Capitolo 25: PRIMO APPUNTAMENTO
Il primo appuntamento è quello che non si dimentica mai. O almeno così dicono.
Il mio ragazzino del liceo, Dylan, mi aveva invitata ad una festa. Eravamo amici, ma quella sera sarei stata la sua accompagnatrice. Ricordo ancora quanto fossi in crisi nello scegliere il vestito. Mia sorella Taylor era troppo piccola per i consigli e nostra madre non c'era più. Nonostante tutto, fu la festa più bella della mia vita ed il vestito che indossai, alla fine, non contò così tanto. Dylan mi portò sulla terrazza panoramica del ristorante. Avrei potuto indossare un jeans, una tuta, un costume da bagno, non ce ne saremmo neanche accorti, tanto eravamo presi dal nostro primo bacio. Invece, con Hunter le cose sono andate un po' diversamente. Nessun primo appuntamento, soltanto un invito alla prima partita della stagione. Ricordo che impiegai più o meno dieci minuti per spiegargli che sarei andata comunque a quella partita, che lui fosse in campo o meno, dal momento che ero una delle cheerleaders.
Tutti questi ricordi ballonzolano nella mia testa, mentre sono indecisa sull'abito da indossare per la prima uscita con Ian da fidanzati. E' strano come il nostro rapporto sia mutato in così poco tempo, dall'indecisione al volersi impegnare apertamente. Non capirò mai la mente dei ragazzi, indipendentemente dalla loro epoca di provenienza!
Ashley mi ha dato libero accesso al suo armadio, dicendomi di scegliere qualsiasi cosa desideri. Ed io, dopo aver passato in rassegna camicette, giacche, abiti da sera e da giorno, felpe e minigonne, concludo che niente di tutto questo fa al caso mio.
"Tra un quarto d'ora Ian sarà qui" mi ricorda Ashley, scarabocchiando il suo diario. E' seduta sul letto e mi osserva, mordicchiando il cappuccio della penna.
"Metterò i soliti jeans e la solita maglietta" faccio spallucce.
Ashley alza gli occhi al cielo, emettendo uno sbuffo. "Ti ricordo che i soliti jeans e la solita maglietta sono nel cesto della biancheria diretta in lavanderia ma, anche se fossero puliti, ti vieterei di indossarli!"
"Ian non farà caso a quello che vestirò, lui non si intende di moda. Non aveva mai visto una salopette e nemmeno un paio di skinny, cosa vuoi che ne sappia?"
"Non sono d'accordo" protesta lei, "viene da un'altra epoca, ma è pur sempre un ragazzo e questo è il vostro primo appuntamento. Ti meriti un bel vestito!" Si posiziona davanti all'armadio e ci infila la testa dentro, frugando con energia. Per alcuni secondi vedo soltanto la sua schiena e un milione di grucce che si spostano qua e là. Alla fine se ne esce con un gran bel sorriso stampato in faccia.
"Trovato, ecco qua, il tuo vestito da primo appuntamento!"
Senza obiezioni, mi ritrovo a infilare un abito rosso vermiglio, senza spalline e con la gonna leggermente bombata. Sulla vita ha un cinturino sottile, ricamato con fiori di un rosso più intenso.
"Sembra cucito sulla tua pelle" Ashley mi aiuta a chiudere la lampo laterale, poi mi sfila la penna che ho incastrato tra i capelli per raccoglierli, lasciando che essi ricadano fluenti sulle spalle.
"Ian perderà la testa stasera" allunga le labbra in un sorriso.
I miei occhi rimangono per alcuni istanti ad osservare la figura che vedono riflessa nello specchio. E' una Holland che sta crescendo, una Holland che sta divenendo donna. Una Holland che comincia a piacermi. E la cosa mi provoca un certo turbamento. Ashley mi posa sul collo una catenina d'argento. E' un filo di brillantini che scende fino ad arrivare allo scollo e sparire dentro al seno.
"Questo è un mio regalo per te" dice.
"Non dovevi" resto senza fiato e senza parole.
"E' il minimo per quello che tu hai fatto per me" mi aggiusta alcune ciocche di capelli.
"Io non ho fatto niente" porto una mano alla collana, tastandone la consistenza e apprezzando il bagliore che ciascuno dei brillantini emette.
"Invece hai fatto tanto, Holly, non ti sei arresa, hai lottato per il mio bene. Hai visto del buono anche con tutto il marcio che ti ho fatto e che mi sono fatta. Sei stata un'amica. Una vera amica" afferma.
