05. Dissimulazione

Eeda si sentiva debolissima, quasi inconsistente, come se stesse fluttuando nell'aria, ma si sforzò di mettersi seduta sul letto come Blake, con l'intento di riacquistare un briciolo di dignità. Era frastornata e sconvolta da quello che le aveva appena fatto provare.
Sapeva però che era giunto il momento di recuperare lucidità e concentrazione. Non aveva più scampo. Aveva provato e riprovato la versione sulla sua falsa identità migliaia di volte. Doveva solo trovare qualche istante per ricomporsi dopo quella esperienza travolgente.
«D'accordo...» Disse per guadagnare altro tempo.
Blake comprese che la donna era frastornata dall'accaduto e si alzò per prenderle il calice d'acqua.
Eeda ringraziò con un cenno e fece per prendere quanto le era stato porto. Sfiorò la mano di Heron e si accorse con estremo imbarazzo che quel dito era ancora bagnato dei suoi umori. Mantenendo il suo sguardo verso il basso, scolò tutto d'un fiato l'acqua fresca. Ne voleva ancora. Non riusciva a capacitarsi da dove arrivasse tutta quella arsura.
Blake prevedendone il bisogno era già davanti a lei con la caraffa. Non era tanto un gesto galante in realtà. Più che altro non aveva la minima intenzione di farle perdere altro tempo o voleva lasciarle spazio per altre scuse.
Dopo altri due calici colmi di acqua, inspirò profondamente preparandosi a parlare.

Aidan le aveva spiegato che per essere credibile sotto interrogatorio doveva attenersi il più possibile alla verità. Doveva semplicemente manipolarla e omettere qui e là qualche informazione. Tenendo lo sguardo sul punto del tappeto su cui Unah aveva fatto cadere il vino rosso, Eeda espirò e iniziò a raccontare.
«Mi chiamo Glenna, sono figlia di un fittavolo di Etel. Mio padre mi aveva promesso in sposa ad un vicino di appezzamento più anziano di lui, vedovo, ubriacone e con già tre figli piccoli a cui badare. Mi aveva venduta a quel sudicio e violento essere solamente con la speranza che morisse presto, in modo da trarre profitto dai suoi terreni. I suoi figli erano troppo piccoli per ereditarli, e con il benestare del laird, sarei stata io ufficialmente ad occuparmi della tenuta fino al compimento della maggiore età del più grande dei figliocci. In pratica avrei dovuto passare dal volere di mio padre, a quello di quel vecchio viscido, per poi tornare a seguire gli ordini di mio padre, il quale non mi avrebbe mai permesso di risposarmi con il fine di mantenere i vantaggi su quelle terre.»
Si accorse di pronunciare quelle parole davvero con trasporto. La tattica di Aidan stava funzionando, dopotutto. Stava traboccando di collera nei confronti del suo vero padre per averla messa in quella situazione.
«Quindi sei scappata?» La incalzò Blake per spronarla a procedere con il racconto.
«Si. Non sopportavo l'idea di passare un solo istante nel letto di quell'uomo. Sono scappata la sera prima delle nozze, senza sapere esattamente dove andare. Ho iniziato a camminare verso est. L'idea di raggiungere il mare mi ispirava un senso di libertà. Ho ingenuamente pensato che qualsiasi cosa potesse capitarmi non poteva essere peggiore del giacere con quell'essere, ma avevo fatto male i calcoli. Un contrabbandiere mi ha rapita lungo il mio cammino e mi ha venduto ai proprietari del bordello delle ragazze, mentre erano già in viaggio per Allerdean. Poi i tuoi uomini ci hanno fatto prigioniere e ora mi trovo qui nella tua tenda.»
Si Sentì pervadere da un ondata di calore al ricordo di pochi instanti prima e il groviglio delle viscere tornò ancora più forte.  Alzo finalmente gli occhi e incrociò il suo sguardo per la prima volta dopo quello che era successo tra le sue gambe. Era certa che il suo volto ormai fosse diventato dello stesso colore del vino sul tappeto. Aveva fissato quella macchia per tutto il tempo della messa in scena, pensando alla povera oca di Unah. 
«Ma dopotutto non mi dispiace essere qui e mi è piaciuto davvero molto quando mi hai toccata.»
Non ebbe paura a dirlo guardandolo dritto in quegli occhi profondi ed indagatori, perché quella era davvero la verità.

