25. Quale tenda?
Pranzarono assieme come se fra loro fosse sempre stato così.
«Ti piace proprio mangiare la zuppa fredda, vedo?» Chiese Heron a Eeda.
«Mi sto sforzando, ma il mio stomaco è chiuso da giorni. Mi sento come se stessi mangiando un bue intero.»
«Beh, a quello ci sta pensando il vostro Laird.» Si intromise Ian, prendendo in giro l'amico che stava addentando la terza porzione del cinghiale che Unah aveva cotto per l'intera mattinata.»
«Ho fame! Che male c'è. Ora sono rilassato e mi sto godendo il pranzo.» Sorrise guardando Eeda negli occhi. Non era un pranzo da bivacco dell'accampamento. Per lui era come se fosse un banchetto di Natale con lei al suo tavolo. Fuori pericolo. Al sicuro da suo padre e da Aidan. E come se tutto quello non bastasse, la sera prima gli aveva confessato di amarlo.
Sempre fissandola si fermò a fantasticare su come sarebbero stato davvero il Natale a Berwick con lei al suo fianco. Poteva scorgere i fiocchi di neve dentro il ghiaccio dei suoi occhi. Gli stessi fiocchi di una mattina di Natale che imbiancavano le colline intorno al suo castello. Il salone imbandito di addobbi, il grosso focolare acceso, le grida dei bambini dei fittavoli che correvano tra le tavolate, i brindisi dei suoi uomini, le risate delle donne, l'odore del pane appena sfornato servito in tavola e lei che entrava nel salone. Se la immaginava vestita con abiti di foggia nobile, radiosa e incinta.
Doveva sposarla al più presto. Non poteva rischiare che la loro discendenza fosse messa in discussione perché concepita fuori dal matrimonio. Non aveva mai prestato nessuna attenzione ad evitare un concepimento fino a quel momento e non aveva nemmeno sollevato la questione con lei. Nei giorni precedenti, tutte le volte che l'aveva fatta sua, il desiderio di possederla non si era mai limitato al preciso istante dell'amplesso. Probabilmente il suo corpo, segretamente dalla sua ragione, aveva desiderato ingravidarla in modo da legarla a lui per sempre. Non si spiegava però perché lei non si era posta il minimo problema.
«Hai intenzione di lavarti via di dosso tutto quel sangue prima o poi?». Eeda interruppe i suoi pensieri.
«Ti faccio così impressione?»
«No, in realtà. Stavo solo cercando una scusa per accompagnarti a fare un bagno.»
«Vorresti rifarlo in acqua?» le sussurrò piano in modo che nessun altro sentisse la loro conversazione.»
«Beh...non mi dispiacerebbe affatto. Ma Blake... vorrei davvero lavarmi. Ti prego portami alla sorgente termale!»
«Dovremmo chiedere a Unah il permesso.»
«Cosa? Pensavo che il laird fossi tu. O è tutta una messa in scena e in realtà comanda lei qui?»
«Io sarò il Laird, ma lei è la tua guaritrice.»
«Davvero? In realtà pensavo che il mio guaritore fossì tu, visto il risultato miracoloso della cura che mi ha somministrato la scorsa notte.»
Blake sentì tendere il tessuto dei sui pantaloni. Eeda aveva messo a segno il suo colpo. Abbassò lo sguardo sul suo boccale di birra per nascondere l'ardore che era sicuro fosse diventato visibile nei suoi occhi e sul suo volto. Oltre ovviamente che tra le sue braghe.
«Ok, Eeda. Hai vinto!» Disse ricomponendosi e alzando gli occhi promettendole con lo sguardo che le avrebbe riservato ancora moltissime cure. «Ma solo se prima ti riposi un po'. Io nel frattempo mi assicurerò con Unah che non ci sia davvero nessuna controindicazione a fare un bagno nell'acqua così calda. »
«Calda, fredda.. qualsiasi temperatura andrà benissimo! Mi basterà potermi lavare!»
«Bene, allora fila a letto!»
Eeda si morse il labbro nervosamente.
«Che c'è mia bella rossa?»
«Devo... volevo chiederti se devo...» Il colorito pallido del suo volto si accese improvvisamente.
«Eeda che succede?»
Si fece coraggio. «Devo continuare a dormire nella tenda di Unah?» Le guance diventarono ancora più rosse.
Blake rimase perplesso da quella domanda. «Certo che no, se stai meglio!»
Notò che Eeda era sempre più in imbarazzo ed intuendone il motivo aggiunse.
«Puoi tornare nella nostra tenda se te la senti. Vuoi che ti accompagni?» Eeda sembro tirare un sospiro di sollievo.
«Io beh...No grazie. Non è necessario!» L'imbarazzo non l'aveva ancora lasciata.
Unah è pronta con la quarta porzione di cinghiale, noi puoi perdertelo», tornò goffamente a scherzare.
«Mi sveglierai tu prima del tramonto?»
«Certo. Tu pensa solo a riposare ora. » La baciò affettuosamente sulla fronte e la aiutò ad alzarsi dalla panca. Fece poi segno ad una delle serve di accompagnarla.
La guardò camminare con lentezza verso la sua tenda. Era evidente che fosse ancora debole, ma gli aveva fatto molto piacere sapere che non vedeva l'ora di tornare sotto la sua tenda. Non aveva avuto tuttavia il coraggio di chiederglielo apertamente.
Eeda non sapeva ancora quale fosse il suo posto e il suo ruolo nei suoi confronti. Era un altro motivo per porre fine ad ogni ambiguità. Una volta sposati non avrebbe avuto dubbi su quale fosse il suo letto, quali fossero i suoi diritti e i suoi doveri e cosa fosse realmente per lui.