"Ciascuno di noi ha bisogno di un amico, alle volte" sorrido dolcemente, pensando a quanto anche io ne abbia avuto bisogno in passato. Sono stata male. Sono caduta in un baratro gigantesco, ma non sono mai stata da sola.
Robert era la mia ancora di salvataggio. C'era lui a tenermi la fronte mentre vomitavo alcol. C'era lui a dirmi di non arrendermi, a stringermi la mano e ritirarmi su quando pensavo di non potermi più rialzare.
"La vita ci riserva sempre delle sorprese" fa lei, continuando a sistemarmi i capelli. Infila le sue dita tra i miei boccoli, districandoli e dandogli una forma più morbida. "Sono felice di essermi lasciata alle spalle Daren, la cocaina e i miei tormenti insensati. Sono felice di non avere più pregiudizi circa OUT e IN, quell'assurda divisione fatta da Phoebe era soltanto qualcosa di stupido! Ho capito che i soldi non contano, non per quanto riguarda l'amore, almeno. Se non ci fossi stata tu, adesso non sarei di nuovo in pari con le lezioni, forse non frequenterei neanche più questo college, non uscirei con Penn Badgley, il cavaliere mascherato più affascinante che conosca..."
"E non saresti di nuovo una delle sexy e scatenate cheerleader!" ammicco, trattenendo un sorriso. Proprio questa mattina il signor Agee ha ripreso il suo assegno e mi ha dato conferma del rientro di Ashley nel gruppo. Attendevo il momento migliore per dirglielo, e questo è decisamente quello più adatto.
"Cosa?" squilla, "quando, come, chi te lo ha detto?"
"Il coach. E' ufficiale, tra qualche giorno riprenderai con gli allenamenti!"
Lei porta le braccia in alto e inizia a saltare per tutta la stanza come un canguro. "Ma come hai fatto?"
Trattengo il fiato e mi prometto che un giorno le racconterò tutto. Le dirò dell'assegno del signor Kagasoff, di aver utilizzato i soldi sporchi di quell'uomo per ricattare l'allenatore e riprendermi la mia amica. Un giorno lo farò, ma non adesso. Ora voglio che si goda soltanto il suo rientro nella squadra.
"Mi piacerebbe tanto che tornassi anche tu a ballare" incontra il mio sguardo allo specchio.
"La vita è una sorpresa, lo hai detto tu poco fa..." rilasso le spalle.
Ashley sorride più serena che mai e termina la mia acconciatura, nel momento esatto in cui bussano alla porta.
"Oh Santo Cielo! E' l'ora! E' già arrivato Ian! Dovremmo farlo aspettare, accidenti, dobbiamo ancora pensare al trucco!"
Mi guardo allo specchio, liberando un respiro profondo. "Va benissimo così, nessun trucco per questa sera"
"Ma un po' di rossetto e uno strato di correttore e..."
"Ian non ama il rossetto" la informo, ricordando le volte che me lo ha tolto. Ho deciso. Non indosserò nessuna maschera. Solo un bel vestito e me stessa.
"Va bene, ma almeno prenditi una delle mie borsette, così potrai metterci il cellulare, delle salviette, uno specchietto..."
"Ashley, per favore, stai calma, okay?"
Lei muove la testa in un sì, ma il suo corpo è già alla ricerca di una pochette da imprestarmi. "Ti farà comodo, vedrai" me la ficca in mano.
La ringrazio e vado ad aprire la porta. Inutile dire che cosa combina il mio cuore non appena si ritrova davanti la figura di Ian con i capelli perfettamente pettinati all'indietro e una rosa rossa tra le mani. Gli prende un colpo, a quel povero cuore. Un colpo deciso.
Da morirci secche.
***
"Vuoi dirmi dove siamo diretti?"
Ian ha l'aria misteriosa, mentre siede al mio fianco sul taxy che ci ha saliti all'uscita del campus.
"Sai che sei proprio noiosa? Possibile che non riesci a goderti una sorpresa?"
Poso la testa contro il finestrino e guardo l'oceano scorrere. Immenso.
Le dita di Ian si avvicinano alle mie, che ho ferme sulle ginocchia. Percepisco un leggero formicolio, mentre il mio stomaco si stringe un po' di più. Ci lasciamo alle spalle Jacksonville Beach e Ponte Vedra Beach, attraversiamo la riserva naturale dirigendoci più a sud, fino a raggiungere St Augustine. L'auto si spinge nel traffico notturno e la città, avvolta in un bagliore onirico di luci e colori, non ha poi un aspetto così diverso da Jacksonville.
