Capitolo 17: UN ASSEGNO DALLE GAMBE CHILOMETRICHE
Il mattino seguente io e Ashley andiamo a lezione insieme. Tornare di nuovo a camminare al fianco della bionda cheerleader, esattamente come ai vecchi tempi, mi sembra quasi un sogno o una specie di allucinazione positiva. E' successo tutto prima di quanto mi aspettassi. E senza l'aiuto del signor Agee. Ashley ci vuole riprovare, desidera uscire dal tunnel nero nel quale è finita e vuole farlo con il mio sostegno. Ce la metterò tutta per starle vicino e per non farla sbagliare di nuovo. Prendiamo i nostri libri dagli armadietti e ci fermiamo alla macchinetta automatica per bere qualcosa di caldo. Sono giorni che Ashley non mette piede all'università e sembra davvero piuttosto nervosa; continua a mangiucchiarsi le unghie e spostare i capelli da una spalla all'altra. Le sorrido, con il tentativo di rassicurarla. Ci sono io con lei, non la lascerò da sola. Gliel'ho promesso.
"Così, Felton, ha avuto un brutto incidente l'altra notte?" mi chiede, recuperando le monete dalla macchinetta.
Le ho raccontato dell'inseguimento dopo la festa al campus e di come quel ragazzo mi stia ancora costantemente alle calcagna.
"Già" annuisco. "Ci veniva dietro come un pazzo e poi si è schiantato contro il muro. E' stato Ian a tirarlo fuori dall'auto, un secondo prima che tutto prendesse fuoco"
Ashley aggrotta leggermente la fronte. "Perché vi siete fermati a salvarlo? Avrebbe potuto marcire all'inferno, lui e quella sua ossessione per il pendolo!"
Sentir pronunciare questa frase mi rincuora.
Se fossi stata da sola probabilmente non avrei mosso un dito per estrarre il suo corpo dalle lamiere, non dopo quello che lui ha tentato di fare a me un sacco di volte. Pensare che la morte di Tom risolverebbe molte cose, mi fa sentire una codarda, ma evidentemente non solo l'unica a crederlo. Certo, se si potesse uscire da questo dilemma esistenziale senza ossa rotte e con la coscienza pulita sarebbe molto meglio per tutti quanti, ma non sembra affatto possibile. Tom vuole le nostre vite a tutti i costi. E Ian, della sua, non ha ancora capito cosa farne.
"Ian lo ha salvato per senso di coscienza" cerco di dare una risposta il più che plausibile.
Ashley solleva le sopracciglia per niente convinta. Ed io rivedo la stanza d'ospedale e il biondino steso sul letto, circondato da fili, tubi e monitor angoscianti. Tom Felton è in coma. Ancora non riesco a crederci davvero.
Alcune ragazze ci passano vicino, rammentando strampalati principi medici.
Tra loro noto Karidja, che mi lancia un'occhiataccia, per proseguire a testa alta e sguardo dritto avanti a sé. La ignoro, con tutto quello che ho da pensare non mi importa certo dei suoi sguardi sprizzanti gelosia.
"Mio cugino e quella fanno sul serio, a quanto pare" Ashley indica la bruna. "Hai notato? Ti ha fulminata con gli occhi!"
Faccio spallucce, emettendo un sospiro. "Evan può fare ciò che vuole con Karidja e lei non deve sentirsi né minacciata né in competizione. Io e lui abbiamo deciso di rimanere semplici amici, niente di più"
"Lo so, tu hai il tenebroso Ian a cui pensare!" ammicca, emettendo un risolino.
"Non è affatto divertente" stringo forte i libri al seno.
Ashley smette di sogghignare e beve alcuni sorsi del suo caffè. "E dai sto scherzando, piuttosto come vanno le cose con lui?"
"Eterna indecisione credo che sia la definizione più appropriata"
I suoi occhi azzurri scivolano sul mio volto, sembrano curiosi di sapere ciò che si è persa in questi giorni, ma sembrano anche altrettanto stanchi e distanti. Quella che ho davanti è la fotocopia di una ragazza che tenta di riprendere in mano la sua vita, ma che lotta a denti stretti per sfuggire al vuoto che la attraversa.
