TREDICESIMO CAPITOLO

Mi sentii lentamente sprofondare nell'oscurità. Sara, la mia Sara, non mi aveva seguito, non si era arresa, ci aveva traditi.
E io le avevo detto addio.
Sentii le gambe sempre più deboli, finchè non cominciai a barcollare sotto il peso di Nat. Feci un altro passo nel buio, sentivo ancora i snghiozzi silenziosi di Sara nella caverna alle mie spalle.
Poi, un urlo acuto. Sobbalzai spaventato. Sara stava urlando, stava lanciando un grido d'allarme, o un urlo di guerra, a seconda dei punti di vista.
Non avevo la forza di continuare, e pensai che non ce l'avremmo fatta. Dopo tutto questo tempo, saremmo morti per mano di donne armate.
-Josh!- urlò una voce femminile. La speranza mi avvolse così violentemente che fui scosso da uno spasmo violento in tutto il corpo.
Poi, davanti a me, si parò una ragazza, giovane, coi capelli ricci neri e gli occhi verdi.
Mi sembrava di conoscerla, ma non ricordavo.
-Muoviti!- mi disse, mettendosi un braccio di Nat, ancora svenuto attorno alle spalle. Poi, cominciò a condurmi fuori da quella caverna.
L'urlo finì, ma il rimbombo era ancora ben percepibile, mentre il suono rimbalzava da una parete all'altra, stordendoci. Poi, avvertii rumori di passi veloci.
-Dai!- mi incitò la sconosciuta, trascinandoci entrambi.
Sentivo una presenza dietro di me, ma non avevo la forza di girarmi. Il cuore mi batteva forte nel petto, ma non era dovuto all'agitazione. Ero ancora stordito.
Avevo di nuovo perso Sara.
E questa volta era tutta colpa mia.
La ragazza si fermò davanti alla cascata, guardandosi alle spalle.
-Fermati!- urlò una voce femminile alle nostre spalle.
La ragazza passò una mano davanti al muro d'acqua, e davanti a noi si creò un buco nero pece. La ragazza mi guardò, e io la riconobbi: era la Sirena che Nat aveva catturato. Come poteva essere... in piedi?! Lei era una Sirena.
Di colpo, capii.
Le Sirene fuori dall'acqua erano umane.
Le Sirene erano sempre donne.
Sara si era salvata.
Sara era una Sirena.
Rimasi senza fiato, ma non ebbi il tempo di riscuotermi, la ragazza mi passò una mano davanti al viso, creando un enorme bolla d'aria all'altezza del mio naso. Poi, fece la stessa cosa con Nat, il tutto in pochi secondi.
Mi guardò, e io guardai lei.
E mi spinse nel buco nero, seguendomi poco dopo.
Mi sentii precipitare nel vuoto, tenendo stretto Nat, cercando di non farmelo sfuggire, mentre vedevo il buco sopra di noi, dove c'era la caverna, rimpicciolirsi notevolmente.
Non capivo se il buco si stesse chiudendo, o se noi stessimo precipitando tanto velocemente.
Probabilmente tutti e due.
Nemmeno mi accorsi di avere freddo.
Ero tutto bagnato.
E fluttuavo.
La ragazza davanti a me aveva riacquistato le sembianze di una Sirena, la coda era mossa velocemente sotto di lei, e i capelli le ondeggiavano lievemente come aurea attorno al busto nudo.
La guardai, spaesato, cercando di capire dov'eravamo finiti.
-Josh, io sono Leah.- disse lei. Anche lei era bagnata, e dalla bocca uscirono delle bollicine che volarono verso l'alto.
In quel momento capii.
Eravamo sott'acqua.
Mi guardai intorno, mentre le parole di Leah, lentamente acquistavano un senso.
-Siamo nel mare del Sud, nel mondo delle Sirene. Quello che ho aperto è un portale, così siamo potuti scappare dalle altre Sirene. Capisci?-
A pochi metri da noi c'era un enorme palazzo di corallo, un castello con tanto di torri, torrette e sottopassaggi, dai colori dell'oro.
Era scintillante, maestoso, bello, mi lasciò senza fiato.
Poi, connessi.
Le Sirene erano i nemici.
Ero nella tana del Leone.
Nuotai all'indietro, allontanandomi da Leah più che potei, e guardandola con odio, quasi a sfidarla a farmi qualcosa.
Il peso di Nat era fastidioso, e mi rallentava non di poco, mentre mi faceva sprofondare sempre più in basso.
Poco dopo, posai i piedi sul fondo di sabbia.
Il mare era scuro, e c'era poca luce proveniente dall'alto.
Leah mi guardò addolorata.
-Tu sei il nemico. Cosa vuoi farci?- le chiesi, stupendomi di riuscire a parlare sott'acqua. In effetti, riuscivo anche a respirare.
Lasciai cadere Nat sulla sabbia, non riuscivo più a sostenere il suo peso.
-Josh...- disse tristemente, scuotendo la testa.
-Non chiamarmi per nome!- le intimai.
-Mi fai schifo. Tu e le tue amichette.- sputai acido. La odiavo.
-Anche Sara?- chiese.
-Non dire il suo nome!- urlai.
-Sara è una Sirena, come me. Lo avevi capito, vero?- mi chiese, con voce grave.
-Sara è morta! Sara non esiste più.- dissi addolorato, mentre il vuoto ritornava a colmarmi il cuore straziato.
-Devi fidarti di me. Voglio aiutarti. Voglio salvarvi.- disse ancora, cercando di avvicinarsi.
Ero troppo stanco, moralmente e fisicamente, per opporre resistenza, quindi la lasciai fare.
Non riuscivo nemmeno a godermi il paesaggio.