Blake la scrutò per qualche istante indeciso se crederle o no. Non aveva dubbi che le fosse piaciuto. Era stato abbastanza evidente e a tratti le aveva quasi fatto tenerezza il modo in cui aveva tentato di mascherare il suo stato virginale.
Tuttavia riservava qualche dubbio riguardo il suo racconto. Qualcosa in lei non gli tornava e difficilmente si sbagliava in queste occasioni.
Il risentimento nei confronti del padre che trasaliva dalle sue parole era sicuramente sincero.  Aveva notato chiaramente il senso di impotenza che l'aveva oppressa dalla voce incrinata quando aveva accennato al rapporto con lui. Il disgusto per il suo mancato marito trasaliva attraverso piccoli brividi ogni volta che lo aveva descritto.
Tuttavia c'era ancora qualcosa che nascondeva. Si promise di verificare la sua versione l'indomani. Non poteva permettersi di incrinare i rapporti con il clan di Etel, ovvero i vicini di casa del loro nemico. Doveva essere sicuro che Glenna non fosse scappata dopo il compimento delle nozze, invece che prima come sosteneva. Non avrebbe dovuto appropriarsi della moglie di un fittavolo di Colum di Etel.  Anche se ubriacone e violento.
L'idea di lei nel letto di un uomo simile gli scatenò un senso di rabbia e gelosia mai provato prima nei confronti di una sua amante. E Glenna non lo era ancora nemmeno diventata del tutto, nonostante quella notte avrebbero condiviso la sua tenda. Ad ogni modo, finché non avesse verificato la sua storia, non si sarebbe appropriato della sua integrità. Se davvero quella creatura non apparteneva a nessuno, l'avrebbe invece fatta sua in seguito.
Cosa fare quindi con lei? Conosceva diversi modi per intrattenersi con le vergini donando loro piacere e senza però sottrarre la prova della loro onore. Onore che qualcuno molto probabilmente avrebbe preteso un giorno.
Da quando aveva sedici anni si era intrattenuto con diverse amanti, più o meno esperte e navigate, ma non disdegnava neanche le coetanee vergini. Solo una volta diventato Laird si concesse però la libertà di appropriarsi di qualche di prima notte, semplicemente perché nella sua posizione poteva organizzare comunque un buon matrimonio con qualche suo fittavolo, evitando di farle cadere in disgrazia.
Cosa che avrebbe potuto fare lo stesso con Glenna, se fosse stata del suo clan, ma dato che arrivava da Etel, doveva prima verificare la sua effettiva posizione. Nel frattempo si sarebbe divertito con lei imponendosi qualche limite.
L'unica perplessità riguardava l'attrazione che provava per lei. Era infatti troppo potente. Non aveva mai provato niente di simile e non l'aveva nemmeno ancora posseduta. Aveva paura di perdere il controllo, sentendola gemere e contorcersi dal piacere tra le sue mani, o ancora peggio sulla sua bocca.
Ma come poteva ignorarla dopo quello che aveva appena assistito? La reazione del suo corpo ad una semplice e breve verifica di integrità, era stato sorprendente. Non poteva resistere alla curiosità di come avrebbe risposto a stimoli più audaci, e non aveva nessuna intenzione di farsi sfuggire quella gustosa occasione.  Avrebbe assaporato piano piano il suo entusiasmo per le nuove sensazioni, per tutto il tempo necessario a verificare la versione della sua storia. Solo infine, se l'esito fosse stato positivo, l'avrebbe fatta sua per condurla verso piaceri ancora più intensi.

Si guardarono intensamente ancora per qualche istante, Blake ripose quindi la caraffa a terra. Si alzò in piedi. Senza distaccare lo sguardo dai suoi occhi si sfilò i pantaloni e la camicia. Rimase nudo, in piedi, con le gambe leggermente divaricate e la testa leggermente protesa verso la sua futura amante. La sua postura era ferma, possente ed equilibrata.
Trasmetteva una estrema consapevolezza del proprio corpo nudo e della prova evidente della sua eccitazione.

