02. Un risveglio difficile
Blake uscì dalla sua tenda richiamato dalle urla chiassose e divertite dei suoi uomini.
Il sole già alto e l'aria, ormai diventata più calda, lo frastornarono ancora di più.
Non aveva dormito per niente bene quella notte. Un sonno pieno di sogni angoscianti, di cui però non aveva un preciso ricordo. Non si era ancora abituato all'eredità di suo padre, ovvero la responsabilità di così tante vite nelle sue mani.
Era così difficile sapere che nonostante qualsiasi decisione prendesse, difficilmente passava mese in cui non avrebbe dovuto mandare un messo al suo castello per comunicare i nomi dei deceduti alle mogli, fidanzate, amanti e figlie, che aspettavano invano il ritorno dei rispettivi uomini.
Nessuno nel suo clan avrebbe mai sospettato che molto spesso l'ansia lo opprimesse in quel modo.
Blake godeva di un profondo rispetto da parte della sua gente, fin da quando era adolescente. Suo padre era stato un laird molto arrogante.
Più concentrato sul cercare di allargare i propri possedimenti e il proprio ego, piuttosto che sul benessere della sua gente.
Il figlio era invece apparso fin da ragazzino molto diverso. Era evidente che fosse attento ad altri aspetti riguardo l'essere capo clan. Questo, però, non era mai stato visto come segno di debolezza. Incuteva lealtà, ma allo stesso tempo anche timore. In questo gli era di grande aiuto la sua stazza possente e muscolosa che sovrastava la maggior parte dei suoi guerrieri, fin da quando era giovanissimo.
Agli occhi di tutti sembrava che ricoprire il ruolo di signore di Heron, fosse per lui naturale quanto respirare.
La sua gente confidava che un giorno avrebbe riportato la pace, come aveva fatto suo nonno, ma ora la situazione lasciata dal padre, era tutt'altro che pacifica. Ormai non gli era più nemmeno chiaro quale delle due fazioni stesse attaccando e quale si stesse difendendo.
Decise di ignorare il fragore degli uomini e si diresse verso la pozza di acque termali che si trovava vicino all'accampamento.
Avrebbe preferito l'acqua gelida del fiume Tweed per risvegliare i sensi e riprendersi dal mal di testa che gli martellava le tempie, ma forse il contatto con l'acqua calda lo avrebbe comunque aiutato a sciacquare via l'amaro dei sogni della notte appena trascorsa e a scrollarsi dalle spalle la pesantezza di qualche pensiero.
Fece segno a Ian di non seguirlo. Non voleva tra i piedi nessuno delle guardie o della servitù.
Per di più Ian non era solo la sua prima guardia, il suo primo consigliere e fidato braccio destro, ma era prima di tutto suo amico, o forse ancora meglio una sorta di fratello, se non fosse che i due sembravano davvero il giorno e la notte.
Ian aveva lunghi capelli folti ben raccolti sul capo. Erano di un biondo quasi splendente e occhi di un blu profondo.
Blake invece aveva capelli di media lunghezza di un castano scuro e i suoi occhi erano di un nero quasi magnetico, che andava dal tetro durante i combattimenti, passando dal penetrante durante gli intrattenimenti sensuali, fino al luccicante durante le gioie di un banchetto o di una semplice bevuta con i suoi uomini.
Erano di pari di corporatura, così come di avvenenza, seppur completamente diversa. Nonostante Ian avesse origini palesemente norrene e molto umili, essendo figlio non riconosciuto di una serva del castello, curava il suo aspetto come se appartenesse alla nobiltà.
Blake invece, che non badava molto a certe formalità dall'alto del suo stato, si radeva la barba poco frequentemente e questo gli donava un aspetto ancora più feroce.
Erano cresciuti assieme, e con lui poteva confidarsi riguardo qualsiasi argomento, dal più ludico al più profondo. Questo perché Ian lo conosceva meglio di quanto Blake conoscesse sè stesso.
In quel momento tuttavia non aveva affatto bisogno di parlare e men che meno di stare con una persona che praticamente gli leggeva la mente e che avrebbe fatto di tutto per stanare ogni sua preoccupazione, facendola venire a galla nella migliore delle ipotesi con ironia o semplicemente affrontandola in modo diretto. Blake aveva bisogno solamente di smettere di pensare e stare solo.
