Capitolo 72: BUON NATALE ANCHE A TE
Taylor rientra in stanza poco prima di mezzanotte. La sento accedere con cautela, facendo attenzione a non svegliarmi. Si sfila gli stivali, lasciandoli alla porta e in punta di piedi raggiunge il bagno. Quando esce mi trova seduta sul letto a fissarla.
"Holland, che spavento! Credevo che stessi dormendo" spalanca gli occhi nel buio.
"Non riesco a prendere sonno" mi sistemo i capelli, legandoli in alto sulla testa. Mi abbraccio le ginocchia e mi chiudo a riccio in me stessa.
Taylor si siede di fronte a me. "Ti va di parlare?"
Fisso il materasso, fisso i miei piedi dentro ai calzettoni pesanti e cerco di scacciare via dalla testa la pazzesca voglia che ho di mettermi a gridare a squarciagola, piangere come una fontana e attaccarmi ad una delle bottiglie di rum della dispensa.
"Ti ricordi quando mamma ci sistemava tutti i regali sotto l'albero la Vigilia di Natale? E noi fingevamo di credere a Santa Claus, mentre sapevamo benissimo che erano lei e papà a comprare tutto..."
Il ricordo di Taylor mi strappa un debole sorriso. "Abbiamo smesso di credere alle favole davvero molto presto, sorellina..."
"Già" annuisce. Una lacrima le segna il volto, finendo sul colletto del suo pigiama scozzese.
"Non voglio vederti piangere, non questa sera. Hai appena ricevuto la dichiarazione d'amore più bella del mondo, devi essere felice e fiera di te stessa. Mamma lo sarebbe, ne sono sicura"
Lei emette un piccolo, debole sospiro.
"Robert è una persona buona e ti renderà una donna felice" La mia voce trema nel dire queste parole.
"Lui ti ha amato, ti ha amato molto" mi coglie di sorpresa, lasciandomi a bocca aperta.
Nella stanza cala il silenzio. Solo i miei occhi e quelli di Taylor sembrano parlare a raffica, come schegge.
"L'altra sera vi ho visti. Tu sei andata in camera di mamma e papà e lui è venuto da te e anche oggi, al pattinaggio, ti è caduto addosso apposta. Non ce l'ho con te e neanche con lui, è normale, credo che un grande amore non sia facile da dimenticare, anche quando quella persona ha fatto di tutto per deluderti e per farti stare male. Io so che adesso Robert è me che ama. Ci sono io nella sua vita, insieme siamo una forza, sai?"
"Io non sapevo niente di Robert, cioè, che mi amasse, intendo. Io...io...lo consideravo un amico, un amico importante..." dico con voce incrinata e affranta.
"Non so come tu non abbia mai fatto ad accorgertene, ma lui era innamorato cotto di te, lo è stato per tanto tempo, anche dopo che sei partita, lo ha nascosto a tutti, a te, a sé stesso, ma non è riuscito a nasconderlo a me. Io me ne sono accorta da come parlava di te, da come ti ricordava e dalla rabbia che aveva nei tuoi confronti quando ti sei iscritta al college. Non è stato affatto un periodo facile, mentre tu scrivevi di ragazzi in costume da bagno e tavola da surf, di nuove amicizie e di materie incomprensibili, io ero qui a farmi in quattro. Da un lato sostenevo Robert e dall'altro pensavo alla convalescenza di papà, a Scott e a tutti i suoi problemi scolastici! Non per rinfacciarti niente, ci mancherebbe, ma ho dovuto lottare e farmi forza per affrontare i problemi della nostra famiglia e anche la tua mancanza. Poi, un giorno Robert è venuto da me e mi ha detto che era l'ora di andare avanti, lui avrebbe smesso di pensare ad un amore platonico e impossibile ed io avrei dovuto cominciare a pensare a me stessa. Da quel giorno ci siamo giurati fedeltà assoluta"
Le parole di mia sorella schiariscono ogni ombra presente nella mia mente, mi fanno capire che oltre a me c'è tutto un mondo. Non ho sofferto soltanto io per la morte di mamma, ognuno della mia famiglia ha provato dolore a modo proprio. Scappare non serve a niente perché quando si torna non si trovano più le cose come le abbiamo lasciate. Le persone cambiano e si trasformano, anche se non smettono mai di volerti bene. Pian piano l'idea di Robert e Taylor insieme si fa più rosea e chiara. Robert ha scelto senza dubbio la sorella migliore ed io non ho perso un amico, ho solo guadagnato un cognato speciale.
