34. Fingere di non amarsi

Eeda si svegliò con il canto solitario di uno dei galli di Unah. Il rumore di quel volatile stava rimbombando in tutta la corte. Doveva essere scappato di nuovo dal recinto pensò.
Prima ancora di aprire gli occhi, un sorriso le riempì il volto sentendo il corpo di Blake avvolgerla da dietro. L'uomo aveva un respiro pensate. Stava ancora dormento profondamente. Dopo la notte che avevano trascorso doveva essere davvero distrutto. L'aveva fatta sua così tante volte e con così tanta intensità che aveva perso il conto e la cognizione del tempo.
Eeda avrebbe voluto rimanere tra le sue braccia a respirare l'odore intenso della loro unione che impregnava le lenzuola, ma le reclute la stavano aspettando.
Inoltre voleva fare colazione con Jamie e i suoi compagni. Aveva paura che il riavvicinamento con Blake potesse spazzare via il rapporto che era riuscita a instaurare faticosamente con gli uomini a lui fedeli.
Non voleva che prendessero le distanze solo perché un giorno, con molta probabilità, sarebbe potuta diventata la loro Signora.
A malincuore quindi si dileguò da quel dolce e caldo abbraccio e si vestì cercando di non fare il minimo rumore. Sentì sospirare Blake, il quale cambiò posizione mettendosi a pancia in giù con le braccia piegate sui cuscini, ma poco dopo lo sentì respirare di nuovo rumorosamente. Eeda si fermò ad osservare i muscoli che scolpivano la sua schiena. Li immaginò contrarsi per mettere in atto uno dei suoi affondi bollenti. Con la luce dell'alba che filtrava dalle finestre, sembravano ancora più definiti di come i suoi polpastrelli immaginavano ogni volta che si aggrappava a lui, in preda a quella nebbia densa di piacere.  Per una attimo fu colta dal desiderio irrefrenabile di togliersi i vestiti e tornare sotto le coperte, ma con estrema fatica si fece forza e si diresse verso la porta di ingresso delle stanze del laird.
Fece per aprire la porta, ma non appena la sua mano tirò verso di sé la maniglia, sentì contrapporsi una forza provenire dalle sue spalle. La porta si chiuse con un tonfo violento. Percepì dietro di sè l'odore nel quale si era svegliata pochi istanti prima. Si voltò. Blake era completamente nudo con una evidente eccitazione tra le gambe. La stava bloccando all'altezza delle spalle appoggiando entrambi i palmi della mano sulla porta.
«Blake ti prego, non voglio arrivare all'addestramento con le pieghe dei cuscini ancora sul volto e il tuo odore addosso percepibile anche a un miglio di distanza. Non vogliono che gli uomini mi vedano solo come la tua amante.»
«Infatti ti devono vedere come la loro Signora.»
Biascicava le parole con una voce roca e ancora assonata, nonostante il suo corpo fosse balzato fuori dal letto in modo così energico.
«Lo sai cosa intendo, ho impiegato molto a instaurare un buon rapporto con loro, non voglio che cambi.»
«Lo so, piccola Manner. Non voglio impedirti di fare colazione con loro. Semplicemente non voglio che qualcuno ti veda uscire dalle mie stanze.»
«Come scusa?» Rispose incredula. «Questo è un tipo di accortezza che si riserva alle amanti o mi sbaglio?»
«Vero. Tu non sei mia mante, ma purtroppo non sei ancora nemmeno mia moglie.»
Le prese le mani e la condusse verso la panca ai piedi del letto «Vieni, ti ruberò solo qualche istante, ma voglio spiegarti.» La sua erezione però lasciava intuire delle intenzioni diverse da una breve conversazione.
Eeda si sedette accigliata sulla panca e Blake intuendo la sua perplessità riguardo l'incoerenza tra quello che stava dicendo e le reazioni mattutine del proprio corpo, si avvolse il plaid intorno alla vita.
Prese la sedia dallo scrittoio e si sedette di fronte a lei.
