13. La stanza dei dipinti

Ian aiutò Hemma ad allacciarsi la fascia intorno al collo e Blake raccolse da terra l'impalpabile mantella e gliela porse.
«Grazie.» Sibilò con aria umiliata, emettendo un sospiro denso di incredulità e sdegno. Si diressero quindi verso l'ala ovest.
«Mancano poche ore Blake, forza! Non possiamo fare niente per stasera»
«Già» Sospirò Heron entrando nella sua stanza.

Hemma guardò Ian con aria supplicante. Dopo le parole del Laird di Bebbamburg le aveva riservato,  aveva perso del tutto l'atteggiamento seducente ed aggressivo che aveva prima.
Ian aprì la porta del suo alloggio e fece un gesto indolente e rassegnato per invitarla ad entrare.
Appena l'uomo chiuse la porta dietro di sè. Hemma scoppiò a piangere. Ian alzò gli occhi al cielo bisbigliando in modo imperccetibile. «Perfetto! Ci mancava anche questa!»
Dopotutto era sempre stato una persona molto empatica e non poteva ignorarla.
«Perdonatemi!» Singhiozzò timidamente guardando fuori dalla finestra. «Ma non resisto più qui dentro, sono venuta a Bebbamburg sotto mentite spoglie per capire cosa fosse successo a mia sorella, e mi sono trovata invischiata nel suo circolo di perdizione. Non sapevo più come uscirne. Vi prego portatemi con voi domani. Vi supplico!»
«Sei la sorella della prima moglie di Ranulf?»
«Mi posso fidare di te?»
«Beh direi che siamo tutti e tre compromessi, no?»
«Sì, sono la sorella di Kenna. Ci dissero che era scivolata da una scogliera, ma io conoscevo bene mia sorella, non l'avrebbe mai fatto. Decisi quindi di partire per capirne di più. Mi intrufolai qui dentro fingendo di essere una prostituta, ma non pensavo di destare l'attenzione di Ranulf essendosi appena risposato. Invece ho dovuto subire le sue depravazioni per mesi interi. Quando un giorno mi sono rifiutata di giacere con tre delle sue guardie sotto i suoi occhi, mi ha picchiato dicendomi che non ero una buona a nulla, che avrebbe dovuto buttare tutte le danesi giù dalla scogliera perché tanto siamo tutte frigide.»
«Mi stai dicendo che ha spinto lui tua sorella giù dalla scogliera?»
«Non lui. Gli scoppierebbe il cuore a fare una camminata fino al promontorio. E' stata una sua guardia, sotto suo ordine. La seconda moglie è stata invece avvelenata. Non è morta di consunzione come si dice. Questo è quello che ho scoperto fino ad oggi. Voi non avete idea delle cose macabre che succedono in questo castello. Vedete solo la facciata di feste e banchetti divertenti, ma dietro c'è tutto un modo fatto di una perversione ancora più profonda. Ad incominciare dalla stanza che stavate cercando»
Abbassò lo sguardo e deglutì amaramente prima di continuare
«Tempo fa mi ha costretto ad inginocchiarmi davanti a lui mentre parlava ai dipinti delle sue defunte mogli come se fossero davvero presenti. Diceva che sarebbero state ancora in vita se solo fossero state capaci di succhiargli l'uccello bene. Ti rendi conto che su quel muro c'è il ritratto di mia sorella più altre due poverette morte per colpa sua?»
«Aspetta un attimo, hai detto altre due?» In Ian iniziò a strisciare uno strano presentimento.
«Si la prima moglie avvelenata e quella poveretta di Roxbourgh»
Ian spalancò gli occhi.
«Eeda Manner intendi? E' morta?»
«Così dicono le guardie. Quella povera ragazza pare si sia finta intima con un guerriero sotto gli occhi di suo a padre e di quelli di quel pachiderma schifoso. Tutto questo per evitare di finire in questo castello degli orrori, ma Ranulf non l'ha presa bene. I rifiuti non li prende mai bene, se in più fatti in pubblico lo trasformando in un mostro ancora più spietato»
Un brivido le corse lungo la curva della schiena
«Si dice che andò dal padre e gli raccontò che Eeda era stata in camera sua la notte prima. Che aveva giaciuto con lui inventandosi anche dei particolari inconcepibili per dipingerla come depravata. Dopo avergli disintegrato l'immagine della propria bambina, lo minacciò apertamente di allearsi con il tuo Laird se non l'avesse fatta uccidere.»
