Capitolo 32: SIREN

I locali che si affacciano sul molo sono quasi deserti di prima mattina, ad eccezione di qualche pescatore e ragazzo che ha saltato la scuola. Una rampa di scalette in legno conducono ad una grande terrazza che si affaccia direttamente sull'oceano. Il Siren è una immensa struttura in legno, muri bianchi e decorazioni che richiamano l'ambiente marino. Ad accoglierci all'ingresso c'è la statua di una sirena dai lunghi capelli biondi e il reggiseno composto da due conchiglie. E' evidente che questo non sia affatto un posto di seconda mano, ma adatto a turisti disposti a spendere qualche cents in più per una bibita ghiacciata o una grande insalata mista.

Una ragazza dai capelli scuri sciolti sulle spalle e perfettamente stirati, ci viene incontro. "Salve, come posso esservi utile?".

Il sorriso con il quale ci accoglie mi destabilizza. E' davvero una bella donna, occhi grandi, bocca rosea e pelle priva della benché minima imperfezione. Le sue gambe sono snelle e sono strette dentro a un paio di jeans bianco sporco. Ad occhio e croce dovrebbe avere venticinque o ventisei anni.

"Sono qui per l'annuncio" Ian indica il foglio appeso fuori dalla porta a vetri.

"Ah sì! Cerchiamo continuamente personale, sai, questo è un posto di passaggio, c'è molto ricambio durante l'anno. Un istante soltanto, vi faccio parlare con il mio socio, è lui che si occupa delle assunzioni!".

Ci accomodiamo su uno dei divanetti davanti al bancone e ci guardiamo intorno, cercando di farci un'idea più concreta del posto. Due uomini in giacca e cravatta siedono poco lontano, sul loro tavolino ci sono due bicchieri di non so quale strana sostanza grigiastra. Il signore più anziano fuma un sigaro, leggendo il giornale locale mentre l'altro guarda semplicemente nel vuoto.

"Il signor Dornan arriverà a momenti" dice la ragazza, tornando da noi. "Oh, scusate, non mi sono neanche presentata. Io sono Dakota, Dakota Johnson". Di nuovo quel sorriso invidiabile.

Ian stringe la sua mano, presentandosi e una punta di gelosia mi fa pizzicare lo stomaco. Possibile che io debba sempre fare assurdi paragoni tra me e ogni ragazza che vedo in giro? Possibile che la maggior parte delle donne mi sembra sempre più bella, avvincente e sensuale di quanto mai possa essere io?

"E tu come ti chiami?". La ragazza si rivolge a me, distogliendomi da questi assurdi ragionamenti.

"Holland Roden, sono la sua fidanzata" metto subito in chiaro le cose.

Lei unisce le labbra, sollevando appena le sopracciglia. "Complimenti, bellissima coppia" mi fa l'occhiolino.

Evito di guardarla in faccia, cercando di focalizzare l'attenzione su qualcos'altro presente nella sala. E' strano, ma non mi sento affatto a mio agio, è come se mi trovassi in un ambiente non mio, come se mi sentissi in disordine o non all'altezza.

"Cosa cercate con precisione, Dakota?" chiede Ian, riportando l'attenzione della giovane su di sé.

"Cerchiamo qualcuno che non abbia problemi a lavorare fino a tardi o a fare straordinari. Questo è un locale che vive soprattutto di sera, la chiusura è più o meno alle tre e mezza della notte".

Improvvisamente nella mia testa si materializzano ballerine di lapdance in topless che si muovono sinuose sui tavolini in vetro sparsi qua e là, uomini ubriachi e, soprattutto, bellissime ragazze alla ricerca di storie senza futuro. Sesso e avventura. Un senso di nausea mi invade, lasciandomi un sapore amaro dentro la bocca. E pensare che sono stata proprio io a portare Ian in questo posto, sono io che ho visto l'annuncio, io che mi sono cacciata nei guai con le mie stesse mani, ma non faccio in tempo a metabolizzare la cosa, che un ragazzo dall'aspetto decisamente seducente si avvicina a noi, esibendo anch'esso un largo sorriso.

"Buongiorno a tutti" esordisce, stringendoci le mani. "Jamie Dornan, il proprietario del Siren, insieme a Dakota, che immagino abbiate già avuto il piacere di conoscere".

La tipa posa la mano sulla schiena dell'uomo con fare decisamente possessivo. E io noto un particolare che non avevo visto prima, le fedi.
A quanto pare sono legati da molto più di un semplice contratto di lavoro. La cosa mi tranquillizza un po'. Non so perchè ma una coppia è sempre più sicura di un uomo e una donna senza alcun legame.

