06. Qualcosa di inaspettato
Blake le lasciò giusto qualche istante per riprendere fiato, ma non aveva intenzione di darle una vera e propria tregua.
La fece voltare a pancia sotto, suggerendole di rannicchiarsi sulle ginocchia in modo da lasciarle tutto lo spazio per agire dietro di lei. In pochissimo tempo la fece esplodere una seconda volta. Stava studiando i suoi punti deboli più reconditi.
Quello era il modo di Blake per conoscere il corpo della sua amante ed era certo che lo stesse conoscendo per la prima volta anche Glenna.
Si fece cadere accanto a lei e la osservò ammaliato. Eeda era ancora in preda agli spasmi dell'orgasmo che riecheggiavano attraverso tutto il suo corpo.
Le concesse un pochino più di tempo per recuperare. Aveva bisogno di lasciarle un pizzico di lucidità per lo studio successivo e quando il suo respirò si fece più regolare, la attirò per il bacino fino alla sua faccia.
Voleva lasciarle più spazio per permetterle di conoscere il proprio corpo, seppur sempre guidandola.
La penetrò con il pollice, mentre l'incavo della mano affondava tra le natiche. Spinse le sue labbra intime nuovamente verso la sua bocca e attese che fosse lei a condurre il ritmo.
Con sorpresa la scoprì estremamente avida di piacere. I suoi movimenti non avevano un ritmo regolare e questo voleva dire che stava già ascoltando il suo corpo assecondandone le richieste.
Eeda non raggiunse tuttavia l'orgasmo in modo fulmineo come accadde in precedenza, sotto la sua sapiente guida, ma il ritardo intensificò l'esplosione e le prosciugò tutte le energie.
Ansimante, si lascio cadere su un fianco in direzione contraria a quella di Blake appoggiando la sua guancia sulla sua coscia muscolosa. Il suo respiro comunicava che era sconvolta, incredula, frastornata e decisamente sfinita.
Forse aveva un po' esagerato con lei, ma sentì il desiderio di regalargli una conclusione più dolce che la accompagnasse tra le braccia di morfeo. Non si mosse finché non calò il silenzio assoluto. Allora si mise su un fianco anche lui e molto lentamente si fece strada con la mano tra le sue cosce. Gliele allargo e iniziò a baciare le rosa delle sue carni con estrema lentezza.
I le sue labbra erano morbide e la stimolò più con la bocca, che con la lingua, questa volta, ma a un tratto, e in modo dal tutto inaspettato, si sentì afferrare inaspettatamente la sua durezza e sentì le sue labbra posarsi sulla sua sommità estrema dolcezza .
Non era di certo un gesto che si sarebbe atteso da una vergine, ma non la bloccò perché era stato incredibilmente naturale.
Si tirò su e si mise seduto sulle ginocchia. Lei lo stava guardando con aria colpevole, come se avesse fatto qualcosa di male. Blake le fece un cenno rassicurante con il capo, facendole capire che andava tutto bene e le accarezzò il volto riportandola sul suo basso ventre e guidandola con la mano aperta sotto il suo orecchio.
I suoi baci sembravano riprodurre quello che lui aveva fatto a lei.
D'altra parte era l'unica esperienza da cui poteva trarre spunto. Era davvero qualcosa di diverso da tutto ciò che le bocche più esperte gli avevano fatto provare.
L'eccitazione dovuta al ricordo delle sue grida, delle sua labbra che si contraevano dal piacere come in cerca delle sue, delle contrazioni e delle scosse che aveva avvertito tra le sue dita ad ogni orgasmo, lo avevano già portato pericolosamente al limite.
Quella dolce e inesperta bocca stava facendo il resto. Si lasciò andare, ricordandosi solo in ultimo che forse lei non era pronta all'esplosione del suo seme. Emettendo un suono gutturale e profondo la prese improvvisamente per le spalle e la tirò su.
Strizzo gli occhi con il volto verso il cielo ed il suo orgasmo esplose sui seni di lei.
Eeda non era molto sicura di quello che era appena successo. Si era mossa istintivamente e lui l'aveva guidata. Era sicura di avergli dato piacere, come lui aveva fatto con lei. Il suo seme sparso sul petto, per quanto ne sapeva, doveva esserne la conferma.
Tuttavia non capiva come mai la stesse guardando dritta negli occhi, con uno sguardo di collera. Il suo respiro sembrava simile agli sbuffi che emettono i tori prima di caricare. Era sicura che gli sarebbe saltato addosso in maniera molto violenta da un momento all'altro. Doveva aver per forza sbagliato qualcosa. L'aveva interrotta in modo così brusco. Sì, era l'unica spiegazione. Forse gli aveva causato qualche dolore alle parti intime.
«Mi dispiace, ti ho fatto male?» Si affrettò a pronunciare timidamente quelle scuse, sperando che bastassero a non essere aggredita.
Di tutta risposta lui scoppiò a ridere in modo estremamente fragoroso. Non era una risata nervosa o di scherno. Era una risata felice e il suo sguardo si era ammorbidito. Continuando a ridere scese dal letto afferrò la caraffa di vino e se la porto alla bocca. Rise ancora scuotendo la testa prima di ingurgitare avidamente il vino. Appena si staccò, sempre continuando a sorridere, prese il telo di cotone che era rimasto tra le pellicce, ne immerse un angolo nella bacinella d'acqua, che le serve aveva lasciato prima di congedarsi, e lo passo sui seni di lei.