«Ferma! Aspetta un attimo. Queste voci da dove arrivano?» C'erano troppe cose che non tornavano.
«Da una guardia che aveva scortato il pachiderma a Roxbourgh. Era presente durante i fatti. Mi ha detto di aver torchiato anche il ragazzo che era stato al gioco di Lady Eeda, ma questi gli ha confessato che non l'aveva mai toccata con un dito, che aveva ricevuto del denaro da lei per quella farsa e che per quanto ne sapesse, Eeda non aveva mai nemmeno baciato nessuno, ma a quel lurido porco importava solo di come l'aveva umiliato davanti a tutti.»
Ian si lasciò cadere su una sedia, stordito da quel fiume di informazioni. Cercò di metterle in ordine e gli venne l'impulso di andare nella stanza affianco e raccontare subito all'amico che c'era una speranza che la sua bella rossa non fosse Eeda. Rimaneva il fatto che fosse una bugiarda e che gli avesse mentito, ma per lo meno c'era la possibilità che non fosse una traditrice con le peggiori delle intenzioni.
«Vi prego, portatemi con voi, vi prego!» Hemma continuava a piangere implorando.
«Non ti preoccupare. E' tutto finito. Ora stenditi a letto e dormi. Domani ti aspetta un lungo viaggio» La coprì con una coperta di lana e usci per andare da Blake.
Busso prima leggermente e poi apri piano la porta. L'amico stava già dormendo pesantemente con la fronte corrugata. I nervi dovevano essere crollati dopo tante ore di tensione. Non aveva senso svegliarlo e raccontargli tutto quando non aveva comunque certezze sulla fine che aveva fatto la figlia di Manner.
Fece quindi ritorno nella sua stanza. Prese un cuscino e una coperta dal letto dove anche Hemma si era addormentata sfinita dalla serata e dalla sua vita al castello. Si sdraiò vicino al fuoco. Il letto era abbastanza grande per entrambi, ma preferì lasciarle un po' di privacy visto che aveva dovuto subire diverse invasioni negli ultimi mesi.
Hemma fece un piccolo mugolio, cambiando posizione girandosi. Ora poteva vedere il suo volto illuminato dalla fiamme del fuoco. I suoi lineamenti si erano addolciti ed era completamente diversi da quando nel corridoio gli aveva salvati da Ranulf inscenando con disinvoltura quel seducente triangolo. Si era mossa prontamente e con estrema lucidità ricreando in pochissimi secondi una diversivo che giustificasse la loro presenza in quella parte del castello. Si era sbagliato. Quella donna era davvero una shieldenmaiden.
La mattina dopo Ian si svegliò con la schiena indolenzita. Non aveva dormito un gran che data la scomodità del pavimento. La sera prima aveva riposato pochissime ore in una locanda a Etel, senza contare la notte ancora precedente passata praticamente sveglio con le due prostitute.
Sorrise, pensando che in genere era solito estorcere informazioni a uomini dall'alito pesante e che spesso si facevano i propri bisogni addosso durante gli interrogatori, invece di donne avvenenti, nude ed estremamente loquaci.
A proposito di donne nude, si voltò verso Hemma e la vide sveglia seduta nel letto nella sua minuscola fascia. Doveva recuperagli dei vestiti, un mantello e un cavallo per il viaggio. Blake non avrebbe voluto rallentamenti durante il ritorno. Non poteva offrirle un passaggio sul suo stallone.
«Hai davvero dormito a terra?»
«Certo dove avrei dovuto dormire?»
Lei arrossi, probabilmente perché non era  davvero più abituata a certe gentilezze.
«Sai cavalcare?» Le chiese Ian tornando alle sue pianificazioni
«Si, certamente!»
«Bene. Non avevo dubbi! Non ti muovere da questa stanza. Non appena avremo finito verrò a prenderti e ti porterò dei vestiti»
«Grazie mio vichingo!» E gli regalò un sorriso pieno di gratitudine
Blake non era nella sua stanza e nemmeno nel salone. Lo cercò per tutto il castello alla fine lo vide sulle mura di cinta del lato est. Era in piedi in mezzo alla brezza marina, con le braccia conserte che scrutava le onde del mare. Erono agitate, schiumose e di un grigio troppo simile al cielo per riuscire ad intravedere la linea dell'orizzonte.
