35. Il tramonto
«Ho visto che hai fatto ancora progressi, ma sarai distrutta dopo un pomeriggio intero di allenamento. Te la senti lo stesso di andare a fare una cavalcata?»
«Certamente. Non vedo l'ora» Mentì.
«Mmmh...» Blake la guardava con aria perplessa intuendone la bugia. «Che ne dici se andiamo con un solo cavallo?» Oltre e non vedere l'ora di averla tra le braccia, sperava che non dovendo condurre, si potesse riposare un po' di più.
«E che cavalcata sarebbe così?»
«No vuoi stare tra le mie braccia, piccola Manner? Dopo questo allenamento ti senti troppo una guerriera sanguinaria per lasciarti andare a qualche tenerezza?»
«No, dopo questo allenamento mi sento troppo puzzolente per stare sul tuo stesso stallone, figuriamoci tra le tue braccia.»
«Non è vero, hai un buono odore, come sempre.»
«Non mi fido del tuo giudizio. Preferisco cavalcare, mi sentirò più a mio agio una volta tolti questi vestiti, completamente nuda e soprattutto dopo un bagno caldo e profumato.» Lo stuzzicò.
«Ah capisco! Stai cercando di mandare a monte la cavalcata..."»
Eeda rise di gusto.
«Andiamo, il sole sta già calando e dobbiamo parlare.» lo spronò Eeda più per la pura di cambiare idea lei stessa.
Si diresse mei verso le scuderie. Era stanchissima e una cavalcata era l'ultima cosa che desiderava, ma sapeva bene che se fossero rientrati al castello sarebbero finiti a letto o nel vasca assieme e non avrebbero avuto la lucidità per parlare della questione del matrimonio. Si erano ritrovati da così poco tempo e i loro corpi si richiamavano in modo irrefrenabile.
Blake doveva aver fatto le stesse considerazioni perché chiese a due dei suoi uomini di farci da scorta i quali li avrebbero preservati da eventuali attacchi oltre che da loro stessi, permettendogli di avere una conversazione che non sfociasse in una loro unione carnale e impetuosa tra la sabbia dell'arenile.
Gli uomini si mantennero ad una buona distanza dietro di loro, in modo da concederli la sensazione di trovarsi da soli. Il sole era ormai calato dietro le mura del castello e probabilmente avrebbero fatto ritorno con il buio.
Cavalcarono uno affianco all'altra. Blake le aveva fatto preparare una meravigliosa giumenta bianca, giovane e impetuosa, proprio come lei. Condurla al galoppo era impegnativo, ma Eeda non sentiva più la stanchezza. Quella cavalcata sulla spiaggia ai colori del tramonto le stava dando un senso di libertà e felicità che non si sarebbe mai aspettata. Sprezzante del freddo tirò indietro il cappuccio del mantello e si sciolse i capelli per assaporare appieno la brezza che arrivava dal mare. Si voltò verso il suo futuro sposo e gli regalò un sorriso colmo di gioia, come a ringraziarlo di quello splendido istante.
Risalirono la scogliera dove la vista si fece ancora più spettacolare. Ad ovest il sole stava morendo nell'entroterra creando delle sfumature calde nel cielo e dipingendo di rosa la distesa di neve. Ad Est il blu avanzava risalendo dalla mare scuro, ma per nulla agitato. Era piatto come se fosse un elemento immobile e solido. Quello spettacolo gli stava regalando un senso di calma inaspettato.
Si voltò verso il castello notando che anche la pietra delle torri sembrava essersi scaldata con la luce del tramonto. L'aria stava diventato sempre più gelida, ma il suo cuore si stava scaldando.
«Grazie Blake. Avevi ragione. E' davvero bellissimo a quest'ora!»
«Piccola Manner, non pensavo fosse possibile, ma sei ancora più bella quando sorridi felice.»
Avvicinò il suo stallone nero alla giumenta di Eeda e cercò un breve contatto fisico tra le loro ginocchia.
«E' meraviglioso, Blake, non oso immaginare cosa possa essere l'alba vista da qui.»
«Tra non molto, tutte le albe e i tramonti di Berwick saranno tuoi, mia Signora, e per sempre, ma se desideri possiamo venire qui anche domani mattina.»
«Potrebbe essere nostro anche l'orizzonte che vediamo laggiù oltre quelle colline.» Stava indicando la direzionei di Roxborough.
Blake sorrise divertito.
«Che c'è?» Lo incalzò Eeda.
«Non sei ancora la Signora di Berwick e sei già avida di terre?»
«Blake, sai bene cosa intendo. Il nostro matrimonio è l'unica speranza di pace tra i nostri clan.»
«Certo che lo so, amore mio, ma non riesco ancora a vedere il modo in cui possiamo unificare i due territori senza che abbia luogo una guerra con numerose perdite. Tuo padre non acconsentirà mai alle nozze a meno che il matrimonio non avrà luogo tra le mura di Roxbourgh e in quel caso, come sappiamo l'unificazione ci sarebbe, ma sotto il suo dominio perché tu ti ritroveresti vedova ancora prima del banchetto nuziale.»