Jamie siede sul divano di fronte a noi e Dakota si apposta al suo fianco. La visione dei due è davvero qualcosa di nuovo e ricercato allo stesso tempo. Sono due bellissimi ragazzi e hanno quel qualcosa che li rende affascinanti e sensuali. Parliamo degli orari, di tutto quello che riguarda competenze e responsabilità. Alla fine, Ian firma il contratto di lavoro senza pensarci troppo.

"E tu, Holland, sei dei nostri?" Jamie mi porge la penna. 

Vacillo. Gli occhi del proprietario mi fissano in modo deciso, lasciandomi uno strano senso di disagio interiore. Dakota sorride al suo fianco, continuando a mostrare la sua dentatura bianca e perfetta.

"Io... io, potrei fare un part-time, per un periodo di tempo...".

Jamie acconsente, mi sorride e aspetta che afferri la matita, ma Ian anticipa la mia mossa, sottraendogliela.

"Non se ne parla, lei deve studiare! Frequenta il college, non ha tempo per lavorare!" dice, duramente. Il suo sguardo è severo e mi lascia con il fiato corto e la voce morta in gola.

"D'accordo, come preferite. Allora, benvenuto da noi, Ian Somerhalder. Inizierai domani stesso, okay?".

I due uomini si scambiano una nuova vigorosa stretta di mano, mentre Dakota capta nei miei occhi quel lieve sfarfallio di chi avrebbe voluto dare una risposta ben diversa da quella del rifiuto. Le assi di legno sulla veranda scricchiolano sotto alle mie scarpe da ginnastica, mentre usciamo dal locale, lasciandoci alle spalle i due proprietari, i loro sorrisi e un nuovo posto di lavoro appena ottenuto. Raggiungiamo il percorso pedonale che costeggia la spiaggia, camminiamo in silenzio respirando l'aria salmastra che ci circonda.

"Perché continui a intestardirti con questa cosa del lavoro?". Ian è infastidito, guarda dritto davanti a sé, mantenendo un andatura sostenuta.

"Perché voglio rendermi utile, non sopporto di dover stare con le mani in mano".

Lui si arrotola le maniche della camicia, procedendo ancora avanti. "Ne abbiamo parlato fin troppo, Holland, non torniamo ancora sull'argomento!".

"Ma poteva essere una buona occasione, avremmo lavorato insieme, fianco a fianco. Non avrei lasciato indietro lo studio, ho tutta la mattina e il pomeriggio per dedicarmi allo studio, la notte sono libera..."

"La notte devi riposare, non sgobbare in un locale!" replica.

"E tu chi sei per dirmi quello che devo o non devo fare?" mi inchiodo, incrociando le braccia al petto. Sembro una bambina che fa i capricci, ma in realtà sono io quella che ragiona, mentre lui è fossilizzato soltanto sui suoi assurdi principi da millenovecentoquarantacinque.

"Sono il tuo fidanzato!". Ian mi viene di fronte, stringendomi le braccia. "Accidenti, Holland, perché dobbiamo litigare per questo? Non potresti essere semplicemente felice del fatto che io abbia trovato un lavoro?".

Lascio andare un sospiro e affondo lo sguardo dentro al suo. E' più azzurro dell'oceano, del mare e del cielo. E' così immenso da tuffarcisi dentro, da annegarci e sguazzare senza riuscirne più. Da prenderci la residenza e viverci fin quando è possibile. Così, con amarezza metto via ancora una volta i miei principi di donna all'avanguardia e lascio spazio a quel mare limpido e chiaro. Se voglio stare con Ian devo accettare questo lato del suo carattere, devo accettare il fatto che è un mio coetaneo, ma in realtà non lo è davvero. Proveniamo da due mondi differenti e dobbiamo avere abbastanza forza per venirci incontro.

"Va bene, non parliamone più" abbasso la fronte.

Ian rilassa le spalle e mi attira a sé.

"Andremo a New York, piccola Holland, andremo ovunque tu voglia andare, metterò da parte abbastanza soldi per entrambi. Per la mia ragazza questo e altro" mi bacia tra i capelli.

Un ragazzino suona il campanello di una bicicletta, sfrecciandoci vicino. L'oceano fa rumore, scavando nella sabbia e anche dentro ai nostri cuori. Mi lascio cullare dal frastuono delle acque profonde e dall'abbraccio di Ian. Il suo profumo nel naso e i suoi occhi nel cuore, per sempre.

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