29. Il banchetto
Blake era appoggiato con la schiena ad un pilastro e stava conversando con Douglas e altri due fittavoli.
Non appena la vide entrare, dietro le spalle del cugino si dimenticò totalmente il discorso che stavano affrontando, rimanendo a bocca aperta.
Anche i suoi interlocutori si girarono a vedere cosa stava succedendo alle loro spalle. Tutta la sala piombò velocemente in un silenzio e una immobilità imbarazzante. Eeda sembrò abbagliare l'intero salone. Blake si dimenticò di respirare per un lungo istante, ma si tirò su dal pilastro e si spostò leggermente per vederla meglio. Non riusciva a staccare gli occhi da lei. Stava perdendo tutto il controllo che era riuscito a mantenere dal loro rientro. Non l'aveva mai vista così agghindata. Era abituato alla sue bella rossa nell'accampamento. Sempre avvenente, ma un pochino più selvaggia. L'aveva vista in malattia, sofferente, in punto di morte, spaventata, furiosa, sconvolta, eccitata... Gli era sempre sembrata bellissima in ogni occasione, ma non l'aveva mai vista nelle vesti di un banchetto. Era molto più bella di quanto avesse mai immaginato in tutte le sue fantasie.
Ian, che si trovava nelle vicinanze dell'ingresso del salone, cercò di rompere quel silenzio imbarazzante che stava sicuramente scatenando l'ira di Lady Aileen. Prese la mano di Eeda e gliela baciò.
«Siete bellissima, Lady Eeda.»
Quel gesto diede il via alla ripresa del fervore che aveva animato la sala fino a poco prima. Hemma era affianco a lui e le sorrideva amichevolmente. Non si era indispettita del gesto del compagno, perché sapeva benissimo le sue reali intenzioni.
Blake rimase ancora immobile e assorto alla vista di quella creatura meravigliosa che si stava facendo strada verso di lui, tra un complimento e l'altro.
«Mio signore, spero di non avervi arrecato dispetto indossato quest'abito. Unah mi ha assicurato di averlo preso con il vostro consenso.»
Blake riprese a respirare in quel momento senza distogliere gli occhi da quelli di lei. Solo dopo diversi secondi riuscì a formulare una frase.
«Direi che Unah ha davvero buon gusto. Siete incredibilmente splendida in questa veste.»
Continuarono a guardarsi intensamente non riuscendo a staccarsi gli occhi di dosso.
«Mio signore, allora è lei la prigioniera di cui tutti parlano?»
Lady Bridget interruppe l'intesità di quel momento con la sua voce arcigna, riportandoli alla realtà.
Blake l'aveva sempre trovata più insopportabile di sua madre, anche se stentava a credere che ciò fosse possibile.
«Lady Bridget, questa è Lady Eeda di Roxbourgh, non è mia prigioniera ma bensì mia gradita ospite qui a Berwick. Lady Eeda, lei è lady Bridget, la mia sorellastra.»
«Oh oh, suvvia Blake, non sono la tua sorellastra, dopotutto. Non abbiamo neanche una goccia dello stesso sangue.» Le disse ridacchiando e ammiccando.
«E' vero, ma io ti vedo davvero come una sorella, mia cara.» Blake si rivolse a Bridget per puntalizzare la natura del loro rapporto, ma continuava a guardare negli occhi Eeda.
Lady Aileen arrivò a dare manforte alla figlia.
«Mia cara, hai conosciuto questa povera sciagurata? Hai sentito che storia avvincente? Il nostro Heron è davvero così magnanimo a concederle la sua protezione.»
Indispettito, Blake fu costretto a distaccare gli occhi da Eeda per ridimensionare quella megera della sua matrigna.
«Credetemi Milady. Questa donna non ha affatto bisogno della mia protezione. Sa difendersi benissimo da sola. Ha salvato la vita a diversi uomini nella battaglia di Norham. Per questo le sono debitore e ucciderei chiunque le torcesse un solo capello.»