«Tutt'altro, mia bella vergine dai capelli di fuoco. Tutt'altro.»
Eeda si lascio scappare un sospiro di sollievo e finalmente si rilassò. Gli sorrise e lui ricambiò prima di allungarsi a prendere il piatto con pane, uva e formaggio dal vassoio. Glielo porse.
«Scommetto che ora hai parecchia fame.»
Come faceva a saperlo? Non appena la tensione era svanita aveva iniziato a sentire i crampi allo stomaco. Dopo aver provato quel turbine di sensazioni fortissime senza un attimo di sosta, il suo corpo stava reclamando proprio del cibo. Forse era normale aver tutta quella fame dopo certe attività. Così come sentirsi sfinite e deboli.
Un sensazione di benessere la colse non appena mandò giù il primo boccone.
Blake le imboccò un acino d'uva e una scarica le percorse subito il basso ventre non appena le sfiorò la bocca con le dita. Gli sorrise in modo malizioso.
«Credo che tu abbia tenuto sveglio l'intero accampamento con le tue grida. Nessuno crederà che io abbia preservato la tua verginità.»
Grida? Non si era resa conto di aver urlato. I ricordi di quello che era successo erano così vaghi e confusi. Aveva perso completamente il controllo del suo corpo e della sua mente. Si era sentita inebriata da talmente tante sensazioni da dimenticarsi chi fosse. Le sue guance avvamparono al pensiero di altri particolari che potesse non ricordare.
«Mi dispiace» Replicó con imbarazzo.
Blake tornò a sorridere divertito: «Non ti aveva mai toccato nessuno così?»
Divento ancora più rossa: «No, mai.»
«E tu? Non ti eri mai toccata?» Indagò.
In quel momento il suo volto doveva essere veramente color cremisi. Scosse il capo come risposta e poi aggiunse «E' stato meraviglioso. È sempre così? È così anche dopo aver perso la verginità, facendo....»
Blake provò un senso di tenerezza di fronte all'ingenuità di quella domanda.
«No. Non è sempre così. A volte accade che le donne non si trovino a proprio agio come lo eri tu.»
Avrebbe voluto spiegarle tante cose. Ma era un argomento pericoloso. Non voleva addentrarsi in una discussione simile. Era chiaro che fosse entusiasta della esperienza e che ormai la sua curiosità fosse stata fin troppo stimolata.
Aveva paura che trovasse il coraggio di chiedergli di possederla completamente e in quel caso sarebbe stato impossibile non accontentarla.
Inoltre aveva un'aria distrutta. Seppur sempre bellissima nei suoi capelli arruffati e nei suoi occhi brillanti, ma che non riuscivano più a stare completamente aperti.
La fissò ancora un attimo e poi si alzò diretto verso l'uscita della tenda, mettendosi sulle spalle una mantella di pelliccia.
«Ora riposa» le ordinò.
Camminò fino al confine del campo e scostò la mantella per scaricare un po' di acqua. Nel mentre ripensò al suo orgasmo. Era la prima volta che una vergine l'aveva fatto venire in quel modo. Era stata davvero una piacevole sorpresa, anche se non gli sembrò così strano. C'era davvero qualcosa di particolare tra loro due che non si sapeva ancora spiegare.
Allo stesso tempo, però, dopo tutta quella intimità, era ancora più certo che non stesse dicendo tutta la verità. Non capiva ancora quale fosse la dissonanza del suo racconto che lo faceva impensierire. Gli era sembrato che nonostante fossero evidenti le paure dovute ai suoi stati di verginità e prigionia, si trovasse esattamente dove e con chi volesse essere.
Le sue preoccupazioni furono interrotte dalla vista di una figura scura che si muoveva velocemente tra gli alberi. Qualcuno stava spiando l'accampamento.
Emise un fischio deciso per richiamare gli uomini di guardia al perimetro, i quali notarono immediatamente la figura e si precipitarono ad inseguirla.
Il primo pensiero fu rivolto alla donna che giaceva nel suo letto. Era al sicuro? O potevano esserci altre loschi individui che si aggiravano intorno.
Timmy gli stava venendo incontro. Si apprestò ad aggiornare il Laird confermando che il perimetro era in sicurezza e aspettarono insieme il ritorno delle guardie. Purtroppo l'uomo era scappato a cavallo e non erano riusciti a raggiungerlo.
«Tenete gli occhi ben aperti questa notte.» Si raccomandò prima di far ritorno alla sua tenda.
Controllare i movimenti del nemico, nascosti dal buio della notte era una pratica molto comune da parte di entrambe le fazioni. Tuttavia gli era sembrato strano che quell'uomo si muovesse in solitaria.
Entrò nella sua tenda e si rasserenò nel vederla addormentata profondamente. Spense tutte le candele tranne quella che ormai aveva solo mezzo dito di cera, considerato che si sarebbe esaurita da sola a breve e rimase ad osservarla.
Doveva essere davvero crollata subito. Il piatto con il pane avanzato era rimasto ancora sul letto e non era riuscita nemmeno a coprirsi. Si lasciò cadere affianco a lei e tirò sopra di loro la pelliccia più ampia.
Lei emise un leggero brontolio e nel sonno si avvinghiò al suo torace come se fosse un gesto abituale. Con altrettanta intimità lui appoggiò il mento sul capo e le circondò la vita con il braccio
«Chi sei mia bella vergine dai capelli di fuoco?»
Bisbigliò e con un sospiro socchiuse gli occhi e si addormentò profondamente.
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