12. Incidenti di percorso
Eeda volle approfittare della sua nuova libertà per recarsi al laghetto termale invece che alla pozza del Laird. Tutti gli uomini erano verso i confini o si stavano esercitando all'accampamento. Poteva essere abbastanza sicura di essere al riparo da sguardi indiscreti. Inoltre era molto probabile che a Blake non interessasse più che qualcuno la vedesse o meno nuda.
Voleva nuotare sperando che un pochino di movimento le tonificasse anche lo spirito.
Dopo averla aiutata a svestirsi, la serva, si sedette sulla spiaggia intenta ad intrecciare alcuni fiori che aveva raccolto lungo il tragitto.
Eeda si tuffò. Il contatto primordiale con l'acqua le aveva già risollevato leggermente l'animo. Si apprestò a nuotare fino all'altra sponda. L'acqua era meno calda della pozza ed aveva davvero un effetto rigenerante. La luce che si infrangeva sulle piccole turbolenze dell'acqua creava tanti piccoli luccichii che le riempivano gli occhi e il cuore. L'odore umido della vegetazione circostante le trasmetteva un senso di benessere che cercò di godersi con profondi respiri.
Ma proprio quando la sua testa stava lasciando andare tutti i problemi, vide una figura sulla sponda destra del lago che la stava fissando. Un uomo alto, non più giovanissimo, ma con ancora imponente struttura fisica e una inconfondibile cicatrice sull'occhio sinistro. Aidan Macdellah. Era davvero nei guai se la prima guardia di suo padre si era preso la briga di intrufolarsi in pieno giorno nell'accampamento nemico, invece di mandare Angus.
Eeda si voltò a controllare la serva. Era ancora china e assorta nella sua opera floreale. Prese quindi fiato e si immerse sott'acqua per nascondere la sua direzione.
Riemerse dietro delle rocce vicino alla riva dove si era appostato l'uomo. Rimase immersa fino al mento per celare le sue nudità sotto l'acqua scura.
«Aidan cosa ci fai qui in pieno giorno? Sei impazzito! Mi vuoi far scoprire?»
«Oh tesoro, Direi proprio che ci stai riuscendo benissimo da sola. Ieri sera ci è mancato davvero poco che catturassero Angus, dopo che hai segnalato la vostra posizione alla guardie urlando come una forsennata!»
«Ero sconvolta! Mi state facendo impazzire con le vostre incursioni. Se andate avanti così mi smaschereranno a breve. Non so ancora niente di preciso, accidenti!»
«Non sei riuscita ancora a scoprire di quale ponte stanno discutendo? Come diavolo è possibile visto che ora ti lasciano muovere liberamente?»Le sue parole erano calme, ma dense di sospetto. «Di Heron cosa mi dici? Angus mi ha raccontato che ti ha difeso con il proprio corpo.»
«Sì è vero, ma credo che avrebbe fatto lo stesso con una qualsiasi delle sue serve. Non sta andando bene per niente. Non mi ha ancora fatta sua. Non è rientrato a dormire nella sua tenda stanotte. Non lo vedo da ieri sera. Credo che non si fidi di me.» Le guance le si infiammarono dalla vergonga.
Aidan voltò gli occhi al cielo ed emise un sospiro più simile ad un ruggito. L'afferrò in modo brutale per i capelli tirandola fuori dell'acqua fino alla vita e la minacciò sussurrandogli all'orecchio:
«Se entro domani non mi porti il nome del ponte, faccio consegnare nella tenda di Heron uno dei tuoi ritratti con qualche bello stemma, così ti dai una svegliata a compiacerlo come si deve visto che sarà l'unica cosa che gli impedirà di darti in pasto ai suoi uomini.»
Eeda boccheggio ed emise un lamento, ma Aidan continuò.
«Hai elargito il tuo corpo a mezza Roxbourgh e ora non riesci nemmeno a farti scopare da un rammollito come lui?» Le tirò ancora di più i capelli costringendola a mostrargli il collo. Le fece scivolare la punta del dito indice dalle labbra fino sotto l'orecchio, poi giù sulla scapola e improvvisamente le afferro il seno riempiendo tutta la sua mano. Con estrema difficoltà Eeda soffocò un urlo di dolore.
«Lady Glenna!» La serva la stava chiamando ad alta voce. Così avrebbe attirato l'attenzione di tutte le guardie nei pressi de laghetto.
«Sono qui!» si affrettò a risponderle Eeda cercando di dare alla sua voce un tono più tranquillo possibile, ma i suoni che emise erano strozzati per via dell'aggressione che stava subendo.
Aidan mollò la presa facendola cadere in acqua e si dileguò nell'ombra degli alberi. Eeda cadde con il sedere su una roccia. Ignorando il dolore si precipitò a nuotare oltre i massi che avevano celato quello spiacevole incontro agli occhi della sua accompagnatrice.
