42. Fulford

La flotta di Gunnar era composta da cinque navi. Aveva lasciato a Heron il comando della Dragon of the Sea. Era una drakkar lungo venticinque metri con uno scafo slanciato e un pescaggio davvero ridotto a giudicare da come si comportava in mare aperto. Alcuni dei suoi uomini, non essendo molto avvezzi alle operazioni militari via mare, rimettevano di tanto in tanto sulle murate.
Il vento, l'odore salmastro del mare aperto e il fluttuare sulle onde di quella imbarcazione, aveva invece permesso a Blake di perdere un briciolo di quella inquietudine che gli appesantiva il cuore da ormai sei lune piene.
Possedeva anche lui una piccola flotta di navi da guerra, ma essendo in incognito non aveva potuto metterle a disposizione per evitare che qualcuno dei sassoni le riconoscesse. Avrebbe dovuto combattere infatti nella fazione opposta, quella di re Arold. Inizialmente, prima del tradimento di Eeda aveva deciso di stringere un patto con il padre di Hemma sia per evitare di perdere altri uomini in una inutile battaglia, sia per proteggere sua moglie e le sue terre dal padre di lei.
Aveva quindi invitato la guarnigione di Gunnar Sigurdson tra le sue mura per simulare una loro invasione in modo da essere esonerato dal partecipare all'imminente scontro al fianco del re Sassone, ma dopo che Eeda lo aveva lasciato, aveva perso ogni istinto di protezione nei confronti della sua gente, delle sue terre e sopratutto di sé stesso.
Il senso del dovere era sparito lasciando spazio ad una morsa autodistruttiva che lo stava divorando dentro e fuori. All'inizio, non importandogli più niente di alcun stratagemma politico, aveva aperto le porte della città ai danesi con estrema riluttanza pentendosi di quell'accordo, ma in seguito aveva trovato proprio nella presenza di qui selvaggi un forte palliativo che leniva le pene del suo dolore.
Si stava apprestando ad un altro combattimento mortale al loro fianco, non tanto per lealtà nei loro confronti, quanto più perché sapeva benissimo che la morte sarebbe stato l'unico rimedio alla sofferenza che non lo aveva lasciato un solo istante.
Erano al quinto giorno di navigazione quando entrarono nell'immensa baia di Humber. Blake rimase per qualche secondo frastornato dalla spettacolo che si trovò davanti. Re Harald di Norvegia era riuscito a mettere assieme una flotta di circa trecento navi che ora sembravano formare una foresta nel pieno dell'estuario del fiume Ouse.
Gunnar portò Blake con sè all'incontro con il re norvegese e tutti gli altri comandati dei drakkar. Avevano occupato tre piccoli villaggi vicino alla foce del fiume. Si radunarono nell'aula del più grande di questi.
Harald Hardråd era un uomo dalla stazza immensa. Sovrastava persino quella di Blake in altezza e ancora di più in larghezza. Nonostante l'età avanzata, i suoi capelli erano di uno biondo scuro e si univano alla barba leggermente più chiara. Parte di quest'ultima era raccolta in una grande treccia che partiva dai peli posti sotto la sua sottile bocca creando un allungamento del volto che rendeva i suoi lineamenti ancora più spigolosi. Non portava nessuna corona, se non uno spesso laccio di cuoio che gli faceva da cerchietto. Blake pensò che fosse più per semplice funzionalità volta al combattimento, che per simboleggiare la sua posizione. Grazie al suo carisma e alla sua possenza, quell'uomo non aveva bisogno di segni distintivi per essere riconosciuto.
Re Harald si era servito dall'alleanza di Tosting, il fretello di re Arold, per riuscire a radunare la sua flotta nell'estuario del fiume che gli avrebbe portati a conquistare la citta di York.
Blake aveva sempre odiato quell'uomo. Quando il fretello gli aveva conferito il titolo di Conte di Nurthumbria, esiliandolo dalla sua corte, Tosting si era rivendicato infliggendo diverse piaghe nella contea con al speranza di creare malcontento nei confronti del Re.
Come tutti gli uomini invidiosi e vendicativi aveva un ottima memoria e di conseguenza riconobbe Heron nonostante si fosse mimetizzato perfettamente tra i Danesi.
