Capitolo 43: OH ROMEO, ROMEO
La sera stessa una grande auto grigia metallizzata si ferma di fronte ai dormitori. Non sono una grande esperta di case automobilistiche ma a giudicare dal logo sul retro del cofano sembra proprio una Mercedes.
Ian scende dal veicolo e mi viene incontro con un gran bel sorriso.
"Buonasera, piccola Holland. Sei davvero uno schianto!"
L'abito che ho preso in prestito da Ashley è in realtà un semplice tubino nero, arricchito da una serie di minuziosi brillantini che vanno dal seno sinistro al fianco destro come un'onda preziosa. Ho messo anche un filo di perle al collo per non sentirmi troppo nuda.
Ian mi viene vicino. Posso sentire il suo odore misto ad una fragranza di cuoio, gelsomino ed acqua fresca. Mi ricorda un giardino acquatico, uno di quelli dove i riflessi si confondono con la vera realtà. Ed anche io, quando lui si protende a baciarmi le guance, mi confondo. A dire il vero mi stordisco nel vero senso della parola.
"Anche, anche tu sei uno splendore" balbetto, imbarazzata.
"E' il solito abito, quello che abbiamo preso al centro" scorre il palmo sullo scollo della giacca.
Il mio sguardo fissa le sue dita restandovi incantato più del dovuto.
"Prego" mi apre la portiera.
L'interno dell'auto è ancora più bello della carrozzeria. Sedili in pelle, finestrini oscurati. Una vera favola.
"Dove hai preso questo gioiello?" continuo a guardarmi intorno spaesata.
Ian fa il giro del veicolo e va a sedersi alla guida. "E' una delle auto dell'hotel. Melinda mi ha concesso l'onore di poterla utilizzare. In realtà mi ha dato una copia delle chiavi, potrò guidarla ogni volta che ne avrò bisogno"
"Oh" mi lascio sfuggire un lamento soffocato. "E' grandioso!"
Mi allaccio la cintura e guardo avanti. Non so perché, ma sapere che si tratta di una delle auto di Melinda Clarke mi infastidisce. E, osservando meglio, non è poi tutta questa bellezza. Il marrone non è un colore moderno e i sedili non sono poi così comodi.
"Melinda mi ha insegnato anche ad usare questo aggeggio parlante" punta il dito sul navigatore al centro del cruscotto. "Basta premere il pulsante rosso, dire la via e il signore che sta dentro quella scatolina ti dà tutte le dritte necessarie. Forte, no?"
"Decisamente!" Un sorriso forzato si stampa sul mio viso. Possibile che sia infastidita dal solo sentir parlare di quella donna? In fondo è stata lei a dare un lavoro a Ian, una stanza dove vivere, ma a quale prezzo? Non riesco a togliermi dalla testa la sua mano sul suo fondoschiena. Melinda non ha bisogno di soldi, il suo prezzo è ben diverso e la cosa mi fa ribaltare lo stomaco. Devo chiudere gli occhi e chiedere a Ian di rallentare.
"Tutto okay?" mi chiede lui, non appena imbocchiamo la FL 115 N.
Annuisco, cercando di togliermi dalla testa ogni pensiero che riguardi Ian e Melinda. La voce registrata stima che tra meno di cinque minuti saremo a destinazione.
"Sembra che ci sia un gran bel movimento" Ian accosta ad un lato della strada, lasciando le chiavi ad uno dei parcheggiatori. Il Times Union Center for the Performing Arts si erge al centro del viale nella sua più rigida ed essenziale modernità.
Il braccio del mio accompagnatore si incastra sotto al mio, conducendomi verso l'ingresso. Ci sono molte persone in fila al botteghino, ma noi svicoliamo la folla, avendo già i biglietti. A volte avere un'amica con i soldi e molte conoscenze è una vera fortuna!
"Non vedo l'ora di assistere allo spettacolo. Mia madre mi ha portato un paio di volte a vedere l'opera, ma ero troppo piccolo per apprezzarla, avevo più o meno dieci anni. Mi sono addormentato tutte e due le volte, la seconda credo di aver pure russato. Sai, soffrivo di problemi alle tonsille"
"Io invece non sono mai stata in un teatro" confesso.
Quando entriamo nella sala principale per un istante mi manca il fiato. La platea è un immenso mare di sedie rosse. Alcune vuote e altre già occupate. C'è un soppalco e una galleria che circonda la struttura. Le luci sono forti e calde. Un chiacchiericcio si diffonde nell'intero ambiente, vicino, sopra e intorno a noi. Devo chiudere e riaprire gli occhi un paio di volte prima di rendermi conto che non sto sognando.
Ci dirigiamo ai posti assegnati, seguendo il numerino riportato sul nostro biglietto.
"Ti piace?" Ian si mette comodo sulla poltroncina rossa.
"Sono senza parole" confesso.