«Volevo parlartene ieri, ma non volevo rovinare l'atmosfera.»
«Quindi è qualcosa di brutto?»
«Non necessariamente. La notte del nostro combattimento in spiaggia, prima di raggiungerti nelle tue stanze ho minacciato Bridget e di conseguenza anche Aileen. Le ho detto che se ti avessero dato ancora fastidio con qualche loro stratagemma, le avrei fatte cadere in disgrazia.»
«Non mi sembra un notizia così brutta.»
«Sì e no. Credo che non ci ostacoleranno più apertamente, ma dubito che desistano. Agiranno in modo subdolo e quindi forse ancora più pericoloso.»
«Non capisco cosa c'entri questo con l'uscire dalla tua porta. Dobbiamo fingere di non amarci?»
«Dobbiamo fingere di non amarci carnalmente.»
Precisò Blake con un sospiro che lasciò trasparine un leggero fastidio. «Almeno fino al nostro matrimonio.»
«È un modo per indurmi a sposarti alla svelta, mio Signore?» Scherzó lei sollevata dal fatto che non fosse l'esatto opposto. Blake l'aveva ormai completamente rassicurata riguardo i suoi sentimenti, ma un barlume di timore l'aveva comunque invasa per qualche istante a causa della questione della discrezione.
«Potrebbe anche essere...» Le sorrise sensualmente, per poi tornare serio poco dopo.
«La prossima loro azione più probabile sarà quella di destare l'attenzione dei preti del castello sul grado delle nostra intimità.»
«Mi sembrava che il clero di Berwick fosse abbastanza mansueto e ti rispettasse.»
«Non sono un buon cristiano Eeda. La mia famiglia, come avrai sempre saputo ha qualche discendenza pagana. Ci siamo convertiti al cristianesimo diverse generazioni fa, ma non siamo mai stati così devoti e io stesso non ho mai dovuto fingere di esserlo. C'è un tacito accordo tra gli Heron e le varie figure ecclesiastiche che ci gravitano attorno. Gli abbiamo sempre protetti, assecondati e spesso anche coinvolti nelle decisioni politiche. Loro di contro non si sono mai accaniti a farci rispettare alla lettera i vari dettami religiosi, salvo però che le nostre trasgressioni non siano fatte alla luce del sole.»
«E' per questo che sei voluto passare dai cunicoli ieri, tornando dalla stanza delle vasche?»
«Si Esatto. Ora che il nostro intento a fidanzarci è chiaro a tutti, Aileen e Bridget potranno porre all'attenzione dei preti sui nostri movimenti e se qualcosa dovesse risultare troppo esplicito, il clero sarà costretto a condannarti e in quel caso sarebbe un grosso ostacolo a fare di te la mia Signora.»
«Ma che senso ha? Tutti sanno che all'accampamento sono stata la tua amante.»
«Pensi davvero che qualcuno dei miei, o meglio dovrei dire ora dei nostri uomini, possa testimoniare contro di noi?»
«E Mereen? Lei mi odiava più di Unah quando sono arrivata all'accampamento.»
«Le ho procurato un matrimonio con uno dei miei guerrieri più benestanti e piacenti. E' felicemente sposata e aspetta già un figlio. Non ci darà fastidio, non ti preoccupare di lei.»
«Oh bene, un problema in meno!» Ma il suo tono era tutt'altro che sereno.
«Piccola mia, dobbiamo solo stare accorti. Non ci verranno a bussare alla porta di notte per verificare dove stiamo dormento e nessuno ti chiederà una prova di integrità. Ma se Aileen o Bridget dovessero transitare qui fuori in compagnia di padre Beroth o padre Leoferth, i due preti del castello, nonostante la loro lealtà nei miei riguardi, si troverbbero con le mani legate.
«Va bene Blake, ho inteso.» Concluse Eeda alzandosi in piedi. L'idea che il loro fidanzamento corresse qualche pericolo non le piaceva, ma il fatto che le loro attività amorose fossero clandestine la eccitava e la volontà di fare colazione con gli uomini vacillò nuovamente.
