17. La scelta
Prima di recarsi nella radura, Eeda fece un giro per il campo.
Voleva essere sicura dai piani di Heron prima di parlare con MacNeil.
Tutti gli uomini parlarono di Horncliff con grande entusiasmo, anche se alcuni erano perplessi riguardo la scarsità di dettagli che Ian aveva fornito loro.
Era evidente che il biondo vichingo avesse il sospetto di una possibile fuga di notizie e non avesse nascosto nemmeno tanto i dubbi nei suoi riguardi.
Si chiese se avesse già condiviso i suoi timori con Blake.
Forse era per quello che era arrivato così fuori di sè nella sua tenda? Qualcosa lo aveva fatto scattare indubbiamente. Poteva essere solo un attacco di gelosia dovuto al fatto che alcuni dei suoi l'avevano vista nuda? Stentava a crederlo, anche se la sua possessività nei confronti delle sue amanti le era sembrata bene nota tra i suoi uomini.
Per un attimo rabbrividì al ricordo di come aveva perso la verginità. Faticava davvero a credere che non fosse stato un brutto sogno.
Un attimo prima era stato un compagno freddo in preda alla foga e un attimo dopo era tornato di nuovo il suo Blake Heron, amante premuroso e attento.
Non se ne capacitava, ma era successo e doveva tenerne conto. Doveva riflettere bene sulle azioni che avrebbe intrapreso nelle prossime ore e nei prossimi giorni.
L'istinto le diceva di dar retta ai propri sentimenti e proteggere Blake dai piani del padre e di Aidan.
Ma sarebbe stato clemente con lei una volta scoperta la sua identità? Avrebbe davvero creduto che era dalla sua parte? Dovendo fare una scelta, aveva bisogno di sapere che l'avrebbe protetta e la reazione che aveva avuto con lei al suo ritorno non la tranquillizzava.
Quei pensieri le crearono un senso di soffocamento. Si slacciò il mantello nonostante l'aria fosse molto più fredda dei giorni precedenti.
Ripensò alla sua collera, quando gli aveva mentito riguardo la sua verginità, alla discussione che avuto in preda ai dubbi sulla sua identità e infine all'ira della notte precedente che l'aveva portato a trattarla come una mera prostituta. All'inizio gli era sembrato un uomo molto razionale, ma ripensando agli ultimi avvenimenti era chiaro che Blake avesse dei chiari problemi a controllare la rabbia.
No, non l'avrebbe mai protetta una volta scoperto chi fosse. Davanti a quella certezza vacillò. Si dovette appoggiare ad un palo che sorreggeva una delle ultime tende, prima del campo di esercitazione.
Non riuscì a trattenere le lacrime di disperazione. Non poteva tornare da suo padre senza tradire Blake, ma non aveva nemmeno la possibilità di scegliere di rimanere al suo fianco. La testa iniziò a girarle vorticosamente e proprio quando le sue gambe si fecero molli, sentì chiamare il suo falso nome. «Glenna!» Una voce calda e densa di preoccupazione la raggiunse alle sue spalle. «Vieni, siediti qui.»
Riconobbe prima l'odore di Heron e poi il suo tocco, quando l'afferrò le braccia per sostenerla. La condusse su un panca fuori dalla tenda. Quando Eeda riuscì a metter a fuoco il suo volto si rese conto che i suoi lineamenti erano trasfigurati dai sensi di colpa.
Quando alla pozza termale la sera prima gli aveva chiesto di baciarla e aveva voluto fare l'amore con lui, a Blake era sembrato strano che non avesse accusato minimamente quello che le aveva inferto pochi istanti prima.
In seguito aveva sperato che tutta la dolcezza e le attenzioni che le aveva riservato quella notte avessero rimarginato le ferite.
Vedendola in quello stato invece, gli fu chiaro che non era così. L'aveva traumatizzata, e facendo l'amore con lei dopo, l'aveva solo ulteriormente confusa, rimandando solo quello che ora stava scaturendo in lei: Lo sdegno per le sue azioni precedenti.
«Blake, perché? Perché ti sei comportato così ieri pomeriggio? Ho bisogno di capirlo, ti prego...»
«Mi spiace. Ero fuori di me. Avevo bevuto, ero stanco e nervoso.»
«Cosa vuol dire? Che ogni volta che berrai un po' troppa birra o che avrai avuto una giornata pesante, dovrò aspettarmi quella freddezza da parte tua?»
Blake non sapeva come spiegarle del perché del suo gesto, senza dirle il vero motivo della sua collera. Senza spiegarle i conflitti interiori nei suoi riguardi e le responsabilità che aveva nei confronti dei suoi uomini. Avrebbe voluto sbatterle in faccia che sapeva tutta la verità sul suo conto e liberarsi di quel peso.
Non sarebbe servito a giustificarlo comunque, ma fornendole un spiegazione le avrebbe alleggerito il tormento che ora scaturiva chiaramente dal suo volto e dalle sue lacrime.
Strinse i pugni e si alzò in piedi, dandole le spalle. Non voleva che lo guardasse in faccia perché si vergognava di se stesso.
