16. Breakfast
Proseguì camminando fino al primo crinale ad est, dopo i confini dell'accampamento. Si sedette a terra, davanti ai primi raggi dell'alba che gli stavano riscaldano già il volto e cercò di riordinare i pensieri.
Più tardi, udì un rumore di zoccoli provenire dalla sue spalle. Non sapeva esattamente quanto tempo fosse passato, ma il sole era già un cerchio incandescente appena sopra l'orizzonte.
Sapeva che era Ian che si stava avvicinando a lui. Lo aveva riconosciuto da come portava il suo cavallo. Pochi istanti dopo, infatti, il suo amico fidato si sedette accanto.
Emanava un forte odore di sesso.
«Hai finito di origliare alla mia tenda?»
Riuscì a rubargli un sorriso.
«Hemma mi è sembrata molto contenta della sua nuova dimora»
«Ahhhhhh. Lasciamo stare. Se penso che l'altra notte ho dormito a terra per lasciarle il letto e stanotte di tutta riposta si è intrufolata nella mia tenda, senza lasciarmi dormire un attimo. Sono ormai quattro notti che non chiudo occhio.»
«Non hai dormito a Etel?»
«Non proprio, diciamo che ero preso ad interrogare alcune fonti...»
Blake era curioso, ma tralasciò l'allusione per soffermarsi su altro.
«Che Hemma avesse un debole per te, mi sembrava abbastanza chiaro. Tutta questa galanteria non è da te, Ian. Non ti starai innamorando?»
«Non lo so. E tu?» L'amico spostò l'attenzione sul suo signore. Faceva sempre così. Prima di affrontare un argomento delicato, era solito sdrammatizzare la situazione, per poi affondare il colpo.
Blake sospirò e guardò con occhi socchiusi i sole che si stava alzando sempre di più.
«Appena arrivato, ieri, l'ho quasi aggredita, Ian. L'ho fatta mia in modo davvero irruento.»
«L'hai colpita?» Chiese perplesso il vichingo, non riconoscendo l'amico nelle due azioni.
«No, certo che no, ma forse ho fatto qualcosa di peggio. Mi sono preso la sua verginità in modo per nulla delicato. Dopo averla fatta attendere giorni, le ho riservato una esperienza che non ricorderà sicuramente con dolcezza.»
«Ma non capisco, cosa è successo dopo? Vi ho visto rientrare abbracciati.»
«Dopo è successo qualcosa che non doveva assolutamente accadere.»
«Ok, capisco. La rabbia è stata spazzata via dai sensi di colpa e questo ti ha permesso di renderti conto di tenere a lei, nonostante tutto?»
Blake abbassò lo sguardo e rimase in silenzio. Il suo amico aveva centrato il punto. La collera aveva lasciato spazio solo alla rassegnazione riguardo i suoi sentimenti.
«Ian, aiutami! Non riesco a capire. Ci deve essere sotto qualcos'altro. Non riesco davvero ad immaginarmela come una spia, ma dall'altro canto, ho paura di non riuscire ad essere più obbiettivo arrivato a questo punto.»
«Lo capisco. Forse è stata costretta ad intrufolarsi qui, in seguito allo scandalo con Ranulf. Non possiamo saperlo, per ora, ma qualunque sia il motivo della sua presenza nel nostro accampamento, devi tenere conto che oltre i tuoi sentimenti, ci sono in gioco troppe vite. Dobbiamo essere cauti.»
«Lo so. Dobbiamo metterla alla prova come dicevi. Le dirò distrattamente il nome di un ponte sbagliato e staremo a vedere le mosse di Mcdellah.»
«Si insospettirà se tutta ad un tratto ti metterai a parlarle dei piani del clan. Prima di recarci ad Bebbamburg ho messo in giro la voce tra gli uomini che avremmo distrutto il ponte di Horncliff. La mattina della partenza per Norham li spigheremo che sospettavamo una fuga di informazioni e che quindi abbiamo dovuto tenerli all'oscuro sulla vera meta. Capiranno.»
«Ottima idea Ian. Dobbiamo tenere sott'occhio ogni movimento di Eeda. Se si incontrerà con Angus, possiamo anche giocare a nostro vantaggio il passaggio dell'informazione errata. Per incentivarli, possiamo simulare una movimentazione con pochi uomini su Horncliff la mattina dell'attacco. Movimenteranno quasi tutto l'accampamento per fermaci e noi potremo attaccarlo, visto che rimarrà scoperto. Saccheggeremo i loro rifornimenti e le loro provviste e da lì potremo dirigerci verso Norham, passare il ponte e poi abbatterlo. Dovranno per forza arretrare per fare rifornimenti. Da quel lato del fiume non avranno villaggi da saccheggiare.»
