Capitolo 23: SOLTANTO NOI DUE

Penn e Ashley stavano per baciarsi. Ecco cosa ho interrotto ieri pomeriggio al mio ritorno dall'hotel Clarke. La notizia me l'ha data questa mattina proprio lei, Ashley, di fronte ad un enorme cornetto alla crema e il caffè di Starbucks. Ebbene sì, abbiamo rimesso piede nel locale esclusivo degli IN, senza più alcun timore di un possibile arrivo di Phoebe Tonkin. D'altronde, io non ho niente da perdere e Ashley ha già perso la cosa alla quale teneva un casino; essere una cheerleader. Una buona dose di zuccheri e un caffè lungo, è quello di cui ho bisogno per ritirarmi su di morale e smettere di pensare a quanto odi Melinda Clarke. Purtroppo, per quanto Ashley faccia del suo meglio per distrarmi, raccontandomi di lei, di Penn e di come stiano diventando intimi, la mia mente vaga a quell'assurda storia del gigolò.
Ho la testa dentro il mio bicchiere di caffè quando entra nel locale il signor Agee. Lo sguardo dell'uomo finisce subito sul mio. Ashley scorre l'indice sul suo smartphone, estraniandosi per un attimo nel mondo virtuale e io ne approfitto per chiederle scusa e andare a parlare con il coatch.

"Buongiorno, signorina Roden, credo proprio che sia arrivato il momento di chiudere i nostri conti in sospeso"

Lancio un'occhiata ad Ashley che è rimasta al tavolino, con lo sguardo rivolto a noi e le dita ancora incollate al telefonino. Sta cercando di capire quali siano le mie intenzioni, ovvero per quale motivo mi sono alzata in fretta e furia e cosa abbia mai da dire all'allenatore. Le rivolgo un sorriso, sperando che sia sufficiente per tranquillizzarla, poi mi sposto di qualche passo, costringendo l'uomo a venirmi appresso. Un gruppo di ragazzini si piazzano davanti al bancone, nascondendo ad Ashley la nostra visuale.

"Grazie per quello che ha fatto per noi" mi sento in dovere di riconoscere. "Daren non è più un problema e Ashley sta riprendendo in mano la sua vita"

Il signor Agee mostra i suoi denti ingialliti, in segno di apprezzamento.

"Ho però bisogno di un secondo favore" La mia voce si fa più bassa, mentre lancio un'ultima occhiata al tavolo. Per fortuna Ashley è sempre seduta.

"Di cosa si tratta?" fa lui, passandosi una mano dietro al collo. La sua testa rasata è coperta da un cappellino di tela lilla.

"Ho bisogno che lei riprenda Ashley Benson nel corpo delle cheerleader"

Lui socchiude gli occhi, studiandomi attentamente.

"Phoebe Tonkin, la capo cheerleader, ha deciso di farla fuori, ma solo perché non sta alle sue regole. Il ballo per Ashley è la sua vita, venire espulsa dalla squadra è stato un brutto colpo. Se sapesse con quanta passione e con quanto sentimento si dedica alle coreografie e..."

"Okay" mi interrompe lui, "vedrò cosa posso fare"

Improvvisamente l'uomo che ho di fronte non mi sembra più il terribile mostro che si è lasciato comprare dai Kagasoff, ma una persona con un cuore e qualcosa di molto vicino alla sensibilità. Così, presa dall'euforia mi slancio ad abbracciarlo. Il coatch resta sorpreso dal mio gesto, balbetta un paio di cose che non riesco a capire e si tira indietro, riposizionandosi il cappellino.

"Grazie, grazie davvero!" torno alle dovute distanze.

L'uomo si schiarisce la voce, riprendendo in mano la conversazione. "Farò quello che mi ha chiesto, Roden, ma dopo mi dovrà ridare quell'assegno!"

Annuisco e ci scambiamo una forte e decisa stretta di mano. Il professore acquista il suo caffè ed esce dal locale, mentre io, con un briciolo di entusiasmo in più, torno dalla mia amica.

"Si può sapere cosa dovevate dirvi tu e l'allenatore della squadra di basket?"

Poso i palmi sul tavolo e la fisso dritta negli occhi. Sono azzurri e curiosi di sapere.

"Ci sono buone probabilità che tu possa rientrare nel corpo delle cheerleaders"

Il suo sguardo brilla come non ho mai visto e le sue labbra si schiudono, restando quasi paralizzate. Le passo una mano davanti al viso, distogliendola dallo stato di trance nel quale è momentaneamente caduta.

"Holly, sono senza parole!" si sblocca, portandosi le mani al petto. "Ma come hai fatto? Cosa gli hai detto e...perchè, perché ti sei esposta così tanto per me? Anche tu eri una cheerleader, anche tu hai il diritto di tornare nella squadra"

"Essere una cheerleader è la tua vita" La mia bocca si stira in un sorriso sincero. "Tu sei la squadra, Ashley!"