«Dovremo anche affrontare l'argomento del matrimonio prima o poi.» Aggiunse Blake rimettendosi in piedi ma senza lasciarle le mani.
«Lo so» Disse lei abbassando lo sguardo in modo triste.
«Ma non so davvero cosa sia giusto fare. Vorrei sposarmi con te stanotte stessa. Soli, con testimoni Ian e Hemma. Di nascosto da tutti in modo da non farti correre nessun pericolo,ma non so se sia giusto non cogliere l'occasione per legittimare agli occhi di tutti la nostra unione.»
«Lo penso anche io, dobbiamo capire solo se vale la pena coinvolgere tuo padre o meno.»
La strinse tra le braccia e fu tentato di non lasciarla più andare, ma si fece forza e si staccò. Le prese il volto tra le mani e la baciò dolcemente, poi la condusse verso l'arazzo che nascondeva l'accesso ai cunicoli. La luce dell'alba si stava facendo sempre più intensa e irradiò il volto e gli occhi di Eeda.
Blake pensò che le creature celesti che veneravano i suoi preti dovessero essere simili a lei. Era proprio come un angelo anche se al posto delle ali aveva una faretra. Le sorrise e l'aiutò a legarsi i capelli in una coda.
«Prendiamoci la giornata per riflettere su questa questione.» Le propose in tono quasi formale.
«Come vuole mio Signore.» Lo canzonò e lui sorrise in modo affabile.
«Cosa ne dici di parlane stasera durante una cavalcata al tramonto? I crepuscoli di Berwick non sono meravigliosi e caldi come le sua albe, ma l'oscurità che si alza dall'orizzonte crea comunque dei colori affascinanti.»
«Direi che sembra un po' troppo romantico come scenario per parlare di mio padre, ma magari ci aiuterà a ricordarci che a discapito di tutto staremo discutendo di quello che c'è tra noi.»
«E cosa ci sarebbe tra noi piccola Manner?»
Eeda sorrise maliziosamente e si divincolò dal suo abbraccio dirigendosi verso i cunicoli, ma Blake la bloccò nuovamente e la baciò con vigore schiacciandola contro l'arazzo. Con movimenti rapidissimi le sfilò i lacci che le stringevano i pantaloni in vita facendoli cadere a terra. Eeda si tolse gli scarponcini facendo leva sui talloni e lui gettò a terra il plaid che aveva legato in vita e la prese in braccio. La issò sui suoi fianchi e la penetrò immediatamente con una sola spinta colmandola fino in fondo.
Scivolò dentro la sua eccitazione con facilità iniziando sbattere con vigore il suo corpo contro la porta. Eeda si aggrappò all'asta su cui era fissato l'arazzo per seguire meglio i movimenti delle spinte e dalle mani che le sorreggevano le natiche, spalancando l'apertura delle sue cosce. Scivolava su e giù sulla sua asta tra il corpo marmoreo di Blake e il tessuto ruvido dell'arazzo. La stava portando velocemente al culmine del piacere e in pochissimi secondi esplosero all'unisono uno dentro l'altra. Era stato tutto velocissimo, ma tremendamente intenso.
La fece scivolare fino a farle toccare i piedi a terra e mentre stavano ancora ansimando entrambi, le prese il volto e la baciò.
«Ora. Solo ora, hai il permesso di andartene.»

«Davvero ti ha lasciato andare così presto?»
Le chiese a voce bassa Ian non appena Eeda si sedette affianco a lui sulla panca per la colazione.
«Non sono affari tuoi Ian!» Cercò di fingersi ancora arrabbiata allungandosi verso una fetta di pane e rubando del formaggio dal piatto del vichingo, quando in realtà era tremendamente di buon umore.
«Va bene, mia Signora.»
Eeda si voltò e lo fulminò con lo sguardo.