Sperava che il messaggio fosse arrivato forte e chiaro a quella maledetta strega e alla sua orripilante figlia.
«Oh Be', dovete raccontarmi tutto mio caro, non vedo l'ora di sentire i dettagli. Andiamo a sederci così possiamo dare il via al banchetto.»
Tirò letteralmente Blake per la manica costringendolo a procedere verso la tavolata. La figlia li seguì non prima di fulminare Eeda con lo sguardo.
Blake si era girato a controllare Eeda e aveva visto Jamie e Ian che la stavano invitando a sedersi con loro. Era in buone mani. I suoi amici non l'avrebbero lasciata sola quella sera. Avrebbe voluto averla al suo fianco, invece era attorniato solo dalle vocine stridule Aileen e di Bridget.
Blake rispondeva riluttante alle domande della donne. Di tanto in tanto incrociava lo sguardo di Eeda. Stava cedendo a tutti i buoni propositi. Gli era bastato vederla per pochi instanti per mandare in frantumi tutti le sue intenzioni. Avrebbe dovuto imparare a gestire meglio la sua presenza al castello o sarebbe impazzito. Bridget continuava versarli vino e lui bevve di buon gusto sperando di riuscire a sopportare meglio lei e sua madre.
I brindisi per la battaglia di Norham si susseguirono tediosi e numerosi.
Aileen aveva organizzato delle danze e dei canti in onore di Heron, ricordando le gesta di Blake e talvolta richiamando anche quelle del padre.
Con particolare enfasi, infine, presentò una danza eseguita dalla figlia. Si trattava di un ballo eseguito sulle note di un' arpa e di un canto struggente. La musica e la voce erano davvero emozionanti. Non si poteva dire lo stesso della danzatrice. Nel suo leggero stato di ebrezza, Blake fu colpito nel profondo da quella melodia e stava guardando il fondo vuoto del suo calice ripensando agli attimi trascorsi con Eeda all'accampamento. Mentre ricordava l'intensità del suo piacere che esplodeva nel corpo tremante di Eeda, vide nuovamente il liquido riempire il suo calice. Aileen gli stava versando altro vino.
«Questo è un regalo speciale per voi, per le coronare le ultime vincite mio signore. Non intendo lo spettacolo, ma mia figlia. Lasciate che sia lei ad aspettarvi al ritorno delle prossime fortunate battaglie. Questo castello è tanto caro lei, quanto a voi. Consolidiamo l'unione delle nostre famiglie seguendo il volere di tuo padre. Prendetela in moglie e vi sarà devota per sempre.»
Blake voltò il suo capo ciondolante verso l'anziana donna.
«Vogliate scusarmi Lady Aileen. Credo di aver bevuto un po' troppo. Mi gira la testa ho bisogno di una boccata d'aria.»
Non ne poteva più dei suoi tentativi di rifilargli quella piccola bisbetica in moglie.
Blake uscì, mentre la sua pretendete danzava per lui. Si diresse sulla balconata che dava sul mare. Ispirò profondamente. L'aria gli stava già riportando un po' di lucidità. Stava nevicando. La scogliera imbiancata spiccava sul nero del mare. Si appoggiò con i gomiti sul davanzale e sprofondò la testa tra le mani.
«Blake, stai bene?»
Si voltò di scatto, tornò in posizione eretta e la vide nella penombra. Non le rispose. Si limitò a fissarla come se fosse davanti all'apparizione di un angelo.
«Ti ho visto uscire quasi di corsa.» Stava avanzando verso di lui. «Lady Bridget è in lacrime perché hai abbandonato la sala proprio mentre si esibiva per te. Le stanno dicendo tutti che non ti sei sentito poco bene e sono venuta a controllare.»
