32. Chiarimento
Ian scortò nella sua camera Eeda, seguita da Unah, la quale aveva già recuperato dei teli asciutti e una camicia da notte appena lavata.
«Serata burrascosa, Milady?» Le chiese la donna con dolcezza tamponandole i capelli. Di tutta risposta Eeda scoppiò a piangere e la donna la prese tra le braccia, facendole appoggiare il volto sul suo enorme seno.
«Oh Unah, mi sembra di impazzire. Pensavo di essere riuscita a smettere di amarlo, ma non ci riesco.»
«Ma perché dovreste bambina mia? Lui vi ama. Avete superato numerose avversità e ora siete insieme qui a Berwick. Perché non vi concedete un po' di felicità, piccola mia?»
«Non sono sicura che lui voglia sposarmi per amore. Se fosse solo per le terre di mio padre?»
«Se fosse davvero così avreste già l'anello al dito, il ventre gonfio e sareste rinchiusa nella torre sud.»
La donna sospirò e sollevò il volto della giovane con il suo indice paffuto.
«Milady, lui vi ama intensamente. L'ho visto crescere e sapete bene che non mi è sfuggita nessuna delle sue avventure. Non l'ho mai visto così con nessun' altra. Sono convita che vi abbia semplicemente lasciato dello spazio e del tempo per permettevi di pensare liberamente riguardo le vostre intenzioni sul matrimonio.»
«E lady Bridget allora?»
«Cosa centra quella piccola cagnetta in calore con voi due?»
«Prima li ho trovati giù alle vasche assieme.»
«E' una vita che quella sgualdrinella cerca di intrufolarsi nel letto del mio Signore. Lui l'ha sempre rifiutata e non l'ha mai toccata neanche con un dito. E questo ancora prima di conoscere voi. Figuriamoci ora che è follemente innamorato e sta aspettando una vostra decisione riguardo le nozze.»
Si sentì d'un tratto profondamente stupida. Lo aveva accusato e addirittura assalito senza nemmeno verificare quello che aveva udito quella sera. Unah aveva ragione. Aveva trascorso il tempo a odiarlo proprio mentre lui stava solo cercando di lasciarle la libertà di scegliere. Tuttavia quella sera, sulla spiaggia aveva compreso che infondo non aveva nessuna scelta. Doveva arrendersi. Non poteva più reprimere i suoi sentimenti.
***
Blake si asciugò velocemente e indossò solo una tunica di lana per poi dirigersi verso la camera di Eeda. Passò davanti alla stanza di Bridget e udì dei gemiti provenire dall' interno. Non gli diede grossa importanza, come era solito fare, ma quella volta si bloccò poco dopo la sua porta.
Quella ragazzina gli aveva creato fin troppi problemi con Eeda ed era deciso a chiudere la questione una volta per tutte.
Tornò indietro sui suoi passi, spalancò la porta senza bussare ed entrò con disinvoltura mentre Bridget e un servo dell'armeria si stavano accoppiando concitatamente. Non appena lo videro, i due si congelarono attoniti nella posizione assunta per l'amplesso. Lei era supina sulla schiena con le gambe tirate sù fino alla testa, mentre lui la sovrastava con il corpo perpendicolare al suo. Ridendo di gusto per quella scena grottesca, si diresse verso il cesto della frutta.
«Quindi sorellina oggi non è la serata dello stalliere? Fate a giorni alterni?»
Divertito afferrò una mela.
«Ah no, aspetta. Ora c'è anche quel nuovo garzone della cucina, o sbaglio?»
Addentò il frutto e li osservò ancora con un sorriso sardonico, poi distolse per un attimo lo sguardo e i suoi lineamenti assunsero un'aria dura e severa.
«Bridget, voglio che tu, tua madre e le vostre congetture rimaniate lontano da me e da Eeda. Puoi scoparti pure tutta la bassa manovalanza del castello. A me non importa. Anzi, quando lo vorrai, sarò felice di trovarti comunque marito, ma alla prossima mossa falsa o anche alla minima mancanza di rispetto nei confronti di Lady Eeda, sarò costretto a chiedervi di lasciare Berwick e ti assicuro che in questo caso sarà mia premura diffondere l'elenco dei tuoi incontri notturni a tutti gli uomini rispettabili, dalle Highlands al Wessex, in modo da far cadere in disgrazia sia te e che tua madre. E' tutto abbastanza chiaro?»
La sua sorellastra annui goffamente con la testa ancora tra le ginocchia.
«Bene, siamo intesi allora! Potete continuare ora, buon divertimento.» Prese un'altra mela e si diresse di nuovo verso al camera di Eeda.