Quella mattina quando Eeda l' aveva visto per la prima volta, la sua semi nudità l'aveva fatta vacillare ed era stato inevitabile il paragone tra i suoi due mancati promessi sposi.
Come se fosse possibile paragonare il rischiare la vita nel letto di Blake di Heron e il vivere una vita sicura e piena di agi con qualche breve comparsata nel letto del pachiderma di Bebbamburg. Per qualche istante, l'indignazione nei confronti del padre per averla messa in quella situazione svanì.
Si era vergognata terribilmente subito dopo aver fatto quel pensiero e aveva cercato di riconcentrarsi in modo freddo e razionale sul suo obbiettivo in quel contesto.
Ma in quel momento, davanti alla sua completa nudità e dopo aver provato quel profondo fremito sotto il solo tocco della sua mano, fu davvero difficile cercare di riprendere il controllo di sé stessa.
Era pervasa dalla curiosità di conoscere quell'immenso e possente corpo che le si parava davanti e ancora di più da un accecante desiderio di riprovare la sensazione che gli aveva creato quella piccola invasione della sua intimità.
Era stato davvero meglio di quanto potesse mai immaginare.  Tralasciando il modo brusco con cui l'aveva spinta sul letto, era stato attento, delicato e sembrava propenso all'insegnamento. Per un attimo non riuscì a non pensare che nonostante tutto, Blake si avvicinava esattamente all'idea di sposo amorevole, protagonista delle sue fantasie da ragazzina che riguardavano la prima notte di nozze.
Che ironia della sorte! Secondo i piani dei rispettivi nonni avrebbe dovuto essere davvero lui suo marito. D'un tratto si sentì come se qualcuno le avesse strappato ingiustamente la vita alla quale era predestinata. Non si erano infatti mai più visti dopo quell'estate di accordi stipulati a Berwick, e nella situazione attuale il suo obbiettivo consisteva nel riempirlo di menzogne, per poi darlo in pasto a suo padre.
Si stava apprestando a perdere la verginità con un uomo che l'avrebbe uccisa all'istante, se solo avesse saputo il suo vero nome.

Per il momento però, Blake era davanti a lei, completamente nudo e stava tendendo la sua mano possente verso di lei. Scivolando su un lato si mise seduta sul letto e si soffermò per qualche istante a fissare le sue parti intime e nel farlo diede di nuovo credito alla teoria dell'atto molto doloroso.
Era impossibile che le sue cavità, che erano state appena riempite da un solo dito, formassero in qualche modo uno spazio confortevole per quello strano membro che si protraeva fiero verso l'alto.
Un senso di timore le corse lungo la schiena.
Prese coraggio e allungo la sua mano dentro quella dell'uomo. Con un movimento deciso Blake la face scendere dal letto e l'attirò a sé. I loro corpi erano uno contro l'altro divisi solo dal leggero strato di mussola della camicia di Eeda. Sentendo premute le sue parti intime sul suo ventre, ebbe la conferma che quella protuberanza non sarebbe proprio potuta stare dentro di lei.
Blake percepì la sua tensione e fece scivolare una mano nell'incavo della schiena verso l'alto, fino a prenderle la nuca sotto i folti capelli. Le inclinò la testa indietro, e le si preparo a riceve il suo primo vero bacio. Ma per quanto lui le stesse fissando le labbra emettendo un leggerissimo rantolio di desiderio, si abbassò e oltrepassò la sua bocca per dirigersi verso il collo. Glielo divorò con una lentezza che le fece mancare il fiato. La sua lingua inumidì la sua pelle da sotto l'orecchio, fino alla punta della spalla.
Lei gemette ritrovandosi il basso ventre di nuovo aggrovigliato dal desiderio di essere toccato.
Poi il viso di Blake tornò di fronte al suo. Gli occhi dentro i suoi occhi e la bocca che quasi sfiorava la sua. Ne sentiva l'umidità nonostante le loro labbra non fossero a contatto. Il desiderio di essere baciata diventò insopportabile. La mani di lui le allargarono l'ampio collo della camicia facendola scivolare lungo le braccia e lei trasalì dal piacere allo scivolare del tessuto sulla sua pelle.
Eeda pensò ancora che l'unguento delle serve avesse acuito la sensibilità della sua pelle. Ogni minimo gesto creava delle vibrazioni che sentiva convergere dove lui l'aveva esaminata poco prima.
Non aveva dimestichezza con quello stato di eccitazione e di conseguenza le sembrava tutto fuori dalla normalità.
Blake fece cadere la camicia lungo i suoi fianchi lasciandola completamente nuda. Prese le mani di lei e se le posò sul petto. La stava invitando a conoscere il suo corpo. Incline all'insegnamento, pensò nuovamente Eeda.  Accettò con trepidazione l'invito e fece scivolare le sue mani sul suo torace lentamente, prendendo spunto dalla lentezza con cui lui l'aveva toccata prima. Quel torace era duro come pietra, ma allo stesso tempo caldo e invitante.  Avrebbe voluto affondarvici il viso, ma non voleva risultare troppo sdolcinata.
Seguendo la linea di congiunzione dei pettorali, scivolò fino al ventre altrettanto marmoreo. Passo poi entrambe la mani dietro, sui fianchi, per poi avanzare a conoscere la miriade di sfaccettature dei muscoli della schiena.

