1 | 03 March 2023

Gran Premio del Bahrein

<<Jaja, perché sei andata via pure  tu? Quando torni? Mi manchi>> siamo arrivati da due giorni in Bahrein, per il primo incontro di questa nuova stagione di Formula 1, e Jack mi ha già telefonato una decina di volte, alternandosi tra il telefono di mamma e quello di casa. Ormai, la considero una sorta di tradizione: io accompagno papà ai Gran Premi e, se mio fratello e Susie non vengono insieme a noi, ho sempre il cellulare a portata di mano, quando possibile, pronta a rispondere alle sue telefonate.

<<Jackie mi manchi anche tu. Ma lo sai che serve qualcuno che controlli che papà e lo zio George non facciano disastri>> gli rispondo, consapevole del fatto che entrambi i sopracitati mi possano sentire. Infatti, il pilota inglese più giovane risponde subito, indignato <<Ehi! Non è vero! Io non mi metto mai nei guai!>> Lewis, mamma e Jack ridono, mentre papà continua ad ignorarci, abituato a queste scene e a questi discorsi. Fa finta di non aver sentito nulla, distraendosi con i dati raccolti durante i test pre-stagionali e nella prime due sessioni di prove libere.

Continuiamo a parlare per qualche altro minuto, con qualche intervento anche da parte dei due piloti, finché mamma non annuncia che è arrivata l'ora di fare i compiti per Jack. Ci salutiamo, nonostante le sue proteste in sottofondo, promettendo di richiamarlo questa sera, prima che vada a dormire.

<<Manca anche a me vedere Jack gironzolare per il box, sai? Quando lo riporterete a vedere un Gran Premio?>> Lewis è diventato come un fratello maggiore, sia per me che per Jackie, quindi è normale che ne senta la mancanza <<Sai che queste informazioni le dovresti chiedere a papà, vero?>> palesemente, Toto Wolff stava origliando la conversazione, dato che risponde <<Sicuramente a Silverstone e a Spielberg. Poi ci dobbiamo organizzare, con Susie, per vedere quando i weekend di Formula 1 e della F1 Academy coincidono>> non aggiunge la parte in cui il piccoletto sarà sotto la mia tutela durante quei fine settimana, perché è sottinteso.

Adoro passare del tempo con mio fratello, anche all'interno del posto di lavoro mio e di papà, tuttavia, ho passato abbastanza tempo qui dentro da sapere che raramente è tutto rose e fiori. Ho assistito a troppi incidenti che mi hanno segnata molto, per permettere che il mio fratellino possa assistere alle stesse cose. So che la sicurezza dei circuiti e delle monoposto è aumentata parecchio, però non riesco a starmene del tutto tranquilla. Quando vedo un brutto incidente, rimango sempre con il fiato sospeso e la tachicardia. Soprattutto se sono coinvolti dei ragazzi che conosco bene personalmente.

La prima volta di Jack nel box Mercedes, ho promesso a me stessa che, finché fossi stata in vita, mio fratello non avrebbe mai provato quelle mie stesse brutte emozioni. Cerco sempre di distrarlo alla vista di incidenti, se il pilota non afferma subito di essere in buone condizioni dopo lo schianto.

<<A che pensi, Jaja?>>  George mi risveglia dai miei pensieri. Ora è intento nel mettere a soqquadro il suo stesso motorhome, il che è strano, dato quanto sia pignolo e ordinato <<Sciocchezze, non preoccuparti. Cosa stai cercando? Sembra sia esplosa una bomba qui dentro>> sospira, arrendendosi forse nella sua ricerca <<Una delle mie felpe. Ero sicuro di averla lasciata in camera, però mi sbagliavo. Quindi ho pensato che...>> un lampo di realizzazione si fa spazio nei suoi occhi e sul suo viso <<Alex! Ma certo!>> <<Cosa?>> sono sicura di essermi persa un passaggio, dato che non gli leggo nel pensiero. Per fortuna, aggiungerei.

Si siede sul lettino per i massaggi, spiegandomi la situazione <<Qualche giorno fa, prima di partire, Alex si è fermato a casa mia a dormire. Sai, una delle nostre classiche serate passate a giocare ai videogiochi>> è per cose come questa che Lily e Carmen scherzano sempre sul fatto di essere le terze incomode nella storia d'amore tra i loro fidanzati. Annuisco, lasciandolo continuare <<Gli ho prestato una felpa, dato che continuava a ripetere di avere freddo. Non me l'ha restituita quindi, presumo, ce l'abbia ancora con sé. Glielo vado a chiedere>> e ha intenzione di lasciare la stanza in queste condizioni? No, signore!

In un batter d'occhio mi frappongo tra lui e la porta <<Janette?>> <<Non ho intenzione di farti uscire di qui finché non avrai sistemato il disastro da te creato>> gli faccio cenno con la testa di guardarsi intorno. Facendolo, sembra che un barlume di colpa si faccia strada in lui <<Però la mia felpa->> <<Non ti preoccupare. Ci penso io. Tu bada a mettere a posto questa stanza, prima che papà o qualcun altro la veda in queste condizioni>> fa di sì con la testa, mettendosi subito al lavoro.

