45. Corpo di Puerpera

In tre giorni non si era quasi mai alzata dal letto, non perché le contrazioni si fossero ripresentate, ma solo perché aveva perso completamente le forze di reagire. Si sarebbe volentieri tolta la vita se non fosse che così facendo, avrebbe ucciso anche suo figlio.
Quell'innato senso di protezione verso la creatura che portava in grembo era l'unica cosa che la legava ancora la mondo.
In quei giorni si era solo limitata a mantenersi in vita riposando e consumando i pasti sotto gli occhi della levatrice, che la costringeva a non avanzare neanche un boccone, ma dentro era già morta. La sua vita era finita due notti prima quando Ranulf le aveva fatto visita nelle sue stanze assieme a due guardie di Boyd che aveva corrotto con una ingente quantità di denaro. Li aveva scelti con molta cura perché non aveva intenzione di corromperli solo sul piano economico. I suoi due complici avevano dato il cambio ai soldati che stavano facendo la guardia in quel momento e aveva ordinato loro di spogliarla e di imbavagliarla.
«Tuo padre vuole concedermi il tuo corpo solo dopo che avrai messo al mondo quel piccolo bastardo, ma io ho visto come diventano le carni di una donna dopo il parto. E qualcosa di disgustoso. Siete flaccide, sanguinolente e piene di acciacchi. Un vero orrore. Non ci farei proprio niente con te quindi ho deciso che ti ucciderò subito senza nemmeno prendermi la briga di portarti a Bebbamburgh. Non sei mai stata degna di quel posto. Nè come moglie, ne come baldracca e nemmeno come l'ultima delle schiave. Non sei degna nemmeno di pulire lo sterco dei miei maiali.»
Eeda era rimasta in silenzio seduta ai piedi del letto. Il suo viso era rimasto immobile, mentre l le lacrime le avevano solcando le guance da quando gli uomini erano entrati nella sua stanza. Non appena gli aveva visti arrivare aveva compreso immediatamente quale sarebbe stata la sua sorte quella notte. Non oppose resistenza quando la fecero alzare e legarono le mani alla trave del baldacchino. Pregò solo che succedesse tutto velocemente e che non facessero male alla creatura che aveva in grembo.
Ranulf si era avvicinato a lei con una scintilla negli occhi e mordendosi la lingua di lato.
«Oohhh si molto meglio così.» Si rivolese alle guardie coinvolgendoli nella sua opera.
«Vedete, i seni di una donna incinta sono così pieni
Le sue mani grassottelle e sudaticce l'avevano palpata viscidamente.
Eeda aveva scostato la testa di lato per evitare di guardarlo e aveva chiuso gli occhi con la speranza di estraniarsi dal mondo e non sentire nemmeno le sue lurida dita che ora si stavano insinuando sotto il suo pancione.
«E non avete idea del sapore che assumono tra le cosce quando aspettano un figlio.»
Aveva tolto la mano dalle sue gambe e se le era avvicinate alle narici.
«Meraviglioso! Dolce come il miele.»
Si era poi voltato verso una guardia.
«Tu, dammi una mano. Forza!»
Gli aveva ordinato di tendendergli il braccio. Si era aggrappato a lui per chinarsi in basso e assaggiarla per un breve istante. Istante che Eeda era sembrato un eternità, per poi scoppiare a singhiozzare disperata.
«Ahhh non fare scenate inutili. Lo so che ti piace L'aveva rimproverato per poi appoggiarsi con le mani sul pavimento nel tentativo di rimettersi in piedi. Non riuscendo aveva iniziato a sbraitare contro le guardie.
«Forza aiutatemi, non state li impalati a guardarmi.»
Le due guardie lo avevano quindi issato in piedi con estrema fatica. Ranulf aveva arrancato verso un divanetto e si era fatto cadere sopra, ancora in affanno.
«Certo con le loro pance non sono di certo agili. E gli acciacchi della mia schiena non mi permettono di certo di assecondarle. Perciò questa sera darò a voi il piacere di allietare la permanenza della nostra Lady Eeda qui a Roxbourgh. Povera cara ti sarai annoiata con tutta questa castità.»