"Non ho mai visto Romeo e Giulietta, sono felice di farlo con te per la prima volta" mi prende la mano.
Il mio cuore si mette a battere così forte che sembra voler uscire dal petto e andarsene a fare un giro tra la gente.
Le luci si affievoliscono, fino a spegnersi. Il tendaggio si apre, scoprendo un palco fatto di assi di legno. Precipitiamo nel buio e nel silenzio più assoluto. Istintivamente mi stringo a Ian, lasciandomi coinvolgere dal suo profumo. Lui lascia la mia mano per passare il braccio attorno al mio collo. Mi avvicina di più a sé. La mia testa si posa nell'incavo del suo collo. Si incastra alla perfezione, trovando finalmente il suo posto nel mondo.
"Dai fatali lombi di due nemici discende una coppia di amanti, nati sotto cattiva stella, il cui tragico suicidio porrà fine al conflitto"
Trattengo il fiato, ascoltando la voce narrante fuori campo. Ian emette un lungo sospiro, che si diffonde beato tra i miei capelli sciolti. Tremo come una foglia e, nell'attesa che la tragedia abbia inizio, mi struggo come una candela accesa.
***
"E' stata una serata fantastica"
Ian spegne l'auto. Siamo di nuovo di fronte al dormitorio.
"Uno spettacolo unico" concordo.
C'è tensione tra noi, come una corrente elettrica che scorre a pochi centimetri, un filo spinato, l'aria rarefatta che si respira poco prima di un tornado estivo. Abbiamo assistito a tutto lo spettacolo abbracciati, vicini ed esageratamente partecipi. Abbiamo sorriso e ci siamo commossi nel finale, abbiamo sofferto per l'amore impossibile dei due giovani e ci siamo più volte stretti la mano. Forse è proprio questo il vero motivo di tanta tensione; ci siamo ritrovati nei personaggi. Fin troppo.
Un amore contrastato dalle famiglie o dal destino, che differenza fa? Ian ha perso Nikki per colpa del pendolo ed io non avrò mai lui perché non appartiene al mio tempo. Siamo legati da qualcosa, l'uno prova dolore quando prova dolore l'altro, sentiamo l'esigenza di vederci, di tenerci per mano, di lottare fianco a fianco, ma non siamo in grado di ammetterlo. Ian non lo è ed io ho troppa paura anche solo per confessarlo ad alta voce.
Non saremo felici. Mai. Ne sono sicura.
"L'amore che sfida le regole dettate dalla logica è destinato a morire" dice Ian, rompendo il silenzio. Sembra quasi leggermi nel pensiero e la cosa mi fa tremare. La fine sconvolgente e preannunciata di una tragica morte incrociata lascia l'amarezza in bocca. Odi familiari e malasorte. Un binomio che contrasta l'amore perfetto, quello romantico che fa battere il cuore a mille chilometri all'ora.
"Romeo e Giulietta appartenevano a due mondi diversi, aver sfidato le famiglie e il destino non ha portato loro fortuna" aggiunge, volgendo lo sguardo verso la notte appena fuori dal finestrino. Non ci sono stelle, il cielo è stranamente coperto di nubi.
Le sue riflessioni mi spezzano il cuore. E' come se riuscissi a percepire la sua agitazione interiore e la sua tristezza. E' stato bene questa sera, ne sono sicura. Il suo corpo parlava chiaro, così come il suo braccio attorno al mio collo e la sua piacevole fragranza, ma questo non basta per renderlo felice. Ian non sarà mai sereno, non potrà mai esserlo perché è appeso ad un filo, in bilico tra passato e presente, tra un matrimonio autentico e una leggenda che lo lega ad un orologio stregato.
"Senti, so che non ne abbiamo più parlato, ma...ecco...volevo chiederti come stai dopo la nostra uscita al cimitero. Aver saputo di Paul e Nikki intendo, come ti senti?"
Nella penombra scorgo il suo Pomo d'Adamo sollevarsi e riscendere.
"Ancora non riesco a capire come sia possibile" Le sue mani passano nervosamente sui pantaloni. "E l'unica cosa che voglio è tornare indietro in un modo o nell'altro e cambiare i fatti. Sono sicuro che sarò in grado di cambiarli. Non posso non esserlo perché io vivo proprio grazie a questa speranza, capisci?"
Muovo la testa in un gesto affermativo, anche se dentro di me, ogni volta che Ian parla di tornare a casa, qualcosa muore.
