Capitolo 6: JACSONVILLE BEACH
La sera della festa arriva in un baleno. Ashley è su di giri e non finisce più di sistemarsi.
"Tuo cugino Evan è da una buona mezzora fuori con l'auto che ci aspetta, credo che dovremo andare" la chiamo per l'ennesima volta.
La mia compagna di stanza si accomoda ancora i capelli. Ha utilizzato la piastra per creare onde che scendono morbide sulle sue spalle.
La attendo sulla porta, perdendo ogni secondo di più la voglia di recarmi ad una festa, anche se, secondo Phoebe non sarà una semplice festa, ma un evento memorabile. Pure Ashley la pensa allo stesso modo, ma la sua idea è poco affidabile dal momento che si tratta di un evento organizzato dal suo ex fidanzato e, tutto quello che fa quel ragazzo, per lei è semplice oro colato.
"Ho messo troppo fard rosa sulle guance?".
Stringo lo sguardo, cercando di scovare un difetto nel trucco, ma non ne trovo. I suoi occhi, la sua pelle e le sue labbra sono decorate così bene da sembrare quelle di una bambola di cera. "Sei perfetta" la rassicuro.
Ashley sorride, rincuorata. La trascino fuori dalla stanza, lei si guarda ancora una volta allo specchio da borsetta. "Comunque, secondo me, ho messo troppo fard!".
Ignoro le sue lamentele e chiudo la porta alle nostre spalle. In giardino procedo con cautela sui sassolini che portano al parcheggio.
Evan esce dall'auto per salutarci e aprirci la portiera. Non sono molto abituata a simili galaterie.
"Mi avevano detto che scortare due donne fino ad una festa sarebbe stato un vero e proprio suicidio, adesso lo posso sapere con certezza".
Ashley gli fa linguaccia e io mi limito a scusarmi per l'attesa.
"Però devo dire che è un tempo speso molto bene, notando il risultato!" ammicca verso di me.
"Finiscila di fare il cascamorto, sai benissimo che Holland è fidanzata con Hunter" lo ammonisce Ashley, salendo sul sedile anteriore.
Evan mi fa occhiolino, per poi correre alla sua postazione di guida. Salgo dietro, facendo attenzione al vestito. Ashley per l'occasione mi ha imprestato uno dei suoi, credo sia un Cavalli o qualcosa del genere. Impieghiamo pochi minuti per arrivare a Jacsonville Beach. La guida di Evan è sicura e a tratti noiosa. Non ci mettiamo neanche molto tempo a scovare la festa, dal momento che la musica è udibile a metri e metri di distanza.
Ci incamminiamo sulla banchina di legno che porta alla spiaggia. Il rumore delle onde che sbattono a riva è stupefacente. Per un attimo vorrei che il dj spegnesse le sue stupide casse per far entrare il suono dell'oceano fino in fondo all'anima.
"Ti serve una mano?" Evan viene in mio soccorso per farmi scendere dal ponte di legno.
Ashley, alle mie spalle, sbruffa: "Dare un piccolo aiuto anche a tua cugina è chiedere troppo?".
Lui alza gli occhi al cielo, mi lascia la mano e va a prendere quella di Ashley. Arrivati in spiaggia mi tolgo le scarpe e procedo a piedi nudi sulla sabbia tiepida. Ashley fa lo stesso, camminando al mio fianco. Più ci avviciniamo alla folla, più ci rendiamo conto di quante persone siano presenti; un vero e proprio esercito! Ashley si guarda intorno sorridendo a quello e a quell'altro. Io le sto semplicemente qualche passo dietro.
"E' dura la vita delle IN " scherza Evan, guardando di fronte a sé con un mezzo sorrisetto.
Per un secondo vorrei dirgli che non è affatto la mia vita questa. Non sorridere a stupide feste né indossare abiti così costosi. La vita vera, quella sì che è un vero macigno! Questi sono solo fronzoli, mi ci sono ritrovata in mezzo senza poterci fare niente e, adesso, sto semplicemente nuotando per non andare più a fondo di quanto non lo sia già.
"È una vita come un'altra" sputo fuori con amarezza. Non so bene cosa significhi né perché mi sia uscita questa affermazione, so soltanto che voglio tagliare corto.
"Mia cugina è così felice di averti come amica! Per tutta l'estate non ha fatto altro che ripetere ai miei genitori di quanto tu sia una ragazza d'oro... ".
Rivolgo uno sguardo fugace al ragazzo biondo al mio fianco. I suoi occhi, così simili a quelli di Ashley, sembrano sinceri.
"Tra un appuntamento con Emis e l'altro, suppongo!"
Evan ride, questa volta lo fa di gusto. "Emis? Vuoi dire: Emiliano Rudolf Giambelli?".
Annuisco.
"Ah! Ashley! Quando finirà di inventarsi queste stupidaggini? ".
Lancio uno sguardo alla mia amica che è ormai a molti passi di distanza da noi. Man mano che ci addentriamo nella folla la musica si fa più intensa.