Dietro la porta del salone sentì Ian spiegare e rispiegare a diverse persone che il Laird aveva avuto un piccolo malore e che aveva bisogno di un attimo di tranquillità e aria fresca. Ian l'aveva visto ubriaco diverse volte e sapeva benissimo quali fossero i suoi limiti. Sapeva bene che non si era sentito male per il vino, ma per il bombardamento di quella vecchia strega. Se non fosse scappato fuori, l'avrebbe strangolata con le sue stesse mani sotto gli occhi della figlia, che si muoveva sgraziata su quella dolce melodia, in netto contrasto con la sua natura arcigna.
Era conscio che l'amico stava solo cercando di preservare qualche attimo di privacy tra lui e Eeda e gliene fu immensamente grato.
«Mio Signore?» Eeda l'aveva ormai raggiunto e sollecitava una risposta.
I loro volti si avvicinarono lentamente come a pregustare quello che stava per accadere, ma non appena le loro labbra si sfiorarono il fuoco divampò tra loro. Blake le cinse la vita e l'attirò a se con forza e possessività. Le loro bocche si divorarono in una danza selvaggia e primordiale. Era come se il distacco di quei giorni avesse solo intensificato l'emozioni che provavano l'una per l'altra. Il Laird la spinese contro le mura sentendo l'esigenza di avvolgerla con l'intero corpo. Prese a baciarla sul collo scendendo fino alla cicatrice che si intravedeva dalle veste. Tornò poi verso il suo volto, per fissarla ancora negli occhi, mentre le loro labbra respiravano le une dentro le altre.
«Blake, sta arrivando Lady Aileen.» Ian fu costretto ad interromperli. Non riusciva più a contenere la curiosità degli invitati.
«Fatemi passare, zoticoni! Voglio vedere come sta il mio amato figlioccio!»
Blake e Eeda si dovettero allontanare e finsero di fissare entrambi le scogliere innevate per celare l'intensità di quello che era successo poco prima.
«Blake, mio caro. Come stai?» Avanzò verso di lui quasi correndo, ma frenò bruscamente. «Oh, E tu cosa ci fai qui?»
«E' venuta a controllare come stessi, mossa dalla tua stessa premura, Aileen.»
«Certo, non ne dubito, ma mi sembra molto fuori luogo. Ad ogni modo come ti senti, ora?»
«Molto meglio, l'aria fresca ha sortito il suo effetto. Grazie!»
«Fantastico, allora possiamo continuare a discutere qui.» Blake era nuovamente alle strette.
«Mia cara, puoi lasciarci per favore. Dobbiamo discutere di faccende di famiglia.»
«Certamente, Milady.» Eeda chinò il capo per congedarsi e Blake la guardò allontanarsi.
Si sentì come se gli stessero portando via una braccio.
Eeda d'altro canto era ancora frastornata da quel bacio. Ogni volta che lui la toccava o la baciava riusciva a farle perdere completamente la ragione. Era quasi arrivata al punto di non ricordarsi nemmeno più il motivo del loro allontanamento. Aveva solo una pressante smania di riprendere da dove erano stati interrotti. Non si stava preoccupando neppure di essere nel pieno del sanguinamento mensile. Doveva rivederlo immediatamente per non perdere quel fugace riavvicinamento. Tutto il resto era secondario.
Improvvisamente, si ricordò di quando da bambini Blake le aveva mostrato i passaggi segreti delle camere. Rammentava tutto come se fosse successo il giorno prima. Un giorno avevano spiato la moglie del vecchio Heron mentre si faceva il bagno nella stanza da letto del Laird. Con buona probabilità Blake dormiva nella vecchia stanza dei suoi genitori.
Decise di controllare se la sua camera avesse qualche accesso a quei cunicoli. Scostò un arazzo che raffigurava l'ennesima battaglia del mancato suocero e trovò subito quella che sembrava una porta segreta. Era però serrata da un lucchetto che teneva uniti un anello di metallo incastonato tra le pietre del muro e un semicerchio in legno che fuoriusciva dalla porta. Tirò con forza il lucchetto e la protuberanza del legno si ruppe con facilità.