"Mi dispiace di averti abbandonata, sono stata un'egoista e una stupida. Credevo che staccarmi da voi e dalla mia vita qui a New York potesse aiutarmi a guarire dal dolore, ma non è stato affatto così. Ho capito che il dolore ti segue ovunque vai, anche in capo al mondo. Perdonami se non mi sono fatta sentire spesso, ma non vi ho abbandonati, io vi ho pensati ogni singolo giorno da quando sono partita, sempre! E quelle lettere, oh, quelle lettere contenevano una quantità tale di menzogne! Volevo che papà fosse tranquillo, che mi sapesse felice. Il college non è come ti ho scritto. Il college è diverso, molto diverso..."
Le mani di Taylor scattano tra i capelli, tirano via l'elastico, sciogliendo la nuvola rossa che le va ad incorniciare il viso. I suoi occhi si rifugiano dietro alla frangia spessa.
"Mi dispiace, sorellina, io...io ti voglio bene" mi spingo ad abbracciarla.
Lei posa la fronte contro la mia spalla e stringe le braccia attorno alla mia vita. "Anche io, oh Holland, mi sei mancata così tanto..."
Quando ci scostiamo, Taylor prende le mie mani nelle sue, mi squadra con affetto e con eccessiva curiosità. "Senti, in questi mesi ho imparato a leggere gli occhi delle persone, specialmente quando stanno male e nei tuoi, cara sorellona, c'è scritto che non sei affatto felice. E non fingere con me, come hai fatto con le lettere spedite a papà dalla Florida, io non ci casco! Cosa succede? Cosa c'è che ti tormenta il cuore?"
Chiudo gli occhi. Il volto di Ian, bello, bellissimo, si impossessa della mia mente. E' lui che mi tormenta. Lui e soltanto lui.
"Ian" sussurro con un filo di voce impercettibile.
Taylor aumenta la sua stretta.
"Lui ecco, non è soltanto un amico per me..." confesso.
"Lo immaginavo" sorride Taylor, incitandomi ad andare avanti.
"Non è una storia facile, Tay" premetto, lasciando andare le sue mani e mettendomi in piedi.
"Le storie facili sono noiose" dice lei, facendo spallucce.
"Questa è davvero una faccenda complessa..."
Gli occhi di Taylor sono concentrati sul movimento della mia bocca, le sue labbra appena socchiuse. La stanza ha il calore familiare che ricordo, quello nel quale sono cresciuta, quello che mi fa sentire protetta e al sicuro.
"Ian non è quello che sembra..."
"Vuoi dire che è tutto fumo e niente arrosto? No perché, oggettivamente, mi sembra davvero un gran bel figo e sai bene quanto sia complicata in fatto di gusti..."
"Non sto dicendo questo" blocco la sua frenesia. "Ian è un figo, senza dubbio, ma è un figo sposato e con una figlia. E' un figo che viene dal millenovecentoquarantacinque e che è piombato nel mio letto questa estate, rapito da un orologio magico che conduce le persone dalla propria anima gemella. E' un figo che vuole tornare dalla sua famiglia e che dice di non provare niente per me che sono la sua anima gemella, almeno dal legame di sangue che abbiamo, ma si comporta in modo strano e ambiguo e che, proprio questa sera, mi ha confessato di essere tremendamente geloso di me. E' un figo che mi ha travolto come un tram in corsa, sconvolgendo ogni appiglio della mia nuova vita e anche della mia vecchia vita, di tutto! Prima con Hunter poi con Evan e adesso pure con Robert e giuro che sono soltanto sue fantasie perché se con gli altri due c'è stato qualcosa, con Robert, sì insomma, con il tuo fidanzato non c'è assolutamente niente. Io...io... argh... per la miseria!"
Taylor sbatte le lunghe ciglia scure. "Holland, puoi per favore rispiegarmi tutto? Dopo la parte dell'orologio credo di essermi persa..."