Si fermò con la mano alzata davanti alla porta, ricordandosi delle notti trascorse lì in piedi, in preda all'indecisione. Sorrise per un attimo. Era davvero felice di aver avuto la conferma dei suoi sentimenti, anche se la modalità era stata piuttosto drammatica e burrascosa. Senza contare che il loro rapporto doveva ancora essere ricucito, e a riguardo non aveva nessuna intenzione di perdere altro tempo. Così bussò ed entrò senza aspettare risposta.
Eeda era rannicchiata a terra, sul tappeto davanti al camino, avvolta in un plaid. I suoi capelli non erano ancora del tutto asciutti. Ruotò il volto verso di lui appoggiando la testa sulla ginocchia. I suoi occhi erano ancora lucidi e il modo in cui serrava la bocca, le donava un'aria triste e imbarazzata. Non era più la furente guerriera con cui si era scontrato poco prima sulla spiaggia. Era nuovamente una creatura indifesa e scossa nel profondo, con un evidente bisogno di essere rassicurata. Blake la raggiunse sul tappeto e le porse la mela. Lei la prese ringraziando timidamente con un cenno.
La guardò per un lunghissimo istante prima di rompere il silenzio.
«Piccola Manner, combatti proprio come tuo padre, sai? Furiosa e implacabile. Ma ti serve ancora tanto allenamento.»
Eeda gli sorrise, grata del fatto che avesse scelto un argomento per stemperare la tensione.
«Ti devo ricordare che non sono io quella che ha perso al spada.»
Blake sorrise piano, abbassando lo sguardo per non essere scortese.
«Cosa? Vuoi dire che...? ...Tu? Lo hai fatto apposta?»
«Volevo delle conferme riguardo i tuoi sentimenti e quello era l'unico modo per averle.»
«Che tu sia dannato, Blake Heron!» Spalancò la bocca esterrefatta. «Questa però è una sorta di manipolazione a mio avviso.»
«No, non lo è, altrimenti non te lo avrei detto, no?»
Le sorrise in modo seducente addentando ancora la sua mela. Si fissarono sorridendo l'uno negli occhi dell'altra.
«Ora piccola Manner, cosa vuoi fare?»
Lo guardò perplessa arrestando la mela a pochi centimetri dalla bocca. I toni leggeri della conversazione precedente l'avevano messa a suo agio, ma ora sentiva l'angoscia avanzare. Non era ancora pronta ad affrontare le questioni irrisolte.
«Ho chiesto a Unah di portaci della stufato e del pane qui in camera tua. Preferisci prima parlare o mangiare?»
Lei lo fisso per un lungo istante. Pensando che una cosa non escludesse l'altra, cercò disperatamente una scappatoia.
«Vorrei fare l'amore...»
Era tremendamente in imbarazzo dopo quello che era successo quella sera e sopratutto dopo tutta quella distanza che si era creata tra loro negli ultimi due mesi. Pensava che i loro corpi si sarebbero ritrovati con più facilità, indicando in seguito il punto di incontro anche alle loro anime e ancora dopo alle loro menti. Dopotutto nella loro relazione era sempre stato così. L'attrazione tra loro trascendeva sempre ogni contesto, anche il più problematico e contrastante.
Blake la fissò, spostò il peso sulla mano, appoggiandola a terra dietro la sua schiena, in modo da avvicinarsi a lei. La tunica soffice aderiva ali suoi pettorali e al suo ventre. Emise un lieve sospiro seguito da un sorriso dolce e sensuale. Le baciò dolcemente le labbra in modo casto, facendole credere di averla spuntata.
«No, non lo faremo mia bella rossa.» Le sfiorò con dolcezza la punta del naso con il suo.
«Non fino a quando avremo chiarito tutto quello che è successo nelle ultime settimane» Si allontanò per guardarla meglio negli occhi. «Dimmi tu da dove vuoi iniziare. Da quello che volevi dirmi quando sono venuto a trovarti nelle vasche il giorno del tuo sanguinamento? O da quello che hai fatto credere su noi due a Lady Aileen poco dopo? Oppure vuoi dirmi cosa è successo con esattezza la notte del banchetto? Infine possiamo anche parlare dei tuoi preparativi di fuga? E cos'altro, vedimao... Oh ecco! Come mai da qui la porta di accesso ai cunicoli sembra sia stata aperta....»
Eeda si morse il labbro e deglutì con fatica.
«Io Eeda farò lo stesso. Voglio che tu mi chieda chiarimenti su ogni singola vicenda cheti ha creato sfiducia nei miei riguardi» Vedendola arrossire aggiunse. «Senza la minima vergogna, dobbiamo essere sinceri per distruggere il muro che abbiamo creato tra noi.»