«Posso solo dirti che mi spiace, Glenna. Puoi accettare le mie scuse, oppure no, ma non posso tornare indietro, purtroppo.» Inclinò leggermente la testa verso una spalla ma non ebbe i coraggio di guardarla. «Se solo fosse possibile lo farei, credimi.»Se andò senza guardala più in faccia.
Glenna rimase seduta a guardare la sua schiena allontanarsi. Il suo cuore aveva avuto un sussulto quando aveva visto i suoi pugni chiudersi lungo i fianchi. Affrontando l'argomento l'aveva semplicemente fatto innervosire ancora di più e non le aveva fornito nessuna informazione sensata.
Ora ne era certa. Se Blake Heron avesse scoperto la sua vera identità, l'avrebbe uccisa.
Rimase per un lungo tempo a fissare il prato. Dalla panca, non riusciva a vedere il campo di esercitazione, ma riusciva a distinguere distintamente le urla da battaglia di Blake. Stava incalzando le nuove reclute con evidente rabbia.
Decise di alzarsi e di proseguire fino un punto dove riusciva ad intravedere una piccola parte dell'addestramento, rimanendo però nascosta dietro una tenda. Lo vide a torso nudo con i capelli sciolti e sudati che li cadevano sulle spalle. Stava maneggiando due spade. I ragazzi erano palesemente spaventati dalla sua furia e non stavano prendendo bene le sue incitazioni.
Ian si avvicinò per placare l'amico il quale, non vedendolo arrivare, si mosse all'indietro allargando le braccia e ferendolo lievemente di striscio sull'avambraccio.
«Blake, dannazione! Ti devi dare una calmata!»
Il laird conficcò le due spade nel terreno e si immobilizzò a guardare la ferita.
«Non è niente di grave.» Continuò Ian per rassicuralo, mentre lo prese per un braccio portandolo al limite del campo.
Blake si accasciò a terra ancora con il respiro in affanno dal combattimento. Ian si sedette affianco a lui e iniziarono a parlare a bassa voce. Erano troppo lontani per poter riuscire distinguere i movimenti delle labbra.
«Eccoti qui piccola indolente! Non ti basta dimenarti nel letto del Laird tutta la notte? Ora devi stare anche a trastullarti a vedere gli uomini che combattono?»
Unah aprì la bocca per aggiungere qualche altro rimprovero, ma poi si accorse degli occhi rossi di Glenna. Si limitò quindi sbatterle tra le braccia la cesta per raccogliere le erbe.
«Scusami Unah. Vado subito.»
«E cerca di non fermarti a fare uno dei tuoi bagni o delle tue nuotate, chiaro?»
«Sì, inteso.»
Dando ancora un occhiata ai due uomini che continuavano a conversare in lontananza, si rimise il mantello e si incamminò nel radura a sud del perimetro.
Lasciando liberi i suoi pensieri si limitò a cercare le piantine che Unah aveva richiesto.
Le aveva messo dentro la cesta dei rametti essiccati per aiutarla ad identificarle. Non si premurò di guardarsi intorno in cerca di Angus MecNeil.
Era sicura l'avrebbe trovata lui, come suo solito. Non voleva affrettare l'incontro. Non era ancora sicura di aver preso la scelta giusta. Dopotutto qualsiasi decisione sarebbe stata sbagliata in entrambi i casi, ma il comportamento di Blake di poco prima non le lasciava molta scelta, se voleva sopravvivere.
«Ho visto che le intimidazioni di Aidan ti sono servite. E' proprio solo a me che non dai retta allora?»
Ecco Angus!
Era arrivato il momento in cui avrebbe scelto di morire per mano del suo clan o per mano di Blake.
«E' stato una spettacolo sorprendente quello di ieri alla pozza. Che carini che eravate. Mi sono quasi emozionato. Ti sarei grato però se la prossima volta ti togliessi la sottoveste. È vero che da bagnata che era quasi trasparente, ma ci terrei a vedere il panorama completo!»
«Lurido porco di un pervertito! Hai fatto bene a guardarci visto che è l'unica cosa che puoi fare. Con quell'alito che ti ritrovi nemmeno la più sdentata delle puttane ti vorrebbe tra le sue cosce!» Eada inveì sullo storpio, esasperata dalle sue continue mancanze di rispetto.
«Oh ma senti, senti. Come siamo sboccate. Sei davvero un fuoco. Magari potrei prendere a pungi quel tuo bel visino, facendoti saltare tutti i denti e per poi coprirti come una scrofa in calore. Così verifichi tu stessa se una puttana sdentata godrebbe o meno con me.»
Eeda cercó di scappare, ma Angus la raggiunse la buttò a terra, la placcò tenendole le mani alla gola.
«Non ci perdiamo in chiacchiere, non posso rimanere qui a lungo. Sputa il rospo! Dimmi il nome del ponte e quando. » Strinse la presa intorno al suo collo. «Ora! lurida sguldrina!»
«Norham. Si tratta del ponte di Norham. Domani mattina.»
«Brava, piccola. Ben fatto. Visto che ti sei sbrigata ci rimane del tempo per altro...»