Cosa mi tocca fare per i miei amici, penso, attraversando l'intera pit lane. I box Williams si trovano dalla parte opposta rispetto a quelli Mercedes, quindi per raggiungerli devo per forza passare davanti a quelli delle altre Scuderie, il che include i box McLaren, dove lavora la mia migliore amica, Samuela. Dando uno sguardo veloce all'interno, noto subito sia lei che Oscar e Lando. Loro fanno lo stesso.

<<Janette Ariel Wolff, che ci fai da queste parti?>> Lando non si smentisce mai <<Sono in missione per conto del tuo amico George William Russell. Devo recuperare una cosa molto preziosa dal box Williams e, sfortunatamente, dovevo per forza passare qui davanti>> sto al suo gioco, baciando la guancia della mia amica nel frattempo <<Di cosa si tratta?>> l'australiano entra nella conversazione <<Una felpa>> scoppiamo a ridere. Effettivamente, cosa molto preziosa e felpa si contrastano un po' tra loro <<Allora noi ti lasciamo alla tua missione super importante. Forza Osca, abbiamo delle interviste che ci aspettano>>.

Una volta arrivata a destinazione, c'è un problema: sembra che io mi trovi in una discoteca molto affollata, da quanto sono schiacciati l'uno contro l'altro i vari meccanici e ingegneri. Con molta fatica riesco ad arrivare al corridoio che porta ai motorhome dei due piloti della Williams. Strano che nessuno abbia provato a fermarmi. O non si sono accorti di me, o non gliene frega niente, viste le volte che sono venuta qui come scorta di George.

Mi fermo di fronte alla porta della stanzetta destinata al pilota anglo-thailandese e busso. Una, due,tre volte. Nessuno risponde. Decido allora di provare a chiamarlo «Alex?». Stessa storia di prima. Silenzio assoluto.

«Alex non è qui al momento» una voce maschile sconosciuta entra nel mio campo uditivo, proprio quando sto per battere il mio pugno sulla porta per la quarta volta. Alquanto spaventata, mi giro di scatto, scontrandomi con uno sguardo blu come il fondo dell'oceano. Guardo con maggiore attenzione il ragazzo davanti a me: alto, capelli biondi, scompigliati dal vento e dall'essere stati sotto casco e balaclava, occhi di un azzurro così diverso dal mio, vestito con la maglietta del team Williams. Noto anche il cappello tra le sue mani, con le iniziali LS sul fronte. Quindi è lui il famoso Logan Sargeant, nuovo compagno di squadra di Alex.

«Se vuoi ti accompagno a cercarlo» mi sorride gentile, ma timido allo stesso tempo. Lo guardo, non leggendo nessuna seconda intenzione nel suo sguardo, il che mi porta ad accettare la sua proposta. Anche perché l'altra opzione sarebbe stata girare a vuoto per il paddock, sperando di incappare nel pilota numero 23.

L'americano mi fa cenno di seguirlo con la testa. Ci avventuriamo in parti a me sconosciute dei box Williams. Non so neanche se, da regolamento, io potrei stare in questi luoghi, facendo teoricamente parte di una scuderia rivale. Ci fermiamo fuori a quella che sembra una sala riunioni <<Non credo che io possa farti entrare qui... facciamo così: vado io a prendere Alex e lo porto fuori da te. Ci stai?>> <<Ok. Digli che è una cosa veloce>>.

Dopo qualche minuto vedo effettivamente tornare l'americano e, al suo fianco c'è proprio il pilota che stavo cercando disperatamente «Jaja, cosa ti ha spinta fino a qui?» una delle cose che adoro di Alex è il suo carattere espansivo e divertente. Tutte le volte in cui siamo stati insieme, con anche George e le ragazze, lui non ha fallito neanche una volta nel farmi morire dalle risate.

«George rivuole indietro quella felpa che ti ha prestato» lo vedo strabuzzare gli occhi, e in un secondo capisco che- «Cazzo! Me la sono dimenticata in camera!» appunto. Il che vuol dire che ho fatto un viaggio a vuoto «Glielo dici tu questo, eh. Non ho intenzione di sentirlo lamentarsi come una principessa viziata» ridiamo, io e l'anglo-thailandese. Logan, invece, ci guarda stranito. È normale, non può capire il nostro inside joke preferito.

Non avendo più niente da fare in quel luogo, saluto i due e mi avvio verso l'uscita dei box Williams. Tuttavia, a pochi passi da essa, vengo fermata da una voce con forte accento americano «Si?» non ho la più pallida idea di cosa possa volere da me «Non ci siamo presentati a dovere prima. Io sono Logan Hunter Sargeant» quante persone al mondo usano anche il loro secondo nome quando si presentano? Oh, beh, a questo punto farò lo stesso «Janette Ariel Wolff».

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