Unah gli interruppe bussando alla porta.
«Mio Signore, lascio il vassoio qui sul tavolino» e si dileguò non prima di regalare a Eeda un grosso sorriso di incoraggiamento.
Blake si alzò e portò il vassoio sul tappeto. Eeda iniziò a mangiare pur di non parlare per prima. Intuendone l'imbarazzo, Heron cercò di sdrammatizzare. «Se vuoi puoi iniziare dal raccontarmi come avete fatto a diventare così amiche tu e Unah.»
Eeda rise e colse quell'invito. Iniziò a raccontare di come la donna l'aveva spalleggiata gestire le provocazioni di Lady Aileen e Lady Bridget. Di come quest'ultime erano state spiacevoli nei suoi riguardi. Di come si era sera sentita la sera del banchetto quando finalmente i loro sguardi e i loro corpi avevano ripreso a comunicare. Gli raccontò di essersi recata in camera sua raggiungendola dai passaggi segreti e di quello che aveva sentito al suo ritorno nella camera di Bridget. Lui le confessò di aver trascorso diverse serate fuori dalla sua porta, compresa la notte dopo il bacio sulla balconata del salone. Di come si sera sentito quando le aveva detto che aveva iniziato a sanguinare e dei veri motivi per cui l'aveva evitata.
Parlarono tutta la notte consumando lentamente il pasto. I calore del camino eliminò piano piano tutta l'umidita che avevano accumulato sotto la pioggia.
Le spine di Eeda cadderò ad una a una, chiarimento dopo chiarimento. Si accoccolò quindi tra le sue braccia mentre Blake le raccontava delle emozioni che aveva provato a fare ritorno all'accampamento dove tutto era iniziato. Accompagnata dai dolci ricordi scivolò in un sonno profondo. Il Laird la prese tra le braccia l'adagiò a letto. Si levò la tunica e si addormentò a suo fianco sprofondando nel dolce profumo dei suoi capelli.
***
«Eeda, svegliati!» Qualcuno stava bussando energicamente alla porta «Eeda è tardissimo perfavore!» Era la voce di Jamie. «Ho già portato fuori tutti i bersagli e le ceste con le frecce, ma tra poco arriveranno le reclute.»
Eeda scattò seduta sul letto confusa e agitata. «Mio Diò! E' tardissimo! L'addestramento!»
«Ti parla sempre in modo così confidenziale?» Per un attimo si era dimenticata del chiarimento della sera precedente. Si era svegliata immersa in una bellissima sensazione, ma era quasi sicura fosse stato solo l'effetto del solito sogno, dove i suoi sentimenti di solito si facevano strada con forza nel suo inconscio. Invece eccolo li, affianco a lei, completamente nudo tra le sue lenzuola e con uno sguardo denso di gelosia.
Gli riservò un occhiataccia ironica e saltò giù dal letto in preda alla frenesia.
«Eeda mi senti?» Jamie insisteva dietro la porta. «Per favore rispondi, non c'è nemmeno Ian oggi che possa sostituirti.»
«Dove è andato Ian?» Chiese a Blake continuando a ignorare il giovane fuori dalla sua stanza.
«L'ho mandato verso sud con Hemma a raccogliere informazioni. Pare che una flotta di danesi del Re Harald sia sbarcata a nord di York.» Scese dal letto completamente a suo agio nelle sue nudità. «Posso dare un giorno di congedo agli uomini e chiedere a Unah di portarci la colazione a letto.» Le cinse la vita e le affondò le labbra sul collo lasciato indifeso dalla chioma già raccolta in una coda.
«Non pensarci nemmeno, Blake Heron. Non rimarrò a letto tutto il giorno, venendo a meno ai miei compiti, solo perché hai intenzione di fare di me una donna lasciva e indolente.» Lo liquidò con tono di rimprovero, difendendo la posizione che si era guadagnata con i suoi uomini in quei mesi.
«Hanno intenzione di riprendere le incursioni? sono decenni che non razziano più i nostri villaggi?» Eeda cercò di spostare l'attenzione su argomenti più seri, per calmare i bollori di Blake.
«Eeda, se non mi rispondi vuol dire che non sei in stanza o che stai male, quindi adesso entro, d'accordo?»
Jamie non smetteva di incalzarla fuori dalla porta e loro continuarono ad ignorarlo.
«Pensiamo che c'entri qualcosa con la rivolta del fratello di Re Arold.» Blake si legò alla vita il plaid e spalancò la porta gonfiando i pettorali e simulando uno sguardo torvo.
«Mio...Mio Signore...» Jamie balbettò «Vi-Vi prego di scu-scusarmi, Io non...non...immaginavo...»