Era scoppiato a ridere per poi esortare le guardie.
«Avanti! Incominciate
Le due guardie tentennarono guardandosi l'un l'altro.
«Ho detto Muovetevi!»
Esortati, avevano iniziato a toccare il corpo della donna come aveva fatto prima il conte di Bebbambourgh.
«No! Fermi dove siete!»
Boyd era comparso sulla porta della stanza.
«Cosa diavolo stai facendo Ranulf? Non ti azzardare a toccare mio nipote lurido pachiderma.»
Sui padre era avanzato velocemente verso le guardie e le aveva trafitte con la spada, da parte a parte, a pochi centimetri da Eeda, la quale si era ritrovata coperta di sangue. Poi si era girato verso Ranulf, il quale si era incollato ancora di più alla poltrona in preda al terrore e gli aveva puntato la spada su una delle sue grosse guance.
«Non ti azzardare mai più, dannato di un depravato! Se ti avvicini ancora a lei giuro che ti apro da parte a parte.»
Per un attimo Eeda si era illusa che il padre fosse li per proteggerla. Non lo aveva visto per tutto il periodo della gravidanza.
«Oh.. giochi a fare il papino protettivo ora, Boyd?» Lo aveva preso in giro Ranulf.
«No! Per niente! Non me ne frega assolutamente niente di questa puttana di traditrice!» Aveva risposto rivolgendo la spada verso la figlia. «Ma tu... Non puoi toccarla fino al parto! Potresti compromettere la salute di mio nipote, razza di decerebrato!»
«Ma il suo corpo sarà orrendo dopo il parto. Me lo devi un giro prima!»
«Avrai la tua ricompensa una volta che lo avrà messo al mondo, come stabilito. Dopo puoi scopartela, torturarla, sventrarla, non mi interessa un accidente! Ora fuori di qui!»
Ranulf si era trascinato goffamente giù per le scale della torre, mentre Boyd aveva indugiato ancora un attimo.
«Ma guardati. Che fine pietosa hai fatto.»
Si era avvinato alla figlia e le aveva tolto il pezzo di stoffa dalla bocca.
«Padre vi prego..l'ho fatto per salvare...» Un rovescio l'aveva colpita in pieno volto.
«Sta zitta! Ti sei dimostrata solo una cagna in calore buona a nulla! Questo bambino sarà fortunato a non conoscere mai te e quella nullità di Heron.»
Le prese con forza per il mento costringendola a guardarlo in faccia.
«Lo sai che non si è fatto vivo per tutto questo tempo? Non ti ha reclamata, non ha tentato di salvarti, non ha mandato nemmeno una spia. Oh ma io l'ho fatto eccome sai...»
Eeda riprese a piangere sapendo che il padre non stava mentendo.
«L'ho sempre fatto spiare tra una delle sue razzie e l'altra. Passa le giornate bevendo e scopando qualsiasi cosa gli capiti attorno. Ecco come ti pensa. Ecco quanto è durato il suo amore per te.»
Boyd l'aveva slegata sapendo che era inerme e si era preparato a darle il colpo di grazia. Eeda si era rannicchiata sul suo letto per contenere tutto il dolore. In cuor suo sapeva che non era da Blake aver gettato la spugna così. Per lo meno non il suo Blake amorevole, protettivo e premuroso.
«Anche lui si è reso conto di quello che sei. Si è reso conto che non vali niente e che l'unica cosa ce sei capace di fare nella tua triste esistenza è tradire chiunque ti circondi. Ti ha dimenticata pochi giorni dopo la tua resa.»
Si era avviato verso la porta prima di infierire un ultima volta.
«Metterai al mondo questo bambino. Lui sistemerà tutti i danni che hai arrecato al nostro clan. Dopo di chè, Ranulf metterà fine alla tua triste esistenza. Nessuno di piangerà o sentirà la tua mancanza. Né io. Né Heron. Né tuo figlio.»

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