«E' vero. Però possiamo prima ottenere il suo consenso facendogli credere che saremo disposti a convolare nozze tra le sue mura. Poi potremo in seguito ritrattare proponendo un luogo neutro sotto il patrocinio di una ecclesiasta. Ad esempio il vescovo di Dunholm. E' sempre stato imparziale tra le nostre famiglie o mi sbaglio?»
«Sì, potrebbe essere disponibile a fare da mediatore. Ha tutto da guadagnare da una situazione di pace tra le nostre famiglie, ma credo che tuo padre non si farà molti scrupoli a ritirare il suo consenso se cambiamo le carte i tavola.»
«Lo credo anche io, ma a quel punto non avrebbe più scuse da usare di fronte ai suoi uomini, non credi? Cosa potrebbe dire? Che non gli piace il salone del castello di Dunholm?»
«Se pensi che tuo padre si senta in dovere di dare spiegazioni ai suoi sottoposti ti sbagli di grosso. Dovresti conoscerlo meglio di me.»
«Infatti. Conto sul fatto che non lo farà, creando una volta per tutte malcontento tra la sua gente.»
Heron rimase in silenzio analizzando il piano a lungo termine che la sua futura sposa gli stava proponendo.
«Blake, lo sai anche tu che la gente non ne può più di questo conflitto che si trascina da più di un secolo. Quando mio padre annuncerà il matrimonio si illuderanno di intravedere la fine della guerra. Avranno noi da un lato predisposti a far prosperare la pace con tutte le migliorie di vita che ne comporta e lui che si ostinerà a perseguire i suoi capricci a discapito della vita dei suoi uomini»
«Ritieni che saranno in molti a disertare?»
«Lui non è come te. La gente non gli è leale perché gli porta rispetto, ma solo per via del vile denaro che continua a promettergli. Altri ne sono invece semplicemente terrorizzati. Se i tuoi uomini ti seguissero solo per denaro in quanti diserterebbero?»
«Probabilmente tutti.» Le rispose con una risata piena di amarezza. Le sue casse erano vuote e da quanto era diventato Laird era stato costretto a chiedere solo sacrifici alla sua gente, senza poter dare loro molto in cambio molto.
«Ma il terrore è un guinzaglio davvero potente, Eeda.»
«Pensi davvero che non lo sappia?»
Blake rimase in silenzio. Non si era reso conto di essere stato indelicato. Lei più di tutti conosceva gli effetti della crudeltà di suo padre. La stessa crudeltà che l'aveva portata a intraprendere delle azioni completamente contro la sua natura, esponendo se stessa a gravi pericoli. Un impeto di ira lo pervase ripensando a tutte le pressioni subite da parte di Aidan e del suo tirapiedi durante la loro permanenza all'accampamento.
«Ho provato sulla mia stessa pelle che cosa voglia dire, ma proprio per questo posso dirti che di fronte ad una alternativa, le catene fatte di terrore possono essere spezzate abbastanza facilmente. Quando ho intravisto in te una persona gentile e premurosa non ho esitato a sottrarmi ai loro ordini tentando di fare il bene per entrambe le fazioni. E credimi che quando l'ho fatto, non ero per nulla certa che saresti stato comprensivo nei miei riguardi, ma è bastato provare anche solo per pochi istanti quel senso di sicurezza che mi avevi trasmesso, per far nascere in me la speranza.»
Blake abbassò lo sguardo in preda al risentimento. Si vergognava terribilmente per come si era comportato con lei quando era tornato da Babbamburgh, eppure lei non lo aveva tradito e aveva continuato a sperare e a vedere del buono in lui.
«Blake, so cosa stai pensando, ma è inutile rimuginare ora su quello che è successo. Siamo qui, ora, assieme e felici, ma se proprio vuoi farlo cerca di capire che certe azioni possono essere perdonate o per lo meno ridimensionate se vengono comprese le circostanze che le hanno create. Io l'ho fatto e sono convinta che se riusciremo ad offrire una speranza alle famiglie di Roxbourgh, smetteranno di vedere te come il nemico e me come la traditrice.»
Blake rimase a lungo in silenzio con lo sguardo fisso sulle orme lasciate dagli zoccoli sulla neve.
«A cosa pensi?»
«Se ripenso al mio ritorno da Bebbambourgh penso di non meritarti Eeda. Sei bellissima, dolce, sensuale, abile nel combattimento e a quanto pare anche un ottima stratega. Non credo di aver fatto nulla per essere degno di te.»
«E' un modo carino per ritrattare la tua proposta di matrimonio?»
Scoppiarono entrambi a ridere, ma si zittirono pochissimi instanti dopo percependo il sibilo di una frecce che attraversava l'aria poco lontano da loro.
«Eccolo! Làggiù.» Urló una delle loro guardie.
Blake diede una pacca energica sul dorso della giumenta, facendola partire immediatamente al galoppo.