«Non ti manca stare a Berwick? Gli chiese senza voltarsi riconoscendo il suo passo dietro di sé.
«A volte sì, ma mi annoierei a occuparmi solo delle terre» Concluse in modo cauto cercando di liquidare il discorso.
Blake si ruotò il verso l'amico e lo guardò con sospetto. «Cosa devi dirmi Ian ?Avanti!»
Lo ragguagliò sulle ultime informazioni pervenute da Hemma. Heron rimase in silenzio, ma sentiva già la rabbia e lo sdegno ribollirgli dentro.
«Hai intenzione di portarla all'accampamento?» Gli chiese solamente.
«Credo di sì, se lei vorrà. Ho già preso accordi per un cavallo in più in modo da non rallentare il nostro rientro.
«Hai fatto bene, perché non vedo l'ora di tornare e lasciare questo disgustoso maniero degli inferi.»
Si guardò intorno e scrutò ancora l'orizzonte che nel frattempo si era fatto più frastagliato e le nuove del cielo si erano scurite. Una tempesta era in arrivo.
Ranulf gli aspettava nel salone. Aveva già addentato due torte e due piatti di scones.
«Bene, ragazzi.Vi stavo aspettando! Siete riusciti a riscaldare la gelida danese allora?»
«Si, grazie Ranulf. Abbiamo gradito molto il tuo regalo.» Rispose Ian, intuendo che l'umore di Blake non fosse propenso a certi giochetti.
«Bene allora è deciso. Fatemela sparire dalla vista. Ogni tanto mi gela il sangue. Mi ricorda così tanto la mia prima amata moglie», e rise facendosi andare di traverso l'ultima fetta di torta.
Sia Heron che Ian serrarono i pugni soffocando i loro pensieri.
«Andiamo! Vi mostro la stanza delle spose, ci conviene sbrigarci prima che riprenda a piovere se dovete ripartire.»
Seguirono il Laird nelle sue stanze. Passarono dal quella da letto dove le due donne della sera prima dormivano legate al baldacchino. Il fetore che c'era nell'aria era opprimente. Sapeva di marcio e di stantio. Blake trasalì immaginandosi che poteva esserci la sua bella rossa riversa tra quelle lenzuola, con uno sguardo apatico e le lacrime agli occhi.
«Ecco a voi le mappa della scozia secondo Ranulf di Bebbamburg. Voi altri litigate pure per due confini e un paio di fiumi. Io preferisco altre conquiste»
Ridacchiò sguaiatamente
«Sto pensando di fare anche una stanza dei territori a sud, ma diciamocela tutta. Le sassoni sono solo del gran frigide.» Ridacchiò della sua stessa battuta. «Ma Veniamo a noi ora. Cercherò di essere sintetico!»
Iniziò quindi uno sproloquio.
«Questa è Morna Darroch di Ayr, bassina, seno grosso, poco religiosa, ma dicono avere l'alito che puzza...ve la lascio. Isobel MacArthur di Edimbuorgh. Gran bella donna, ma troppo religiosa per i miei gusti. Non sopravvivrebbe nemmeno un ora qui a Bebbamburg. Vostra anche questa. Aileen Burnett di Stirling. Con questo naso fate voi. Greer MacDowall di Dundee. Dimenticatela. Lei è mia. Non vi pare già lasciva con quello sguardo? Birgit Lochart di Aberdeen, vostra anche questa. E' vedova. Io voglio vergini. Catriona Mackay di Oban. Vostra. Innes MacNab delle isole di Mull...»
Prosegui ancora a lungo, ma Blake aveva già smesso di ascoltarlo ancora prima che iniziasse quell'imbarazzante via crucis per la stanza. Gli erano bastati davvero pochi attimi per individuarla tra tutti quei volti. Era davanti al suo dipinto. Il suo viso era tetro, i pugni erano serrati lungo i fianchi e aveva gli occhi neri come la pece e incandescenti come un incendio. Il suo corpo stava emettendo piccoli tremori che non erano sfuggiti ad Ian. Anche lui aveva già notato il dipinto, ed era seriamente preoccupato per la reazione dell'amico. Gli si avvicinò lentamente pronto ad intervenire ad ogni possibile azione impulsiva del suo Laird.