Si apprestò ad uscire dall'acqua mentre la serva distendeva il telo per asciugarla. Quando ormai era quasi completamente fuori, comparvero dal bosco Timmy e due guardie.
Il ragazzo imprecò in gaelico e intimò ai suoi uomini di voltarsi dandole le spalle a sua volta.
«Mi dispiace molto Lady Glenna, spero possiate perdonarci. Abbiamo sentito delle urla e siamo accorsi.»
«Non vi preoccupate, È tutto a posto. Mi ero semplicemente allontanata per una nuotata e la ragazza ha urlato il mio nome non vedendomi più.
«Bene. Sono contento che sia tutto a posto, ma preferirei che usiate la pozza del laird per i prossimi bagni. E' meno esposta. Ci sono stati alcuni movimenti sospetti questa mattina. Non dovrebbe essere niente di importante, ma vi prego di tornare all'accampamento per il momento.»
«D'accordo Timmy. Grazie. Torneremo subito.»
Una volta tornata nella tenda si lasciò andare alla disperazione. Si accasciò a terra e diete sfogo a tutte le lacrime che aveva trattenuto a stento fino a quel momento. Era sola al mondo. Un mondo fatto solo di diverse prigioni una dentro l'altra.
***
Il banchetto per Saint Andrew assomigliava più ad una serata in un bordello che ad una festa religiosa. La sala era agghindata con i colori autunnali. Sulla tavola c'era ogni ben di dio, dal pesce alla selvaggina, dai frutti esotici a dolciumi vari. La birra scorreva a fiumi e lo stato di ebrezza generale si palpava nell'aria. Le serve erano molto disponibili e non solo a servire da bere. In aggiunta c'erano prostitute di diverse origini. Ranulf aveva sempre avuto un piccolo harem personale che condivideva volentieri con il suo clan e con i sui ospiti.
Ian non riusciva a divincolarsi da una avvenente prostituta danese, probabilmente attirata dalla familiarità del suo aspetto. I capelli della donna erano lunghi e chiarissimi, partivano da una riga a metà della nuca e cadevano morbidi sui suoi seni.
Una fascetta intorno al capo li teneva fermi lasciando come protagoniste del suo viso le sue labbra rosee e carnose. Aveva l'aspetto di una shieldmaiden, ma dalle movenze era chiaro che le uniche battaglie che potesse condurre erano tra le lenzuola. Sorridendo, gli continuava a parlare in qualche dialetto norreno che lui non era in grado di comprendere in quanto nonostante la madre di Ian avesse origini danesi, non gli aveva mai parlato molto in quella lingua. A inizio serata la donna gli si era appollaiata sulle ginocchia e non l'aveva più lasciato. Lo stesso aveva fatto un'altra donna dalla pelle di ebano e gli occhi verdi con Blake. Era la più bella di tutta la sala, ma la pazienza dell'uomo era già messa alla prova da tutta la situazione e la scacciò senza preoccuparsi di risultare offensivo nei confronti della ragazza e di chi lo stava ospitando.
Vedendo la scena Ranulf sdrammatizzò la situazione rivolgendosi alla ragazza «Lascialo stare Tabata, il ragazzo è in cerca di una verginella da sposare.»
«Ma io sono vergine mio signore!» Rispose al suo padrone e i due scoppiarono in una sonora risata.
Blake si alzò stizzito e girovagò un po' per la sala. Ian fu costretto a scostare con gentilezza la danese per seguirlo.
«Blake cerca di mantenere la calma.»
«Non posso aspettare fino a domani mattina. Coprimi» gli ordinò.
Ian alzò gli occhi al cielo e si incamminò dietro di lui mantenendo una certa distanza.
Si addentrarono nel labirinto del castello di Bebbambourgh.
Provarono ad aprire alcune porte nell'ala ovest . Lasciarono perdere l'ala est in quanto sarebbe stato stupido esporre i dipinti nel lato più umido del castello che dava sul mare, tuttavia non trovarono niente. C'erano solo una miriade di stanze da letto, alcune occupate da coppie intente a copulare.
Svoltarono quindi nell'area sud, ma si trovarono davanti la provocante shieldenmaiden che aveva pressidiato Ian fino a poco prima.
«Cosa state cercando?» Gli chiese.
«Ma che diavolo? Parli la nostra lingua? Mi hai fatto venire un mal di testa assurdo prima con tutti quei suoni incompressibili!» Esplose Ian.
«Certo che parlo la vostra lingua! Ho dovuto imparala e anche in fretta per sopravvivere alla gabbia di matti di questo castello.»