«Potremmo sospendere gli addestramenti fino alle nozze. Visto i trascorsi non sono ancora convinto che sia opportuno completare il tuo addestramento senza avere la garanzia che non ci saranno ripensamenti.»
Le sussurrò piano per non farsi sentire dagli altri uomini.
«E io potrei sospendere te invece, dal tuo ruolo, subito dopo le nozze!» Rispose stizzita e cadendo in pieno nel tranello.
«Ora si che parlate come la Signora di Berwick!»
Scoppiarono entrambi a ridere lasciando cadere la finzione di quel battibecco.
«Lady Eeda, perché fate colazione con noi? Dovreste farla nelle vostre stanze da letto ora.» Evidentemente anche Ian aveva intuito la problematica della discrezione.
«Perché dovrei? Non ho intenzione di venire a meno dei miei compiti, né ora, né un domani. Pensi che sia poco conveniente?»
«Poco conveniente?» Rise divertito. «Non so neanche cosa voglia dire la parola conveniente, dovresti conoscermi ormai.»
«Infatti non comprendo le tue perplessità. Hemma non è qui solamente perché preferisce dormire un pochino di più la mattina, invece di fare colazione.»
«Sì, lei è una dormigliona, ma io non sono perplesso. Dico solo che non è una cosa da tutte. Dubito che le mogli degli altri Laird condividano dei pasti con i propri guerrieri. E per questo hai tutta la mia ammirazione.»
«Ian, non credo di essere così particolare, probabilmente se il vostro Signore fosse intenzionato a sposare Lady Bridget, vi trovereste a condividere molto più di un pasto con la vostra Signora.»
Una risata esplose in modo estremamente chiassoso e divertito per tutta la tavolata. Eeda non si era resa conto di quanto le abitudini sessuali di quella piccola strega fossero così assodate.
Ad ogni modo si vergognò per un istante di aver infierito così. La battuta era stata meschina, ma rispecchiava perfettamente l'umorismo degli uomini a cui ormai si sera abituata.
Inoltre era terribilmente arrabbiata con quelle due megere. Non le piaceva averle con il fiato sul collo. Blake era stato rassicurante e aveva minimizzato il pericolo, ma non riusciva a smettere di chiedersi cosa altro potessero architettare e fino a che punto si sarebbero spinte.
Lasciò andare quei brutti pensieri non appena vide Heron entrare nel salone. «Che cosa vi fa ridere così di gusto di prima mattina?»
Chiese il Laird unendosi al loro tavolo.
«Solite battutacce sulle donne...» Liquidò la questione Eeda, come se non avesse niente a che fare con la situazione. Blake le sorrise in modo malizioso e lei comprese che aveva perfettamente sentito la battuta.
Senza distogliere lo sguardo da lei si rivolse a Ian.
«Amico mio, invierai due uomini a verificare l'esatta posizione di tuo suocero.»
«Sono già partiti prima dell'alba.»
«Perfetto! Pensi che riusciremo a partire per Edwin la prossima settimana?»
«Sì, l'incontro se tutto va bene dovrebbe avvenire tra una decina di giorni.»
«Porterai anche Hemma, vero?»
«Sì, penso che possa essere di grande aiuto con le trattative.»
«Vuoi venire anche tu, Eeda?»
«Mi piacerebbe molto.» Non le sembrava vero che la coinvolgesse già in una operazione. Ne era così orgogliosa.
«Bene! Ci tengo che i danesi ti vedano da subito come una guerriera, più che una indifesa futura signora del castello, lasciata a casa a fare la maglia.»
Poi si rivolse verso l'amico. «Ian voglio che colmi le sue lacune nella difesa prima della nostra partenza.»

E così il Vichingo obbedì al suo laird. Eeda si allenò tutto il pomeriggio senza sosta. Ian le aveva dedicato una paio di ore in più.
Verso fine giornata gli uomini si erano radunati intorno, incuriositi dai numerosi progressi. Di tanto in tanto alzava lo sguardo verso le finestre delle stanze del Laird chiedendosi se anche lui la stesse vedendo da lassù e se fosse stato orgoglioso di lei.