***
La mattina mi sveglio tra le braccia di mia sorella. Ci siamo addormentate l'una vicina all'altra, come ai vecchi tempi, quando eravamo soltanto due bambine senza pensieri. E' stata dura raccontarle la storia di Ian e quello che mi lega al bellissimo ragazzo venuto dal passato. Taylor mi ha interrotto un sacco di volte, facendomi riprendere il discorso sempre daccapo. Il suo scetticismo non è stato affatto semplice da smontare, ma alla fine credo di avercela fatta. Mi ha giurato che non racconterà a nessuno quello che gli ho rivelato, neanche al suo futuro marito. Spero davvero che lo faccia. In genere Taylor è una che sa mantenere i segreti.
Mi vesto, stando attenta a non fare troppo rumore, e vado in cucina. Mi preparo una tazza di caffè, cerco i cereali al miele e quelli al cioccolato e, mentre attendo che si inzuppino dentro la tazza, decido di inviare qualche messaggio di auguri. Scrivo a Penn e pure ad America, anche se eviterei volentieri, dopo le ultime vicende. Scrivo a Ashley, sono indecisa se inviarlo o meno, ma poi penso che è Natale e noi siamo amiche, che lei lo voglia o meno. E infine ne inoltro uno anche a Evan. Non mi aspetto una risposta né da lui né dalla cugina, ma almeno ho la coscienza apposto di chi ha fatto la sua buona azione natalizia.
Ryan si affaccia alla cucina, ha un asciugamano legato in vita e si è appena rasato la barba. Adesso, con il volto pulito, è identico al fratello che ho lasciato qui lo scorso anno.
"Giorno" biascica, prendendo dal mobile della cucina un padellino.
"Ehi!"
"E' Natale" dice Ryan, mettendo a cuocere un paio di uova senza eccessiva enfasi.
"Già. E' Natale" annuisco, ficcando il volto dentro la mia ciotola.
Dal reparto notte viene fuori anche Ian. Ha indosso un accappatoio azzurro che deve avergli imprestato uno dei miei fratelli. I suoi capelli sono umidi e gli ricadono a piccoli ciuffi davanti agli occhi. La sua visione mi manda il cuore a mille, così, senza preavviso. Il ragazzo si siede al mio fianco e borbotta qualcosa che assomiglia a un augurio.
"Buon Natale anche a te" evito di incrociare il suo sguardo. Bevo tutto il mio caffè e lascio la tazza sporca sul lavabo. Stare vicino a Ian mi rende nervosa, agitata e fuori controllo e non ho proprio voglia di iniziare la giornata con la tensione alle stelle.
Scott è l'ultimo ad uscire dalla stanza ma, a differenza degli altri, prima di fiondarsi sul tavolo della colazione, si piazza davanti all'albero di Natale. "Ehi, ma nessuno ha acceso le luci? Oggi è Natale!" si china a infilare la spina nella presa poi, soddisfatto, ammira la sua opera. Ryan lo prende immancabilmente in giro perché queste non sono cose da uomini. Con sveltezza recupero giacca e capello e, dietro lo sguardo bollente di Ian, annuncio che vado a fare due passi.
"Compra una Pumpkin pie, non ne abbiamo ancora mangiata una quest'anno!" vocia Scott, prima che chiuda la porta dietro di me.
L'aria fredda, il vento rigido e le luci appese ai cancelli dei ranch rendono davvero dignità all'atmosfera. Infilo gli stivali di gomma e decido di sgranchirmi le gambe lungo l'isolato. Quando arrivo di fronte al bar di Robert, mi soffermo. Ci sono un paio di persone all'interno, impegnate a leggere il giornale e a bere qualcosa di bollente. Osservo il ragazzo dal vetro per ben dieci minuti, prima di decidermi a entrare. Quando apro la porta, un campanellino suona sopra la mia testa.
Robert si volta e mi vede.
Il caldo del locale scaccia via tutto il freddo che c'è nelle mie ossa. Faccio un paio di passi avanti, sfilandomi il cappello e stringendolo tra le mani.
"Posso parlarti un secondo?"
Robert viene davanti al banco. Il suo sorriso appena storto e i suoi capelli per niente pettinati mi riportano indietro nel tempo e nello spazio.
"Volevo chiederti scusa per ieri sera. Ian non è una cattiva persona, è solo che..."
"E' solo che deve imparare a tenere a freno la sua gelosia" mi interrompe, sollevando le sopracciglia con ovvietà.
