qualche reazione alla sua rabbia che avrebbe sfogato su di me.
Incredibilmente, per chissà quale motivo, mi prese solamente dal braccio e continuò a camminare, diretto al mio piano.
Durante il tragitto non smisi di tremare. Non osai alzare lo sguardo verso di lui, perciò lo tenni costantemente rivolto verso terra. Arrivai nella mia cella sana e salva, ma crollai a terra fra le lacrime
-Halley! Che succede!? Che ti è successo!?- Rachel si gettò a terra abbracciandomi.
Anche gli altri mi raggiusero
-Ti hanno fatto qualcosa?- mi chiese Grace.
Scossi leggermente la testa
-Ho paura. Ho tanta paura-
-È stato quel soldato che ti ha riportata qui?- chiese Robert.
Tra tutti era quello con più intuitivo.
Annuii
-Sapevo che aveva uno sguardo strano. Ti ha sgridata o minacciata o...?-
-No, non mi ha fatto niente. È solo che...-
Grace e Rachel mi sollevarono, facendomi sedere sul letto più vicino
-Ha litigato con gli altri soldati e... è stato orribile. Il suo sguardo era... non ho mai visto degli occhi del genere. E poi c'era anche quell'altro, il soldato dal sorriso da maniaco...-
-Sorriso da maniaco?-
Annuii
-Ha detto che voleva marchiarmi-
Si guardarono tutti tra di loro. Robert si sedette accanto a me
-Mi dispiace chiedertelo in un momento del genere ma... sai se potrebbe esserci utile? Ti è sembrato importante?-
-No, erano semplici soldati- tirai su col naso -Però... pensandoci, hanno detto che il soldato che mi ha portata qui è il figlio del Generale-
-Il Generale? Sei sicura di aver sentito bene?- mi chiese Mason
-Sì, sicurissima-
-È il secondo grado più importante dell'esercito, dopo il Generale d'armata- disse Dennis guardando Mason.
Robert tornò a guardarmi
-Halley, vuoi continuare ad andare avanti col nostro piano?-
Osservai il pavimento davanti a me. Pensai agli uomini che avevo incontrato finora, ai loro sguardi disgustosi posati su di me, e ragionai sul fatto che Robert aveva ragione, che in quei giorni probabilmente sarei stata marchiata
-Non ho altra scelta-

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