24. Interrogatorio

Blake si svegliò ancora inondato dal profumo degli ungenti assorbiti della loro pelle e dal odore dolciastro della loro unione. Eeda stava respirando serenamente tra le sue braccia. Controllò la sua temperatura posando le sue labbra sulla sua fronte. Non scottava più, ma il suo sonno era molto profondo. Sperò che quella tregua fosse definitiva e che la loro unione della sera prima, le avesse davvero rinforzato il corpo e lo spirito.
Riluttante dall'allontanarsi da lei, si mosse lentamente per uscire dal letto e si rivestì. Erano troppe ore che non era disponibile per i suoi uomini. Si fidava ciecamente di Ian, ma era comunque suo dovere assicurarsi che tutto fosse sotto controllo nell'accampamento. Il presidio dei nemici era ridotto ai minimi termini, ma non potevano comunque permettersi di abbassare la guardia.
Uscito dalla tenda la luce intensa del giorno lo colpì in pieno volto. Avevano dormito a lungo a giudicare da quanto era alto il sole.
«Buongiorno mio signore, posso chiedere come sta Lady Eeda?«
Unah era in apprensione in quanto le era stata interdetto l'accesso alla tenda della convalescente, senza saperne il motivo. La giornata precedente non aveva promesso niente di buono. Eeda era peggiorata e aveva paura che l'ordine di non disturbali significasse che fossero gli ultimi istanti della donna. Non aveva chiuso occhio sentendosi impotente in quella situazione.
«Ha dormito tutta notte ed ora la sua fronte è fresca. Spero che rimanga tale. Appena si sveglia dobbiamo costringerla a mangiare, Unah. Dobbiamo essere intransigenti o non recupererà mai le forze anche qualora non gli si alzasse più la febbre.»
«Certo mio Signore, sarà fatto, ma anche voi dovete mangiare.» Gli rispose porgendogli un vassoio.
«Grazie.» Si sedette per consumare velocemente il pasto.