"Non sono stupidaggini" blocco Evan per un braccio, "Ashley mi ha fatto vedere una foto del tipo sul suo cellulare e poi si telefonano ogni giorno!".
Evan scuote la testa, facendo spallucce. "Non so cosa dirti, Holland, ho passato con mia cugina tutta l'estate e quell'Emiliano l'ho visto solo una volta, ad una festa in piscina organizzata dai miei genitori. Non credo che Ashley abbia il contatto di quel tipo né che siano mai usciti insieme. Non ho perso di vista Ashley per un solo istante! E poi, quello è un tipo forte in Italia, qualcosa come un cantante, un rapper, un sacco di ragazze facevano foto con lui quel giorno. Oh! Ci sono i miei amici! Buon divertimento, Holland! Non bere eccessivamente, mi raccomando... tieni d'occhio quella bugiarda di mia cugina!".
Evan si allontana, lasciandomi a bocca aperta. Ashley abbraccia Phoebe e mi indica di raggiungerla. Mi sento il cuore incrinarsi. Perché mi ha mentito?
Non ne aveva alcun motivo, non con me.
Decido di non confessarle quello che ho scoperto davanti a Phoebe, perché sarebbe come condannarla a morte e, anche se mi ha detto una menzogna, è troppo giovane per la ghigliottina. Le parlerò dopo, quando saremo da sole.
"Holland, sei fantastica!". Lascio che Phoebe mi baci entrambe le guance. Ho un moto di repulsione quando il suo profumo di vaniglia mi raggiunge le narici. "Hai visto quanto è bello stasera il tuo ragazzo?" mi indica Hunter, vicino al deposito di tavole da surf. "Non trovi che lui e Zac scaldino notevolmente l'atmosfera?"
Fingo un sorrisetto, infastidita dai suoi continui doppi sensi. Le note di Rockabye spingono la maggior parte dei presenti a ballare, compresa Phoebe, che si allontana da noi per gettarsi nella mischia. Si trascina dietro Ashley, che mi lascia i suoi sandali Prada da custodire.
"Mojito?". La voce di Ed mi coglie di sorpresa. Il ragazzo, che a quanto pare fa ancora battere il cuore alla mia amica, mi porge un bicchiere con foglie di menta e alcol. Lo prendo tra le mani, fissandolo come una squilibrata.
"Dovresti bere un po', Holland, altrimenti non riuscirai a divertirti... ".
Deglutisco e mi limito a smorzare un sorriso. Non tocco alcol da mesi. Sono riuscita a venirne fuori, a disintossicarmi. Se bagnassi anche solo le labbra con questa bibita finirei per esserne di nuovo succube.
"Bevi, Holland" sussurra in labiale l'organizzatore della festa, allontanandosi.
Avvicino le labbra al bordo del bicchiere, il mio animo è in subbuglio e non aspetta altro di venir annebbiato e consolato. Chiudo gli occhi e mando giù un sorso. Sento l'alcol scendere in gola, aprendo una grande voragine di dolore e senso di colpa. Lascio che Ed sparisca tra la gente e corro a nascondermi dietro alla capannina degli alcolici per poter versare tutto il contenuto del bicchiere ai piedi di una finta palma. Al termine dell'operazione espello un sospiro lunghissimo. Pian piano alzo gli occhi.
Un ragazzo in bermuda floreali e camicia è fermo a guardarmi, sembra piuttosto perplesso.
"Se ti faceva tanto schifo potevi darlo a me, io bevo un po' di tutto!" dice.
Lo ignoro e torno tra la gente. Nel caos il mio cuore, turbato dal sapore del Mojito, pian piano torna a velocità regolare. Prendo le mie scarpe e quelle di Ashley e vado da Hunter.
Credo di aver improvvisamente bisogno del conforto di qualcuno.
"Zuccherino!" Hunter mi prende tra le sue braccia, avvicinando la mia testa contro i suoi pettorali. "Quando sei arrivata? Non ti ho vista in giro..."
"Io e Ashley siamo arrivate da poco, ci ha accompagnate suo cugino".
"Evan è qui?" interviene Zac, "Hunter, dobbiamo approfittarne subito per parlargli della nuova formazione!"
Hunter lascia andare la sua presa sul mio corpo. "Aspettaci qui, zuccherino, torniamo subito".
Zac batte una pacca sulla spalla del mio fidanzato. "Missione Stanley. Evan Stanley!".
I due si allontano da me, proprio adesso che l'abbraccio di Hunter cominciava a farmi sentire un lieve tepore. Mi siedo su una tavola da surf. I veli del vestito zebrato che porto volano sospinti da una leggera brezza. Il sole tramonta, lasciando la spiaggia in mano alla notte senza luna.