Prese una candela dal davanzale del camino ed entrò quindi nei cunicoli. C'era un odore penetrante di umidità e sentiva dei filamenti delle ragnetele solleticarle il volto. Ignorandoli, si diresse determinata nella direzione della stanza patronale.
Ogni stanza aveva un piccolo foro per poter spiare o semplicemente origliare i vari ospiti. Il vecchio Heron era molto sospettoso e paranoico. Era quindi solito a spiare tutti gli ospiti e abitanti del castello.
Eeda fece scorrere una mano sul lato di tutte le porte. Stava cercando l'unica senza foro. La stanza del Laird.
Dopo alcuni attimi, la sua mano sentì il rilevo di una porta in legno e non vide nessuno spioncino in quella zona. La spinse leggermente e sentì lo stridere delle cerniere. Notò con sollievo che non doveva essere usata da molto tempo. A quanto pare nonostante Blake avesse una forte predisposizione al controllo, non sembrava essere come il padre.
Era nella stanza giusta. La riconobbe all'istante. Blake non era nel suo letto, il quale era tuttavia stato disfatto. Notò la tunica che aveva indossato quella sera gettata sul divanetto davanti al camino. Anche il suo sporran e la sua spada erano adagiati ai piedi del mobilio finemente intarsiato.
Sul tavolo c'erano diverse lettere e delle boccettine di inchiostro affianco ad un piccolo dipinto. Il suo. Riamase piacevolmente lusingata dal fatto che lo tenesse nelle sue stanze. Il camino era acceso, ma il tizzone era ormai ridotto a semplice brace. Decise di aspettarlo. Alimentò il fuoco con un ceppo di legno e si rannicchiò sul divanetto avvolgendosi nel plaid di Blake che aveva trovato ai piedi del letto.
Si svegliò più tardi, in preda ai brividi, quando anche il secondo ceppo era ridotto ormai a cenere. Non sapeva quanto tempo fosse passato di preciso. Non era un esperta di legna da ardere e della relativa durata.
Dove poteva essere Blake? I suo vestiti erano lì e doveva essere stato in camera sua per buona parte della notte.
Iniziò a sentirsi estremamente stupida. Forse Blake stava smaltendo la sbornia nel letto di qualche altra donna. Quando lo aveva raggiunto sulla balconata, lo aveva trovato ubriaco e palesemente eccitato.
Tuttavia quel pensiero non aveva senso. Non voleva credere che l'avesse guardata e baciata in quel modo, per poi andare a scaldare il letto di qualcun'altra. Forse la stava aspettando in camera sua esattamente come stava facendo lei con lui.
L'euforia di quel pensiero la face saltare in piedi. Prese la candela ormai completamente consumata e si rigetto nel cunicolo. Lo percorse velocemente ma la concitazione non le impedì di sentire dei gemiti provenienti da una delle camere poco prima delle sua. Il suo corpo, il suo cuore e il suo respiro si fermarono.
«Ti prego insegnami tutto. Voglio imparare tutto quello che sai.» Era la voce arcigna di Lady Birdget «Sì così tesoro, fammi diventare la tua puttana.»
Eeda si avvicinò titubante al piccolo spioncino. Blake non aveva mostrato interesse per lei durante il banchetto, ma era comunque terrorizzata nel chiedersi chi fosse il suo compagno di giochi. Sfortunatamente il foro era ostruito da qualcosa, ma non servì vedere chi fossero i due amanti, perché Bridget fu abbasta chiara nelle sue esclamazioni tra i gemiti sempre più intensi.
«Si! Così! Insegnami cosa piace al mio Laird!»
In preda allo shock fece cadere la candela. Eeda rimase nel buio più completo senza parole e senza lacrime.
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