Mantenne tuttavia una sorta di discrezione non rivolgendogli la parola per tutta sera, ma da lontano gli fece un cenno come a ringraziarlo di essersi schierato con lui.
Blake sbuffò di tutta risposta ridendo amareggiato. Non si trovava li per lui, ne per Harald e nemmeno per Gunnar, a dire la verità. Blake era lì solo e unicamente in cerca dell'oblio.
Re Harald spiegò minuziosamente il suo piano che consisteva nel dividere l'esercito i tre gruppi. Aveva scelto come terreno per la battaglia le colline poste vicino al villaggio di Fulford a sud di York. Voleva sferrare il primo attacco con gli uomini più giovani e vigorosi, ma con meno esperienza. Questo avrebbe sfiancato i sassoni che avrebbero poi subito un secondo attacco dagli altri due gruppi composti da spade più esperte. Uno frontalmente e l'altro gli avrebbe colti di sprovvista al centro, costringendoli in una ritirata verso le paludi.
Heron apprezzò l'arguzia del sovrano norvegese ricordandosi la soddisfazione provata in passato per gli stratagemmi militari che gli avevano consentito di risparmiare numerose vite. Sapeva riconoscere un buon piano, ma non gli importava più di tanto in quel momento. Blake voleva solo combattere e dare sfogo a quella feroce bestia che sentiva incalzare dentro di lui. Ascoltava distrattamente tutti i commenti dei comandanti ai quali il re aveva passato la parola. Non vedeva l'ora che quegli uomini finissero di blaterare per poi dare il via ad una banchetto. Dal portone dell'aula dove erano riuniti aveva intravisto alcune serve seminude che stavano sistemando diverse cibarie e un numero sconsiderato di birre. Si tranquillizzò a quella vista pensando che i divertimenti della serata avrebbero allietato l'attesa per quella battaglia.
Il giorno seguente, ignorò gli ordini del re e si intrufolò tra le fila del primo schieramento. L'esercito di Harald era talmente numeroso che impiegò l'intera mattinata a formarsi, ma Blake iniziò a combattere all'alba fermandosi solo nel tardo pomeriggio quando ormai gli anglosassoni si erano ritirati e i pochi rimasti avevano consegnato la città in mano a Harald con la promessa che non l'avessero saccheggiata.
Il patto non fu ben accolto da Gunnar e da molti altri comandanti di flotte danesi in quanto il loro unico tornaconto era di accumulare ricchezze e poco gli importava della corona norvegese.
Il padre di Hemma era furioso nonostante non avesse perso nessuno dei suoi uomini. Lo sentiva sbraitare poco lontano da lui e sapeva che a breve lo avrebbe raggiunto.
«Giovane Heron, non ho intenzione di seguire Harald nella sua avanzata su York. Non ne vale la pena!»
Rimase in silenzio aspettando la reazione dell'amico.
«Blake sei d'accordo vero? Ti propongo di razziare qualche villaggio sulla costa. Cosa ne dici?»
Non ricevette risposta. Heron continuava a rimanere seduto sui proprio talloni, ricoperto sia di sangue che di fango. Con il volto tumefatto e lo sguardo perso nel vuoto.
«Per gli tutti gli Dei Ragazzo! Mi stai ascoltando?» Lo incalzò scuotendolo leggermente.
«Ascoltami lo so che stai inseguendo il tuo Walallah, anche se sei cristiano.»
Blake reagì con un sorriso amareggiato sentendo quell'affermazione vera solo in parte: non era cristiano era solo semplicemente stato battezzato.
«Ma i tuoi uomini sono valorosi e si meritano di vivere ancora a lungo e con le tasche piene.»
Blake sospirò guardandosi le mani ricoperte di sangue incrostato.
«Certo, Gunnar. Come vuoi.»
Il danese rimase ad osservare l'amico a lungo con aria preoccupata.
«Forza ragazzo, datti un ripulita, l'argento che ci ha dato Re Harald per aver combattuto a suo fianco oggi non è molto, ma ci meritiamo di festeggiare. Le donne le offrirò io stasera!»
Concluse tirandogli una pacca sulla spalla.
Heron rimanse ancor a terra, in ginocchio, a chiedersi ancora per un lungo istante perché non fosse ancora morto.

***

Ian e Jamie entrarono al Lupo Bianco, una lurida locanda di un piccolo borgo posto fuori dalle mura di Roxbourgh, che di candido non aveva proprio niente.