Ian, informato del risveglio del suo Laird, lo raggiunse immediatamente.
«Blake, come sta?»
«Per ora bene, vediamo la giornata come procede.»
Aveva compreso dalla camminata spedita e dal tono frettoloso che non si era recato da lui solo per chiedere notizie sulle condizioni di Eeda.
«Cosa succede, Ian?»
«Le guardie hanno catturato due soldati di Aidan questa mattina all'alba. Dalla descrizione di Jamie, uno sembra essere l'arciere che ha trafitto la spalla di Eeda. Li hanno portati ora sotto al tenda del campo addestramento. Te la senti di interrogarli con me?»
Blake era già in piedi e si era già dimenticato della colazione.
I due amici entrarono nella tenda dove i prigionieri erano seduti a terra lagati per mani e per i piedi. Due guardie li stavano controllando. Blake li riconobbe subito e l'ira divampò nelle sue viscere. Se Eeda era in pericolo di vita era grazie alla freccia scoccata da quell'uomo. Si scaraventò contro di lui e lo colpì con un pugno in faccia. Una volta caduto a terrà si mise a cavalcioni sopra di lui. Lo fece ruotare su un fianco, gli afferrò le mani legate tra loro dietro la schiena e gli spezzò un polso.
«Ora vediamo se riuscirai ancora a brandire un fottutissimo arco tra le tue luride mani!» Ignorando le sue grida di dolore, lo rimise in posizione supina e riprese a colpirgli il volto con una pioggia di pugni. Ad ogni colpo si udirono ossa rotte e gli schizzi di sangue si fecero sempre più copiosi.
«Blake, basta adesso!» Ian lo afferrò per una spalla. «Così lo uccidi, non ci racconterà un bel niente da morto.»
Heron sapeva bene che l'amico aveva ragione. Diede un ultimo forte pugno sul volto martoriato dell'arciere. Si sollevò da terra ruggendo dalla collera e sputò addosso all'uomo disteso e quasi privo di sensi.
Non era la solita strategia di interrogatorio in cui uno dei due si fingeva fuori controllo e l'altro cercava di fare il pacificatore. Erano soliti a terrorizzare e destabilizzare il prigioniero, ma allo stesso tempo gli facevano intravedere uno spiraglio di speranza.
Ma in quel caso Blake voleva davvero ucciderlo. A fatica riprese un pochino di controllo. Il suo voltò era ricoperto di sangue del soldato e il suo respiro era ancora affannoso.
«Può sempre risponderci si e no anche con l'osso del collo rotto» Guardò inferocito l'amico. «Oppure senza un occhio...»
«Blake, ti prego. Cerca di trattenerti.»
«Lady Manner è morta?» Chiese il prigioniero sputando sangue e una manciata di denti. Con quella domanda voleva evidentemente accertarsi che ci fosse davvero uno spiraglio di sopravvivenza.
Blake fece per caricare nuovamente l'uomo semplicemente per aver osato pronunciare il suo nome, ma Ian lo placcò con una mano su petto.
«No, no è morta e le sue ferite si stanno rimarginando, ma ora devi comunque convincere me e il mio signore che vale la pena risparmiarti la vita...»
Finito dall'interrogatorio i due uomini uscirono dalla tenda.
«Deduco che sia davvero fuori pericolo, se non l'hai ucciso alla fine.»
«Non lo so Ian. Ieri mi ha chiamato nella sua tenda come per darmi un ultimo saluto. Si sentiva sul punto di andarsene e mi ha chiesto di giacere con lei un'ultima volta. Stamattina non scottava più, ma non so se durerà.»
«Sono senza parole, i dubbi sulle tue capacità amatorie erano orami diffusi, ma addirittura raffreddare così tanto una donna a letto!»
I due scoppiarono a ridere. Blake si stupì di esserne ancora capace. Non voleva illudersi, ma sentendola sfebbrata quella mattina, il suo cuore aveva davvero ripreso a sperare, anche se aveva paura ad ammetterlo.
«Da quante ore non mangi un pasto completo?»
«Vuoi dire da quanti giorni?»
«Andiamo da Unah, gli uomini hanno catturato anche tre cinghiali stamattina, oltre ai due maiali che abbiamo appena interrogato.»
Si incamminarono verso i tavoli del bivacco.
«Blake, Cosa pensi di fare con l'accampamento ora che abbiamo la certezza che hanno quasi abbandonato il loro presidio?»
«Dobbiamo ancora dargli il colpo di grazia. Far in modo che anche gli ultimi rimasti rientrino a Roxbourgh. Dopo di che sposteremo il nostro accampamento sulle sponde del Tweed e vi lascerò un trentina di uomini mentre noi potremo rientrare a Berwick.
«Non vuoi approfittarne ed avanzare su Roxbourgh?»
«No Ian. Questa guerra deve finire. Non possiamo continuare a perdere uomini combattendo contro un clan delle Lowlands. Sono certo che la pace con i sassoni non durerà ancora a lungo. Sicuramente, non qui ai confini. Dovremmo allearci tra clan per tutelare la nostra libertà, invece di fare la guerra tra di noi per un pezzetto di terra in più. Altrimenti a breve nessuno di noi avrà più terre per cui lottare.»
Sospirò.
«Inoltre voglio portare Eeda al sicuro tra le mura di Berwick, non appena si riprenderà.»
«Pensi di sposarla?»
«E' quello che desidero, sì. E risolverebbe molte questioni. Spero che lei sia della stessa idea.»
«Certo che lo sarò amico mio, ti sposerei anche io per farmi raffreddare le carni tutte le notti da te!» Lo canzonò nuovamente intravedendo un nuovo velo di preoccupazione negli occhi dell'amico.
Blake diede un pugno sulla spalla di Ian ridendo sonoramente. Alzò poi gli occhi verso i tavoli e la vide. Si fermò per un instante e un sorriso di felicità gli apparse sulle labbra.
Era ancora pallidissima e da come stava seduta non doveva avere molte forze, ma era addirittura uscita dalla tenda. Aveva inoltre davanti a se un vassoio con del pane e una zuppa di carne e verdure.
Hemma era seduta al suo fianco e le parlava scherzosamente.
«Ecco i nostri eroi Eeda, a vedere le loro facce imbrattate di sangue si sono divertiti questa mattina!»
Hemma si alzò lasciando spazio al Laird.
Blake si sciacquò il volto e le mani in un catino appoggiato su di una botte lì vicino.  Asciugandosi con un lembo della sua camicia, si sedette vicino a Eeda cingendole la vita e riservandole un sorriso colmo di gioia.
«Cosa è successo?» Chiese preoccupata scostandoli dal volto una ciocca di capelli ancora incrostata di sangue.
«Niente, solo un prigioniero che non voleva parlare.»
«In realtà lui voleva parlare, ma non gli hai lasciato denti per farlo.» Ian sdramamtizzò immaginando che Balke non volesse raccontare a Eeda l'accaduto.
Risero.
«Potevi svegliarmi brutto zoticone, avrei voluto giocare anche io con i soldatini» Hemma era contrariata di essere stata lasciata fuori.
«Mi sembravi cosi esausta stamattina.»
«Ma piantala! Stanotte ne riparleremo...» Rispose la bionda in tono minaccioso e sensuale.
«Come ti senti mia bella rossa?» Chiese a bassa voce Blake a Eeda mentre i due vichinghi continuavano a beccarsi l'uno con l'altra.
Un bagliore di felicità accese il volto pallido di Eeda.
«Mi sento amata, mio Laird»

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