"Non, non è come credi, io e lui non stiamo insieme, è complicato..."
Robert infila le mani dentro le tasche dei jeans e si stringe nelle spalle. "L'amore è complicato, cara Holland"
Abbasso lo sguardo sui miei stivali. Lo so.
Lo so molto bene.
"Non so cosa ci sia tra te e quel ragazzo, ma ho la sensazione che ci state nascondendo qualcosa..."
Sollevo lo sguardo di nuovo. Robert è astuto e intelligente, lo è sempre stato, ma io non me la sento di raccontare la storia del pendolo come ho fatto con mia sorella. Non adesso, almeno. E, soprattutto, non a lui. Ho timore del suo giudizio e di quello che possa fare o pensare in merito.
"Spero soltanto che lui non ti faccia del male o ti faccia cacciare in pasticci peggiori di quelli dai quali sei appena uscita..."
"Ian è un tipo apposto" lo rassicuro. "Lui, ecco, cerca soltanto di proteggermi, ma non è il mio ragazzo, ha una fidanzata in Florida, e..."
"E dice un sacco di bugie, proprio come te" mi frena bruscamente. "Holland, non sono uno scemo, lo vedo come vi guardate e come lui ci tenga a te. Anche la storia di quell'occhio nero, non so cosa vi sia successo, ma non credo ad una sola parola di quello che avete raccontato sull'incidente. Io non sono tuo padre, a me non menti così facilmente!"
Volgo l'attenzione da un'altra parte.
Robert si schiarisce la voce e riprende a parlare. "Comunque, penso che tu sia abbastanza grande e pronta per affrontare le scelte che la vita ti pone davanti, vai al college adesso, non sei più una liceale scapestrata..."
"Lo sono, abbastanza grande, intendo" torno sui suoi occhi, con la speranza di tranquillizzarlo e tranquillizzare anche me stessa.
"Sai cosa ti dico? In fondo hai bisogno di un individuo protettivo come Ian al tuo fianco. Oh, Holland, avrei voluto essere io quella persona, ma ormai è tardi, è tardi per tutti..."
Deglutisco, cacciando indietro le lacrime che mi pizzicano gli occhi e la gola. Quello che Robert riesce a leggere dentro ai miei occhi e dentro di me, nessun altro è mai riuscito a farlo.
"Sono qui perché volevo anche ringraziarti" cambio discorso, prima che il dialogo degeneri in qualcosa di troppo profondo e inopportuno. "Taylor mi ha detto come è nata la vostra storia. Abbiamo parlato parecchio questa notte, credo che non sia più così arrabbiata per la mia partenza. Ci siamo chiarite e sfogate. Ti devo molto per avermi aperto gli occhi su di lei e sulla sua sofferenza"
"Scusa, non volevo essere troppo duro..." aggrotta la fronte, pensieroso.
"Non lo sei stato" lo rassicuro. "Nel dolore si tende a chiudersi a riccio, senza vedere la sofferenza delle persone che ti stanno vicine. Taylor ha sofferto molto e anche tu. Sono felice che vi siete fatti forza a vicenda, sono felice che quando tornerò a New York lei non sarà da sola"
Il sorriso sul volto di Robert si fa più largo e accogliente. Ogni piccola ruga della fronte si distende e le sue braccia si allargano. "Ti va un cappuccino macchiato, Holland cara?"
"Ho già preso una dose di caffè ma al tuo cappuccino proprio non resisto"
Robert mi prende sottobraccio e mi conduce al tavolo migliore, quello di fronte agli addobbi di Natale e alle lucine intermittenti. Si siede al mio fianco e mi racconta tutto quello che desidera raccontarmi da quando sono tornata; dal nuovo compagno della madre, alle idee per rinnovare il locale, dal viaggio in India di un paio di estati fa, alla sua voglia di farsi crescere i capelli come un hippy. Rido delle sue facce buffe, della sua allegria, dei suoi movimenti sinceri. Rido e mi rilasso, nascondendo nel profondo del cuore la parte più oscura di me stessa, quella legata a Ian. Quella che ho avuto il coraggio di confessare a mia sorella, ma non al mio vecchio amico. Ho paura o, forse, non sono ancora in grado di unire i sentimenti che provo per i due ragazzi. Robert è New York.
Ian è il presente. Incerto e senza futuro.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top