Ian si era accordato con la sua spia di incontrarsi ogni venerdì con una contadino di Etal, il quale gli avrebbe fatto da messo, portando le notizie raccolte all'interno delle mura nemiche.
Si erano entrambi fatti crescere la barba e cercarono di nascondere il più possibile il volto nei cappucci dei loro mantelli, in modo da non essere riconosciuti da eventuali soldati di Boyd.
La locanda era talmente malfamata che non era frequentata in genere da nessuno della guarnigione. La clientela era composta solo da qualche contadino squattrinato e qualche vagabondo che era riuscito ad elemosinare qualche soldo.
«Mio Dio, sa di Piscio questo birra!»
«Ah Jamie! Ti avevo avvisato di non berla, dovevi solo fare finta. Ci sarà un motivo perché qui un boccale costa un decimo rispetto alle altre taverne! Probabilmente l'allungheranno davverono con le urine raccolte nella latrina»
«Allora? Qual'è il nostro uomo?»
«Quello laggiù è il contadino di Etal.»
Incrociarono lo sguardo con l'anziano signore, il quale scosse la testa lasciando intendere che non avesse ancora ricevuto alcuna notizia dalla spia.
Nello stesso istante il ragazzo che era stato sotto il comando di Gunnar entrò nella locanda. Posò per un breve istante gli occhi su di loro e sul contadino si diresse dritto verso il bancone. Ordinò un piccolo barile di birra, pagò e torno sui suoi passi, ma il barile gli sfuggi di mano e cadde sul tavolo dove erano seduti Ian e Jamie rovesciando i loro boccali.
«Attento razza di imbranato!» Jamie simulò una reazione di rabbia.
«Nel bosco a sud del borgo» Gli bisbigliò raccogliendo il barile e i calici. «Scusatemi! non ho fatto apposta. Vi prego perdonatemi!» Disse  ad alta voce gettando sul tavolo alcune monetine come a ripagarli del birre versate.
Più tardi Ian e Jamie attraversarono il boschetto seguendo un sentiero. A un bivio trovarono gettato a terra il piccolo barile di birra misto a urina che gli indicò la strada giusta.
«Dannazione Sven, dove diavolo eri finito? Sono settimane che aspettiamo tue notizie.»
«Lo so, ma alle reclute non è permesso di uscire dalle mura per il primo mese, poi sono venuto a scoprire che il proprietario della locanda è un informatore di Aidan. Il contadino che avete incaricato come messo non è un tipo molto sveglio. Ho provato diverse volte ad avvicinarlo fuori dalla Lupo Bianco, ma non mi ha nemmeno visto. E comunque non avevo nessuna notizia certa prima di oggi. Lady Eeda è molto chiacchierata ed era difficile capire quale fosse la verità.»
«Va bene, va bene. Ma allora? E' viva? L'hai vista?» Lo incalzò Jamei non stando più nella pelle all'idea di sapere le sorti della sua amica.
«Sì, L'ho vista proprio questo pomeriggio.»
Jamie esultò chiassosamente, mentre Ian emise un profondo sospiro di sollievo portando gli occhi al cielo.
«Sta bene?»
«Pare che la tengano richiusa nelle sue stanze nella torre sud, non nelle segrete. Ha il volto leggermente scavato e un aria triste, ma è in salute» Esitò per qualche instante non sapendo come comunicare la notizia «Solo una volta al mese le concedono una breve passeggiata intorno alle mura. Ma per il resto non vede e non parla mai con nessuno ad eccezione della sua levatrice.»
«Della sua cosa?!» Chiese Jamie confuso mentre Ian rimase immobile. Stava già mettendo assieme tutti i vari pezzi, rendendosi conto che la gravidanza della donna era sempre stata la risposta più ovvia che spiegava il suo comportamento contraddittorio.
«Sven, voglio che tu rimanga ancora a Roxbourgh. Ho bisogno che tu raccolga quante più informazioni possibili sui punti deboli della sue mura. Non credo ti metteranno di guardia in punti sensibili, ma cerca di scoprire se ci sono dei cunicoli che possiamo sfruttare. Troverai uno dei miei uomini in questo esatto punto tra una settimana.»
«Sarà fatto Signore!»

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top