L'atmosfera ovattata venne interrotta dal cambio di tonalità di voce di Ranulf:
«Oh... hai notato la tua acerrima rivale e mancata sposa, mio caro Heron?» Ranulf sorpassò Blake frapponendosi tra lui e il quadro e continuò a parlare fissando da vicino il dipinto dalla sua bassa statura.
«Non starai mica avendo ripensamenti riguardo il volere di tuo padre? Il tuo vecchio ti ha salvato la vita annullando la promessa di matrimonio, dai retta a me, amico mio. Parlo per esperienza. Il vecchio Boyd ha fatto di tutto per farmela sposare. Immagino lo sappiate. Quando mi sono recato a Roxbourgh per gli accordi, si è infilata nelle mie stanze con due sue serve e mi hanno letteralmente violentato. Giuro che non ho mai conosciuto nessuna donna più lasciva di questa qui. Ha preteso che la legassi e la frustassi. Mi ha implorato di far partecipare anche le mie guardie. Mi sono anche divertito, intendiamoci, ma io sono un uomo con una certa reputazione. Ero molto in imbarazzo con il vecchio Boyd il giorno seguente. Non poteva essere mia moglie una così. E sono stato costretto a respingerla...»
Mentre continuava il monologo alle sue spalle Blake afferrò il suo pugnale e alzò la mano per piazzarlo nel schiena di Ranulf. Ian intercettò prontamente il braccio di Blake e lo placò.
Senza smettere di parlare Ranulf si voltò goffamente per verificare cosa fosse la confusione alle sue spalle che disturbava il suo discorso. Nel vedere il coltello sopra la sua testa si ammutolì, barcollò e gli cadde la mascella in preda al terrore.
«Mio Laird, vi prego controllatevi. Non potete rovinare il dipinto. E' comunque una proprietà di Ranulf!» Ian cercò di mischiare le acque per far fraintendere la situazione. «Scusateci Ranulf, sapete che la collera tra le due famiglie è davvero incontenibile.»
Blake rimise molto lentamente il coltello nello sporran mentre respirava rumorosamente dalla narici che sembravano essersi dilatate.
Una finestra delle stanza si aprì improvvisamente a causa del forte vento fornendogli la scusa per dileguarsi. Blake Sentiva l'ira pervadere a scossoni il suo corpo. Ranulf era davvero senza limiti, aveva ordinato la morte della ragazze e non contento continuava a denigrarla inventandosi storie perverse. La donna nella sua tenda poteva anche essere una traditrice, ma dal punto di vista sessuale era davvero innocente. Non c'era neanche l'ombra di una piccola verità nello sproloquio di quel lurido pachiderma.
«Sarà meglio incamminarci se non vogliamo partire sotto l'acqua.» Ian cercò di cambiare argomento.
«Sì. Credo. Anche. Io.» aggiunse con soffocata collera Blake.
«Andate, andate. Verrò a salutarvi nella corte tra un attimo» Rispose Ranulf, ancora sconvolto dalla situazione.
Ian trascinò l'amico fuori dagli alloggi del Laird di Bebbamburg e lo costrinse ad incamminarsi verso l'ala ovest. Spalancò la porta della sua stanza intimando ad Hemma di muoversi immediatamente e di prendere con se tutte le coperte dato che non aveva avuto il tempo recuperare solo il cavallo, ma non dei vestiti caldi per il viaggio. Si diressero quindi di corsa giù nel corte. I tre cavalli erano già pronti. Si prepararono alla partenza. Una volta montati in sella una serva si avvicinò e allungò a Blake un pacchetto.
«È un altro regalo da parte del mio Laird» Disse guardando verso Hemma. «Dice di tenerlo per i momenti di collera e che sarà un toccasana per voi.»
Blake lo prese distrattamente senza ringraziare e lo mise nelle sacche della sella. Diede un colpo al fianco del cavallo incitandolo con un urlo potente e partì al galoppo. Non si voltò a salutare il laird che li guardava dalla finestra del suo torrione.

Ian sapeva benissimo che questa volta non l'avrebbe mai raggiunto e che sopratutto non si sarebbe mai fatto fermare. Non ci provò neanche. Avrebbe semplicemente raccolto i pezzi una volta raggiunto l'accampamento. Fece un cenno ad Hemma e partirono al trotto.

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