«Amico mio, ora ti riconosco!
«Già!» Pensò sarcastico Blake. Era un piano per far voltare tutto a favore del suo clan, ma provava amarezza pensando che il vantaggio sul nemico sarebbe stato possibile proprio grazie al tradimento della donna che amava.
«Non hai fame? Che ne dici di andare a rubare qualcosa dalla tenda di Unah che soddisfi il nostri appetiti dopo la notata impegnativa?»
Blake rise e si tirò su in piedi. «Ad esempio? un cinghiale intero?»
Aveva davvero una fame da lupi, ma avrebbe rimandato ancora la colazione di alcune ore. Sarebbe volentieri tornato alla sua tenda e avrebbe svegliato Eeda per ricominciare tutto da capo, prima che il suo piano prendesse piede.
Tornato all'accampamento però la vide già vestita di tutto punto sotto la tenda di Unah.
«Buongiorno...» Blake le sussurrò all'orecchio, portandosi dietro di lei e facendole scivolare un braccio intorno alla vita.
Eeda sussultò sorpresa e divenne paonazza. Non immaginava di rivederlo per colazione. Pensava fosse già stato risucchiato dalle sue incombenze, da qualche parte nell'accampamento.
Avevano passato una notte così intensa ed intima, ma Eeda non sapeva ancora come rapportarsi con lui. Non si erano detti ancora una parola. I loro corpi avevano comunicato ininterrottamente, senza un attimo di sosta. Le loro anime si erano toccate tantissime volte in quel susseguirsi di orgasmi. Avevano imparato a conoscere ogni angolo dei loro corpi e l'intimità del loro legame era divenuta davvero profonda. Tuttavia non sapeva ancora come doveva rivolgersi a lui. Come conversare con lui, men che meno in pubblico, davanti a Unah, a Meeren o davanti a quella coppia di vichinghi sconosciuti che si stavano sedendo davanti a loro. L'essere osservata da altri la faceva sentire ancora di più in imbarazzo dei confronti di Blake e fomentava i suoi sensi di colpa.
«Lady Glenna, credo che tu non abbia ancora conosciuto, Ian, il mio braccio destro e primo consigliere.»
Con sollievo, fu Blake a rompere il ghiaccio, includendo altre persone nella loro interazione. Si sentì quasi sollevata. I due norreni erano comunque una distrazione dalla loro relazione ancora troppo ambigua.
Eeda si accorse però che il biondo la stava scrutando in un modo che la metteva parecchio a disagio. Sembrava quasi volesse leggerle la mente.
«Dormito bene, Lady Glenna?» Sorrise in modo amichevole, senza però smettere di analizzarla.
«Sì, grazie.» Le sue guance si infiammarono nuovamente e si sentì sprofondare quando la donna affianco a lui quasi si strozzo con il porridge per soffocare una risata. Vide Ian darle un colpetto sotto il tavolo, per richiamarla all'ordine.
Sì accorse che aveva addosso solo una mantella di pelliccia scura, che però non si era premurata di chiudere bene sulla parte anteriore. Nonostante le sua semi nudità, si muoveva con estrema disinvoltura. Tuttavia sembrava essere più di una guerriera che di una prostituta.
«Io Sono Hemma. Vengo dalla Danimarca. Sai che hai un aria davvero molto familiare. Sei per caso mai stata a Bebbambuorgh? »
Ian e Blake si scambiarono un'occhiataccia.
Il volto di Eeda si fece teso tutto di un colpo al ricordo del pachiderma. Dei brividi le corsero lungo la schiena e il suo corpo si irrigidì sulla panca. Blake aveva notato il suo cambiamento e la stava guardando preoccupato.
«No mai.» Si limitò a rispondere cercando di non far trapelare l'agitazione. Accidenti! Chi diavolo era quella donna che la stava riconoscendo?
Il biondo si insidiò nel capelli della sua compagna "så lad, hold kæft!" le bisbigliò all'orecchio, con un tono estremamente suadente, in contrasto con il significato delle parole che le intimavano di stare zitta. Hemma ricollegò il volto al dipinto nella stanza di Ranulf e sgranò gli occhi come se avesse visto un fantasma. Dopo qualche istante di silenzio ed imbarazzo, si girò infine verso Ian, si scambiarono uno sguardo di intesa e prese a scherzare.