«E quindi perché gli parlavi in danese?» Si intromesse Blake irritato dall'interruzione e dal fatto che non comprendeva le intenzioni della donna nei loro confronti.
«Lo stavo implorando innanzitutto di portarmi nella sua stanza in modo da non dover andare in quella di Ranulf e poi di portami proprio via dal castello con voi.»
I due uomini si guardarono alzando le sopracciglia incuriositi e poi all'unisono incrociarono le braccia in attesa che si spiegasse meglio.
«Dovevo parlare una lingua che Ranulf non comprendesse, e tu sembravi proprio avere l'aspetto di uno del posto da dove provengo.»
«Siamo di Berwick!» risposero all'unisono.
«Oh..fantastico! Non ho la più pallida idea di dove sia, ma mi piace comunque. Se mi ci portate, vi aiuterò con quello che state cercando!»
I due uomini si guardarono consultandosi con lo sguardo e si fecero un cenno di conferma.
«Stiamo cercando la stanza dei dipinti delle pretendenti di Ranulf, sai dove si trovi?»
«Sì, certo. È qui, in fondo all'ala sud, affianco alla stanza del laird. Non credo sia aperta, ma possiamo provare. Seguitemi!»
Li precedette a passo spedito ancheggiando sotto la mantella trasparente. Sotto si intravedeva una fascia che passava intorno al collo per incrociarsi sul suo petto coprendo malapena i suoi capezzoli. Il sottile pezzo di stoffa proseguiva poi oltre i fianchi creando un nodo sul fondo schiena. I due lembi si tuffavano poi tra le natiche per poi riemergere sul ventre creando una v che lasciava poco all'immaginazione.
Arrivarono davanti agli alloggi di Ranulf e la bionda indicò una porta. Blake fece per aprila ma sembrava essere serrata dall'interno, oltre che da un lucchetto sull'esterno.
«Non viene mai usata questa porta, credo che il Laird vi acceda solo dalla sua stanza. Le due stanze sono comunicanti.»
Blake si voltò verso la porta degli alloggi del Laird.
«No! E poi no!» Esclamò Ian intuendo l'intento del suo Laird. «Non ci pensare nemmeno, è troppo pericoloso! Non ne vale la pena. Domani mattina avremo comunque le nostre risposte!»
Blake corrugò la fronte con aria cupa, ma nel mentre udirono il passo di diversi uomini e il rumore di spade che dalla fodera tintinnavo contro qualcosa di metallico.
«Guardie in arrivo!» Disse la danese «Presto non dovremmo essere qui!»
Prese i due uomini per le le mani e li trascinò sul lato del corridoio. Butto a terra la mantella e si slacciò dal collo la fascia. Mise la mano di Blake sul suo seno sinistro e gli spinse le testa nell'incavo del suo collo. Poi prese la mano di Ian e se la mise tra le coscee e infine gli infilò improvvisamente la lingua in bocca lasciandolo senza fiato.
«Ma guardali qui! Vi piacciono le cose a tre quindi! Non pensavo faceste coppia anche in questo genere di cose. Potevate dirlo tranquillamente. .» Ranulf era in testa a quattro guardie e a braccetto teneva la donna dalla pelle di ebano più un'altra bionda.
Ian e Blake si finsero imbarazzati distaccandosi dalla danese.
«Ma cosa ci fate in quest'ala? Hemma non ti sai ancora orientare? Per tutti i tuoi stramaledettissimi Dei, lo sai che le stanze degli ospiti sono nell'ala ovest!»
«Mio signore, stavo venendo verso la tua stanza per farmi trovare a letto da te, in quanto non avevo inteso che loro mi desiderassero. Poi mi sono accorta che mi stavano seguendo e mi sono offerta come da tuo volere.»
«E cosa diavolo dovevi fare nella mia stanza senza di me, Bah!» Scioccato e a annoiato dalla conversazione si rivolse ai suoi ospiti «Sono troppo stupide le donne danesi, l'ho imparato a mie spese!»
Ian vide deglutire Hemma come se stesse ingoiando qualcosa di troppo grande.
«Ora andate, ho da fare!» Disse toccando il fondoschiena delle sue accompagnatrici.
«Hemma è tutta vostra, per me è troppo poco calorosa. Magari in due riuscirete ad accenderla. A te Ian vedo che piace molto direi!» Indicó il rigonfiamento nei suoi pantaloni.
«Facciamo così, ve la regalo proprio come omaggio per la festa di Saint Andrew. Portatevela all'accampamento come souvenir di Bebbamburg. Sarà perfetto l'ambiente per una randagia come lei. Si sentirà come a casa.»
Non ricevendo nessuna reazione dai due li congedò.
«Buon divertimento, signori!» Concluse dirigendosi verso le sue stanze.
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