«Jamie entra, avanti, sarò pronta in pochi secondi.»
Eeda si frappose tra loro sorridendo all'amico e cercando di metterlo a suo agio. Blake si lasciò scappare un piccolo ghigno alle sue spalle, ma continuò ad guardare in tralice il ragazzo per incutergli timore. Si scostò solo leggermente dalla porta, costringendolo a passargli molto vicino, poi tornò a dedicare attenzione a Eeda.
«Ci vediamo per il pranzo, mia bella rossa?»
«Volevo allenarmi durante l'orario di pranzo anche se Ian e Hemma non ci sono. Non avrei comunque molto tempo per rifocillarmi. Nel primo pomeriggio ho organizzato una lezione di tiro con l'arco per le donne del villaggio. Pensavo te ne avesse parlato Ian.»
«Potrei allenarti io, a patto che mi prometti che dopo aver formato giovani guerriere, mangeremo qualcosa assieme e poi sarai solo unicamente mia. Immagino tu non abbia intenzione di fare colazione adesso, vero?»
«Allenarmi con te?» Ignorò l'argomento riguardante la sua nutrizione.
«Perché no?» Le lanciò una mela e le infilò nello sporran un tovagliolo con dentro delle foaccine avanzate dalla sera prima.
«Pensavo che non vedessi di buon occhio i miei allenamenti.»
«Dopo quello che ho visto ieri, piccola Manner, sono più preoccupato che tu non sappia usare la spada, piuttosto che crucciarmi sul fatto che tu ne possieda una.» Le sorrise con aria provocatoria.
«Jamie, accertati che mangi qualcosa. Conto su di te.» Aggiunse con una voce greve e senza guardare ancora il ragazzo in faccia.
«Si certo mio signore! Sarà fatto!»
«Blake Heron, non farmi rimpiangere di non averti tagliato la testa quando potevo!»
Jamie li guardò attonito, senza capire niente del loro discorso.
«Allora, ci vediamo nella corte dopo l'addestramento degli arcieri. E' deciso.»
Si baciarono dolcemente sotto gli occhi del giovane, pregustandosi il pomeriggio.
I due uscirono e Blake si affacciò alla finestra dissetandosi con un calice d'acqua. Abbassò lo sguardo e si accorse che il plaid che aveva intorno alla vita gli apparteneva. Eeda doveva averglielo preso la notte che si era introdotta nelle sue stanza dai passaggi segreti, come le aveva confessato. Si voltò e osservò l'arazzo che nascondeva l'accesso ai cunicoli. Raffigurava una delle prime battaglie di suo padre contro Boyd. Il conflitto tra i due clan doveva finire al più presto. Le voci sui movimenti di Re Harald e Re Arold non promettevano bene. Se i disordini si fossero allargati anche al nord della Northumbria, nella migliore delle ipotesi avrebbero dovuto prevedere di ospitare tra le mura di Berwick un numero considerevole di guerrieri danesi. Le vettavoglie necessarie al loro mantenimento sarebbero state un forte colpo per l'economia del castello e dei suoi fittavoli, entrambi già provati da decenni di guerra con i Manner. Questo però non sarebbe stato niente a confronto di una richiesta di uomini da parte del Conte di Northumbria. In quel caso Heron avrebbe dovuto condurre i suoi uomini a morire per una causa non loro o, peggio ancora, per un Re che un giorno gli avrebbe invasi. Inoltre avrebbero dovuto lasciare le mura di Berwick non sufficientemente custodite. In caso di un attacco da parte di Boyd, i sopravvissuti alla battaglia con i danesi non avrebbero avuto nemmeno una casa dove tornare.
«Al mio tre!» La voce di Eeda che proveniva fuori dalle mura, lo strappo dalle sue preoccupazioni. Stava dirigendo gli arcieri in modo autoritario. Era cambiata così tanto in quei mesi. Il fatto che fosse più sicura di sé e che stesse imparando a difendersi da sola lo tranquillizzava.
Eeda pensava che Blake fosse contrario al suo addestramento con la spada, ma non era così. Con i tempi a cui stavano andando incontro preferiva pensarla come guerriera, che come povera sposa indifesa.
Si appoggiò sulla spalla la tunica di lana e si diresse verso la sua stanza passando dai cunicoli. Erano anni che no li percorreva. Fu invaso dal ricordo del volto sorridente di Eeda da bambina, illuminato solo da una candela. I suoi riccioli rossi sembravano fiamme accese nel buio di quelle intercapedini. Sorrise, sicuro che avrebbero ritrovato presto la complicità che c'era tra loro da bambini.
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