«Presto, torniamo al castello, Eeda.»
La scortò fino alla spiaggia. Vedendo Ian che stava già cavalcando incontro a loro, urlò all'amico di portarla al sicuro per poi tornare indietro sulla scogliera a dare man forte alle due guardie che stavano rincorrendo due uomini. Blake li superò e gli sbarrò la strada con il suo stallone sguainando la spada. I due cercarono di dividersi fuggendo ai lati ma una freccia si impiantò nel terreno a pochissima distanza dei piedi di uno dei due. «Fermi e gettate le armi!»
Eeda scoccò una seconda freccia che sfiorò l'orecchio dell'altro fuggitivo.
«Non ti avevo detto di rientrare al castello?»
«Ne vuoi proprio parlare ora?» Abbassò l'arco e guardò Blake esterrefatta, mentre le guardie raccoglievano le spade dei due uomini.
«Ian, maledizione!» Ringhiò il Laird rimproverando il suo amico di non essere stato capace di condurre Eeda al sicuro.
Il vichingo che gli aveva appena raggiunti non raccolse il malcontento del suo signore. Era concertato a scrutare l'orizzonte in cerca di altri nemici, mentre brandiva la sua spada in pieno stato di allerta. Con la coda dell'occhio vide uno dei due uomini estrarre un piccolo pugnale dallo stivale e gli puntò immediatamente la punta della sua spada sotto il mento costringendolo a sollevarsi.
«Toglieteli tutti i vestiti così saremo sicuri che non abbiano altre armi addosso»
Poi si girò verso il suo Laird.
«Mi spiace Blake. Non ho fatto in tempo a fermarla.» Fece una pausa guardando Eeda riporre l'arco nella sacca con fierezza.
«Se insegnammo ad un gattino a ruggire, non possiamo pretendere che poi miagoli impaurito di fronte ad un pericolo.»
Blake sbuffò conscio che la ragione stesse dalla parte del suo amico.
«Adesso rientriamo Eeda, e questo è un ordine! Vuoi comportarti da guerriera? Va bene! Ma ti faccio presente che tutti i miei guerrieri obbediscono ai miei ordini con estrema disciplina. E se ti chiedo di miagolare, pretendo che tu lo faccia!»
Eeda rimase in silenzio senza però abbassare la testa. Si limitò a guardare l'ultimo raggio di sole scomparire l'orizzonte.
«Ian, avvisami quando saranno nelle segrete. Voglio essere presente all'interrogatorio.» Si rivolse infine alle guardie. «Muovetevi anche voi a rientrare. Ormai è completamente buio, non sappiamo se ce ne sono altri.»
Eeda lo seguì al galoppo rimanendo però dietro lo stallone del Laird. Arrivati alle scuderie Heron non gli rivolse né una parola, né uno sguardo. Era furioso. Lasciarono i cavalli ai due servi che li stavano aspettando nelle scuderie.
Gli si avvicinò mentre era intento a salutare il suo stallone e provò a rompere il ghiaccio.
«A quanto pare non sono così perfetta come mi stavi descrivendo prima...»
Blake sospirò e distese le braccia lungo i fianchi e si voltò a guardarla. Eeda scoprì con stupore che il suo sguardo era più affranto che arrabbiato.
«Perdonami, non volevo urlare con te in quel modo davanti a Ian e alle guardie, ma Eeda cerca di capire che non posso concentrarmi in una battaglia, se sono in preda alla paura che ti succeda qualcosa. Questa sera erano solo due uomini, ma se mi disobbedirai come hai fatto stasera in circostanze più complesse, le cose potrebbero mettersi davvero male.»
«Mi dispiace Blake. Non ho mai pensato a questo aspetto del diventare una guerriera. Perdonami.»
Blake la prese per le braccia e appoggiando la fronte alla sua.
«Se vuoi farti una bagno, avevo chiesto ad Unah di lasciare dei teli nella stanza delle vasche e di riempire di legna le fornaci per avere l'acqua bella calda al nostro rientro. Non posso farti compagnia purtroppo. Voglio prima capire chi sono quelle due spie.»
«Va bene. Ti aspetterò nelle tue stanze allora.»
«Cercherò di fare più in fretta che posso.» La salutò con un bacio sulla fronte.
Un paio di ore dopo, quando la raggiunse nella sua camera, sorrise vedendo che non lo aveva aspettato per niente. Eeda era profondamente addormentata, rannicchiata nella sua camicia da notte e avvolta dalle coperte. I suoi capelli erano sparsi sul cuscino formando delle onde infuocate dalla luce del camino.
Si spogliò rimanendo solamente con dei leggeri pantaloni di cotone e si distese al suo fianco con cautela. Non voleva destarla, consocio del fatto che quella lunghissima giornata l'aveva stremata. Il corpo di Eeda percepì la sua presenza, e senza svegliarsi si avvinghiò subito al suo torace emettendo un suono simile a delle fusa.
La sua guerriera sembrava ora una docile e tenera gattina miagolante.
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