"Ecco, siamo arrivati" dice, indicando al tassista di accostare vicino al marciapiede. Ian paga l'uomo, mentre io ammiro la bellezza che mi circonda. Le abitazioni sembrano tutte uguali, bianche e soavi, circondate da palme slanciate. Poco lontano un ponte lunghissimo e la statua di un leone mi catturano l'attenzione.
"Vieni, da questa parte" dice Ian.
Mi lascio condurre lungo le vie del centro. La piazza è rettangolare. Enormi cannoni sono piazzati ai lati, un obelisco e i monumenti dedicati ai caduti sembrano fermare il tempo, riportandoci alla rivoluzione americana, alla seconda guerra mondiale e a quella del Vietnam.
Ian mi stringe la mano con una decisione e una dolcezza indescrivibile. I tacchi che Ashley mi ha imposto di indossare sono decisamente incompatibili con le mattonelle in pietra sulle quali camminiamo. Percorriamo alcune stradine più strette, dove piccoli locali fanno da padroni, popolati da turisti e vecchi frequentatori.
"Manca ancora molto?"
Ian alza gli occhi al cielo, rimproverandomi per la smisurata curiosità che mi caratterizza.
"Non è solo quello" protesto, stringendo più forte la sua mano. "Il fatto è che non sono abituata a camminare su queste scarpe. Tu non sai quanto sia difficile restare in equilibrio su dieci centimetri di altezza!"
Ian si ferma all'improvviso. Studia le mie calzature e alla fine fa una cosa che mi lascia senza fiato. Mi prende in braccio. Così, di punto in bianco, mi solleva come se fossi una piuma, accostandomi al suo corpo.
Lancio un grido sommesso, schiamazzando come un'oca in mezzo al cortile. "Ehi, mettimi giù!"
Ian ride di gusto, mentre io mi aggrappo alle sue spalle.
"Io ci tengo ai piedi della mia fidanzata" dice, riprendendo a camminare.
Rido, mandando la testa indietro e smetto di protestare. Mi lascio condurre in braccio, incurante della gente che ci guarda, delle pieghe che possa mai prendere il mio vestito.
E quando mi rimette a terra, vorrei che non lo avesse mai fatto. Stavo bene appollaiata sulle sue braccia, accanto al suo calore e vicino al suo respiro.
"Et voilà, ecco qua la sorpresa!"
Mi guardo intorno spaesata. Ci sono case e una fontana, ancora palme e vegetazione rigogliosa. Più avanti l'oceano che incornicia la notte.
"Non la vedi?" chiede lui, nascondendo un meraviglioso sorriso. "Che ne dici di guardare più in alto?" allunga un dito sopra le nostre teste.
Sollevo il mento, guardando nella direzione che mi sta indicando. Oltre il suo indice puntato, in prossimità del cielo, a metri e metri e metri da terra una gru tiene sospesa una enorme piattaforma in acciaio.
"Si chiama Dinner in the sky" La voce di Ian mi suona vicino all'orecchio, scavandosi uno spiraglio di lucidità accanto al mio stupore. "Scommetto che questo è pura fantascienza anche per te, piccola Holland"
Guardo il trabiccolo sospeso e poi guardo Ian, compiaciuto al mio fianco. Guardo le mie scarpe scomode ma bellissime e di nuovo l'impalcatura.
"Cosa significa?" balbetto.
"Significa che questa sera tu ed io ceneremo a cinquanta metri di altezza"
Il mio cuore accusa il colpo, mentre nella mia testa l'unico cinquanta che mi viene in mente sono le sfumature di Mr Grey.
"Andiamo, un tavolo ci aspetta!" Ian mi afferra la mano e mi trascina con sé. Le scarpe non mi fanno più male, il dolore ai piedi sembra evaporato mentre ogni senso è al massimo, ogni neurone in fibrillazione e ogni pensiero schiacciato dalla sorpresa più incredibile che abbia mai ricevuto nella mia esistenza.
NOTE AUTRICE:
Ciao lettori,
siamo circondati dal freddo e dal gelo, ma io spero di avervi riscaldato un po' mente, cuore e corpo con questo capitolo. Grazie per i commenti che lasciate e le stelline.
Vi auguro un sereno week end!
Baci
Serena
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