Le strappó l'abito con forza lasciandole i seni scoperti. Eeda cerco di divincolarsi, ma senza gridare. Sarebbe stata la fine se l'avessero scoperta nuovamente con Angus, ma a un tratto l'uomo cadde riverso di lato. Una freccia gli era appena entrata nel braccio.
Eeda si apprestò a scostarsi da lui, mentre con lo sguardo cercava tra gli alberi l'arciere. Vide Ian che avanzava verso di loro, mentre brandiva un'altra freccia a la posizionava sul suo arco. Sentì un sibilo. Chiuse gli occhi, si rannicchiò e aspettò che la punta dell'arma si conficcasse da qualche parte nel suo corpo. Il suo momento era arrivato prima del previsto.
«Glenna, stai bene?»
Alzò gli occhi. Ian le stava porgendo una mano per alzarsi. Si guardò introno. Non c'era traccia di MacNeil
«E' scappato. Se ha il solito cavallo appresso non riusciremo a raggiungerlo» mentì Ian. L'aveva lasciato fuggire apposta. Era abile con la frecce. Avrebbe potuto perfettamente colpire la testa o il cuore di Angus, senza il rischio di fare un graffio a Eeda, poco sotto di lui, ma aveva volutamente mirato il braccio per permettergli di scappare. La seconda freccia l'aveva scoccata a vuoto solo per non destare sospetti sulla facilità di fuga riservata all'incursore.
L'avrebbe volentieri visto rotolare a terra, con la punta ben piantata in mezzo alla fronte e gli occhi ancora spalancati nell'incredulità.
Tuttavia doveva attenersi al piano che prevedeva proprio di farlo tonare da Aidan Macdellah, in modo da comunicargli che il giorno seguente avrebbero attaccato Horncliff. Non aveva nemmeno dato allarme alle guardie, ma Eeda era troppo sconvolta per notarlo, e si era limitata a guardare il primo cavaliere di Heron in lacrime.
«Ti prego Ian, non dirlo a Blake... Non appena saprà che quell'uomo mi ha messo le mani addosso, se la prenderà con me...»
A Ian, Eeda sembrava seriamente sconvolta. D'altra parte aveva visto con i suoi stessi occhi come MacNeil l'aveva trattata. La donna era terrorizzata da lui, ma allo stesso tempo era sicuro che stessero parlando del ponte. Non era riuscito a distinguere tutte le parole, soprattutto quelle di Eeda, perché le aveva pronunciate con un filo di voce, avendo le mani di Angus intorno al collo, ma la reazione del braccio destro di Aidan era stata chiara. Le aveva appena comunicato la soffiata.
Quello che non gli quadrava era la preoccupazione di Eeda per la reazione di Blake o meglio i motivi della sua reazione. Non era preoccupata che l'indomani avrebbe compreso che era lei la spia all'accampamento. Era preoccupata per la reazione dell'amico nell'immediato. Forse il comportamento del suo Laird l'aveva davvero traumatizzata e l'aggressione di Angus non le aveva di certo aiutata a superare l'accaduto del giorno prima.
Era bravo ad inquadrare come funzionasse la mente del suo nemico in genere, ma con lei c'era davvero qualcosa gli sfuggiva.
Ian sopirò indeciso.
«D'accordo Glenna, ma lo faccio solo perché in questo momento non può permettersi distrazioni. Deve rimanere concentrato sulla missione di domani. »
Era la verità. Raccontare a Blake che Angus l'aveva aggredita ancora, lo avrebbe solo confuso ulteriormente. Già faticava a credere che Eeda non fosse innocente. Se gli avesse raccontato della scena che aveva appena assistito, si sarebbe focalizzato solo sul fatto che Eeda fosse più vittima che complice di Macdellah. In questo modo non avrebbe dato importanza al fatto che comunque sia il tradimento era avvenuto.
«Grazie di cuore Ian. Di tutto.»
Raccolse la cesta con gli arbusti raccolti e chiuse bene il mantello in modo da coprire il lembi dello scollo del vestito penzolanti. Tornata al campo lo avrebbe dovuto rammendare al più presto.
Si fece scortare da Ian all'accampamento. Si sentiva frastornata. Qualcosa di potente si era appena messo in moto.
Aveva disegnato la traccia del suo destino.
Si era appena messa definitivamente nelle mani e sotto la protezione del suo amante iracondo. Non era sicuramente stata la scelta più saggia, ma non sarebbe mai riuscita a tradirlo. A discapito di tutto, lo amava non gli avrebbe mai fatto del male. Non gli importava se quello che c'era tra loro sarebbe durato un anno, un mese o solo un'altra notte. Fosse stata anche solo un ora o una manciata di minuti, non l'avrebbe mai tradito. Anche se questo voleva dire che suo padre, Aidan, Angus e il suo intero clan avrebbero passato i prossimi giorni a tentare di ucciderla.
Gli spiaceva aver tradito la sue gente, ma dirigendoli sul lato opposto di Honrcliff avrebbe evitato lo scontro tra le due fazioni, per lo meno limitato i morti e i feriti.
O per lo meno era così che credette.
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