Qualcuno accende un falò. Il chiarore del fuoco si mescola alla musica e ai bicchieri che passano di mano in mano. Ho fatto un errore a venire, sarei dovuta rimanere a casa, insieme a una pizza al formaggio e a una puntata di Dottor House. Poi, quando all'odore di alcol si associa pure quello del fumo, perdo letteralmente la testa. Abbandono le due paia di scarpe vicino alle tavole e corro verso la riva. L'acqua mi tocca le punte scalze.
È fredda. Sento una lacrima solcarmi il viso, lascio che cada ai miei piedi e si confonda con l'oscurità dell'oceano. Nel mio cuore c'è una quantità di lacrime così grande! Più di questo mare, molto, molto di più!
Cerco il cellulare nella borsetta, pronta a inoltrare la chiamata a mio padre o, meglio, alla mia analista. In caso di bisogno, posso chiamarla a qualsiasi ora del giorno o della notte. Compongo il numero della dottoressa ma, non faccio in tempo a portare l'apparecchio all'orecchio, che una mano mi picchietta sulla spalla. Mi volto.
"Se hai intenzione di buttare pure quello, sappi che è il mio modello preferito!".
Il ragazzo di prima, quello che mi ha vista gettare il drink ai piedi di una palma, è dietro di me e sembra guardare interessato il caso umano che sono.
"Stavo solo cercando di fare una telefonata" mi giro di nuovo e annullo la chiamata.
"Ti annoi, vero?" continua lui, "anche io. Queste feste non sono proprio il mio genere, è solo che sto accompagnando un'amica che desiderava così tanto partecipare. Sai, le feste degli IN sono sempre grandi eventi! Io gli dovevo un favore, a questo mia amica, e allora non ho potuto non... "
"Non mi interessa" lo fermo.
" ...Venire" lui termina comunque la frase.
"Scusami" mi accorgo di essere stata fin troppo maleducata, "solo brutti pensieri, niente di personale" riprendo a guardare lo schermo del cellulare.
Il ragazzo annuisce, non sembra essersela presa particolarmente. "Allora lascio che tu finisca la tua telefonata" dice, allontanandosi.
"Aspetta!" lo richiamo.
Lui si volta. I suoi occhi sono nascosti dietro un paio di piccole lenti rotonde, neanche mi ero accorta che portasse un paio di occhiali da vista.
"Io credo che la telefonata possa aspettare".
Il ragazzo sorride e torna un paio di passi più vicino. Il suo fisico è magro e asciutto, i capelli gli stanno incollati alla testa dal gel e dall'umidità.
"Holland Roden" mi presento.
"Daniel Radcliff" mi stringe la mano. "Futuro ingegnere navale. Sono alla Florida State College".
"Figo" biascico, "non tu, intendo la tua branca di studio, cioè non che tu non sia carino, ma...".
"Non preoccuparti" dice lui, "non ti ho seguita per rimorchiarti, solo per parlare. Dopo che ti ho vista gettare quel cocktail ho pensato che ci fosse qualcosa che non andava... non in te, capisci, nella situazione, nel tuo umore...".
"No, hai detto giusto, ci sono molte cose che non vanno in me..." sospiro.
Daniel mi guarda serio. "Tu sei perfetta, sei bella, hai un vestito che molte invidierebbero, studi alla Jacksonville University!".
"Il vestito non è mio" preciso. "E faccio parte del gruppo di Phoebe Tonkin, mi sembra già un bel difetto!"
Daniel ride, studiandomi da sotto le lenti. "Toglimi una curiosità, che ci fa una ragazza come te con una come Phoebe?".
"Sono una cheerleader e ho come compagna di stanza la sua migliore amica..." spiego.
"Conosco Phoebe dal liceo, ha uno strano ascendente sulle persone, sembra quasi che riesca ad ipnotizzarle per farle stare tutte ai propri piedi. Tu non dovresti esserle succube, non merita un simile trattamento, è una specie di zucca vuota... ".
Vedere Phoebe come una zucca vuota mi fa sorridere.
"Al liceo si faceva fare i compiti dal primo della classe, in cambio di chissà quali trattamenti speciali" Daniel infila le mani in tasca e sembra arrossire timidamente. "Al college si dice che riesca a superare gli esami solo per il buon nome della famiglia... ".
Guardo il mio interlocutore dritto negli occhi e sospiro: "Devo stare con lei, non ho scelta".
"C'è sempre una scelta. Devi solo saperla vedere" replica lui.
Aggrotto la fronte, mentre lui mi sorride.
"Oh! Ecco la mia amica, mi sta sicuramente cercando! Mi dispiace devo andare. E' stato un piacere, Holland. E ricorda: c'è sempre un'alternativa!".
Un attimo dopo Daniel si è già allontanato da me, per andare incontro ad una ragazza dai capelli biondo cenere. La prende sotto braccio, per proseguire insieme verso il ponte di legno. Prima di andarsene dalla festa, si volta nella mia direzione. Mi sorride ancora e mi saluta con un cenno della mano. Rimetto il cellulare nella borsetta e vado alla ricerca di Ashley.
C'è sempre una scelta, la prima è di sicuro conoscere il perché della sua bugia!
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