Non riuscivo a stupirmi di nulla, in quel momento.
Volevo solo sprofondare nel buio, e non rialzarmi più.
Leah abbracciò Nat, o almeno così mi sembrò. Avevo lo sguardo perso, mentre nella mia mente rivivevo lo sguardo addolorato di Sara, e le sue lacrime.
Lacrime versate per me?
Non lo sapevo più.
Leah mi prese per un braccio, e trascinò entrambi verso il castello.
Era forte, malgrado l'aspetto esile.
Come ogni Sirena.
Non sapevo più di chi fidarmi.
Decisi che, se dovevo davvero morire, sarebbe successo comunque, e se non era lì, era a casa mia, o al Molo, o alla caverna.
Mi lasciai trascinare verso il palazzo.
Lacrime amare si mescolavano con l'acqua salata del mare.
Ero distrutto, ma dovevo farmi forza.
Per Nat, per l'ultima persona che mi rimaneva.
Ci condusse verso una stanza illuminata, con alghe appese ai muri, pesci che nuotavano tra i tavoli di corallo, e lampadari luminosi.
Sembrava un edificio umano, ma pieno d'acqua.
Posò Nat su un letto di anemoni, poi si girò a guardarmi.
"Non è giovane.", pensai. Perchè dal viso dimostrava sì e no sedici-diciassette anni. Invece ora, il suo sguardo era serio, grave, maturo. Sebrava quasi una ventenne.
-Devo riposarmi, e dobbiamo tornare a casa al più presto.- disse Leah, guardandomi.
Annuii impercettibilmente.
-Prenderete le vostre cose, e poi andremo via.-
Annuii di nuovo. Non stavo ascoltando.
-Leah?!- chiese una voce.
Nat si era svegliato.
-Alla buon'ora!- quasi urlai, arrabbiato.
Non so bene perché, ma sentivo che dentro di me qualcosa accusava Nathan di tutto quello che stava succedendo.
È vero, non era colpa sua se Sara era "morta", e non era colpa sua se aveva poi deciso di diventare una Sirena, ma era tutto partito da lui.
-Josh?!- chiese ancora, tirandosi su a sedere.
Studiò con attenzione la stanza attorno a lui, poi ci guardò.
Non capivo se era spaventato o eccitato.
-Siamo sott'acqua?- chiese
-Sì.- risposimo in coro io e Leah. Lei mi lanciò uno sguardo, ma io la ignorai e mi sedetti a gambe incrociate su un tavolo lì accanto. I movimenti erano difficili, ma ce la feci, quindi diedi le spalle ad entrambi.
Li sentii parlare, ma sentivo ben poco.
La mia mente stava elaborando il tutto.
Poche ore dopo, Leah ci lasciò soli.
Nat mi si avvicinò, e si sedette di fianco a me.
Io osservavo la pianura marina estendersi davanti a noi, i banchi di pesci nuotare velocemente creando effetti i luce meravigliosi.
Le alghe fluttuavano lentamente, e, a volte, passava qualche Sirena, velocemente, che quasi non si distingueva il busto dalla coda.
Stavo iniziando ad abituarmici.
-Hey.- disse lui, dandomi un colpetto amichevole con il gomito.
Lo ignorai.
-Josh... grazie per essere venuto. Davvero. E mi dispiace per Sara. Fidati, ci sono stato male anche io.- sembrava sincero.
-Però...- continuò, -Devi capire, che adesso lei è andata per la sua strada, e tu devi guardare avanti. Lo dico per il tuo bene, amico.- cercò il mio sguardo, ma io lo evitai.
-La cosa che mi fa strano- dissi dopo un paio di secondi di silenzio, -è che tu ci hai messo poco a dimenticarla.- lo guardai.
È vero, lo stavo accusando.
Volevo vedere se quello che credevo fosse vero o meno.
-Non dire così.- disse gravemente, con il tono ferito. -Amavo Sara un terzo di te, è vero, ma era la mia migliore amica. Non pensare che non me ne importi nulla.- mi disse.
-Leah.-cambiai discorso, -Sapevi di lei? Che poteva trasformarsi in umana?-
-No.- scosse la testa. -È una novità anche per me.- ammise, portandosi le mani fra i capelli bagnati.
-Cosa ne pensi di lei?- chiesi.
Osservai le bollicine di aria salire verso la superficie.
-Beh, lei è... mi ha stupito.-
Lo guardai, aspettando che proseguisse.
-È bella, come tutte le Sirene.- constatò, come se giustificasse. -Però, lei è diversa. Si è ribellata. Ha qualcosa... che la rende affidabile. E poi è sincera, dolce, e gentile, e riconosce quando una situazione è pericolosa ancora prima che succeda.-
Non capii cosa intendeva, ma lo lasciai continuare.
-La sua pelle... è bella. Ma è normale, credo. E i suoi capelli sono neri come la pece, e mettono in risalto gli occhi, che sono due smeraldi accesi... è bellissima.- disse in un soffio.
Eccolo lì.
Lo sapevo, lo avevo capito sin da subito.
E questo era un bel problema.
-Ragazzi.- disse Leah comparendo alle nostre spalle.
-La Regina del Sud vuole vedervi.-
La guardammo un attimo, poi la seguimmo.
Era molto più veloce di noi, ma ci aspettava pazientemente.
La sua coda muoveva con il movimento le alghe e alzava nuvolette di sabbia.
Ci fermerammo davanti due spesse porte di legno marcio incrostato di muschio Marino.
Un bip del Tee-Touch di Nathan ci fece sobbalzare.
Lo guardai, aspettando una spiegazione.
-Mio padre è arrivato a casa.- disse in un soffio.
Mi si gelò il sangue.

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