Non aveva nemmeno voluto nessuna compagnia femminile ad intrattenerlo nella sua tenda la notte precedente, come era in genere solito fare.
Si era accontentato di una pelliccia in più. Forse era stato proprio questo l'errore. Con un po' della leggerezza regalata da qualche birra e dai piaceri della carne, forse non avrebbe avuto un sonno così disturbato.
Ad ogni modo ormai era tardi e doveva riprendersi in fretta per affrontare una nuova e complicata giornata da Laird.
Arrivò alla piccola spiaggia che creava un naturale accesso all'ampia pozza termale. Si sfilò gli stivali e fece cadere la tunica e i pantaloni in pelle sulla sabbia argentata.
Non appena tornato in posizione eretta ebbe la percezione che la sua possente schiena fosse osservata in modo avido da occhi femminili.
Meeren lo aveva seguito, probabilmente con la speranza che la invitasse ad unirsi a lui in un languido e rovente bagno.
La giovane donna voleva accertarsi che fosse ancora la sua favorita, dato che la notte prima non l'aveva convocata nella sua tenda e quella ancora precedente l'aveva posseduta in modo freddo, distratto è piuttosto macchinoso, rispetto ai suoi abituali approcci passionali.
«Meer, torna immediatamente all'accampamento!» Le intimò con tono cupo e perentorio.
«Ma Mio signor...» Cercò di replicare lei, ma Blake si voltò e la congelò con lo sguardo, prima ancora che riuscisse a formulare mezza frase.
Meeren sussultò, fece un cenno di assenso misto a scuse, e abbassò la testa. Prima di dileguarsi silenziosa, si concesse una manciata di secondi per ammirare quel meraviglioso corpo nudo.
Gli era mancato terribilmente averlo tra le sue cosce la sera prima. Era completamente assuefatta dalla deliziosa sensazione di sicurezza che le dava, quando la sovrastava e la faceva sua.
Non si faceva grosse illusioni, ma stava facendo di tutto per rimanere nelle sue grazie il più a lungo possibile.
Sicuramente una volta stancatosi di lei, sarebbe stato così premuroso da trovarle un marito con almeno una dimora decente e un pezzetto di terra da lavorare. Tuttavia era certa che Blake fosse un amante incredibilmente fuori dal comune. Nessuno altro uomo le avrebbe dato piacere in quel modo. Era un fatto assodato a detta di tutte le sue amanti che si erano susseguite negli anni. Così come dilagava rispetto e lealtà tra gli uomini, tra la popolazione femminile godeva infatti di una sensualissima venerazione.
Con un grosso sospiro Blake si voltò di nuovo verso la pozza e si immerse scuotendo la testa infastidito fortemente dall'invadenza di Meeren.
Stava diventando decisamente troppo appiccicosa e questo lo indisponeva parecchio.
D'altra parte il campo non aveva una vasta offerta in fatto di donne. Lei era riservata esclusivamente a lui, in quanto non aveva molta voglia di condividere con i suoi uomini gli intrattenimenti femminili, sebbene non rappresentassero altro che un mero divertimento notturno.
Nonostante tutto però, era fuori discussione che permettesse l'accesso alla sua tenda ad una donna che avesse passato anche solo una singola notte nel giaciglio di uno dei suoi guerrieri.
Perciò per il momento doveva tenersi Meer come amante.
La sua bellezza era inoltre decisamente sopra la media. Aveva capelli biondi e ondulati che la rendevano intrigante e selvaggia nei momenti di intimità, mentre qualche piccola lentiggine le donava a volte un'aria quasi bambinesca, che era però spesso spazzata via dai suoi occhi blu scuro colmi di una luce avida e spietata.
Era stata proprio quella avidità che l'aveva portata ad essere quasi invadente fino a sconfinare quei ruoli che Heron richiedeva di rispettare con estrema attenzione a tutte le sue amanti.
Dopo qualche attimo, l'acqua calda sortì finalmente il suo effetto. I muscoli si stavano rilassando e un accenno di serenità pervase il suo corpo e la sua mente, non appena chiuse gli occhi.
