Famiglia

19 luglio 1946

Era una giornata calda e afosa e mia madre mi aveva dato alla luce in un umile casetta sulle montagne londinesi mentre mio padre gridava dalla felicità.

I miei genitori si erano conosciuti per caso una sera a un bar: mio padre era un barista e mia madre una cameriera. Lui era inglese e lei italiana. Dopo quella volta era scoppiata la famosa scintilla, si erano sposati e avevano avuto me.

Mia madre Cassandra era un tipo severo e autoritario da non contraddire mentre mio padre, Harry, era dolce e si arrabbiava poche volte.

La mia infanzia non era stata molto facile: mia madre non mi degnava di uno sguardo, per lei non esistevo, mio padre invece giocava sempre con me anche quando tornava stanco e affaticato da lavoro. Tante volte io avevo assistito ai loro tremendi litigi.

Tutto ciò aveva profondamente segnato il mio carattere: ero diventata estremamente timida e introversa.

I problemi iniziarono con le elementari.

Mio padre mi accompagnava sempre a scuola mentre io gli tenevo la mano per non lasciarlo andare piangendo disperata.

Non volevo allontanarmi da lui!

Una volta che avevamo raggiunto l'edificio scolastico la mia paura si era trasformata in panico e avevo cominciato a gridare a pieni polmoni:

«Papà non lasciarmi qui!!! Portami a lavoro con te!!! Ti prego!!!»
Harry:
<< Tesoro andrà tutto bene vedrai non avere paura. Tua madre ti verrà a prendere a mezzogiorno, d'accordo? >>
Io:
<< Perché non mi può venire a prendere tu ?!! Io non  voglio mia madre!! >>
Harry:
<< Io sono sempre al lavoro a quell'ora cucciola >>

Io allora sconsolata ero entrata nella mia classe e avevo notato molti volti che mi guardavano curiosi e mi ero fatta piccola piccola fino a quando non avevo raggiunto il mio banco.

La maestra si era presentata ed io avevo abbassato lo sguardo per non farmi vedere perché avevo paura di lei, come anche di tutti gli altri.

Durante la ricreazione una bambina, Monica, mi era venuta incontro ed io anche con lei avevo abbassato lo sguardo:
Monica:
<< Ehi ciao, non avere paura di me, io sono buona, mi chiamo Monica ma tu puoi chiamarmi Mony, tu invece come ti chiami? >>
Io:
<< Anastasia >>
Mony:
<< Sei di poche parole a quanto vedo ma io riuscirò a farti superare questo problema, vieni con me a giocare a calcio >>
Io timorosa mi ero alzata, mi ero diretta con lei nel giardino della scuola e mi ero accorta che mi stavo finalmente aprendo anche con gli altri.

A mezzogiorno al cancello della scuola mi aspettava mia madre ed io timorosa le ero andata incontro sapendo per certo che durante il tragitto verso casa lei non mi avrebbe parlato e non mi avrebbe tenuto la mano.

A casa durante il pranzo lei guardava il telegiornale ed io ero costretta ad ascoltare notizie di politica che non mi interessavano e di cui non capivo nulla.

Quando le maestre avevano iniziato a darci i compiti i giorni a casa erano quelli più difficili e tante volte avevo paura di tornarci: mia madre durante la spiegazione di certi esercizi diventava peggio di Satana urlandomi contro che ero stupida ed ignorante e a volte arrivava alle mani picchiandomi violentemente.

Tutto questo lo dovevo nascondere a mio padre perché sennò mia madre mi avrebbe << rimandato all'inferno da cui ero venuta >> queste erano le sue esplicite parole.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top