"Siamo stati a New York questo Natale, sono andata a trovare i miei e Ian è venuto con me" aggiungo un piccolo pezzo mancante al suo puzzle.
"Wow" esclama, ficcando la testa dentro il bicchiere. Il fumo del caffè si posa sul suo naso e sulla sua fronte, creando una piccola condensa.
"Ci siamo baciati a New York e ci siamo baciati anche al ritorno. Ci siamo baciati un sacco di volte, insomma, ma la nostra storia pare non voler decollare. Ian è ossessionato dalla sua vita di prima, da sua figlia, pensa costantemente a trovare una combinazione per tornare indietro"
Ashley sospira, gettando via il bicchiere.
"Ti sto annoiando" muovo un passo indietro, "scusami, davvero. Vogliamo andare? Il professor Wilder arriverà a momenti..."
"No, Holly, aspetta..." mi trattiene per un braccio. "Non mi stai annoiando, la tua storia è così travolgente e intrigante... è solo che mi sento fuori luogo, Daren mi chiamerà a momenti ed io....io non sono più così sicura di quello che sto facendo. Non sono convinta di entrare a lezione, non più..."
"Stai scherzando?" Questa volta sono io ad affondare le mie dita nella stoffa della sua camicetta. "Tu adesso entrerai con me, spegnerai il telefono e prenderai i tuoi appunti come hai sempre fatto. Daren non esiste, lui non fa più parte della tua vita"
"Non è così facile, Holly" La sua voce trema appena, "io e Daren...lui non ha nessuna colpa..."
"Non ha nessuna colpa?" Vorrei urlare, ma mi limito a stringerle più forte il braccio. "Ti ha fatto assumere della maledetta droga!"
Ashley si libera dalla mia presa. "Ho assunto da sola della maledetta droga. Ho venduto io i miei effetti personali per acquistarla, Daren non mi ha costretta con la forza, lui mi ha soltanto procurato la roba e mi ha spiegato come usarla!"
"Lui ti ha distrutta!"
"Mi sono distrutta da sola!" replica lei, lasciando che le sue guance si infiammino oltre misura.
"Ieri sera hai detto di voler uscire dallo schifo nel quale sei piombata, stamani ti sei svegliata con la voglia di venire a lezione, dove è finita quella determinazione? Dove?"
Le mie energie cominciano a scarseggiare. Ashley sta crollando ed io non so come trattenerla. Mi dovrei inventare qualcosa, ma ho paura di dire o fare una mossa sbagliata e perderla di nuovo. Poi, quando tutto sembra perso, ecco che il destino gioca una carta a mio favore: Daren Kagasoff. Per me il demonio, per la mia amica soltanto un'importante comparsa nella sua vita. Il giocatore trotterella per il corridoio al fianco di una ragazza dalle gambe chilometriche e la bocca a palloncino che non ho mai visto in giro. L'attenzione di Ashley si sposta immediatamente sulla coppia. "Figlio di puttana" sibila.
Non dico niente, continuo ad osservare i due completamente stordita. Non capisco bene quali siano le intenzioni di Ashley, se correre da lui e fare una scenata oppure fuggire via. Passano pochi istanti e, con mia grande sorpresa, lei rimane immobile; la schiena contro il muro e i denti stretti.
Daren ci passa vicino, limitandosi a un saluto con una rapita alzata di mano. La cavallona stringe il braccio di Daren e lo bacia sulla guancia, lasciandogli il segno del rossetto rosso che porta.
"Ma chi diavolo è quella?" La rabbia di Ashley esce attraverso i suoi denti stretti come una morsa.
"Non ne ho la più pallida idea" scuoto appena la testa, ma in realtà un'ipotesi ce l'ho ed ho pure la conferma, perché in mezzo alla folla individuo il signor Agee che mi indica la sua guardia tiratrice, facendomi occhiolino. A quanto pare l'artefice di questo teatrino è stato lui. Ha trovato una ragazza, o meglio, una modella dal seno e dalla bocca pompati per opera di un chirurgo plastico, così che allontanasse Kagasoff dalla mia amica. Una mossa alquanto subdola e creativa. Devo dire che l'allenatore ha saputo giocare bene le sue carte. Se funziona, dovrò provvedere a restituirgli quello che gli spetta.