Rimase semi immerso, disteso sulle rocce del fondale per un po'. I muscoli più prominenti del torace facevano capolino dall'acqua seguendo il suo respiro calmo, profondo e regolare. Delle goccioline d'acqua rimanevano imprigioniate nella leggera peluria del petto, brillando di tutti i riflessi dell'acqua. Una brezza frizzante lo accarezzò in modo lieve bilanciando perfettamente la temperatura del suo corpo.
Dopo essersi estraniato dal mondo per un instante lunghissimo, uscì dall'acqua più energico e pronto per affrontare le sue incombenze.
Si rimise gli stivali e si legò alla vita la tunica lasciando che il sole e la brezza mattutina asciugassero il resto del suo corpo.
Le gambe nude e muscolose lo riportarono con movimenti vigorosi all'accampamento. La signora Unah gli andò incontro con un cesto di mele mature e con un telo di mussola. Glielo porse per asciugarsi i capelli scuri che cadevano ancora fradici sulle spalle, creando dei piccoli rigoli di acqua brillante che si convogliavano nelle anse del collo e del suo ampio torace.
Blake gioì alla vista di quella signora bassa e paffutella che dirigeva al meglio che poteva la cucina dell'accampamento e la servitù annessa.
Le comodità non erano molte tra le tende, ma Unah faceva di tutto per ricreare qualche piccolo agio per il suo signore e nel limite del possibile anche per il suo clan.
La salutò con un sorriso ampio, si gettò il telo intorno al collo e contemporaneamente addentò una mela.
Strinse leggermente il braccio della signora per ringraziarla e si diresse quindi verso le urla giocose dei suoi uomini.
Donne! Ne era certo. Tutte quella confusione riguardava sicuramene delle donne. Infatti, non appena arrivò in cima al pendio, vide al centro di quel clamore un gruppetto di non più di una decina figure femminili. In disparte, sotto un albero seduto su un masso, Ian osservava divertito la scena. Si diresse verso di lui senza perdere molto tempo ad analizzare le signore. Il suo amico avrebbe fornito in modo sintetico ed essenziale le informazioni riguardanti la provenienza delle loro nuove ospiti.
Si appostò dietro di lui appoggiando la schiena ancora nuda ad un albero e continuò a consumare voracemente la sua mela.
Ian si accorse della sua presenza con la coda dell'occhio. Senza girarsi e continuando a guardare gli uomini che schernivano le nuove arrivate, aggiornò il suo amico.
«Douglas e i fratelli Maclean hanno fermato il loro carro alla fine del loro turno di guardia al confine sud. Sono un gruppo di prostitute in trasferimento da un bordello di Lerrloch all'accampamento di Aidan Mcdellah. Ecco perché ancora più clamore del solito. Carne fresca, se così si può dire, che gusteranno ancora più felicemente, sapendo di averla sottratta a quel bastardo.»
Blake ridacchiò e, gettando a terra ciò che rimaneva della mela, raggiunse l'amico.
«Con chi viaggiavano?» Gli chiese sedendosi accanto a lui.
«Solo i due gestori del bordello, con due casse vuote probabilmente pronte a contenere il compenso accordato con gli uomini di Macdellah. Sono morti entrambi, ad ogni modo. Erano armati. Non abbiamo nessuno da poter interrogare.» Concluse intuendo le intenzioni celate dietro la domanda del suo Laird.
Con una smorfia di malcontento, si tirò su e fece per tornare alla sua tenda per rivestirsi. Tuttavia in quel momento, i suoi uomini tuttavia si accorsero della presenza del loro Laird e con un boato lo acclamarono al centro della piccola folla.
«Mio signore vieni a vedere cosa ci hanno regalato i nostri amici di Allerdean. Ti stavamo aspettando prima di divederci il bottino.» Urlò con voce grezza Timmy Maclean.
«Mi pare di capire che la giornata è iniziata nei migliore dei modi! Ne sono contento! Le Signore sono tutte vostre amici miei, ma cercate di rimandare certi piaceri ad orari notturni.»
Blake li riprese scherzosamente e nel mentre scorse dietro la folla lo sguardo cupo e preoccupato di Meeren.
Di cosa poteva aver paura quella piccola bisbetica? Era comunque la più bella dell'accampamento. Non aveva certo niente da temere da un gruppo di prostitute che probabilmente avevano due o tre denti sani per bocca e migliaia di piccoli fastidiosi abitanti tra capelli e peluria delle parti intime.