Lei ricambia il sorriso e, per fortuna, non mi chiede altro. Si alza dalla sedia e mi abbraccia.
***

L'aula di anatomia è già piena di studenti. Questa è l'ultima spiegazione, una sorta di grande ripasso prima dell'esame, a quanto pare ci sono proprio tutti quanti i frequentatori del corso, anche coloro che spesso boicottano la lezione. Il professor Wilder è seduto dietro alla cattedra, la valigetta aperta sulla scrivania e il computer sulle ginocchia. Penn ci fa un cenno di saluto, è appostato in un delle file centrali e ci sta tenendo il posto. Ashley si mette al suo fianco destro, io al sinistro.

Penn indica il bicchiere di caffè che quest'ultima tiene in mano. "E quello?".

"Siamo state da Sturbacks prima di venire, avevamo bisogno di zuccheri!" dice lei, facendomi occhiolino.

Penn solleva le sopracciglia.

"Nessuna di noi due ha più paura" intervengo, sistemando le mie cose sul tavolino. Vago con lo sguardo nella stanza. Phoebe è seduta in prima fila, vicina alla cattedra. I suoi capelli sono intrecciati in una ricercata e sbilanciata pettinatura. Che sia stata dal parrucchiere questa notte?

"E ci sono anche delle grandi novità!" squilla Ashley, riportando l'attenzione su di sé. "Holly ha parlato con il coatch della squadra, è probabile che torni ad essere una cheerleader!"

Penn sbatte le palpebre, voltandosi di scatto verso di me. La sua espressione è un misto tra sorpresa e ammirazione. Lo guardo con insistenza e lui sembra realizzare il tutto, in fondo non è poi così difficile fare due più due, considerando che ho ancora in tasca il famoso assegno.

La campanella suona e gli ultimi studenti entrano in classe. Tra loro anche America, che si guarda intorno alla ricerca di un posto libero. Imbraccia così tanti libri che è in difficoltà nel tenerli tutti senza farli cadere, alla fine, uno dei volumi infatti le scivola a terra, finendo proprio ai piedi di Ashley.

"Miseriaccia!" impreca, inginocchiandosi per raccoglierlo.

Ashley recupera il volume e glielo porge, ma America glielo prende di mano con uno scatto brusco, accompagnato da un'occhiata che vuol dire tutto tranne grazie.

Penn posa una mano sulla spalla di Ashley, i suoi occhi scuri sono dirottati contro l'amica di vecchia data, bacchettandola. America alza il mento e se ne va, sedendosi proprio dietro di noi.

"E' tutto okay?" chiede Penn, premuroso.

Ashley annuisce. E a me sembra così strano che le persone e le situazioni possano capovolgersi in così poco tempo. Fino a qualche mese fa Ashley avrebbe trattato America e Penn come due scarti della società, invece adesso è lei quella gentile, America la cattiva da evitare e Penn il ragazzo conteso.

Il professor Wilder ci indica di aprire il libro a pagina venticinque. Il fruscio della carta è un piacevole sottofondo, che mi distoglie dai pensieri e mi riporta a concentrarmi sulla materia, ma è soltanto per un breve lasso di tempo, perchè Penn e Ashley riprendono a parlottare, distraendomi.

"Domani sera, dopo l'esame, dobbiamo festeggiare la nostra libertà, che ne dici di andare mangiare qualcosa da qualche parte?" propone lui.

"Intendi io e te?" chiede la mia amica, con voce quasi rauca.

"Certo, io e te"

"Non...non intendi io, te e...Holly..." fa lei.

Faccio finta di non sentirli e nascondo un sorriso dietro la penna, ma è davvero difficile non ascoltarli dal momento che l'aula è nel profondo silenzio, ad eccezione della voce profonda del professore.

"No, intendo soltanto noi due" Penn torna a guardare avanti. Lo vedo con la coda dell'occhio.

"Penn Badgley, mi stai forse chiedendo di uscire con te?" squittisce la mia compagna di stanza.

Lui fissa il tavolino. Posso sentire i muscoli del suo braccio contrarsi, mentre i suoi palmi scorrono nervosamente sulle cosce. "Emm...sì...Ashley Benson. Ti sto invitando a cena fuori, ti va?"

Il silenzio. La voce dell'insegnante. Il rumore del gesso contro la lavagna. E poi, finalmente, la risposta che speravo di sentire.

"Certo che mi va, mi va davvero tanto"

Penn ridacchia e Ashley pure. Il professor Wilder reclama silenzio e qualcuno esce dall'aula sbattendo forte la porta. Mi volto. Dietro di me ci sono soltanto libri e libri.
America se n'è andata.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top