«Allora brutto porco di un vichingo, quando vuoi sai parlare danese.»
«Bhe se si tratta di dirti cose che ti possono eccitare...» E la baciò con vigore concludendo il depistaggio con successo.
Eeda arrossì nuovamente davanti a quella effusione e si voltò verso Blake che le stava sorridendo divertito. Il suo sorriso le scaldò il cuore. Per un attimo aveva avuto paura che Ian e Blake sapessero qualcosa. Lo sguardo che lui le stava riservando la tranquillizzò. Era colmo delle sensazioni che le aveva trasmesso la notte precedente.
Le prese le mani.
«Ora devo andare Glenna, abbiamo molto da fare in questi giorni. Domani abbiamo un'azione delicata da compire.»
Horncliff! Si stavano preparando per Horncliff. Pensò. Ci siamo.
«Ci vedremo stasera dopo il tramonto.» Le baciò le mani provocandole una scossa che rituonò nel suo basso ventre.
Eeda gli sorrise non vedendo l'ora che il sole calasse nuovamente.
Doveva però affrettarsi a trovare un modo per incontrare Angus. Con la coda dell'occhio si accorse che Ian li stava scrutando. Quell'uomo la metteva davvero a disagio. Con i suo sguardo puntato addosso si sentiva costantemente sotto interrogatorio, anche senza che le rivolgesse la parola.
«Hemma, trova qualcosa da metterti e raggiungici al campo delle esercitazioni. Vediamo di trovarti uno scudo e una spada che ti soddisfino.» Disse Blake rivolgendosi alla Danase.
«Ma io ho già una spada che...»
Ian la strattonò per un braccio ridacchiando e la trascinò verso la tenda.
Eeda provò un senso di invidia per quella coppia disinvolta, complice e giocosa. Erano a loro agio tra loro e in mezzo alla gente. Non badavano molto alla forma, ma d'altra parte non erano nemmeno ad una corte del Re. Erano due guerrieri in un accampamento senza una storia, un retaggio e una pesante eredità.
«Unah per favore, trova degli abiti comodi da farle indossare, prima che Ian le tolga quei pochi che ha già.»
La donna era già sulla soglia della cucina con una tunica e dei pantaloni in mano e si diresse frettolosamente verso la tenda di Ian.
Blake e Eeda rimasero soli e calò di nuovo il silenzio tra loro, ma invece di essere imbarazzante, lei lo scoprì quasi rassicurante. Era molto meglio così. Non avrebbe mai potuto essere senza veli come lo era Hemma. Aveva troppo da nascondere. Meno parlava con Blake, meno era costretta a mentirgli. In un rapporto come il loro poteva far parlare solo il suo corpo, il quale era molto più sincero e poteva comunicargli il suo amore senza far promesse che non avrebbe potuto mantenere.
Blake le prese il volto tra le mani e la bacio brevemente.
«A stasera mia dolce rossa.» Avrebbe voluto dirgli che l'avrebbe aspettato tutto il giorno con impazienza. Ed in parte era così, se non fosse che nell'attesa avrebbe solo dovuto incontrare il suo nemico, proprio per tradirlo.
Si limitò quindi a sorridergli in modo malizioso, promettendogli solamente il proprio corpo e la propria anima. Nient'altro.
Unah fece ritorno dalla tenda di Ian mentre Eeda stava fissando assorta il Laird che si allontanava.
«Quando avrai finito di crogiolarti, che ne dici di renderti un po' utile, Signorina?» Ed incrociò le braccia alle sue spalle. Negli ultimi giorni era diventata vagamente meno scontrosa. Per lo meno non la insultava più e non le sbatteva addosso cibo e vesti. Non sapeva del perché di quel cambiamento. Forse aveva provato pena per lei, in seguito all'aggressione di Angus o forse si era rassegnata la fatto che Blake tenesse a lei. Per un attimo si concesse di immaginarsi sposata con il Laird. Unah si sarebbe sotterrata da sola sapendo di aver trattato la sua futura Signora in quel modo.
Ma non c'era grossi pericoli. Era solo una fantasia davvero improbabile, che scacciò via in fretta.
«Certo Unah, sono a tua disposizione!»
«Mi serve della Verbena, Maggiorana, Erica e altre sterpaglie. Dovresti trovare tutto qui intorno.»
«Sarà fatto! » Rispose cupa. La governante paffutella le aveva appena fornito l'occasione perfetta per incontrare Angus MacNeil, e non ne era felice. Per niente.
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