Rivolse quindi lo sguardo verso il gruppo di meretrici per accertarsi che fossero come si era immaginato, vedendole nell'insieme in lontananza.
Dal crinale aveva infatti percepito solo una nuvola confusa fatta di abiti sgualciti, capelli ispidi e seni pendenti.
Sette donne, quattro more e tre bionde si muovevano tra la folla in modo sicuro gestendo gli scherni degli uomini con maestria. Probabilmente per loro non c'era differenza in quale accampamento fossero finite. Uno valeva l'altro, a patto che i guerrieri garantissero loro la sopravvivenza.
Erano esattamente come la prima impressione gli aveva preannunciato. Scrutando meglio però, vide un ottava donna dai capelli rossi e lucenti che si riparava in una posizione più arretrata.
Si scostò leggermente per poterla osservare meglio oltre le capigliature arruffate delle compagne.
Timmy si accorse subito che l'attenzione del suo Signore era stata destata dalla quella piccola pecora nera del branco di mestieranti e gli si avvicinò.
«Non avevo dubbi che avreste apprezzato la novellina. Dal terrore che ha negli a occhi, probabilmente è anche vergine.»
In un primo momento le orecchie di Blake non udirono nemmeno quelle parole, la lucidità mentale che aveva guadagnato durante il bagno nella pozza termale, era stata spazzata via non appena aveva incrociato lo sguardo di quella creatura che sembrava effettivamente come un monaco in una taverna.
Era frastornato, come se per qualche secondo lo scorrere del tempo avesse rallentato il suo normale ritmo e le voci attorno a lui gli arrivassero in modo ovattato.
Era chiaramente terrorizzata dal clamore rozzo dei suoi guerrieri, ma allo stesso tempo emanava una strana dignità.
Nonostante gli abiti poveri e sgualciti, uguali a quelli delle altre donne, era decisamente radiosa. I suoi capelli lunghi le ricadevano sul petto con morbide onde. Erano lucidi, ben pettinati e brillavano sotto il sole.
La bocca leggermente tesa dalla preoccupazione era comunque rosea, piena e ben definita. Gli occhi, invece, erano di un azzurro simile alla sfumature di un piccolo lago ghiacciato.
I seni non erano prosperosi, ma erano messi in evidenza da una scollatura succinta che lasciava fuoriuscire i bordi consumati della sottoveste.
La statura era di gran lunga maggiore rispetto alle altre donne. Se non fosse stato per la sua posizione arretrata rispetto al gruppo, avrebbe notato quella bellezza disarmante molto tempo prima, ma non era la sua avvenenza che gli stava creando così tanta confusione nella testa. Bensì una sensazione potente, come se qualcosa di grosso stesse accadendo. Il tutto condito per di più da uno strano senso di familiarità che quello sguardo glaciale gli trasmetteva. Sguardo che ora puntava proprio dritto nei suoi occhi in modo quasi arrogante.
Non conosceva quella donna. Eppure qualcosa in lei lo stava colpendo nel profondo. Ancora frastornato, con uno sforzo estremo cercò di recuperare la lucidità.
«Vedo che hai già le vesti adatte mio signore...» Timmy gli stava ancora parlando in modo scherzoso e incalzante. Gli diede una pacca sulla spalla e fece un cenno con la testa come per ringraziarlo dell'accortezza di avergli riservato la parte migliore di quella razzia.
Con un fragoroso e deciso battito di mani e un fischio richiamò al silenzio il Clan.
«Ok signori, i giochi mattutini sono finiti, è ora di iniziare con le esercitazioni.»
Si rivolse in seguito verso la governante del campo, la quale si era soffermata, ancora con il cesto di mele in mano, ad osservare con la fronte corrugata la situazione, probabilmente preoccupata su come poteva sfamare otto bocche in più.
«Unah, rimedi un alloggio per le nostre nuove ospiti e dia loro da mangiare e bere. La rossa invece preparatela per la mia tenda.»
Quella notte avrebbe avuto di che distrarsi.
Ben tornati all'angolo degli scones!
In questo capitolo avete conosciuto il personaggio di Blake. Una personalità a dir poco tormenterà dai doveri del suo ruolo non trovate?
Non ha ancora conosciuto Eeda ma sembra già essersi innescato qualcosa di potente!
Ne vedremo delle belle!
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