Lui rimase fermo, immobile, aspettando che lei familiarizzasse con il suo corpo. Dubitava che sarebbe tornata sul suo ventre per poi scendere.
Glenna voleva sembrare audace ma non lo era poi così tanto in quanto vergine. Non era nemmeno sicuro che sarebbe scesa lungo la schiena per andare ad esaminagli le natiche.
La lasciò quindi ad indugiare per qualche attimo intorno alle sue scapole, poi gli afferrò le mani e se le assicurò dietro la nuca, prima di chinarsi davanti a lei.
Con una mano le avvolse la caviglia destra e risalì fino alla coscia. Arrivato in cima non cercò di inserirsi nuovamente, ma le divaricò semplicemente le gambe.
Alzò lo sguardo per fissarla un ultima volta con un ghigno compiaciuto e promettente, prima di tuffarsi su suo frutto succoso e illibato.

Non appena sentì il contatto umido della sua lingua nelle sue parti intime, Eada gettò la testa indietro gemendo e perdendo quasi l'equilibrio.
Sentendola vacillare lui l'afferrò per i fianchi, affondando ancora di più il suo volto tra le sue cosce.
Continuava a gemere e a respirare affannosamente. I suoi mugolii si trasformarono presto in brevi e sensuali grida. Era soddisfatto di averle fatto perdere il controllo in pochissimo tempo e di conseguenza ritenne che fosse il momento di destabilizzarla con un piccolo cambiamento.
Si stacco da lei per prenderla in braccio. Lei gemette socchiudendo gli occhi in preda alla delusione dell'interruzione. La fece sdraiare sulle pellicce e la sovrastò appoggiandosi su un fianco. La fissò per qualche istante aspettando che riaprisse gli occhi.
Poco dopo aver riagganciato il suo sguardo, il suo dito medio e l'indice la penetrarono con un movimento più deciso rispetto alla prima volta. Lei sussultò dalla sorpresa e forse anche da un pizzico di dolore. E il volto di Blake scese nuovamente tra le sue cosce per farsi perdonare.
Pochissimo dopo sentì sulle dita e sulla bocca i primi segnali che presagivano l'arrivo all'apice del suo piacere. Inaspettatamente, sentì posare le sue mani sua nuca come a volerlo controllare, senza sapere però esattamente come fare. Eada spalancò maggiormente le gambe. Era chaiaro che quel piacere potente e sconosciuto stava iniziando a diventare insopportabile per la sua mente. I movimenti del suo corpo si fecero istintivi, premendo il bacino verso il suo viso dove si trovava la fonte di quel piacere.
Era venuto il momento di regalarle il primo orgasmo della sua vita.
La fece esplodere premendo ripetutamente la lingua sulla parte alta della sua succosa e dolce fessura, inondandola di saliva, mentre con le due dita spingeva sulla parete superiore della sua cavità.
I suoi muscoli interni si contrassero ripetutamente su di esse, in perfetta sincronia con le sue urla.
Le sue grida riecheggiarono per tutto l'accampamento e forse anche fino a quello di Macdellah, pensò Blake trattenendo una ghigno irriverente, pensando oltretutto che i componenti del suo intero clan avrebbero avuto sicuramente qualcosa di cui sparlare il giorno seguente.

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