Mentre combatteva con il vichingo pensò a tutto quello che era successo nei mesi precedenti. Era passata da figlia prediletta a premio sacrificale per avere in cambio un pugno di uomini in più e uno sbocco su mare. Subito dopo era stata la vergogna della famiglia ed era stata fatta prigioniera del proprio castello, per poi essere stata addestrata invano come spia, confusa tra le prostitute. Era diventata amante del Laird, aveva influenzato le sorti della battaglia, aveva combattuto affianco del clan nemico, sfiorato la morte per poi fare ritorno al castello che le aveva regalato i ricordi più belli della sua infanzia. E ora stava diventando una guerriera.
Probabilmente Blake non le avrebbe mai permesso di partecipare ad una vera e propria battaglia pianificata. Era propenso al suo addestramento semplicemente mosso da un senso di protezione. L'essere capace di usare la spada voleva per lui dire un ulteriore strumento per tenerla al sicuro, ma quegli uomini attorno a lei la rispettavano come nessun altro aveva mai fatto prima. Non solo l'avevano accettata tra loro, nonostante fosse donna e nonostante fosse la figlia del loro nemico, ma era andati molto oltre. Eeda percepiva la potenza della loro lealtà. Comprese che questo non sarebbe mai potuto accadere al fianco di suo padre e di Aidan, proprio perché loro erano i primi a non averla mai rispettata.
Una volta privata dell'amore di sua mamma, aveva passato anni convinta di non essere degna di attenzioni e di non valere niente. Perché era sempre stata attorniata da uomini che la schernivano e le mancavano di rispetto semplicemente per essere un piccola femmina indifesa. Ma ora aveva compreso che le sue azioni potevano ribaltare l'idea che gli altri avevano di lei. Era passata ad essere una spia infiltrata a futura Signora in cui quei guerrieri avrebbero riposto la loro lealtà.
Mentre era assorta nei suoi pensieri Ian la colpì sul fianco sinistro facendola cadere a terra.
«Lady Eeda, la stanchezza inizia a farsi sentire?»
«No, signore, ero semplicemente distratta.»
«La distrazione potrebbe costarti la vita, lo sai vero?»
Annuì rimettendosi subito in piedi pronta a continuare il combattimento. Con la coda dell'occhio vide Heron farsi strada tra i suoi uomini. Era venuto a vedere i suoi progressi di persona, oppure era semplicemente li per reclamare la cavalcata al tramonto che si erano promessi. Ad ogni modo doveva assolutamente concentrarsi sul combattimento. Tutto quello che aveva guadagnato era stato grazie alle occasioni che le aveva concesso lui e voleva ricompensarlo mostrandogli i frutti de suo lavoro.
Ian comprese la sua determinazione e riprese l'allenamento. Le spade di legno vibravano nell'aria e si scontravano seguite dal clamore degli uomini.
Blake si era appoggiato con i gomiti ad una staccionata e seguiva attento, analizzando ogni movimento di quella danza di guerra. Lo spettacolo durò a lungo perché nessuno dei due aveva la meglio tanto che sia Ian che Eeda respiravano affannosamente.
Finché il danese non diede un colpo secco alla spada di Eeda per poi arrrestrare in difesa voltandosi verso il suo signore con aria interrogativa.
Eeda vide Blake fare un cenno con la testa per confermagli che poteva concludere l'addestramento per quel giorno.
«Lady Eeda, per oggi può bastare. I miei complimenti.» Le strinse una spalla. «Mi hai davvero distrutto, Hemma non sarà contenta...»
«Porgile le mie scuse più sentite.» Controbatté ironica e soddisfatta.
Anche lei si sentiva davvero sfinita. Avrebbe voluto gettarsi a terra e riposarsi per qualche istante, ma Blake la aspettava con aria compiaciuta, pronto per la loro cavalcata al tramonto.
Nonostante sentisse ogni parte del suo corpo indolenzita, si incamminò verso il suo amato.

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