La campanella suona, richiamando tutti gli studenti nelle aule. "Andiamo?"
Ashley fa resistenza, senza spostare lo sguardo da Daren e la misteriosa ragazza, poi, senza che possa evitarlo, succede quello che temevo succedesse già qualche minuto fa; si libera dalla mia presa, evita di ascoltare le mie suppliche a non fare sciocchezze e si precipita contro Daren. Si butta addosso alla sua schiena e la prende a pugni. La tipa si scansa, lasciando al ragazzo il compito di placare le furie della pazza che lo sta letteralmente massacrando.
"Ehi, ma che ti prende?" Daren gli blocca i polsi, frenandola, ma Ashley continua a scalciare senza ritegno.
Subito si crea un cerchio di spettatori curiosi.
"Ma che succede?" Mi sento toccare la spalla.
Incontro gli occhi di Penn, interrogativi e perplessi di fronte alla scena che hanno davanti. Gli indico la cavallona in un angolo. "Quella è frutto del signor Agee"
Penn gli fa una specie di radiografia. "Però!" esclama. "Vale tutto quell'assegno!"
Gli mollo una gomitata e torno a guardare di fronte. Ashley sta spingendo Daren verso la macchinetta. La schiena del ragazzo tocca il vetro facendo un rumore assurdo.
"Fino a ieri sera volevi fare l'amore con me e oggi sei con questa, con questa...."
"Prostituta?" suggerisce Penn al mio fianco.
Ashley lo fulmina con gli occhi, indecisa se ringraziarlo o intimargli di farsi gli affari suoi.
"Che cretina ad aspettare una tua telefonata questa mattina, che cretina ad aspettare un tuo gesto carino che vada oltre il sesso e le serate e..."
"E' stato bellissimo con te, Ashley, ma forse non sono fatto per le storie serie...Io...lei..." guarda la nuova fiamma con occhi sognanti, "abbiamo così tanti interessi in comune! Mi stava dicendo che ama i porcellini d'India, ne ha uno proprio come avevo io quando ero piccolo..."
"Tu sei fuori di testa!" squilla Ashley, sferrandogli un ultimo colpo ben assestato sulla caviglia.
Daren si prende la gamba tra le mani, lamentandosi per il dolore.
"Vai al diavolo, tu, la tua nuova amichetta e i vostri porcellini d'India!" In un lampo è accanto a me, mi prende sottobraccio e mi trascina via.
"Ma possiamo sempre vederci, senza impegno..." La voce di Daren si perde nel corridoio, sempre più lontana, mentre Ashley procede spedita verso l'aula di anatomia.
Penn ci viene dietro, sento la sua presenza opprimente alle nostre spalle.
"Mi dispiace..." sospiro, standole al passo. So di essere stata io a chiedere al signor Agee un modo per allontanare Kagasoff, ma questo è stato davvero duro. Ho visto la mia compagna di stanza infuriata e scossa, l'ho vista ricadere in quella fossa profonda istigata dalla delusione amorosa.
"Non fa niente, meglio così" fa spallucce. "Mi ha soltanto tolto il compito di sbarazzarmi di lui. Sarà più facile venirne fuori..."
Entriamo in aula nell'attimo esatto in cui il professore inizia ad annotare le presenze.
Mi siedo nel primo posto libero, Ashley si mette al mio fianco. Penn tentenna un istante di troppo, per poi posizionarsi alla sinistra di Ashley. Lo maledico con la sola imposizione dello sguardo. Con quanti altri banchi liberi ci sono, c'era bisogno di mettersi a sedere proprio accanto a lei? Per fortuna Ashley non dice niente, si limita a lanciargli un'occhiata di traverso, niente più.
Il professor Wilder gira la lavagna e inizia la sua spiegazione. Io apro il mio block-notes e faccio lo stesso con quello di Ashley, incoraggiandola. Deve ripartire. Dobbiamo ripartire, insieme.
Penn si schiarisce la voce: "Scusate, ragazze, avete una penna?"
Ashley guarda avanti, evitandolo. Ed io gli lancio la mia, sperando che lo colpisca in un occhio. Possibile che gli uomini non si rendano mai conto di quando è il momento più adatto per fare un passo avanti?
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top