Eeda sentiva la gambe cedergli. Ma tentò di rimanere composta e raggiungere passo dopo passo la tenda del Laird senza cadere a terra davanti a tutti e soprattutto davanti a lui.
La nostra tenda, le aveva precisato. Come se le avesse letto nella mente capendo al volo il motivo delle sue insicurezza. Si vergognava di avergliele mostrate così goffamente, ma provò un senso di leggerezza all'idea di essere così trasparente ai suoi occhi, dopo tutte quelle menzogne. Nonostante quello che si erano detti, si sentiva in imbarazzo e dirgli che voleva tornare sotto la sua tenda.
Io Ti amo.. E tu non puoi lasciarmi. Ripensò a quella parole pronunciate dal suono profondo della sua voce. Voce che si era rotta sul finire della frase a causa dall' imminente esplosione di piacere che l'aveva colmata.
Vacillò a quel ricordo e la serva che la stava accompagnando la sorresse per il braccio. Quella sensazione riecheggiava ancora nelle viscere. Il suo corpo si era destato al suono e alla profondità di quella frase e aveva ripreso a combattere. Pensò alla disperazione e all'incertezza dei giorni precedenti quanto il loro rapporto era basato solamente su delle bugie. Erano cambiate molte cose dopo il loro ritorno all'accampamento e soprattutto il loro rapporto aveva assunto una piega del tutto nuova. Finalmente era spontaneo e senza veli.
La serva l'aiutò a coricarsi in modo da far attenzione alla spalla. Sprofondò nelle morbide pellicce e fu invasa dall'odore di Blake. Si rilassò pensando a come avevano fatto l'amore la sera prima della battaglia.
Era certa che, come era successo a lei, Blake Heron l'aveva amata fin dal primo istante in cui si erano ritrovati faccia a faccia. Anche se entrambi avevano impiegato un po' di tempo prima di accettare la realtà.
Alla fine di tutto doveva ringraziare suo padre che l'aveva spinta nel suo letto. Non avrebbe mai immaginato che il suo nemico potesse regalarle così tanta felicità. Tutto quello che era successo nelle ultime ore era molto più di quanto potesse sperare.
Si addormentò così con il sorriso sulle labbra.
Era talmente stanca che non riusciva ad aprire gli occhi anche se percepiva benissimo che qualcuno fosse entrato nel tendone. Doveva essere Blake. Si sforzò di svegliarsi, ma vide il faccione di Unah piegata davanti a sé. Blake era in piedi dietro di lei con le braccia conserte e le sorrideva.
«Hai dormito bene piccola Manner? Ti stavi quasi addormentando in piedi prima mentre camminavi verso ala tenda?»
«A quanti giri di cinghiale e birra è arrivato Unah?»
Ricambiò punzecchiandolo e coinvolgendo la donna che le stava togliendo le bende dalla spalla e dal petto.
«Meglio che non ve lo dica Milady.. o non vorrete più lavarvi con lui per paura che anneghi.»
«Unah, andiamo, mi hai visto fare di peggio. Piuttosto come va la sua ferita. Può farsi il bagno?»
«La guarigione dell'ustione sembra procedere bene mio signore, ma non sono convinta che lo sbalzo di temperatura che dovrete affrontare nel tragitto dalla sorgente a qui possa farle bene. E' ancora debole e quello che ci manca è un'altra febbre.»
«Capisco.»
Blake si porto una mano sulla bocca e guardò a terrà pensieroso.
«Cosa ne dici di quel barile enorme di grano che hanno portato due settimane fa da Berwick? Dici che può tenere l'acqua?»
«Credo di si, mio Signore! Al castello lo usano anche per fare la vendemmia.»
«Bene! Mettete sul fuoco quanti più pentoloni di acqua che riuscite . Nel frattempo Io e Ian porteremo qui quel grosso catino.»
Le sorrise e corse fuori a chiamare l'amico.
Aveva la stessa espressione felice di quanto erano piccoli e correva da una parte all'altra della corte come un piccolo uragano.
Poco tempo dopo i due uomini stavano posizionando sotto il tendone un catino da un diametro di più di un metro e mezzo e iniziarono a rimpirlo.
«E ecco a voi, Lady Manner!» Blake era contendo della sua opera.
«Voi due siete pazzi!» Ian sbuffò asciugandosi il sudore e lasciando la tenda del Laird. «Vado a farmi un bagno. Mi avete fatto sudare come un maiale.»
«Ian, aspettami, vengo anche io a lavarmi al lago! Blake, si girò verso la sua amata e le sorrise prima di lasciare la tenda «A dopo piccola Manner!»
Eeda rimase profondamente delusa. Era convinta che avrebbe condiviso con Heron quel grosso catino, invece aveva preferito fare una nuotata con l'amico.
Unah entrò nella tenda con un candela per accendere tutte le altre. Erano talmente numerose che l'ambiente si scaldò in pochissimo tempo. La donna sciolse quindi degli oli nell'acqua calda ed aiutò Eeda a spogliarsi.
«Milady, una volta uscita dall'acqua tamponate piano la ferita e fatemi chiamare prima di coricarvi nuovamente. Provvederò a fasciargliela in modo che sia protetta per la notte...»
Immaginava che si stesse riferendo più a quello che le avrebbe potuto farle Blake che alla notte in sé.
L'aiutò infine ad entrare nel catino di legno e la lasciò sola.
Eeda cercò di rilassarsi il più possibile nonostante non potesse appoggiare la schiena per via della cauterizzazione.
«Ti serve un aiuto a trovare una posizione comoda, mia Signora?» La voce calda e sensuale di Blake proveniva alle sue spalle.
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