"E poi la mia permanenza qui sta diventando troppo pericolosa. Tom o chiunque altro sia vuole il pendolo e sta seriamente mettendo in pericolo le nostre vite. Prima me ne sarò andato, prima potrai tornare a dormire sonni tranquilli"
Non dormirò nessun sonno tranquillo lontano da te, Ian Somerhalder, possibile che non riesci a capirlo? I miei occhi vorrebbero dire proprio questo, ma la mia supplica si perde soltanto nel buio della notte. Quello che mi passa dentro è sconvolgente, non ho mai avvertito una sensazione così piena. Ian Somerhalder mi scorre nel sangue, attraversa la linfa e resta imprigionato nelle ragnatele della mia anima. E' parte di me, ma a quanto pare io non sono neanche una piccola parte di lui. E allora anche i suoi abbracci, le sue strette di mano e i suoi respiri tra i miei capelli non hanno davvero un grande senso, almeno non tutto quello che gli assegno io. Maledetta me!
"E tu, Holland, come stai?" Gli occhi di Ian adesso bucano il buio dell'abitacolo per cercare un varco dentro ai miei. Dove vogliono arrivare con tutta questa immane profondità? Vogliono raggiungermi l'anima?
Posso dire la verità. Posso dire che mi sento morire ogni volta che gli sono vicino, ogni volta che i nostri occhi si intercettano come in questo momento. Posso dire che le mani mi tremano, le ginocchia cedono e il cuore scoppia come una bomba. Oppure posso mentire. Semplicemente.
Opto per la seconda e me ne esco con due semplici e stupide parole: "Tutto regolare"
Ian mi studia, non sembra particolarmente convinto. "Hunter?"
"Ho troncato" dico. "Ho capito che non è lui la persona con la quale voglio trascorrere il resto della mia vita. In realtà l'ho sempre saputo, ho solo avuto il coraggio di rompere la mia copertura"
"Etan? Che mi dici di lui? Ci stai uscendo insieme?"
Etan? Mi sfugge un sorriso. "Si chiama Evan" gli faccio notare. "No, è solo un amico" Non so cosa abbiano oggi Ian e Ashley, sembra che si siano accordati per torturarmi con questa falsa illusione di Evan Stanley.
"Mi sembra un bravo ragazzo, un po' ingenuo e poco mascolino, ma bravo"
"Sembra quasi che tu ed Ashley vi siate messi d'accordo per trovarmi un marito" scherzo.
Ian ride, inclinando appena la testa in avanti. Ad ogni suo movimento il profumo che evapora dalla sua pelle si diffonde tutto intorno. L'alone mi inebria, profondamente.
"Se fossi nato in questa epoca non avrei neanche lontanamente pensato di trovarti un marito, mi sarei occupato io di renderti felice"
Freddo. Sento improvvisamente tanto, tantissimo freddo.
La mano di Ian si appropinqua sulla chiave, girandola per mettere in moto. Sono ancora a bocca aperta, senza aria nei polmoni e voce nelle corde vocali, quando la Mercedes riprende vita e Ian mi sussurra, avvicinandosi pericolosamente al mio orecchio: "Buonanotte, buonanotte! Separarsi è un sì dolce dolore, che dirò buonanotte finché non sarà mattino"
Ascolto le sue labbra lasciarmi un tenero bacio sulla guancia, mentre ogni singola parte del mio corpo è contratta come una corda di violino.
"Credo che dovresti dire qualcosa come: Oh Romeo, Romeo perché sei tu Romeo?" recita, scostandosi. "Così, tanto per ricambiare il mio tentativo audace. Sono sempre stato bravo a ricordare a mente le strofe"
Prendo tutto il coraggio che possiedo e fisso Ian dritto negli occhi. Ne scorgo l'immensità, le sfumature di colore. L'essenza pura. "L'amore dei giovani non sta nel cuore, ma negli occhi" scandisco le parole senza abbassare la guardia.
Ian sembra sorpreso, indeciso anche. Non distoglie lo sguardo né si muove di un centimetro. Siamo ad una distanza che ravvicinata è dir poco, e tutto il mio coraggio pian piano viene meno. La mia mano trema e quella di Ian vi si appoggia sopra, fermandola.
"I miei complimenti" dice con un debole sussurro. "Citazione perfetta"
Sorrido e Ian lo fa con me. Pian piano la sua risata si diffonde calda ed eccitante dentro l'abitacolo. Mi coinvolge e non posso fare a meno di ridere con lui. Non so perché ridiamo, forse per sciogliere il nervoso e la tensione oppure perché semplicemente ci va di farlo.
Ho il cuore piccolo piccolo, le labbra che ancora tremano e la pelle d'oca, tuttavia mi lascio andare.
La finzione è realtà o è solo galanteria. Gli occhi di Ian sono ancora legati a Nikki, ma hanno anche qualcosa che li legano ai miei. Sfumature o piccoli dettagli impercettibili. Sembrano così sinceri quando parlano d'amore, ma forse hanno soltanto bisogno di un appiglio. Ed io sono qui. E sono l'appiglio più disponibile del mondo.
"Notte, Ian" scendo dall'auto.
"Notte, piccola Holland"
L'auto se ne va ed una parte di me scompare con essa.
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